giuliano

giovedì 4 maggio 2023

LA NOTA LETTERA DELLO SMEMORATO

 









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Lasciando il manicomio di Collegno, la dichiarazione di Renzo Canella fu netta: non aveva riconosciuto nello smemorato il fratello Giulio. Ma nel viaggio di ritorno, rimemorando gesti e frasi dello sconosciuto, e nella suggestione della grande rassomiglianza fisica, la sua certezza cominciò a vacillare. Arrivato a Verona, a quel questore fece perciò una dichiarazione meno decisa: di non poter affermare che lo sconosciuto fosse il fratello Giulio. E da questa indecisione forse non sarebbe più uscito, se non avesse ricevuto dallo smemorato una lettera che voleva esser commossa e commuovere e che noi, oggi, non senza fastidio leggiamo:

 

Addio, o anima bella che ti partisti da Padova con l’assillo dell’amor fraterno! Addio, o cuor generoso che giungesti anelo di abbracciare il caro scomparso!... Forse, chiusa la parentesi di questa giornata, mai più ti rivedrò... ahimè!




Iddio non volle darmi la rivelazione... Cristianamente mi inchino dinanzi ai suoi imperscrutabili misteri!... Io ho goduto tanto nel sentirmi il tuo sguardo benevolo, affettuoso, ansioso di penetrare nel mio cuore e frugare avidamente: sperando veder salire al mio cervello il ricordo dei cari e delle cose... Ma ciò non è avvenuto.

 

Ah! Quale pagina psicologica, patologica è mai, questa, per la scienza, per lo psicologo!

 

E se questa ‘voce’ del sangue che non è venuta su dall’imo mio fosse, invece, solo addormentata, non spenta? E se la ‘voce’ di ciò che fu la mia infanzia, la mia pubertà, la mia giovinezza, i parenti, gli amici, i luoghi, ecc., si fosse spenta sì, ma non già per la mancanza di ossigeno affettuoso, bensì per la violenza di qualche gravissimo avvenimento in un dato punto della mia esistenza?!... 

 

Poi, come riportasse brani di un diario:




Certe deduzioni e induzioni ch’io mi son fatte e tratte da molto tempo riguardo quel che può essere avvenuto di me da parecchi anni, hanno trovato un accordo completo con quanto mi andava dicendo il signor Renzo su di un suo fratello scomparso in guerra.

 

Mi ha detto che suo fratello amava la musica, ed io sento di adorarla: per quanto senta un invincibile timore di udire musica, perché sento che mi farebbe piangere. Mi disse che suo fratello aveva fondato un giornale, una rivista; ed io, se non pecco di presunzione, ho la vaga impressione che qualcosa possa esservi di verosimile in me.




Suo fratello aveva sempre l’assillo del lavoro, dello studio; ed io, modestamente, non posso reggere se non studio, se non lavoro. Ed ho pensato molte volte che, indipendentemente dalla già posseduta amnesia, io abbia spinto il mio sistema nervoso al più alto diapason con uno sforzo intellettuale.

 

Suo fratello era molto religioso, fin troppo, dice il signor Renzo; ed io pure sono un modesto cristiano, appassionato delle cose religiose, della storia della Chiesa (non lo sono però troppo, perché ammiro un Savonarola, un Sarpi, ecc.).




Suo fratello usava tenere le mani incrociate sul petto e passare la mano sulla fronte, come per scacciare e richiamare i pensieri; e io ho pure quest’abitudine. Suo fratello aveva i peli uguali ai miei sullo stomaco, la mia stessa carnagione, i miei denti (specie quelli dinanzi sopra), le mie mani, le mie dita, i miei occhi, il mio sguardo, i miei capelli, la mia calvizie, le mie labbra, il mio mento, la mia voce, la mia statura, il mio passo, il mio incedere...

 

Gli piaceva la montagna, ma ansimava; ed io pure, io pure...




E dopo questo dettagliato inventario delle somiglianze, tornava a rivolgerglisi direttamente:

 

Addio, signor Renzo! Sia o non sia il fratello mio, riporterò sempre ed ovunque l’impressione gradita di questa giornata. Fu una festa grande, sia per la speranza che ho nutrita, sia per le elevate cose trattate, sia perché ho sentito di non essere così solo al mondo! Solo!!! Ah, questa semplice parola fa fremere tutte le mie fibre. Nihil prorsus abest, quin sim miserrimus (nulla manca perché io sia nella più estrema miseria).

 

Ma ho forza ancora. Dio mi aiuterà.

 

Addio: possa nella sua casa albergare sempre la felicità, per la quale ad ogni alba e tramonto innalzerò al Cielo lo sguardo. Domenica: 20 febbraio 1927 .

 

       L’Inconnu

 

(L. Sciascia)








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