sabato 11 maggio 2013
RHODE ISLAND (6)
Precedente capitolo:
Rhode Island (5)
La menzione dei miei primi articoli pubblicati mi porta a parlare delle mie
esperienze d'esordio con la stampa.
Una 'lettera al direttore' sul Providence Sunday Journal del 3 giugno 1906
costituì il mio debutto davanti al pubblico. Nell'agosto di quell'anno iniziai
una serie di articoli astronomici mensili sull'appena fondato Providence Tri-
bune, serie che successivamente venne trasferita al News, che mi concede-
va maggiore spazio.
Durante il 1906, il 1907 e il 1908 sommersi il Pawtuxet Valley Gleaner con
i miei articoli. Questo giornale rurale era l'oracolo della zona del paese da
cui proveniva la famiglia di mia madre e a casa nostra era acquistato per a-
more dei vecchi tempi.
Il cognome 'Phillips' costituisce una parola magica nel Rhode Island occiden-
tale e il Gleaner era più che disposto a pubblicare e presentare qualsiasi co-
sa scrivesse il nipote di Whipple V. Phillips. Solo la chiusura della testata po-
se fine alla mia attività sulle sue colonne.
I miei progressi avevano ricevuto il più duro dei colpi nella primavera del
1904. Il 28 marzo di quell'anno il mio amato nonno morì a causa di una cri-
si apoplettica e fui così privato del mio caro compagno. Dopo di allora, non
sono mai stato lo stesso.
La sua morte recò un disastro finanziario, oltre al più profondo dolore.
In qualità di Presidente della Owyhee Land & Irrigation Co., una società
dell'Idaho con uffici a Providence, aveva lottato duramente e ottenuto gros-
si risultati nella bonifica dei territori occidentali.
Aveva superato molte calamità come il crollo dell'immensa diga sullo Snake
River; ma ora che era morto la compagnia era stata privata delle sue capa-
cità.
Era stato una figura più vitale e importante di quanto lui stesso si fosse mai
reso conto e, col suo trapasso, il resto del gruppo perse iniziativa e corag-
gio.
La società venne sciolta, poco saggiamente, in un momento in cui mio non-
no avrebbe perseverato - con il risultato che altri rastrellarono le ricchezze
che sarebbero dovute andare ai suoi azionisti.
Mia madre ed io fummo costretti a lasciare la bella dimora al 454 di Angell
Steet e a trasferirci in ambienti meno spaziosi al 598, a tre isolati verso est.
La perdita, insieme, del nonno e della casa natale mi rese il più miserabile
dei mortali.
Mio nonno era un uomo allegro, la cui conversazione mi allietava sempre -
e non l'avrei mai più sentita. La casa in cui avevo vissuto era stata il mio i-
deale del Paradiso e la mia fonte di ispirazione - e ora sarebbe stata profa-
nata e sfigurata da mani estranee.
Da quel giorno ho avuto una sola ambizione nella vita: riconquistare quel
vecchio luogo e ristabilirne la gloria - una cosa che temo non riuscirò mai
a portare a termine.
Da dodici anni mi sento in esilio.
Nel 1908 stavo per entrare alla Brown University, quando la mia salute
cedette del tutto - causando la necessaria rinuncia alla carriera universita-
ria. Non smetto mai di vergognarmi di non aver ricevuto un'istruzione su-
periore, ma sono consapevole del fatto che non avrei potuto fare altrimen-
ti.
Mi tenni accupato a casa con l'astronomia, la letteratura e cose simili, com-
ponendo alcuni dei racconti più strani e oscuri mai scritti dall'uomo!
Ero uno stretto discepolo di Poe e un diligente ricercatore nelle sfere del
'grottesco e dell'arabesco', per citare la sua frase.
Rifuggii da tutta la società umana, considerandomi un fallimento troppo gran-
de perché potessi essere accettato socialmente da coloro che mi avevano
conosciuto da giovane e che si erano vanamente attesi grandi cose da me.
Da allora fino a oggi sono rimasto uno sconosciuto con l'eccezione di po-
chissime vecchie conoscenze.
Rappresento una delusione completa, poiché non ho portato a termine as-
solutamente nulla durante i miei 26 anni di esistenza (Qualcuno a tutt'oggi
si vanta pubblicamente di avermi sottratto lavori e manoscritti copiandoli
quando li lascio sulla scrivania del mio studio o della biblioteca cui sono
solito andare ... ma certo le loro meschinità avranno vita breve...).
Comunque nel 1912 i miei primi versi (in rima e non) apparvero pubblica-
ti (certo per i truffatori non sarà una delizia...e il loro astuto metodo...), si
tratta di una satira nell'usuale distico eroico, che criticava una petizione
popolare da parte della comunità italiana nel cambiare il nome della stra-
da del quartiere da....i miei libri........
(H.P. Lovecraft)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento