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Differenza fra Eretici e ciarlatani (29/1)
Prosegue in:
Il Sacro & Sacra Natura (31)
Non
sono mai riuscito a saziarmi della contemplazione delle meraviglie appartenenti
alla Natura: il flusso ed il deflusso del mare, l’ingrossarsi del Nilo, il
volgersi dell’ago verso nord, e mi sono perciò studiato di trovare il loro
corrispondente e parallelo nelle più evidenti e trascurate opere della Natura;
e questo quanto posso fare, senza spingermi oltre, osservando la cosmografia
del mio stesso io; portiamo dentro di noi quelle meraviglie che cerchiamo al di
fuori: vi è tutto un Continente con i suoi prodigi: noi siamo quell’audace ed
avventurosa opera della Natura, da cui chi la studia saggiamente apprende
quello per cui altri si affaticano esaminando le diverse parti di un trattato e
un volume senza fine.
Sono
due così i libri da cui ricavo la mia teologia; accanto a quello scritto da
Dio, un altro della sua serva Natura, che è il manoscritto pubblico e
universale aperto agli occhi di tutti; coloro che non lo videro mai nell’uno,
l’hanno scoperto nell’altro: fu questa la Sacra Scrittura e la teologia dei
pagani; il corso naturale del Sole portò costoro a tributargli una maggior
ammirazione di quanta la sua posizione soprannaturale ne ottenne dai figli di
Israele; gli effetti ordinari della Natura destarono un maggiore entusiasmo
negli uni, che tutti i suoi miracoli negli altri; indubbiamente i pagani erano
più capaci di leggere quelle mistiche lettere, di quanto lo siano i cristiani,
che vogliono uno sguardo attento a questi comuni geroglifici, e non ci degniamo
di succhiare la teologia dai fiori della Natura. Né io dimentico a tal punto
Dio, da adorare il nome della Natura; che non è da me definita, con le Scuole,
come il principio del moto e del riposo, ma come quella linea dritta e
regolare, quel corso determinato e costante con cui la sapienza di Dio ha
disposto le azioni delle sue creature, a seconda delle loro diverse specie.
…Io
ritengo che vi sia una bellezza generale in tutte le opere di Dio, e che non esista
quindi deformità nelle creature di qualsiasi genere e specie; e non esiste,
quindi, deformità se non nella mostruosità, in cui pur nondimeno esiste una
specie di bellezza, escogitando la Natura con tanta ingegnosità quelle parti
irregolari, da renderle talvolta più notevoli della struttura principale. Per
esprimermi ancora più esattamente, non vi mai nulla di brutto e deforme,
eccettuato il caos; in cui pur tuttavia, a voler esser precisi, non ci fu
deformità, non esistendo allora la forma e non essendo stato ancora impregnato
dalla voce di Dio.
Ora,
la Natura, non è in dissidio con l’arte, né l’arte con la Natura, essendo
entrambe al servizio della sua provvidenza. L’arte è il perfezionamento della
Natura: se il mondo fosse ora come lo era il sesto giorno, ci sarebbe ancora un
caos: la Natura ha fatto un mondo e l’arte ne ha fatto un altro. In breve, le cose sono tutte artificiali,
poiché la Natura è l’arte di Dio.
Più
amo e prego la Natura e più di concerto scopro e ora vi confesso che nelle
Scritture ci sono storie che certamente superano le favole dei poeti, e che ad
un lettore cavilloso fanno lo stesso effetto di Gargantua o di Bevis: che si
esaminino, infatti, le leggende tutte dei tempi passati e i concetti favolosi
di questi presenti, e sarà difficile trovarne uno che meriti di far da scudiere
a Sansone; pure tutto questo è facilmente possibile, se concepiamo un concorso
divino o un influsso che semplicemente derivi dal mignolo dell’Onnipotente.
E’
impossibile che alla debolezza della nostra comprensione non debbano
manifestarsi irregolarità, contraddizioni e antinomie, nel discorrere dell’uomo
o nell’infallibile voce di Dio: potrei io stesso mostrare un elenco di dubbi
che, a quanto mi risulta, non sono stati finora immaginati o sollevati da alcuno,
e che non sono risolti al loro primo presentarsi, non essendo quesiti
stravaganti e nemmeno obiezioni campate in aria: poiché non posso sentir
parlare di atomi in teologia. Posso leggere la storia della colomba che fu
mandata fuori dall’arca e mai ritornò, senza tuttavia domandarmi come
ritrovasse il compagno che non l’aveva seguita; che Lazzaro fu resuscitato
dalla tomba, senza tuttavia chiedere dove se ne stesse in attesa la sua anima
nel frattempo; o senza sollevare una questione giuridica per stabilire se il
suo erede potesse legittimamente trattenere l’eredità assegnategli dalla sua
morte, e se egli, benché richiamato in vita, non potesse più accampare alcun
diritto a quanto gli era appartenuto.
Non
discuto la possibilità che Eva fosse ricavata dal lato sinistro di Adamo,
poiché non so ancora con certezza quale sia il lato destro dell’uomo, o se
esista una tale distinzione nella Natura; credo che sia stata fatta dalla
costola di Adamo, pure non sollevo una questione sul chi dovrà sorgere con quella
costola alla resurrezione; o sulla possibilità che Adamo fosse ermafrodito,
come sostengono i rabbini interpretando alla lettera il testo, poiché è cosa
affatto contraria alla ragione che dovesse esistere un ermafrodito prima che
esistesse una donna, o una composizione di due nature prima che ne fosse
composta una seconda.
Allo
stesso modo, se il mondo sia stato creato in autunno, estate, o primavera;
poiché fu creato in tutti; poiché qualsiasi segno abbia il sole, quelle quattro
stagioni sono di fatto esistenti: è della Natura di questo luminare distinguere
le diverse stagioni dell’anno, e ciò è quanto esso fa contemporaneamente
sull’intera Terra, ed in successione nelle varie parti di questa.
Vi è
un mucchio di sottigliezze, non solo in filosofia, ma nella teologia, indicate
e discusse da uomini ritenuti eccezionalmente capaci, che non sono in verità
degne delle nostre ore libere, e ancor meno dei nostri studi… più seri…
(T.
Browne, Religio Medici)
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