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I portentosi macchinari (by Yorick figlio di Yorick) (7)
Meridan, Conn., 14 gennaio 1911
Cara sorella,
con sommo piacere ho letto la tua lettera. Ti ringrazio delle tue buone
parole e di tenermi vivo alla memoria dei nostri fratellini.
…Come avrete inteso dalle mie prime lettere quando arrivai in America
una crisi tremenda desolava queste contrade. Ebbi la fortuna di lavorare subito
negli hotels e per dieci mesi non conobbi fortuna. Con Caldera lavorai due
mesi, e dopo otto mesi in un restaurant francese dove appresi un pochino la
lingua. Però, a causa del mio temperamento (come sai mal sopporto le ingiustizie
e qui ve ne sono molte come dalle parti nostre…), non potei stare. Sia perché
la mia salute declinava, sia per il mio carattere che con le imparzialità ed
abusi non intende…
Lavorai la terra, disboscai delle foreste, lavorai a fare i mattoni, negli
scavi e molini delle pietre. Lavorai in
un negozio di frutta, canditi e gelati, e ultimamente a fare gli impianti
telefonici. Nella prima stagione avanzai un po’ di denaro; ma nell’inverno lo
consumai nuovamente. Quest’anno lavorai meglio dell’anno scorso e guadagnai di
più.
Attualmente non lavoro a causa del freddo, poiché qui nell’inverno i
lavori, al gelo libero, si sospendono quasi tutti. Ho ferma speranza di trovare
un buon lavoro, poiché un mio amico, un vecchio piemontese, fa il possibile per
procurarmelo. In campagna acquistai salute e forza. Dico campagna, ma il paese
dove lavoro conta trentamila anime. Ha la biblioteca pubblica, la scuola
superiore e scuole serali, numerosi parchi e laghetti lo circondano. Non c’è
nazionalità di gente che io non abbia praticato. Ho patito molto a trovarmi in
mezzo a gente straniera, indifferente e talvolta ostile.
Ho dovuto soffrire delle ingiurie e calunnie indistintamente da ognuno
degli abitanti del ‘civile borgo’ e con queste scherni da gente che se avessi
saputo una decima parte di inglese di quanto so l’italiano, l’avrei messa col
muso nella polvere.
Qui la giustizia pubblica è basata sulla forza e sulla brutalità, e
guai allo Straniero e in particolare se Eretico e voglia far valere la ragione
contro la falsità del finto progresso. Per lui ci sono il bastone delle guardie
preposte di volta in volta comandate a garantire la pubblica apparenza del
democratico ordine, in verità non regna alcuna democrazia e con essa tal
principio; le prigioni e i codici penali, qui quanto in italico suolo, sono ad
arbitrario uso di politici corrotti.
Non credere che l’America o l’Italia che sia, regni civiltà, ché
nonostante non manchino grandi qualità nella popolazione americana e ancor più
nella totalità cosmopolita, se gli levi gli scudi e l’eleganza del vestire
trovi il ‘nulla’ dei semibarbari, dei fanatici e dei delinquenti, dei
manipolatori accompagnati da fedeli servi aguzzini.
Qua è bravo solo chi fa quattrini, non importa se ruba o avvelena, se
confonde e raggira. Tanti hanno fatto e fanno fortuna col vendere la dignità
umana, facendo le spie sui lavori (anche umili poesie o rime, anche umili pensieri…
raccolti) e gli aguzzini ai propri connazionali. Tanti riducono la moralità ad
un livello più basso di quello che la natura ha donato alle bestie!
Benché qua ogni culto sia libero, si trionfa col gesuitismo. E le sante
dottrine d’Europa (ma qui interpretate non in funzione dello Spirito, bensì
della più miserevole materia…), cosciente e sapiente, sono ben lungi da illuminare
questi posti e popolazioni. In questa Babilonia così ragguardevolmente
edificata e protetta, io mi sono sempre conservato l’antico originale e la
viltà non mi ha mai fatto gola. E nessuna guardia ancora è riuscita a toccarmi
(eccetto che con l’intimidazione e la tortura psicologica… in questo sono
progrediti!) colle sue mani delittuose.
Non frequento che persone oneste e intelligenti.
Sono due anni che frequento la scuola inglese e comincio a
disimpegnarmi; rare sono le cose che non intendo, difficile mi è il rispondere.
Non ho fiducia che in me stesso, nella mia volontà, onestà e fermezza, e nella
salute se il fato continua a mantenerla.
Spero di vincere.
(Paul Gauguin Vincent e Theo van Gogh; B. Vanzetti, Non piangete la mia
morte)
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