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Terza Rivoluzione (3)
Scopo e
‘ruolo’ di tal necessità dai primordi dell’Universo, là ove arriva l’orecchio e
non più l’oculo, ne più ne meno del fiuto d’un lupo, il quale pur non vedendo
avverte l’altro, ne percepisce l’inconfondibile presenza, sia questa amica o
minacciosa, una preda o il cacciatore nella volontà della stessa (il cacciatore
quando sacrifica ed immola e divora non certo lupo, il quale attenta la sua
pecunia, sia detto per inciso in siffatto linguaggio espressivo).
Noi esseri
umani chiusi nel perimetro della nostra ricchezza di mondo mai percepiremmo
l’odore d’un elemento estraneo alla distanza di 10 chilometri, eppure l’uso del
linguaggio il quale in ugual ‘sensi’ posto nonché percepito, pone il predatore
- come molti altri - al di sotto della capacità d’intendere ed intuire il mondo.
Nel momento
in cui fiutiamo le condizioni della vasta distesa della Selva data
dell’Universo in successive ère geologiche formatasi da chi senza parola alcuna,
diventiamo animali con ugual medesimo linguaggio, ovvero, cerchiamo bracchiamo
bramiamo l’eterna condizione della Vita data, inconsapevoli però del linguaggio
con cui ed in cui, in realtà, il vero Creatore pone le incomprese condizioni di
ugual stessa Vita divisa nella capacità comunicativa e linguistica.
Lo abbiamo appena detto, ed ora lo ripetiamo! Il linguaggio dell’uomo ha sempre espresso e sancito, eccetto solitarie eccezioni anche dottrinali, la capacità d’intendere e volere della Natura, quindi, Pensiero Idea e Parola. Ovvero una morta inespressiva volontà ad uso e consumo dell’umano con la superiore capacità della parola, e prima del meditato (talvolta anche premeditato) Pensiero, divenire impareggiabile opera nei Secoli della Memoria conservata e divisa in altrettante impareggiabili arti, sia letterale quanto iconografica, scritte nelle proprie Leggi nel rigore dell’uomo evoluto, il quale in queste sue opere si specchia e riconosce.
Però
l’univoco Universo da cui nato il Suo linguaggio, irrimediabilmente alterato,
circoscritto, mutato, malato cronico, come se il più grande eccelso primo
invisibile cantore, all’improvviso del tutto incapace in ciò in cui creato
quindi pensato, seppure al suo capezzale convengono parenti ed amici imploranti.
Eppure suddetto Primo cantore irrimediabilmente afflitto da incapacità
comunicativa, potremmo anche dire, inattività depressiva, da chi nella
differenza di ‘posseduto’ linguaggio presiede pensiero e parola.
Evolvere senza sosta alcuna fino alle nuove invisibili anch’esse reti neurali, ove in un nuovo invisibile inarrestabile processo alchemico presiede l’inarrestabile ascesa capacità comunicativa sottratta alla comunicazione in cui l’uomo nato, e tradotta successivamente, socialmente parlando, nella cronica impossibilità comunicativa frammentata dell’uomo chiuso nel piccolo schermo digitalizzato conforme al linguaggio alchemico del ‘pil’, chiuso nella rete della presunta alchemica ricchezza ove il mondo non certo presieduto, semmai subordinato all’apparato di singoli soggetti nel formicaio così fondato.
Tutto ciò sembrerebbe
un vero miracolo, ovvero presiedere la prima capacità comunicativa, di come
cioè, l’ultimo Elemento dato ovvero la Terra nata; pensate, appena cotal
pensiero, solo per apportare un più che valido esempio, mentre io qui sto
meditando e scrivendo circa ugual pensiero e parola nella differenza posta del
linguaggio dato dalla Natura, e c’è chi, per miracolo, già sta conoscendo presidiando
se non addirittura attentando.
Pur senza nessuna specifica conoscenza di come, in verità e per il vero, la Natura pensa medita e crea per rifondare la Parola o l’intero perduto linguaggio. Dacché il linguaggio di chi scrive pensa e meditata non certo frammentato all’algoritmo della nuova antica volontà di presiedere, contenere, prevenire, superiore pensiero contrario al ‘pil’ con cui l’universale linguaggio universalmente parlato e scritto nell’alchemica ricchezza.
Ritorniamo
o regrediamo alla pietra detta come all’inizio del capitolo: c’è differenza fra
la forza ad un Prometeo incatenato alla propria tradotta volontà di potenza.
I due
linguaggi opposti, divergenti presiedere frattura e divisione in ciò cui il
motivo della subordinata Natura di cui l’umano altera ogni lingua e pensiero.
Ovvero la capacità alchemica nel bipolarismo con cui taluni riconosco il progresso scritto in ugual linguaggio, presiedere la creazione data dalla Natura procedere sino all’abisso della materia controllata e manipolata; ovvero ed ancora, come anche converrebbe Dante il noto poeta, in un più antico cantico, incaricato ed espresso da un più elevato Universo posto. In quel Tempo ed ancor prima, si era intuito chi presiede la capacità espressiva (data ad esempio da una più che bella ed evoluta Beatrice); ora al contrario, con la nuova procedura alchemica si è giunti alla conseguente manipolazione della volontà naturale nel presiedere pensiero e linguaggio (umano?), dedotto dalla Natura subordinata alla nuova conquista umana presiedere, per l’appunto, la Natura intera, quindi il Dio e il Primo Pensiero ove nato ed evoluto l’intero linguaggio umano.
Senza più
linguaggio alcuno dedotto da chi maestro.
Mi pare che
Godel espresse tal limite posto!
Non sappiamo se questo sia un traguardo o una nuova sconfitta, di certo riconosciamo il male, quel male antico il quale come un tempo che pensavamo superato grazie al superiore pensiero rettamente cogitato come disquisito, va combattuto, nell’unione di intenti nel ristabilire il vero primato dell’incompreso linguaggio sottratto al vincolo esclusivo dell’uomo (come se non avessimo uditori ne interpreti, solo una miriade di frammentate capacità espressive esulare dal linguaggio da cui nate); oltre l’invisibile ordine divino (e non certo dottrinale in quanto tale, giacché detto linguaggio confinato e prigioniero anch’esso, quindi assoggetto agli obblighi di un vincolo, mentre riconosciamo il Primo Essere cogitante nell’invisibile capacità di Spirito al di fuori dell’incompresa parola, da cui in questo circolo, il detto linguaggio; ovvero finché non vengono ristabiliti i vincoli ‘della e nella’ comprensione del linguaggio fin qui espressi e assoggettati all’umana capacità umana nel costantemente sottrarli al Primo essere cogitante, sottratto appunto dell’atto cogitato, ovvero e ancor meglio, privato del Pensiero e Parola, ovvero dell’intero ‘atto’ cogitato) umano derivato e non certo presidiato dalla materia del nuovo progresso.
Di ciò ci occuperemo successivamente, la presente premessa ci occorre qual differenza
posta e scissa nella comprensione nonché manipolazione della materia ad opera
dell’umano. E non certo da un primo Creatore con il suo linguaggio.
Di certo se si ponesse il suo Essere in quell’antico esempio di una disconosciuta dottrina negativa, e avessimo meditato su questo punto, avrebbero compreso più lingue di quanto vanno ciarlando.
Si badi
bene, condizione, colta e posta nell’unicità di povertà di mondo come di
parola. E nel momento stesso della nostra massima volontà di Pensiero e Parola
scritta nell’intero arco evolutivo su cui abbiamo scritto le leggi della
differenza fra l’uomo e la natura da cui deriviamo, retrocediamo ad una misera
inconsapevole bestia al pari d’un vivo brulicante formicaio.
È evidente
che sussiste oltre differenza di accento anche una notevole dislessia circa
l’impossibilità di una lingua la quale possa esprimere ugual divario.
Ma abbiamo appena detto e non certo paradossalmente, ma seguendo la storia di una pietra come la stratigrafia letta su ugual terra, che il linguaggio così nato è dovuto ad un fraseggio interpretativo per opera dell’uomo, il quale avrebbe dovuto riconoscere la stessa Opera del Dio comunemente pregato.
Neppure, per ciò appena detto, ovvero, di come
nata ed evoluta la stessa. Infatti nella Storia della parola cogitata la
diversa parola e pensiero dapprima fu rilegata in fasi alterne di piatto
stratificazione terrestre, successivamente una maggiore profondità, azzarderei
dire, rotondità della unità espressiva. L’uomo intento a solcare mari e terre,
prima da novello Ulisse sempre da un cieco cantato, successivamente da un
colono scopritore d’una diversa lingua per sempre uccisa, per ed in conto d’una
vecchia dottrina divenuta politica.
Ciò detto appare un enorme paradosso.
Vediamo
quindi due lingue ben distanti tra loro.
Ovvero il
paradigma della negata dislessia!
Così cotal cronico malato apostrofo!
Il costante ruolo d’ogni superiore Elemento, scientificamente disquisendo, ha contribuito ed ancora contribuirà, seppur l’inetto inferiore umano linguaggio scisso dalla propria Natura il quale lo ha creato, assoggettato alla capacità dell’espressione umana, raccolta nel successivo bivio e differenza fra Natura e Uomo posto; ovvero ciò che un Tempo Uno, sembra si sia scisso nel doppio d’un contesto bipolare, da cui note e future patologie, in seguito accertate in ugual sistemi e/o Ecosistemi di comune univoca appartenenza, ed ancora non ben dedotte come accertate nel linguaggio sin qui adoperato, affinché se ne possa cantare ogni singolo Elemento vilipeso con altrettanto altolocato grammaticato composto linguaggio, in effetti come veramente è stato fin che non sopraggiunta ogni nuova Rivoluzione, la quale per sua misera natura, ha rinsaldato il patto figlio d’un certo comandamento.
(Giuliano)
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