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& ancora alla miniera del fabbro (21)
Le indagini
sugli stress ambientali sono importanti a livello di ricerca di base per
comprendere certi meccanismi biologici: spesso le informazioni sulla cellula
alterata contribuiscono alla conoscenza della fisiologia di quella sana.
Inoltre, aumentano le evidenze a favore dell’ipotesi di risposte generalizzate delle
piante ad aggressori diversi (si pensi al caso delle “proteine di patogenesi”,
che si vengono a formare a seguito dell’attacco da parte di numerosi fattori, biotici
e non). È, ormai, consolidato lo studio degli effetti dell’ozono come strumento
per chiarire il comportamento dei vegetali nei confronti di altri agenti
ossidanti (bassa temperatura, carenza idrica, radiazioni UV, senescenza
fisiologica, ecc.).
Oggi il
problema principale non è rappresentato dalla presenza di condizioni tali da
compromettere in maniera eclatante la vita delle piante – si pensi che negli
anni ’20 fu necessario trasferire il National Pinetum da Kew (Londra) a un sito
remoto, perché l’inquinamento urbano era incompatibile con la sopravvivenza di alcune
specie: la situazione attuale è caratterizzata dalla presenza diffusa e
ricorrente di quantità anche minime di numerose sostanze, che possono
interagire in un contesto che provoca fenomeni biologici di difficile
identificazione.
Le
acquisizioni, anche tecnologiche, in materia hanno delineato quadri
preoccupanti, che prevedono la presenza di situazioni a rischio ormai, così che
– parafrasando un aforisma dello scrittore inglese Aldous Huxley (1894-1963) – possiamo affermare che
la fitotossicologia ha compiuto tanti e tali progressi che oggi praticamente … non c’è una sola pianta sana!
Si parla
ormai di standard per la protezione della
vegetazione, e le complesse procedure di valutazione di impatto ambientale non possono più prescindere dal
trattare i temi in questione.
In
un’elaborazione puntuale delle linee di intervento delle istituzioni pubbliche,
argomenti quali quelli degli effetti degli inquinanti sulle popolazioni
naturali – oltre che sulle specie agrarie e forestali – devono necessariamente trovare
quegli spazi che loro competono, in relazione alle attuali condizioni culturali
e scientifiche.
Si rende necessario fornire agli amministratori risposte inequivocabili, che definiscano il reale impatto dell’inquinamento sui numerosi recettori, in particolare sulle piante. In definitiva, dobbiamo conoscere gli effetti economici (in Europa le perdite annue del settore agricolo attribuite all’inquinamento dell’aria superano ormai i sei miliardi di euro) ed ecologici subiti dalle piante: solo allora saranno chiari i benefìci che possono derivare da una riduzione del carico di contaminanti.
(Lorenzini/Nali)
…Parrà strano… eppure ciò di cui mi diletto ed osservo è solo un fitto Bosco il quale anima il segreto Spirito, il quale alimenta non certo brace e rogo avverse alla Vita, ma Fuoco qual antico Elemento ispirare invisibile struggente desiderio suggerire segreta Parola segreta Rima… Preghiera antica…
Parrà
strano, dicevo, ma taluni vedono solo un bosco d’inverno o d’estate fiorire in
Primavera dopo un letargo di un Universo invisibile risplendere al big-bang di
nuove stelle formare materia divina, questa l’apparente Poesia, ma poiché fui
esiliato per questa cima, per questo confino, son rinato ad un Secolo ove il
libero arbitrio inquisito non meno di ciò cui si diletta lo sguardo non visto.
Sì! Certo!
So bene e bene comprendo qual rischio d’infermo ‘corro’, solo per dimostrare a codesti
nuovi ed antichi industriosi ‘alchimisti’ del proprio secolar mestiere, che v’è
ben altro ardire, v’è ben altra luce regnare non vista, così in assenza della Freccia
del Tempo e con solo una viola antica in questa fredda e calda mattina, medito
il bosco ed ammiro da mistico la sua Parola divenire Rima…
…E farsi Vita…
Del resto il nostro Cesare (Croce) era fedele a una filosofia della storia che vedeva susseguirsi generazioni di uomini sempre più squallide e decadute, sempre più lontane dalla felicità primitiva e guaste dal progredire d’un mondo sempre più ottuso, brutto, ignobile, senescente.
In un altro contrasto, rimasto inedito,
egli simboleggiò (al solito in chiave comica e deformata) la battaglia fra il
‘Dritto’ e il ‘Roverso’, fra il positivo e il negativo, fra il bello e il
brutto, il buono e il cattivo, fra il cosiddetto progresso e lo svolgersi in
avanti della storia (il Roverso)e il mondo edenico primitivo e favoloso, l’età
dell’oro (o il mondo di Cuccagna) simboleggiati dal ‘Dritto’:
Bello era il mondo allora ... prima che
la storia (il Roverso) lo inquinasse,
crude! ed indiscreto:
Quivi era il basso, il fuori, il negro
e ’l brutto nimici a l’alto, al dentro, al bianco, al bello...
La grande figurazione popolare del
mondo rovesciato prende nelle sue pagine il grigio colore moralistico della stagione
empia, dove tutto è decaduto, involgarito, scomposto, alterato…
Io
rispondo a ciascun che la stagione
Empia
dove noi siamo a ciò mi tira,
E
mi da di doler ampia cagione,
Però
se’ l miser cor s’ange e sospira,
Vien
che corrotte son l’usanze buone,
E
ogn’un a l’util suo risguarda e mira
E
ciascheduno aspira
Al
guadagno, per dritta o torta strada,
E
sol’ attende a quel che più gli aggrada,
E
più nissun non bada
A
la virtù, ma ogn’un gli fa contrasto,
Che
tutto il mondo è rovinato e guasto…
Nulla mutato, l’inquisitore è là fuori a fustigare la ragione del mio respiro una Foglia, anzi no! Che dico! Un’Infinito Oceano dall’apparente Nulla di ciò, che in verità e per il vero, non riesce a vedere o fors’anche solo ammirare, fa finta di nulla, ogni tanto si volta e mi guarda come se i secoli da quel ‘Beneficio’ mai fossero passati…
Io non
visto, seppur calunniato ed da ognun deriso e mal-descritto, nell’alchemico
laboratorio – d’un antico principio dismesso - distillo la Foglia, la curo la
prego l’ammiro la ricongiungo alla segreta Infinita stagione coniare l’Elemento
nell’apparente paradosso privo ed in difetto del pensiero… divenuto eretico nel
secolar Tempo riflesso…
Ed ad ogni pozzanghera la scorgo riflessa suggerire una Rima, ed il mio angelo - segreto fedele compagno per siffatta medesima invisibile via - illuminarsi la vista e pregare una nuova Poesia da una stagione apparentemente morta…
…Vari trionfi della pazzia, l’elogio del vagabondo, del pazzo, del buffone, del semplice di cuore e di mente, attestavano la bancarotta dell’immagine privilegiata dell’uomo elaborata dalla cultura umanistica e dal platonismo esoterico.
Il Viaggio verso l’alto attraverso note
di Liuti miracolosi entro il rigore di fasti di Tempi celebrati, era finito in
un tumultuoso capitombolo verso il basso, verso la rovina della Terra.
Si conosce il Roverso della medaglia!
L’‘homo quidam deus’ si era svegliato dal sogno impossibile vestito dei rozzi panni di Croce o degli stracci dei pezzenti, dei dementi e dei vagabondi; l’aristocratico filosofo che aspirava a trasformarsi in angelo di luce si specchiava nel grottesco mascherone faunesco delle inferiche divinità orfiche, e il divino volto umano, modellato a simiglianza di quello divino, si scopriva contraffatto dalla maschera, maligna manifattura del nemico di Dio braccato da presunti falsi cristiani…
(Camporesi)
…Sarà forse che eravamo nell’Inverno d’un antico èvo rinato, e qualcuno cogita che Nulla mai potrà nascere da codesto ghiaccio, eppure la Poesia così come la vista non tradiscono l’ingegno con cui condisco il piatto del misero esilio, e so’ per il vero che in ugual caverna dove forgiammo il Tempo quando fummo Dèi di un’altra vita nascerà un nuovo Profeta…
Del
resto pur le immani divisioni che qui dalla finestra ammiro, regna come una
folta chioma fitta di colori formare l’Universo di codesto segreto dire, mentre
fuori l’inquisitore spacca e scalcia la propria bestemmia nell’ortodossa parola,
maledire la nebbia farsi ghiaccio ed imprecare alla luna abdicando, così come
l’istinto privato del Principio, il mistico e sublime rimembrare ad un
glutterato urlo…
Forse
anche lui nato in medesima grotta incidere pittogramma non ancora parola…
Forse
solo un problema di gola giacché il suo vorace appetito saziarsi con tutto ciò
che corre e vola e certo è neppure un Dio…
Comunque
parrà strano mi sento come rinato, mi dettero del rivoluzionario accompagnato
ad una elemosina urlando maledicendo e promettendo la loro ed altrui vendetta,
aggiungendo di badare bene nel saper distinguere la vera ricchezza… nel
riconoscere la legge… scritta per ogni Verbo e Versetto così ben pregato…
Mi
confusero per un Eretico, il mio passo fu’ tradito ed ora ammiro il volto del
mio Dio farsi per entrambi sacrificio.
Eppure
non immaginate quanto sia bello, battezzerei ogni adulto e neonato di questo
piccolo paese con l’acqua da cui scorgo riflesso un mondo da allora mai visto
mai compreso, e se pur nel paradossale Infinito motivo (giacché la vera Natura
per sopravvivere dagli strani accidenti accompagnati da secolari intrighi ed
accadimenti), deve porre un regale velo non visto - come la sottile crosta di
ghiaccio con cui giornalmente combatte l’inquisitore di ogni stato… - divenire
torrente di parole fuoriuscire dagli argini grammatica di vita accompagnata
dalla valanga di una simmetria donde deriva….
…E
divenire Eresia oppure Rima…
È certo poi che su questa montagna verrà un
alpinista: un discepolo nonché dotto ortodosso grammatico della parola scalare
ogni cima e porsi indisturbato sulla vetta…
Dopo di
lui una strana ‘parabola’ che pur parlando non favella di più da quanto lo
stesso - curvato in medesimo passo - cacciare in queste ed in ogni montagna la
propria ed altrui cena - sempre nella caverna assiso distribuire il fuoco
divenuto rogo all’evoluto e secolare ingegno… poi ad un orto l’ultima bestemmia
ancora non udita…
Sarà
perché ancora Inverno neppure Primavera in medesima attesa…
Ma noi
esseri privi del suo immane ed imparagonabile ingegno guardiamo una diversa
Natura correre e scalciare reclamare la disavventura da un precipizio farsi
abisso dalla montagna vomitare tal evoluto ingegno, sicché con medesimo
accorato Spirito divengo una sol cosa con quell’Anima-Mundi un giorno pregata…
Mi inseguì
lungo ugual cammino, poi quando ebbi certezza della sua compagnia non vista,
corse di fretta sapendosi pensata, come per dirmi:
‘ecco il Pensiero farsi corsa privo di Parola
e in cerca di quella sono il tuo geroglifico non meditare il Tempo… folle di un
invisibile Primo Dio ancora braccato, ecco ciò che rimane del mio amore
nutrito, lo porto sulla bocca dopo averlo partorito ed ora mentre ti fisso con
occhio di ciò che vai cercando e pregando, lo poggio a terra abbiatene cura’…
Avrei
voluto bere il vino di quel medico maledetto, avrei voluto maledire quel
troglodita ed il suo piatto affisso e piantato cornice del proprio ed altrui
trono, per ogni testa mozzata coniare l’araldo della secolare moneta, avrei
voluto scacciare ogni demone nominato evoluto, avrei voluto abbracciare ogni
fratello Pioppo e piangere all’infinito la fame di una Natura che aveva
reclamato la grande ingiustizia…
Sì! Certo!
…Mi
dirai tu santo del comune tomo che di fame è composto l’Universo intero, ma
sappi amico mio che privati della vista con cui ogni profeta conia la propria
ed altrui Rima nell’ortodossa via, pochi saranno i veri ‘versi’ narrare
l’invisibile Sua voce e segreta dottrina in ugual sacrificio lungo la via…
…Mentre
osservo la chioma divenire bosco e poi invisibile Storia di ugual Memoria…
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