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Giammai il volo destinerò alla tua meschina via, in quanto tutto il
museo dovrai percorrere per conoscere l’opera magnifica che Dio compie per ogni
vita. Quella è sacra e non nutre certo la ‘panza’ priva di qualsiasi spirituale
e naturale sostanza, cui affidi la terrena paura di una diversa vista che
riveste la terrena pretesa di sfamare la solo vita donata con la ricchezza ad
ogni Natura rubata. E nell’Ermetica Parola nata è scritta la verità a te
sconosciuta e taciuta, perché orni la tua certezza con il pasto Polifemo della
cieca tua vista appesantito dalla dottrina al porto di questa terribile
Notizia. Pasto ingordo narrato da un Angelo taciuto a cui affido questa preghiera
Eretica al condimento della tua ‘ora’, Dio ‘saporito’ della falsa tua parola.
Il mare inghiottì tutte le anime come fosse un boato ed il cielo si è
spezzato perché fuggivano da una Terra dove non v’è più Creato, perché
fuggivano il deserto dove nulla è mai nato, perché fuggivano un destino non
meritato, perché fuggivano la moneta di un vile Dio per essere qui solo
narrato. La guerra che ciascun nobile arma per la sua ricca mensa priva di
coscienza brucia la vita di chi vittima dell’eterno sacrificio, io che nel
Teschio ho patito ugual martirio. Divennero mensa di un mare che accoglie il
male subito con la promessa che la fine è solo un nuovo inizio. Tutte quelle
vite morte al crocevia di un vento privo di qualsiasi Natura, ricordano il
passo antico di chi ha subito il secolare destino per servire un diverso Dio
schiavi di un mondo senza Dio. Queste Parole, dettate in quell’ora dal Vento, custode della Preghiera, appendo al
muro del mio Paradiso: venite anime smarrite e rapite, dal fondo di un mare al
cielo di una nuova vita condurrò la paura, preghiera raccolta nell’ora
infinita!
Continuo il volo ed il ricordo invade la Memoria, mentre il parco del
mio Paradiso si trasforma in un inferno senza Dio, mentre quell’Eretica ora mi
trascina per un ricordo appassito, ma la Primavera sazia e nutre lo Spirito, il
volo proseguo perché lo vuole e comanda Dio, e proprio nel ricordo della stessa
ora, quando ugual popolo fuggiva, sorvolo e scendo verso una regione ove è
incisa la Memoria perseguitata. Il ricordo non fiacca la vista, altrettanto
sublime al vento della Parola, perché nell’Universo di un mondo perseguitato,
un vento nato non da un naturale miraggio, ma dall’intollerante parola ha
scritto ugual memoria, di chi affogato nel peccato mai consumato di un battesimo
scritto nell’acqua di un Dio distante dal gesto troppo piccolo per essere
narrato come peccato. L’acqua divenne ugual tomba e martirio, condanna affogata
dalla parola quale monolitica certezza, affogata nel fiume e nel mare senza
alcun Dio. Il mare mi fa compagnia nel volo di questo ricordo, e nella
miniatura cagione e ‘regola di vita’, canone e punizione di un peccato mai
consumato, dedico ai martiri periti in quel vento nemico di ogni Dio. Perché il
mare e il fiume fu la loro condanna, se pur l’Eresia mai predicata, ma amore e
certezza che senza il ‘rito’ l’anima vola in Paradiso. Possiate accogliere e
nutrire, in questo comune ricordo, la speranza di un mondo più nuovo, e
risorgere a nuova vita, per condividere al porto di Dio chi ha patito e subito l’oltraggio
alla Vita.
Il Purgatorio non esiste. Il papa è un collegio di saggi, in cui le
donne rappresentano il trenta per cento. I santi sono cadaveri da non
idolatrare. Maria una brava persona, ma certo non adorabile. I sacramenti sono
soltanto due. La gerarchia ecclesiastica è diabolica.
Non basta?
Progressisti e ambientalisti per vocazione, i valdesi stanno per
principio dalla parte dei poveri e dei vinti, predicano la pulizia morale delle
loro valli e praticano ogni estate una ‘caccia alla lattina’ tra i boschi,
condannano la teologia cristiana che ha permesso ad un’unica specie, l’essere
umano, di distruggere e minacciare le altre forme di vita. E per finire,
secondo loro pecca di più uno che ruba che un ministro di culto omosessuale.
Eppure, sono cristiani. Cristiani da bruciare (o affogare…), come è stato
detto. E fatto!
Tutto comincia con la storia di un personaggio simile a san Francesco,
il commerciante Pietro Valdo, nato a Lione verso il 1140, il quale un bel
giorno dell’anno 1174 decide di rinunciare ai suoi guadagni, di darsi alla
predicazione del Vangelo e fin qui va bene: ma osa anche tradurre in dialetto
la Bibbia. E’ l’Eresia. Ma mentre Francesco di Assisi, che fece analoghe scelte
di vita, alla fine – grazie anche a una genuflessione davanti al pontefice –
sarà canonizzato, Valdo viene immediatamente scomunicato (1184). E i suoi
seguaci, ‘i poveri di Lione’, censori del lusso e della corruzione del clero,
vanno incontro ad una persecuzione che gli storici contemporanei non esitano a
chiamare genocidio.
Oggi i valdesi che vivono in Piemonte, concentrati in tre valli delle
Alpi Cozie settentrionali (Chisone, Pellice e Germanasca), sono circa 13.000.
Altrettanti sono sparsi nell’Italia centrale e meridionale, e altri 13.000 sono
insediati nel Nuovo Mondo, principalmente in Uruguay ed in Argentina. I seguaci
di Valdo hanno un loro Sinodo (l’organo collegiale che per questi riformati
corrisponde al ‘pontefice’ romano), un consiglio esecutivo chiamato ‘Tavola’ e
una rete capillare di ‘sacerdoti.pastori’
presenti in ogni frazione montana. Gestiscono inoltre un ospedale modello,
trasmettono musica e notiziari da una radio, ospitano in villeggiatura tutti i
nonni di quei torinesi che ad agosto schizzano in Kenya e a Bangkok.
Eppure in mezzo a queste montagne aspre, tra il Monvisio e il
Moncenisio, in questo baluardo naturale da ‘volpi eretiche’, come venivano
soprannominati un tempo, i valdesi vivono ancora in riserva. Forse non più nel
ghetto, come nei 287 anni trascorsi tra la pace firmata a Cavour da Emanuele
Filiberto di Savoia che ne riconosceva l’esistenza fisica (1561) e l’editto di
Carlo Alberto che dopo secoli di soprusi e di repressioni concedeva loro
finalmente i diritti civili (1848). Ma in una specie di riserva indiana, sì!
(Quanto sublime la Terra vista dall’alto, quanto rigogliosa e
prosperosa, ma possibile che tanto male l’ha seminata, tanto odio l’ha nutrita,
eppure nel libro miniato, ragione di un comune desiderio pregato, come può la
Parola volgere ad un vento nemico di ogni comune ‘ora’, questo io non comprendo
e capisco, continuo il volo perché Dio nasce dal vento di un diverso Principio.
Dio non può essere racchiuso in un rigo, al crocevia di uno strano bivio dove
la via può essere smarrita perseguitata o inquisita. Così che un vento nemico
di ogni Natura crea la disavventura per ogni naufrago nero o bianco che sia per
perire in un mare profondo quale battesimo di una strana Dottrina.
“Quanto sei ingenuo Jonathan, corri veloce per questi ed altri luoghi
con compagna la sola certezza dell’umile preghiera di un mondo limpido e giusto
a misura di ogni Pensiero all’uomo muto nello Spirito taciuto”.
Chi sei, non ti vedo!
“Certo che no, perché sono quel Dio pregato dal libro narrato e
venerato, mi hai dato del ‘guardiano’ del tuo creato, mi hai rivolto blasfema
parola offesa al secolare Verbo. Puoi leggermi su un rigo su una strofa così
ben curata e descritta nello stesso secolo di quell’‘ora’, ed io farò nascere
quel vento nemico alla tua Prima Parola, poi solleverò la Terra affinché la
nebbia si sazi del tuo istinto immaturo. Quelle genti prega(va)no il mio
pensiero al bivio di un diverso vento nato e poi risorto, e tu ben sai, visto
che cavalchi la Parola dal medesimo Principio partorita, che nascono bufere al
crocevia di basse o alte atmosfere, con tutte le perturbazioni che fanno il mio
secolo infinito, il tuo un invisibile creato da me per sempre punito ed
inquisito. Lo hai detto e descritto, per questo è nata una bufera, sono io che
comando l’uomo su questa Terra, anche se Secondo al Primo di un istinto
taciuto, pace e tolleranza non appartengono alle ragioni del tuo Sogno pensato
e Creato, ho dovuto metterlo per iscritto e dettare il tutto ad un profeta,
salì alto nel monte, non fu cosa facile incidere tutte quelle parole, per giunta
il mio popolo si era anche smarrito e la legge fu l’ancora di ogni peccato,
comandai quell’uomo per disciplinare quanto da te Creato, senza legge e
peccato! Son io che disciplino e regolo la rotta, infatti tutti in segreto
predicano la tua nuova venuta, in quanto la ‘moneta’ coniata quale eterna
certezza araldo di vita, con te, certo, avrebbe esistenza ben dura! La
‘materia’ sulla quale poggi le tue ali quali fossero Divine Parole, per me, che
combatto con l’uomo ogni giorno, sono scemenze senza contorno, sono tavolette
per la povera favella. Il figlio che hai abbandonato per una lenta agonia
nominata da te evoluzione dal mare partorita, conosce una diversa Rima,
l’ermetico e intricato pensiero conosce una diversa evoluzione alla Rima
dell’Eterna mia venuta, perché io quale custode nominato ho creato in verità
ogni creatura...
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