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Ruggero a Palermo, ci offre uno stupendo saggio della sua capacità di
sintesi di diverse discipline nella discussione che fa sul fenomeno delle
MIGRAZIONI, quando ci parla dell’origine dei MIGRATORI dalle diverse fasce
climatiche in cui è divisa l’Europa. Egli non solo sapeva che la Terra era
tonda ma anche che poteva essere divisa in fasce parallele partendo
dall’equatore, su sino… alle terre polari.
Sapeva che le… gru che giungevano in autunno in terra di Puglia
provenivano dai Paesi scandinavi. Naturalmente molta parte del fenomeno
migratorio si spiega con il fondamentale adattamento degli uccelli al mezzo
aereo: ed ecco che puntualmente Federico dedica un capitolo del suo trattato
alla dinamica del volo con interpretazioni originali non sempre in accordo con
quanto affermato dal ‘maestro’ Aristotele con il quale neppure quando afferma
che gli avvoltoi trovano le carogne degli animali di cui nutrono grazie
all’olfatto. Ben sapendo che il più importante organo di senso degli uccelli è
l’occhio, Federico prende alcuni avvoltoi e dimostra non soltanto che essi sono
guidati dalla vista nel trovare gli animali morti, ma che non riconoscono come
cibo prede vive offerte loro.
Sono queste le conclusioni cui sono giunti gli studiosi moderni dopo
diversi esperimenti che sette secoli prima il grande imperatore naturalista
aveva già condotto. Federico ci descrive anche lo sviluppo del cuculo nato da
un uovo deposto nel nido di un’altra specie e credo che si tratti della prima
volta che si parli in termini scientificamente corretti del parassitismo
riproduttivo negli uccelli.
Nel folclore scozzese ancora oggi si tramanda una leggenda secondo la
quale certi strani crostacei che si attaccano spesso alla chiglia delle vecchie
navi in legno, le lepadi, si trasformano in inverno, nelle oche facciabianca.
Del tutto insoddisfatto di una simile spiegazione, Federico manda un suo
emissario in Scozia a raccogliere pezzi di legno di navi naufragate e su cui
fossero attaccati crostacei.
Esaminate da vicino le lepadi, scrive che è impossibile che tali
creature si trasformino in oche e sfata così una leggenda sino ad allora
accettata per verità dal mondo scientifico.
La sua descrizione della muta, in particolare dei rapaci, è ancor oggi
un esempio di profonda capacità di osservazione e chiarezza di esposizione a un
tempo. Né vi è da credere che l’interesse naturalistico dell’imperatore si
esaurisse nelle specie che aveva più spesso occasione d’incontrare e catturare
nelle sue cacce. Federico amava tutti gli animali e ben nota era l’abitudine di
portarsi appresso nei suoi spostamenti, anche durante le imprese militari, un
vero e proprio serraglio ricco di animali mai prima allora giunti in Europa,
come le giraffe o certi pappagalli.
Tra questi ultimi spicca la presenza, testimoniata da diversi disegni nelle
pagine del suo trattato di ornitologia, di un cacatua delle Molucche, avuto in
dono da un califfo d’Oriente con cui era venuto in contatto durante la sua
crociata in Terrasanta. La presenza di questo pappagallo nel serraglio di
Federico ci dice anche qualcosa che spesso dimentichiamo, e cioè che già nel
Medioevo il mondo occidentale era con molta probabilità regolarmente in
contatto con la parte estrema del continente asiatico, e forse anche con terre
d’Australia, comunque con una porzione di mondo che ufficialmente venne
‘scoperta’ molti secoli dopo.
Le straordinarie doti scientifiche e naturaliste di Federico II ne
fanno un fenomeno unico per i tempi in cui visse e lo pongono nella Storia del
pensiero scientifico tra Aristotele e Darwin.
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