Precedente capitolo:
I fari di Jonathan (7)
Prosegue in:
L'esilio di Jonathan (9)
Anche Bérteulé era a La Jument nell’inverno del 1989, ma non a Natale come
Théodore Malgorn. Ora sono tutti e due a Kéréon, il faro più elegante della
costa bretone, arredato con legni pregiati e con mobili di lusso per volontà
della nobile signora Jules Le Baudy, che offrì il 2 gennaio 1910, la bella
somma di 585.000 franchi ‘per costruire un faro sullo scoglio ‘Men Tensel’ e
intendendo così onorare la memoria del mio pro-prozio, Charles-Marie Le Dall de
Kéréon’.
Da Brest a Portsall fino alla punta di Brignogan, dipartimento di
Finisterre, Bretagna, su meno di duecento chilometri di costa sono distribuiti
23 grandi fari, 63 segnali luminosi fissi, 14 stazioni di radionavigazione e
258 boe. Illuminano la rotta più trafficata del mondo, percorsa ogni anno da
oltre 50.000 imbarcazioni, dai cabinati dei turisti alle superpetroliere, che
malgrado tutti i controlli hanno troppe volte lasciato la loro scia di veleni
sulla costa bretone: 24 gennaio 1976, ‘Olympic bravery’, 250.000 tonnellate di
petrolio in mare a nord di Ouessant; 16 marzo 78, ‘Amoco Cadiz’, 220.000
tonnellate davanti a Portsall; 24 agosto 79, ‘Gino’, 41.000 tonnellate al largo
di Ouessant; 7 marzo 80, ‘Tanio’, 27.000 tonnellate, al largo di Portsall; 31
gennaio 88, ‘Amazzone’, 3.000 tonnellate al largo di Ouessant…..
(Che cosa vede, alto Jonathan, nei limpidi cieli azzurri mentre vola, incurante
del male riflesso in questo grande mare: non certo una Rima potrà dare sollievo
a tanto petrolio incatenato alla superficie della vita; non certo ‘Intelletto’
per i traffici della loro eterna guerra, che nel traffico quale solo e unico
motto antico, anche gli uomini fuggono dal loro Dio; e così assieme al petrolio
concime del nostro comune futuro, anche uomini donne e bambini che in ugual
mare fuggono e sperano di trovare sollievo al loro mal di vivere in una terra
contaminata dall’odio, per quella eterna illusione al capezzale della
comprensione. Ma troveranno solo l’incertezza di una falsa Poesia mista a
compassione antica, ed il mal di vivere, da profugo in questa vita, diverrà
nuova fuga per una diversa vita (li abbiamo visti al telefono del loro corrotto
mare, anche il rifugiato porta il giusto affare). E l’inganno accompagnerà la
loro via, perché il grande politico di turno con occhi tristi ed affranti,
mentre presenzia un nuovo ‘disastro’ del mare e non, annuncia che il problema
del Tribunale, là dove il guardiano occupato ad altro traffico, rimane
nell’arma incauta di chi sparò il colpo improvviso, nel facile tiro cui ogni
cittadino può ambire all’arma del suo riscatto antico. Certo, quale guardiano
di questo faro in questo mare e porto, posso dirti caro ‘politico’ che il
problema non risiede nell’arma di cui in Italia, le statistiche, cacciatori a
parte, sono nella totale normalità nell’evoluzione della pietra dell’orango
incattivito; ma nel tuo traffico antico dal quale trai nutrimento antico e
saporito accompagnato dal voto dell’araldo altrettanto antico, veleno del
nostro passo tradito. Le guerre, caro politico del Reame, come i disastri delle
petroliere, pur apparentemente distanti nella logica, ma intimamente collegati
quali eventi della ricchezza, si prevengono non burlandosi del popolo da cui
trai dolce diletto, ma dalle cifre che vogliono il tuo bel Paese terzo o quarto
esportatore di armi e
tecnologie belliche. Tutte quelle ‘schifezze’ e ‘merde’
che fanno ricca e rigogliosa la tua economia. Allora, a detta del guardiano di
codesto umil faro, in quanto il portiere è concime di codesta corrotta economia
da albergo, non ciarlare ugual al villano, perché la tua parola è truffa a
quest’ora, il tuo concime, è come quel petrolio che ogni tanto esce dalla sua
rotta, e va ad inquinare l’azzurro mare. Quello ove regna la vita, giammai
l’antica tua disciplina, lo sterco del diavolo nella banca ben custodito,
annuncia una nuova ‘bugia’ al faro del Primo Dio, mentre il Secondo vede un
mare tribolato da governare a detta del suo Dio, all’ombra di un commercio saporito
accompagnato dalla fuga di un pianto antico. La guerra un ottimo affare per il
fiorentino, ricordiamo i suoi denari in ugual mondo antico! Certo quelle
violente tempeste indice di un uragano vanno a nutrire ancor di più la tua
gloria, perché nella favella di una lingua arguta, si cela il grande e vero
oltraggio alla nobile Natura, in quanto la tua astuta arma si è da lì evoluta,
ed ogni tanto nella sua rotta incrocia chi convive con l’eterna sventura,
affogata nel petrolio concime della tua eterna tortura! E’ l’Intelletto che
saluta la tua venuta, l’Istinto lo lascio al guardiano della tua nobile statura,
ma qui dall’alto del mio volo sei come un piccolo verme che striscia la sua
terrena avventura, per diventar uomo dovrai imparare il volo, per diventare
politico dovrai ricordare la Rima, di chi dalla tua terra fuggito…!
(Airone, Dicembre 1992)
Nessun commento:
Posta un commento