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Perduta
— per ora — ogni speranza di rintracciare il prezioso documento, ho rivolto il
mio pensiero alla ricerca di dati sui quali poter almeno precisare l’anno della
nascita del grande liutaro.
Ecco
ciò che dice Giorgio Hart nella sua
opera The violin:
La data della nascita di Antonio Stradivari venne fatta conoscere da M. Fètis nel 1856 (Antoine
Stradivari, luthier célèbre, Paris 1856), in seguito ad indicazioni trovate
nell'inventario degli strumenti formanti la collezione del Conte Cozio di
Salabue. Tale inventario ebbe luogo in occasione del trasporto di questi
strumenti, i quali furono depositati presso il signor Carlo Carli banchiere a Milano.
Fra i violini uno se ne trovò portante l’etichetta di Antonio Stradivari scritta di proprio pugno, sulla quale egli aveva segnata l’età sua di 92 anni, colla data del 1736, ciò che dava il 1644 come data della sua nascita.
Don
Paolo Lombardini in un opuscolo su Stradivari,
pubblicato nel 1872, dà l’albero genealogico del grande liutaro cremonese e
della sua famiglia. L’autore segna la data di nascita constatata dal Fètis, che
fa poi seguire da una sua propria scoperta; quella della data del matrimonio di
Stradivari avvenuto il 4 luglio 1667.
Mr
Muntz è in possesso di un violino di Stradivari
datato 1736 di pugno del suo autore,
il quale vi pose altresì l’età sua di 92 anni. Un altro violino di Stradivari dello stesso anno e portante
un’etichetta affatto simile, appartiene alla famiglia di M. Fountaine di
Narford Hall Norfolk. Si crede che quest’ultimo violino sia stato trovato nel
laboratorio di Stradivari dopo la sua
morte.
Egli appartenne prima al celebre professore Habeneck e fu comprato a Parigi dal 1824 al 1830. Luigi Tarisio acquistò qualcuno degli istrumenti citati nell’inventario trovato fra le carte del banchiere Carlo Carli, ed uno di quei violini fece scoprire la data della nascita di Stradivari, indicata dal Fètis.
Que’due
istrumenti furono probabilmente acquistati dal Tarisio contemporaneamente al
celebre violino datato 1716 e
chiamato dal Sig. Vuillamne il Messia.
L’ultimo
strumento, che è necessario conoscere quale conferma della data avente per base
l’inventario del Conte Cozio appartiene a M.r H. de Saint-Sennoch a Parigi. Esso porta la data del 1737, e Stradivari v’ha
scritto di proprio pugno la sua età di 93 anni, ciò che
stabilisce perentoriamente l’esattezza dell’asserzione di Lancetti basata sull’autorità
del Conte Cozio di Salabue, il quale ricevette da Paolo Stradivari nel 1775
la comunicazione che Antonio lavorò
fino all’età di 93 anni.
Nella intestazione di questo capitolo ho ommesso l’articolo determinativo, poiché dal complesso delle indagini da me fatte e dai dati che mi vennero favoriti, ho potuto convincermi, che nei molti atti e documenti del Comune di Cremona altri nomi di Stradivari o Stradiverti si potrebbero trovare, all’infuori di quelli ai quali verrò accennando, e che altri ancora devono aver figurato nei registri mancanti di Parrocchie soppresse.
Si
accontenti dunque il cortese lettore dei cenni che a lui offro, coi quali panni
possibile formarsi un discreto concetto intorno alle origini della famiglia Stradivari. Interpellato da me il chiaro
amico mio Prof. Lorenzo Astegiano, se nelle ricerche da lui compiute per la
compilazione dei Regesti dei documenti
Cremonesi fino alla metà circa del secolo XIV egli avesse trovato qualche
nome di Stradivari, m’ebbi
cortesemente queste notizie:
Fra l’enorme massa dei documenti Cremonesi sarebbe possibile spigolare molti nomi di Stradiverti, e varie notizie sulla loro famiglia la quale è certamente fra le più antiche di Cremona.
Di
questo mi ricordo bene.
Ma
ora non avendone io preso nota per non esservi una speciale ragione perché
dovessi piuttosto occuparmi di questa famiglia che di molte altre della stessa
importanza, non mi trovo in grado che di offrirti pochi dati dei quali ho
potuto ricordarmi, e che ho lì per lì rintracciato.
Anno 1176, dicembre 7.
Lanfranco de Stradiverti giudice delegato
dei Consoli di Giustizia di Cremona, d’accordo col socio suo Gardone, pronuncia
sentenza in una lite tra il Monastero di S. Pietro di Cerreto Lodigiano e
Manfredino e Guifredino figli dei furono Zino e Sozzo a proposito di una terra
dentro lo stagno di Cerreto.
Anno 1185, aprile 4 e 5.
In
una garanzia data dai Consoli e Credenzieri di Cremona, di rimborsare i
cittadini a cui fu imposto un prestito per pagare l’arcivescovo di Magonza,
viene enumerato fra i credenzieri Lombardus
Stradivcrtns.
Anno 1188, maggio 13.
Prete
Alberto, canonico e massaio del capitolo della Chiesa Maggiore di Cremona, dà
in enfiteusi a Giovanni Stradiverto
ed eredi, due pezze di terra, allodio del Capitolo; la prima aratoria di 13
pertiche presso San Gabriele; la seconda aratoria e vignata presso la Pipia, di
pertiche 21 e mezza. Giovanni paga 35 libbre di inforziati e 3 soldi, e si
obbliga a dare ogni anno alla Canonica un sestario di frumento per pertica e 2
soldi, e la decima.
Anno 1209, ottobre 10.
Egidio Stradeverto compra all’incanto
dal Comune di Cremona, per libbre 26, soldi 14, e denari 2 e mezzo imperiali,
una pezza di terra nella Mosa, coerente da una parte alla Fossa dei Preti, di
pertiche 12, tavole 17 e piedi 3 gravata dal livello annuo di soldi 6, denari 4
e un cremonese, imperiali.
Nel 1293 il Torresino (manoscritto della Biblioteca Civica) segna un Giuliano degli Stradiverti notajo.
Nei
Documenti storici e letterari di Cremona, 1857 a pag. 19, 99 e 101 il Robolotti
fa menzione di un Lanfranco Stradiverto
notajo del secolo XII, e probabilmente notajo del Comune; e a pag. 56 di un Valerio Stradiverto, il quale scrisse
intorno alle gesta di Uberto Palavicino e Bosio Dovara.
Nel 1295 un Julianus de Stradivertis si sottoscrive
come notajo del Consiglio della Gabella Magna del Comune di Cremona. Lo stesso Giuliano poi nel 1298 marzo 14, lo si
trova membro del Consiglio della Gabella, ed è chiamato nel documento relativo Julianus de Stradaverta.
E qui, per finire o per iniziare, ti
espongo una mia opinione.
Il cognome Stradivari o Stradiverti, come puoi
vedere dalla forma de Stradaverta del 1298, deriva da Strada averta del
dialetto cremonese, cioè Strada aperta. Perché poi quelli di questa famiglia
fossero chiamati della Strada averta né io né altri saprebbe dire.
Può darsi anche — e lo credo più possibile — che quel cognome derivi dal nome di persona germanica Stradevert, che si trova in documenti cremonesi del secolo IX.
I
nomi germanici in vert sono
frequenti. Prima del secolo XI non
esistevano nomi di famiglia; parenti di questi ebbero pure origine da nome
individuali. A dir vero questa seconda opinione del chiaro Professor Astigiano
mi convince assai più della prima, essendo probabile che all’epoca in cui
incominciarono i cognomi l’ultimo nome proprio Stradevert sia diventato il primo nome di famiglia de Stradeverta.
Ciò
dico senza ch’io intenda rinunziare al convincimento, che sia sempre difficil
cosa trovare la vera origine di certi cognomi modificati man mano o trasformati
dall’uso del dialetto o della lingua, come nel caso presente in cui il cognome Stradaverta, come s’è visto, si tramuta
a poco a poco in Stradiverti, poi in Stradiveri e finalmente in Stradivari.
Dei dati da me sopra riportati, ho potuto poi io stesso avere la conferma esaminando minutamente il grande Repertorio Cronologico delle pergamene e libri massimi esistenti nell’Archivio Segreto del Comune di Cremona, nel quale ho pure trovato cenno della dichiarazione fatta da Pandecampo Arciprete di Modena circa le spese soste nute da Giovanni Stradiverti Sindaco di Cremona allorquando si recò da lui per ottenere l’assoluzione dei cremonesi dall’interdetto sovra citato, del quale si avrà più avanti maggior schiarimento. Dichiarazione seguita da altra dello stesso Arciprete per la ricevuta dell’importo di quelle spese sommanti a lire dodici imperiali.
Ed
ora, poiché lo stimo necessario, riporto, senza nulla ommettere o mutare, le
notizie, che su alcuni antenati Stradivari
si leggono nel citato opuscolo del Lombardini, a proposito del quale credo non
superfluo osservare come lo stesso lasci alquanto a desiderare vuoi per le
troppe lacune esistentivi, vuoi per le molte inesattezze di dati, di date e
qualche volta di nomi, ed in particolar modo di apprezzamenti. Ciò che non
avrebbe dovuto accadere tanto facilmente dopo che il buon Arciprete ebbe a
consultare — com’egli assicura — i registri delle 37 Parrocchie esistenti prima
del 1788.
Ecco le notizie del Lombardini:
Per
parte degli Antenati la Famiglia Stradivari
anche senza la fede nelle favole dei Canonico Dragoni non cessa d’essere
rispettabile. Ricaviamo dal Libro intitolato
Collegio dei Giureconsulti, che venne aggregato a quel rispettabile
Collegio nel 1354 Stradivari Grisandro e nel 1388 Stradivari Guglielmo.
Nella
Matricola del Collegio dei Notai troviamo in- scritti della famiglia de’ Stradivari: L’anno 1213 Egidio —
1233 Gabriele — 1243 Giuliano di Antonio — 1250 Bartolomeo — 1260 Guglielmo —
1268 Giovannino — 1275 Pierino — 1285 Giuliano di Grisandro — 1261 Ugolino — 1292
Tolomeo — 1317 Tebaldino — 1340 Isacco — 1345 Pietro — 1364 Balzarino — 1365
Gasparino — 1465 Ga- spare, che nel 1474 fu nominato Abate del Collegio — i486
Giovanni Andrea — Dall'Albero della Famiglia 1842 Pietro fu Giacomo.
Dall’opera del Giureconsulto Francesco Arisi Cremona Litterata — vol. I — ricaviamo, che nel 1230 eravi in Cremona il filosofo e dotto orientalista Stradivari Galerio; nel 1400 altro dottissimo nelle lingue orientali Stradivari Alessandro; che appartennero all’albo dei Consiglieri Dei curionali Comunali gli Stradivari Gasparino e Balzarino nel 1387, Giuliano nel 1437 e Gaspare nel 1474.
Che Stradivari Costanzo dell’Ordine
degli Umiliati scrisse nel 1400 sulla fisica di Aristotile; di poi fu
addetto al Consiglio di Filippo Maria Visconti Duca di Milano; che nel 1510
eravi Stradivari Feliciano Monaco Benedettino Cassinese del Monastero di S.
Tomaso in Cremona, Filosofo e Teologo, il quale scrisse varie opere con molta
dottrina. Dagli atti del notajo Giuliano De Allia ricavasi che Stradivari D.
Luchino il 2 gennaio 1451 dal Vescovo Venturino de’ Marni venne nominato
Arciprete Plebano della Pieve di S. Geminiano ora detta Pieve d’Olmi, ove morì
il io settembre 1479.
Dall’atto
dell’Archivio segreto del Comune di Cremona si ricava che il 14 dicembre 1220
il Comune delegava l’illustre Giovanni
Stradivari quale suo Procuratore a recarsi a Modena ad postulandam absolutionem excomunicationis et interdirti sancita
per ordine del Sommo Pontefice dall’Arciprete di Fundecampo di Modena ciun judìcibns suis contro, Potestatem,
Consilium, et totani Civitatem Cremonese.
Dopo il 1628 nei detti registri, come dissi, non ebbi più traccia di alcun Stradivari, sebbene, come appare chiaramente, si trattasse di parecchie famiglie tutte legate in parentela. Ciò fa credere, ripeto, che la famosa peste del 1630 le abbia flagellate in parte ed in parte costrette a trasferirsi altrove.
Nell’istromento 3 giugno 1680 a rogito del
notajo Francesco Barosio , accennato nello scritto del chiaro Prof. Buonanno,
come quello da cui risulta l’acquisto della Casa Picenarda fatta dallo Stradivari,
fra l’altro si legge :
...nominatim de una domo seupetia
terree ad apotecha casata cupata murata et sollerata cimi curia putheo duabus
canepis sub terraneis et alijs commoditati- bus etc.
(nominatamente
di una casa, o pezzo di terra ad uso bottega casata, coperta con tegole,
murata, soffittata, con corte, pozzo, due cantine sotterranee ed altre
comodità, ecc.).
È dunque accertato altresì che la bottega esistesse pure in quell’epoca, bottega che sicuramente venne poi conservata nelle sue proporzioni e nella sua forma durante le epoche successive, venendo fino all’ultimo riordino della casa, bottega sita in piazza Roma; altre notizie non posso offrire intorno alla bottega o laboratorio di Antonio Stradivari, se non ricorrendo col pensiero all’opera insigne di eletti artisti, che colla potenza del loro ingegno ritrassero con bastante verità l’ambiente dove il sommo artefice die vita alle mirabili concezioni del suo Genio immortale.
Al
quale compito tanto più volentieri mi accingo, anche per l’opportunità di
ricordare alcuni miei concittadini, ben degni della patria di Antonio Stradivari.
Udite come Edmond Roche, il gentile poeta francese, descrive il grande artefice nel suo laboratorio. È l’esordio del suo stupendo Carme Stradivarius:
Vasta
era e calma l’officina.
Maestro,
appena compariva il giorno,
Entrava,
e, cinto il suo grembial di pelle,
Grave
sedea sullo sgabello antico.
Mentre
la pigra gioventù dormiva
Meditabondo
ei contemplava l’opra
Della
vigilia.
In
lontananza il gallo Cantava.
Entrava
allegramente il sole,
Ed il
suo raggio, come strai scoccato,
Deponea
bionde tinte intorno ai fianchi
Degli
stranienti, li avvolgea di luce,
Li
immergeva ne’ suoi vortici, ed era
Un
murmure ineffabile, profondo,
Che dai
banchi salìa sino alle travi.
E viole,
violini, liuti e mandole,
Al
vibrare di quelle onde sonore,
Rideste
palpitavano, parlavansi;
Era come
un sospir misterioso,
Tenero,
che ondeggiava e, inafferrabile,
Sottile,
dalle fibre dell’abete
Alle
vene dell’acero scorrea.
E l’austero
vegliardo, a quel concento
Sorrideva,
e rivolto incontro al sole,
Esaminava
se alle sue vernici
Delicate
e flessibili, la notte
Era
stata propizia. Indi un compasso
Accolto
in mano, misurava un arco,
Battea
col dito lo strumento, e della
Sua
screziata impugnatura andava
Carezzando
i contorni. Oppur col suo
Occhio
ispirato, che ingrandìa il pensiero,
Che
agguerrivan le lotte, compiacente
Sulle
curve scorrea delle volute.
Poi
scorsa quella breve estasi, all’opra
Riedea.
Tranquillo e senza cura alcuna,
Per
finir l’opra incominciata, il veglio
Affrettava
la mano ed il pensiero.
Questo
saggio modesto e artista insigne
Che col
suo nome sormontò l’oblio,
Che la
gloria corona e il tempo estolle,
Di Cremona è il liutiere, è Stradivario.
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