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La
schiavitù sarà il concetto dominante delle nascenti masse asservite alla
rivoluzione industriale, la peggiore degenerazione di tal concetto la possiamo
riscontrare in questo secolo, ove l’asservimento totale alla meccanicistica
condizione lo conduce alla irreversibile e definitiva deriva evolutiva.
L’economia
e quindi la nuova mitologia con tutta la tecnologia che ciò comporta proiettata
nella disgiunta sfera di ricchezza non per tutti, seppur l’inganno
dell’occidente regna incontrastato, al di sopra della sufficienza con il
proprio vangelo dell’inutile, andò a raffigurare nuovi parametri e misure
scritti di comune accordo nell’Economia dominata dalla meccanicistica (ed
evangelica) pretesa di asservire l’uomo.
Bergson ebbe a sostenere l’uomo l’essere cogitante e mai può esserlo la macchina da lui creata. Certamente anche Leonardo avrebbe posto il prodigioso suo pensiero in questa prospettiva…
Quindi
l’odierno Leonardo (ex Finmeccanica
come abbiamo letto) riclassificato e dedotto da un Golem meccanizzato, non può dettare la rinascita dell’uomo conteso
- con l’ausilio e principio della macchina - e riscattarlo dal vincolo della
derubata libertà ove ogni pretesa di ricchezza viene riqualificata in nome e
per conto della finalità scritta d’una medesima Natura deturpata da una macchina; l’intera operazione sa’ di Sindone e scorgo un principio di falsità, assoggettando di nuovo l’uomo e ciò
di cui rimasto dell’umano ai vincoli di un più velato occultato e stretto
controllo orwelliano…
Ecologia, ma prima ancora di questa nuova dottrina regnava la Filosofia, e la filosofia economica che arricchisce l’odierno pensiero erroneamente incarnato dal novello Leonardo uccide e confonde Arte e Genio, scritti entro i falsati termini d’una incompresa programmata mitologia del calcolato e quotato profitto (che di naturale poco s’intende) così come del superfluo; ed ove ogni immeritato epitaffio scolpito sulle morti ceneri da chi, in nome del genio perso (o Leonardo), vorrebbe risollevarne - o peggio risolverne - paradossalmente le sorti indistintamente scritte nella genetica d’una comune Natura abdicata alla meccanicistica convergenza d’una macchina. Ed ove il Genio viene barattato e confuso dall’ignoranza di chi poco conosce la vera Dottrina compresa quella dell’umano progresso ma molto s’intende d’Economia, da chi poco riconosce la moneta scritta nella povertà o cattiva sorte o al contrario nobilitata fortuna del genio, confuso barattato e manipolato dall’innestata nuova mitologia…
La paradossale operazione, come direbbe il buon Guenon classica della civiltà occidentale, anzi ne stabilisce il metro di misura il linguaggio, conferendo all’ortodosso e distaccato scrittore i meriti di aver per primo indicato l’inganno in cui precipitata l’intera civiltà (compreso il genio detto).
Le regole
dell’Arte sia in pittura che in
letteratura molte, con tinte e grammatiche imprescindibili, Rime di un Tempo
ove la Poesia non ‘potea’ conoscere
Alba senza la dovuta metrica stabilita; così come per la Sinfonia udita e scritta entro un ugual grammatica di uno spartito;
non meno della pittura, la quale ‘potea’ anch’essa essere colta ammirata
e celebrata solo entro i canoni stabiliti d’una determinata iconografia.
Il tutto qual comune denominatore d’una determinata mitologia, con la quale l’occhio colto ed istruito può ancora leggere simboli che ai più sfuggono, e là ove l’orecchio attento riesce a distinguerne le dovute simmetriche note. Così come l’architettura ove rintracciarne la segreta indecifrabile simbologia celata se pur ben incisa o dipinta all’occhio dell’osservatore per contraddistinguerne e conservarne il segreto dettato (e non certo ‘programmato’) da Madre Natura, la quale attenta osserva quanto di immortale (dall’alto cielo calato) ancora esiste al suo capezzale degno d’esser creato a sua immagine qual araldo ispirato e da un Dio comandato per interposta opera, e per mano dell’uomo in ultimo compiuta…
Stabilita la Regola (di codesto invisibile ‘programma’ nei geni ben scritto e mai sia detto calcolato per onor del profitto), qual denominatore comune di siffatta antica Arte e Dottrina, il progresso si è modellato (compreso quello industriale) ed adeguato verso la manifestazione o il finale deterioramento di siffatta connessione dell’uomo con ogni Elemento della Natura; le regole mutate ed evolute verso inimmaginabili prospettive nuove, manifestando ed innestando la mitologica socialità affine al proprio Tempo; va da se che ciò che valeva un Tempo di Secoli trascorsi ed apparentemente immutati (per taluni solo andati), nel volgere di poco più d’una frazione rispetto al valore dato di una eredità indiscutibilmente piantata quale secolare arbusto entro una fitta Foresta, reciso, manifestando e confermando che il nuovo mai è riuscito (soprattutto in nome del genio) in ciò di cui la capacità persa o abdicata rispetto all’odierno.
Si è passati dalla umana capacità interpretativa e creativa all’artifizio d’una nuova disumana prometeica artificiosa prospettiva. Il Genio - e ciò in cui misurato colto riconosciuto ed ammirato - certamente molto ha perso, sia nel linguaggio quanto nella grammatica che al meglio lo ha contraddistinto, soprattutto nelle regole ‘in cui e per cui’ classificato colto letto udito e contemplato, qual indistinguibile frutto dell’elevato Intelletto all’Albero (genealogico) nella vasta Selva ove indistintamente nati, sia il Genio della Foresta detta, sia il Genio a Lei ispirato e nondimeno derivato.
Taluni odierni addetti ai lavori - accreditati scienziati - hanno decretato e dimostrato che addirittura la capacità neurologica compresa la struttura evolutiva regredita e mutata, così non possiamo e dobbiamo stupirci se taluni politicanti e regnanti (se pur dicono elevati anch’essi, rimane da stabilire la moneta di cambio…) sono altrettanto ignorati circa le frazioni evolutive accertate, sia da parte della graduale regressione (o aggressione per l’offesa ricevuta) di Madre Natura, sia la relativa e simmetrica connessione e degradata sfera neurologica letta nella ‘corteccia’ dell’uomo; il quale se pur padroneggia conquista contempla ammira scrive legge e fa di conto con il dovuto genio programmato, ma in qual tempo ignorato misurato e ben posto nella propria ed altrui riflessa degradata condizione neurologica.
Ed in cui la ‘macchina’ detta svolge ogni beneficio come una cosa viva, anche ciò per cui odiernamente incaricata, e cioè di provvedere al dovuto necessario ‘riparo’, dote in cui ogni essere animato ha sempre provveduto per proprio conto, senza il dovuto tornaconto del Leonardo di turno ed impropriamente nominato… per la paradossale ‘autoriparazione’ incaricata…
Comprovato
e dimostrato che per sopravvivere ci siamo dovuti adattare e gradualmente, come
l’intero Universo da cui nati, rimodellare, ma mai è successo il
contrario scritto nel presunto traguardo dell’opposto, e cioè la paradossale
condizione involutiva seminata e raccolta. Così anche la relativa dovuta evoluzione qual millenaria condizione in cui e per cui nati, dismessa a
beneficio del progresso e la relativa moneta.
Il
formicaio o l’alveare nato…
Oggi molti hanno difficoltà nel riconoscere il Genio della Natura, lo stimolo e con lui l’istinto abdicato all’artifizio, alla regola ‘programmata’ con la propria numerata via, o meglio il sentiero più breve per arrivare e procedere verso l’Abisso confuso e barattato per la Cima.
Il Genio
vien odiernamente riconosciuto ed ammirato da quanti riescono di fretta a far
soldo e tenerne da tornaconto, ovvero contare l’eletta schiera di genti che lo
seguono per l'artificiosa selva scritta nel silicio d’una nuova prospettiva,
va da se che i veri Maestri nell’arte dimorano non affini all’opera costante di
Madre Natura, e mai potrebbero
giacché i loro fini scritti nell’Economia che per prima, nonostante i buoni
propositi, l’avversa e da cui traggano e per sempre hanno tratto costante linfa
in nome dell’indiscriminato profitto per ciò di cui il vero Genio vittima…
Dacché se qualcuno parla di transizione verso una nuova fase di economia verde abdicata ad un indiscusso apostolo del progresso tratto da una indubbia economia bellica, nulla comprende e mai ha compreso circa Madre Natura. Certamente un esperto apostolo nel penetrare e confondere con l’artifizio ciò che Orwell ha definito il comune destino da quando maturato l’anno 1984 del profetico avvento scritto nel comune destino.
Sicché il Ministero della Verità come quello della Guerra in cui rivendere, o meglio, per essere affini all’improprio linguaggio economico adottato: ‘veicolare’ al miglior offerente l’ora dell’odio tele-trasmessa (nonché rivenduta per la cospicua somma dell’arma a difesa o offesa per principiare ogni guerra) ed ora divenuta incomprensibilmente amor di Natura, mi pare un’opera di Genio e altrettanta Verità ministeriale comandata in cui ammirare il Genio così tradotto e ben descritto… da una macchina da guerra incaricato!
Ricollocato su un vasto profilo in cui nulla dell’umano Genio dalla Natura tratto può essere così nominato, dacché le regole in ciò che un Tempo lo riconoscevamo non valgano più. Oggi chi provvisto dell’antico lume della Ragione non avrebbe futuro per proprio o altrui riguardo in nome del Genio, per l’appunto. Sarebbe deriso ed umiliato. Braccato e derubato! Perché l’uomo di Genio come fu Leonardo ha visto mutare il metro di misura della capacità neurologica, trasferita al genio di ben altro (palmare) formato e natura. Abdicando o solo trasferendo all’artifizio d’un Golem quanto da Dio donato per cantarne le sue Opere.
Sicuramente
una nota dolente e non certo marginale dell’Orrore.
(Giuliano)
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