giuliano

mercoledì 17 febbraio 2016

I DUE ALBERI (17)



















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I due Alberi (16/1)

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Passaggi nell'età del progresso (18)

























Tranne che non c’erano progressi di ortografia.......

Uno dopo l’altro gli schiavi che Carothers McCaslin aveva ereditato e comprato - Roscius e Phoebe e Thucydides e Eunice e i loro discendenti, e Sam Fathers e sua madre che aveva avuto in cambio di un trottatore castrato mezzosangue dal vecchio Ikkemotubbe, il capo Chickasaw da cui egualmente aveva comprato la terra, e Tennie Beauchamp che il gemello Amodeus aveva vinto a poker da un  vicino, e quell’anomalia di nome Percival Brownlee che l’altro gemello Theophilus aveva comprato, né lui né il suo fratello mai seppero chiaramente perché, da Bedford Forrest quando era ancora un mercante di schiavi e non il generale... (era una sola pagina, nemmeno tanto lunga, non copriva un anno, anzi nemmeno sette mesi, e ini-ziava con la grafia che il ragazzo aveva imparato a riconoscere  come quella di suo padre).

Percavil Brownly 26 a. commesso & Contabile. comprato da N.B.Forest a Cold Water 3 Mar 1856 $265 dolari

....e più sotto, con la stessa grafia:

5 marzo 1856 Macché contabile non sa leggere… Il suo nome lo scrive ma avevo già provveduto Io. Dice che sa usare l’aratro ma a me mi sa di no. Mandato sui campi oggi 5 Marzo 1856

...e nella stessa calligrafia:

6 Marzo 1856 Non sa nemmeno arare dice che vuole fare il Pastore così magari può portare le bestie al Torente a Bere…

....e questa volta era l’altra, la calligrafia che adesso riconosceva come quella dello zio quando le vedeva tutt’e due sulla stessa pagina:

Mar 23 1856 Nemmeno quello sa fare Tranne una alla Volta Sbarazzarsene

 ....e la prima di nuovo:

24 Mar 1856 Chi diavolo se lo compra

.....e poi la seconda:

19 Apr 1856 Nessuno Ti sei bruciato la Piazza due mesi fa a Cold Water Mai detto vendilo Liberalo

.....la prima:

22 Apr 1856 Ci penso io

.....la seconda:

13 giu 1856 A 1$ l’anno 265$ 265 anni Chi firmerà i suoi documenti di liberazione

.....poi la prima ancora:

1 Ott 1856 La mula josephine s’è Rotta la Zampa & abbattuta Stalla sbagliata negro sbagliato tutto $100 dolari

 ...e la stessa:

2 Ott 1856 Liberato Addebitare McCaslin & McCaslin $ 265 dolari

…e la seconda ancora:

3 Ott Addebitare Theophilus McCaslin Negro 265$ Mula 100$ 365$ Ancora non se ne è andato Se ci fosse Papà…

...e poi la prima:

3 Ott 1856 Quel figlio di puttana non se ne va Che farebbe papà....

(Faulkner, Go Down, Moses; L'orso)






….Si è detto che le piante (come un tempo taluni indigeni…) non possono avere Anima già per il fatto che esse evidentemente servono a fini altrui; d’un fine a sé non è possibile riguardo ad esse parlare.
Diamo anzitutto voce a questa obbiezione in tutta la sua portata…
E’ vero: la struttura, la conformazione, tutta la vita e la morte delle piante servono interamente a fini degli uomini e degli animali, e questi pei loro bisogni sono costretti a contare interamente sul regno vegetale. Senza piante, uomini e animali morirebbero di fame. Senza di esse l’uomo non avrebbe né pane, né patate, né tela, né legno; e quindi né case, né navi, né botti, né fuoco; e quindi non stanze calde nell’inverno, non focolare per cuocere vivande, non fonderie per i metalli; e quindi né ascia, né aratro, né coltello, né moneta metallica.
Senza le piante non avrebbe nemmeno carne, latte, lana, seta, piuma, cuoio, sego, strutto; poiché gli animali devono in antecedenza ricavare tutto ciò dalle piante. E senza tutto ciò non ci sarebbe né commercio, né industria, né arte, né scritture, né libri, né scienza.
In breve, senza le piante l’uomo non avrebbe altro che la nuda vita e tosto nemmeno questa.
L’uomo usa dunque le piante, esse sembrano fatte per questo solo uso; e ciò che l’uomo di esse non usa, usano gli animali, i quali sono a loro volta usati dall’uomo, ma che, insieme a ciò, perseguono anche i loro fini particolari. Ogni pianta che non serve immediatamente all’uomo, offre certo ad uno o più animali nutrimento e rifugio.
La pianta adempie con ciò lo scopo della sua vita; tutta l’immensa molteplicità del regno vegetale e dei suoi prodotti non ha altro fine tranne quello di appagare l’altrettanto grande molteplicità dei diversi bisogni del mondo umano e animale. 
Dovunque la medesima constatazione: quando la pianta ha fornito ciò che può per l’uomo e l’animale, essa viene senza pietà sacrificata: il grano viene falciato, l’albero tagliato, il lino macerato. Sembra che una pianta non soffra alcun danno quando si tratta adempiere mediante essa un fine per l’uomo o per l’animale. In base a ciò il significato della relazione tra animale e pianta non può essere che questo: uomini ed animali erano già inizialmente destinati ad arrecare nella Natura anima, idea, fine. Tutto questo richiedeva, come veicolo dell’idea, anche la materia. Affinché l’elemento ideale non fosse troppo aggravato dall’elemento materiale, la più gran parte del peso e del lavoro materiale, necessario per i fini del fattore ideale, è stata collocata in un mondo particolare, il mondo delle piante, che sopportano agevolmente il peso e la fatica materiale perché non li sentono.
…Agli uomini e agli animali tutto viene dunque offerto già bene elaborato in precedenza dal mondo delle piante, affinché essi possano godere la gioia di cui abbisognano, ovvero non abbiano che da dare a tutto ciò l’ultima mano onde trovarsi tosto le condizioni più favorevoli per la messa in atto dei loro ideali.
(G. T. Fechner, Nanna o l’Anima delle piante)






E altrimenti come indurli a combattere?
Chi altri se non i Jackson e gli Stuart e gli Ashby e i Morgan e i Forrest? - gli agricoltori del centro e del Middlewest, coi loro appezzamenti da meno di un ettaro invece che da dieci o forse anche da cento, che erano loro stessi a coltivare e non a monocolture di cotone o tabacco o canna da zucchero, senza schiavi e senza bisogno né voglia di averne, già con lo sguardo rivolto alla costa del Pacifico, di rado nello stesso posto per più di due generazioni, che si fermavano dove s’erano fermati solo per la fortuita disavventura di un bue che muore o dell’asse del carro che salta.
E gli operai del New England che non possedevano affatto la terra e misuravano tutto in base al peso dell’acqua e al costo delle ruote che girano e il ristretto gruppo di commercianti e di armatori ancora rivolti all’altra parte dell’Atlantico e attaccati al continente solo dai loro uffici.
E coloro che avrebbero dovuto avere l’accortezza di vedere: imbonitori senza scrupoli di mitici insediamenti cittadini nella natura selvaggia; e l’astuzia di razionalizzare: i banchieri che detenevano le ipoteche sulla terra che i primi non vedevano l’ora di abbandonare e sulle ferrovie e sui battelli a vapore che li avrebbero trasportati ancora più a ovest e sulle fabbriche e le ruote e le proprietà date in gestione dove abitavano gli stessi gestori; e l’agio e la competenza di capire e temere per tempo e persino anticipare; le zitelle bostoniane d’educazione, discendenti da lunghi lignaggi di zii e zie di analoga educazione e altrettanto zitelli, le cui mani non conoscevano altra callosità che quella della penna accusatrice, per i quali la natura selvaggia cominciava dove arrivava l’alta marea e che guardavano, se mai a qualcosa di diverso da Beacon Hill, solo al cielo - per menzionare la marmaglia chiassosa che viveva accampata al seguito dei pionieri; il berciare dei politicanti (ora come allora...), il mellifluo coro dei sedicenti uomini di ....Dio (ora come allora...)....
.....La cronaca stavolta era narrata in un libro più severo e McCaslin a quattordici, a quindici, a sedici anni l’aveva visto e il ragazzo l’aveva ereditato come i nipoti di Noè avevano ereditato il Diluvio, anche se non erano testimoni dell’alluvione – l’epoca buia macchiata di sangue e corruzione in cui tre popoli distinti avevano cercato di adattarsi non solo gli uni agli altri, ma al nuovo paese che avevano creato, nonché ereditato e dovevano viverci per la ragione che coloro che l’avevano perso non erano meno liberi di lasciarlo di quelli che l’avevano conquistato; quelli su cui la libertà e l’uguaglianza era stata rovesciata dall’oggi al domani e senza preavviso né preparazione o nessun genere di addestramento su come usarla o anche semplicemente sopportarla e che ne abusarono non come avrebbero fatto dei bambini e nemmeno perché erano stati in schiavitù tanto a lungo e poi liberi all'improvviso, ma ne abusarono come sempre tutti gli esseri umani abusano della libertà, e così lui pensò....






Evidentemente c’è un’altra conoscenza al di là di quella che s’impara dalla sofferenza necessaria all’uomo per distinguere tra libertà e licenza; quelli che avevano combattuto per quattro anni e perduto per preservare una condizione nella quale quell’affrancarsi era anomalia e paradosso, non perché s’opponessero alla libertà in quanto libertà, ma per le solite ragioni per cui l’uomo ha sempre combattuto ed è sempre morto in guerra; per preservare uno status quo o per garantirne uno futuro ai propri figli; e infine, come se tali ragioni non bastassero, per amarezza, odio e paura, quella terza razza ancora più estranea al popolo a cui rassomigliava per pigmento e in cui scorreva lo stesso sangue, più estranea che al popolo a cui non somigliava - quella razza, una e trina, estranea anche a se stessa, tranne per un’unica feroce volontà di rapina e di saccheggio, composta dai figli di furieri di mezz’età e vivandieri dell’esercito e fornitori di coperte militari e scarpe e muli da soma che arrivavano dopo battaglie che non avevano personalmente combattuto e ereditavano conquiste a cui personalmente non avevano contribuito, sanzionati e protetti anche se non benedetti, e ci lasciarono le ossa e in un’altra generazione si sarebbero impegnati in una feroce lotta economica di piccole fattorie abbandonate a se stesse con neri che loro teoricamente avevano liberato e con i discendenti bianchi di padri che comunque non avevano posseduto nessuno schiavo che teoricamente avrebbero diseredato e che nella terza generazione si sarebbero ripresentati ancora una volta in piccoli capoluoghi di contea sperduti in veste di barbieri e meccanici e vice-sceriffi e manodopera di follatrici e sgranatrici e fochisti di macchine a vapore, guidando, prima in borghese e poi adottando i paramenti formali formalmente riconosciuti dei lenzuoli per incappucciarsi e parole ...d’ordine e simboli cristiani e minacce ingiurie falsità e inganno, e di nuovo simboli e croci fiammeggianti, spedizioni di linciaggio contro la razza che i loro antenati erano venuti a salvare; e di tutta l’altra oscura orda di piccoli e grandi speculatori delle miserie umane, imbonitori di denaro e politica e terra, che arrivavano dopo le catastrofi e sono la loro propria protezione come le cavallette e non hanno bisogno di nessuna benedizione e non pensano con.....
(W. Faulkner, L’orso)














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