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La testa del lupo
Ancora una pausa invernale e le stragi ripresero nel 1632: un bambina
di undici anni e un’altra di otto vennero sbranate rispettivamente in aprile a
Graglia e in maggio a Mongrando; quindi ancora a Graglia, fra giugno e agosto
toccò a due bambini di 6 e 9 anni e una ragazza dodicenne. Infine, a ottobre,
un dodicenne venne divorato a Sala Biellese.
Dopo l’ormai consueta pausa nel periodo invernale, nell’aprile 1633
ripresero gli attacchi dei lupi ai bambini di Sala Biellese e Graglia, che si
conclusero nel successivo settembre con un bilancio di altre cinque piccole
vittime. Dopo una nuova tregua, nel successivo agosto morì un bambino di nove
anni per le ferite a seguito dell’attacco di un lupo e l’anno seguente, tra la
fine di maggio e l’inizio di luglio, furono divorati un ragazzo di 15 anni a
Graglia e uno di 14 a Sala Biellese.
Come qui documentati appaiono ‘serial-killer’ più che lupi in cerca di
cibo, anche se il comportamento di un animale più che temibile, esclude
attacchi ad uomini o bambini….
Comunque, riprendiamo la breve analisi di questi preziosi documenti,
documenti conservati in sei differenti archivi parrocchiali hanno consentito di
ricostruire un’analoga vicenda di lupi ‘serial-killers’ nel Biellese. Un secolo
dopo la tragedia appena descritta i lupi tornarono a seminare il terrore nel
territorio delle comunità di Cavaglià, Verrone, Salussa, Zimone.. ed altri
borghi…
Era dal 1691 che nel Biellese, a quanto ci risulta, non si registravano
morti di fanciulli aggrediti dai lupi, nel settembre 1729, a Cavaglià un
bambino di nove anni venne ucciso dagli animali. L’anno precedente, in
provincia di Novara, a Ghemme, i lupi avevano divorato molti fanciulli, ma non
ci è dato di sapere se la serie di lutti che iniziava allora nel Biellese fosse
in qualche modo collegabile a quella. In quel 1729 comunque l’episodio rimase
isolato.
Nel 1730, però, di nuovo a Cavaglià, si registrò l’uccisione di un
dodicenne ed il mese successivo altri due fanciulli persero la vita allo stesso
modo. Nell’anno seguente, sempre a Cavaglià, venne sbranata una bambina di otto
anni, ma fu soprattutto nel 1732 che la tragedia assunse proporzioni
particolarmente gravi. Nella primavera e nell’estate di quell’anno nelle
parrocchie di Verrone e altri borghi circostanti, furono registrate le morti
causate dai lupi, di ben otto fanciulli. Nei quattro anni successivi, a quanto
è stato possibile rilevare, non vennero registrati altri casi del genere, ma
nell’ottobre 1736 ripresero i lutti: una bambina di otto anni fu divorata a
Benna, Massazza e Salussola. Infine nel giugno e nell’agosto del 1738 due altre
ragazze di Salussola furono divorate da quegli animali.
Negli anni compresi tra il 1729 ed il 1738, nel Biellese, l’insorgere
del comportamento antropofago del lupo costò la vita ad almeno 19 fanciulli di
cui 14 femmine e 5 maschi; per 17 delle vittime è stato possibile rilevarne
l’età: le femmine avevano tra i due ed i quattordici anni ed i maschi tra i
nove ed i dodici anni.
Nell’ultima grave serie di lutti dovuti all’insorgere del comportamento
antropofagico nei lupi risale agli anni compresi tra il 1801 e il 1817 e
interessò un’area particolarmente vasta nel Biellese, attraverso il territorio
delle attuali province di Vercelli, Novara e Varese, giungeva fino alla parte
occidentale delle province di Milano e Como e lambiva il Canton Ticino. Questa
nuova tragedia iniziò nell’estate del 1801 quando i lupi, tra giugno e
settembre, causarono la morte di almeno una quindicina di fanciulli nel territorio
compreso tra Varese, Como, il Canton Ticino ed il Legnanese.
Nell’estate del 1806 altri lutti colpirono il Comasco: ad Appiano
Gentile un bambino risultò divorato dai lupi. Nel 1808, in giugno, alla Cascina
Montechiaro di Abbiate Guazzone, perse la vita, divorata dal lupo, Giuseppina
Martegani; qualche giorno prima, a Vizzola Ticino era stato divorata una
tredicenne che con altre due ragazze era alla custodia del bestiame. Nel giugno
del 1809 a Garenzano un lupo divorò un ragazzo il cui cadavere viene ritrovato
nel bosco, e alla fine di luglio, a Cantù, fu la volta di un ragazzo di 14
anni.
Nelle settimane seguenti, nella zona, subirono l’attacco del lupo un
altro ragazzo che perse la vita ed un terzo che, gravemente ferito, fu salvato
in extremis dall’intervento di una giovenca.
COMMENTI SENZA COMMENTI: i cacciatori (Prenderò Old Club Foot!....):
Il cacciatore sportivo e il benefattore si fusero in un personaggio
interessante negli anni d’oro in Alaska. Durante la depressione, un certo
numero di persone si spostò a nord nella speranza di guadagnare da vivere
facendo il trapper (ed in cerca dell’oro…). La maggioranza non ci riuscì, ma
alcuni di quelli che se la cavarono scrissero le loro esperienze con i lupi su
riviste quali ‘The Alaska Sportsman’.
Questi erano perlopiù persone che ignoravano la vita delle foreste
quando vi arrivarono; le loro storie sono piene di errori e di crudeltà verso i
lupi e sono disseminate di un odio convinto nei loro confronti. Credevano che
attaccassero e uccidessero gli uomini nel nord del paese e sembravano riuscire
a controllarsi a malapena quando raccontavano le nefandezze dei lupi sui cervi.
Storie intitolate ‘I lupi hanno ucciso ‘Crist Colby’, ‘La mia intelligenza
contro i lupi’ e ‘Prenderò Old Club Foot!’ erano parodie inconsapevoli di
racconti di frontiera dove i trapper svolgevano il ruolo di sceriffo in perenne
inseguimento di lupi con i loro schioppi a tracolla (la realtà dal punto di
vista ambientale è ben diversa, questi omuncoli furono il motivo primo, grazie
al valore di scambio delle pelli, e non solo quelle di lupo, della scomparsa o
meglio della decimazione di intere specie di animali…).
Gli uomini che riportavano queste storie credevano appassionatamente di
servire l’umanità negli altri 48 stati da quel lontano avamposto! Uno di essi,
nello scrivere a casa alla famiglia, disse: ‘Mentre faccio del mio meglio per
uccidere tutti i lupi nel Ward Cove Game Refuge, gli altri animali non vengono
molestati (qui è ancor più chiaro il sogno dell’uomo, e dell’omuncolo
cacciatore, sostituirsi al lupo nell’istinto della caccia, perché il cacciatore
ed i suoi consimili sono i veri lupi…).
Per concludere, un trapper alaskano di nome Lawrence Carso braccò un
lupo che si era trascinato una delle sue tagliole per più di trenta chilometri
e lo trovò appeso a testa in giù alla corda usata per lo strascico sul fianco
ripido di una collina. Slegò il lupo per scattare una foto, poi gli sparò alla
testa. ‘Il lupo era morto come aveva vissuto, in sfregio a tutto ciò che osava
conquistarlo….’.
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