giuliano

lunedì 19 giugno 2017

...MATERIA... (33)




















































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Venenum materia (32/1)

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Dispute teologiche fra Sacro e profano (34)














Si designa però più spesso come gloria, kydos, o come fama, kléos, decretata da una pronuncia, phéme, degli Dèi. In vedico è lo stato di kratu, di ardore, forza ed ispirazione, forse dalla stessa radice kar donde il sanscrito kirti, ‘fama’. In avestico è magha, dalla radice di magnificenza e di magia. Forse in indoeuropeo fu designato con la radice leudh, donde l’avestico ruoda, ‘crescita’, ‘statura’; il greco antico eleutheria e il latino libertas; con la radice aug, donde augmentum, auctoritas, augustus. E’ uno stato nel quale si fonde la veemenza più ebbra e l’attenzione più quieta e lungimirante; perciò una comune radice genera le parola mania, mente e mantica.

Questo lo stato giusto, il bene!

Le parole che designano il diritto spesso evocano questa condizione che è la pietra di volta d’ogni ordine di giustizia (per chi si adopera ed affanna nel contrario al rogo di ogni bosco e foglia certamente opera per altra ed opposta natura mai degna Arte di alcun Dio).




Questa giustizia come conformità al destino può venir meno (come appena detto e troppo spesso) la sua dritta via può essere smarrita: improvvisamente un infausto incontro, una cattiva notizia, una calunnia, una brutta azione accompagnata ad un morbo alterano la circolazione d’energia (come un elemento estraneo attacca un corpo sano), si ottenebra allora l’irradiazione di prestigio e d’autorità, la gloria del colpito (anche da un solo fulmine alla chioma del folto bosco), il suo canto interiore muore e brucia e si spegne nelle ceneri di un singhiozzo, di un acqua putrida, di una strana escrescenza, di un fuoco solfureo, di una vista incompiuta; cessa, quindi, la propria certezza d’avere nome e fato scritti nel cielo là ove la chioma protende….
Sguardi o gesti o parole o suoni sinistri, opera di uomini o di esseri invisibili, hanno rapinato e legato, stregato, maledetto l’uomo che prima si muoveva libero nella sua gloria specchio di Dio o baldo beniamino degli Dèi, non scorgo gran differenza in medesimo male rilevato…




E’ stato compiuto, diranno i primi giuristi, un veneficio. Non è, questo, soltanto l’avvelenamento della Natura ma anche l’ammaliamento. Venenum è tanto il fascino maligno quanto la corruzione degli umori corporei.              
Il veneficio va represso; nascono insieme la medicina e il diritto, dalla radice med, proviene il nome del giudice in osco: mediss. Il medico e il giudice furono una sola persona, lo Sciamano.
La tradizione eschimese raccolta da Rasmussen insegna che all’inizio il vento e il respiro riunivano, intrecciavano, mantenendole integre le energie dell’uomo. Quando povertà e bisogno e morte scesero sulla terra, sorse il Primo Sciamano esperto di riti, di cure, di magia, istruito da visioni nelle quali individuava ricette e responsi, dunque in grado di guarire e restaurare la giustizia.




Pericoli dei pericoli è restare affascinati, ossessionati, posseduti; conferiti a un altrui destino e morti al nostro. Culmine dell’ingiustizia è la rapina psichica che atti di violenza, malattie agevolano nei diritti primordiali il veneficio è il massimo delitto. Lo schianto d’un torto o la potenza d’un inganno o il dolore d’una persona percossa aprono le porte alla forza psichica e malevola altrui, che ci cattura e trasforma in larve: questa la pura escrescenza del male. Allora è la massima sventura, quando abdichiamo al nostro per ammirare, amare, seguire accecati il destino e la volontà di chi ci abbia piegato e stregato, contenti di non essere, di non aver più diritto a niente, di non poter più nessun’altra Stagione al Bosco di cui la vita…

E’ questa potrebbe essere una valida introduzione al faggio su cui feci giuramento… ed ora a lui regalo ogni foglia persa e rinata alla chioma di un’infinita Primavera… nel rogo di chi attenta la vita…

(E. Zolla, Uscite dal mondo; composizioni artistiche di: Kizuki Tamura













   

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