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Cosa è la religione? (3)
ora in qualche posto su Marte o su qualche stella della Croce del Sud…
…Ma, mia cara, la vera essenza il nodo vero della leggenda sta in ciò,
che dopo mille anni giusti, dacché il monaco andava per il deserto, il miraggio
tornerà a capitare nell’atmosfera terrestre e apparirà agli uomini…. E pare che
questo migliaio di anni sia ormai sul finire... Stando al senso della leggenda,
il monaco nero noi dovremmo aspettarcelo, se non oggi, domani...
Alle quattro e mezzo tornò ad accendere la candela e in quel momento
scorse il monaco nero che stava seduto nella poltrona accanto al letto.
‘Buon giorno’, disse il monaco e, dopo un po’ di silenzio, domandò: ‘a
che cosa stai pensando?’.
‘Alla gloria, rispose Kovrin’.
‘Nel romanzo francese che
leggevo dianzi è raffigurato un giovane scienziato che fa sciocchezze e
deperisce per bramosia di gloria’.
‘Per me questa bramosia è incomprensibile’.
‘Perché sei intelligente. Tu
consideri la gloria con indifferenza, come un balocco che non ti diverte’.
‘Sì, è vero...’.
Tanja frattanto si era
svegliata e con stupore e sgomento guardava il marito… Egli parlava
rivolgendosi alla poltrona, gestiva e rideva, i suoi occhi brillavano e nel suo
riso c’era un che di strano.
‘Andrjusa, con chi parli?’,
domandò, afferrandogli la mano, che egli aveva teso verso il monaco. ‘Andrjusa!
Con chi?’…
…‘Eh?... Con chi?’, si turbò
Kovrin. ‘Con lui, ecco... Eccolo lì
seduto’, disse indicando il monaco nero.
‘Qui non c’è nessuno... nessuno!
Andrjusa, tu sei matto!’.
Tanja abbracciò il marito e si
strinse a lui, come per difenderlo dalle visioni, e gli coprì gli occhi con la
mano.
‘Sei malato!’, si mise a
singhiozzare, tremando in tutto il corpo. ‘Perdonami, caro, diletto, ma già da
lungo tempo ho osservato che l’anima tua è sconvolta da non so che cosa... …Sei malato nella psiche, Andrjusa...’.
Il tremito di lei si cominciò anche a lui. Egli gettò ancora uno
sguardo alla poltrona, che ormai era vuota, sentì a un tratto una debolezza
nelle mani e nelle gambe, si spaventò e prese a vestirsi.
‘Non è nulla, Tanja, non è
nulla...’, mormorava, tremando. ‘Infatti sono un pochino indisposto... è tempo
ormai di riconoscerlo’.
‘Io me n’ero accorta già da un
pezzo… anche il babbo se n’è accorto’, diceva, sforzandosi di trattenere i
singhiozzi.
‘Parli con te stesso, sorridi in
un certo modo strano... non dormi. Oh, Dio mio, Dio mio, salvaci!’, proferì
sgomenta. ‘Ma tu non temere, Andrjusa, non temere, per l'amor di Dio non
temere...’.
Anch’ella cominciò a vestirsi. Solo adesso guardandola, Kovrin comprese
tutto il pericolo del proprio stato, capì che cosa significasse il monaco nero
e i colloqui con lui. Adesso gli riusciva chiaro ch’egli era pazzo.
(A. Checov, Il monaco nero)
(Fotografie di: O. Zapirain)
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