giuliano

martedì 31 luglio 2018

L'ABISSO DEL FILOSOFO: (5) (80)



















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L'abisso del Filosofo (4) (79)

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Gente di passaggio: Francois Villon (81)















Pensava poco agli episodi della vita passata, già dissolti come sogni.....
A volte, senza apparente motivo, rivedeva la donna incinta che, con-
trariamente al giuramento ippocratico, aveva acconsentito a far abor-
tire in un villaggio della Linguadoca per risparmiarle una morte igno-
miniosa al ritorno del marito geloso, in un borgo della Provenza, op-
pure la smorfia di sua maestà Svedese nell'ingoiare una pozione, o
il valletto Alei mentre aiutava la mula a guadare un fiume tra Ulma e
Costanza, o il cugino Enrico-Massimiliano, che forse era morto.
Una strada infossata ove le pozzanghere non si asciugavano mai,
neppure d'estate, gli ricordò un certo Perrotin che gli aveva fatto la
posta sotto la pioggia, sul margine d'una strada solitaria, l'indomani
d'un litigio i cui motivi gli sfuggivano o forse non aveva mai saputo...




Rievocava due corpi avvinghiati nel fango, una lama lucente a terra,
e Perrotin trafitto dal suo stesso pugnale allentare la stretta, diven-
tato lui stesso fango a terra.
Vecchia storia che non importava più, né sarebbe importata di più
se il cadavere molle e caldo fosse stato quello d'un chierico di vent'-
anni.
Quello Zenone che camminava con passo affrettato e talvolta sban-
dato, sul selciato viscido di Bruges si sentiva penetrare, come il ven-
to d'alto mare tra i suoi vestiti consunti, dall'ondata delle migliaia di
esseri che avevano già occupato questo punto del globo, o che vi
si sarebbero avvicendati fino alla catastrofe che chiamiamo fine del
mondo; quei fantasmi attraversavano senza vederlo il corpo di que-
st'uomo che, loro vivi, non esisteva ancora, e quand'essi sarebbero
esistiti non ci sarebbe stato più......




Gli ignoti incontrati un istante prima per la via, intravisti con un'oc-
chiata, poi subito ripiombiati nella massa informe di ciò che è pas-
sato, aumentavano di continuo quella legione di larve.
Il tempo, il luogo, la sostanza perdevano gli attributi che costitui-
scono per noi le loro frontiere; la forma non era più che la scorza in
brandelli della sostanza; la sostanza fluiva via goccia a goccia in un
vuoto che non era il suo contrario; il tempo e l'eternità erano la stes-
sa cosa, come un'acqua nera che fluisce in una falda d'acqua nera
immutevole....




Zenone s'inabbisava in tali visioni come un cristiano nella meditazio-
ne di Dio.....
Anche le idee scivolavano.
L'atto del pensare l'interessava ora più degli incerti prodotti del pen-
siero. Si esaminava nell'atto di pensare come avrebbe potuto conta-
re col dito sul polso i battiti dell'arteria radiale, o sotto le costole l'an-
dirivieni del suo respiro.
Per tutta la vita si era stupito di questa facoltà che hanno le idee di
agglomerarsi freddamente come cristalli in strane figure vane, di cre-
scere come tumori che divorano carne che li ha concepiti, o anche
di assumere mostruosamente i contorni della persona umana, come
quelle masse inerti che danno alla luce talvolta le donne e che altro
non sono se non la materia che sogna....




Molti prodotti della mente erano essi pure mostri difformi....
Altri concetti, più precisi, più netti, come forgiati da un abile artigia-
no, erano di quegli oggetti che illudono a distanza; non ci si stancava
di ammirarne gli angoli e le parallele; e nondimeno non erano che
sbarre nelle quali l'intelletto si rinserra, e la ruggine del falso divora-
va già quelle astratte ferraglie.
A momenti c'era da tremare come al limite d'una trasmutazione, sem-
brava che nel crogiolio del cervello umano si formasse un po' d'oro,
e invece si approdava a una pura equivalenza; come in quegli esperi-
menti truccati, nei quali gli alchimisti di corte tentano di dimostrare
ai loro principeschi clienti di aver trovato qualcosa, l'oro sul fondo del-
la storta era quello di un banale ducato passato per le mani di tutti e
che vi era stato messo dall'alchimista prima della fusione.




I pensieri periscono come gli uomini: nel corso di mezzo secolo ave-
va visto diverse generazioni d'idee cadere in polvere.....
Una metafora più fluida, effetto delle ormai lontane traversate marit-
time, si andava insinuando in lui. Il filosofo che tentava di considerare
nel suo insieme l'intelletto umano vedeva sotto di sé una massa sotto-
posta a curve calcolabili, percorsa da correnti di cui era possibile trac-
ciare il percorso, scavata da solchi profondi sotto la violenza dell'aria
e la pesante inerzia delle acque....
Le figure via via assunte dallo spirito subivano la stessa sorte di quel-
le grandi forme nate dall'acqua indifferenziata che si scagliano le une
contro le altre o si susseguono alla superficie dell'abisso; ogni concet-
to ricadeva alla fine nel proprio contrario, come due marosi che urtan-
dosi si annullano in una sola candida schiuma.




Zenone guardava fuggire quel flutto disordinato che si portava via,
quasi relitti d'un naufragio, le poche verità sensibili di cui ci crediamo
sicuri.....
A volte gli sembrava d'intravvedere sotto il flusso una sostanza immo-
bile che era per le idee quel che le idee sono per le parole.......

(M. Yourcenar, L'opera al nero)
















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