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Quando alla fine del XV secolo l'Europa si accinse a espandersi oltre i
propri confini, era un continente assai diversificato.
L'Italia stava vivendo allora il suo Rinascimento, ma non fu questo
paese il punto di partenza per le grandi esplorazioni geografiche. Gli stati
che si affacciavano sull'Atlantico e che avrebbero presto fondato imperi
oltremare godevano solo in minima parte dello splendore artistico e della
vivacità culturale dell'Italia. La Spagna e il Portogallo erano profondamente
radicati nelle istituzioni e nella cultura feudali. La monarchia francese era
appena uscita vittoriosa da lunghi ed estenuanti conflitti con il regno inglese
e il ducato di Borgogna, mentre in Inghilterra i Tudor avevano appena iniziato
la ricostruzione sulle rovine che avevano ereditato dalla Guerra delle Due
Rose.
Sebbene oggi si riescano a scorgere in quel periodo i primi germi
dell'epoca moderna, i popoli dell'Europa occidentali destinati a divenire
grandi potenze conoscevano solo il passato da cui provenivano, fatto di ideali,
comportamenti e aspettative ancora sostanzialmente feudali. Quando gli Europei
diedero inizio ai loro mirabili viaggi di esplorazione verso ‘nuovi’ favolosi
mondi, non potevano che esportare l'unico bagaglio culturale di cui erano in
possesso, gli strumenti culturali di cui impastata la loro cultura fin dal
Medioevo, e quando sbarcarono con successo applicarono questi stessi principi
approfittando della superiorità tecnologica data loro dalle navi e dalle armi
da fuoco, per poi imporre alle società dei popoli indigeni i modelli che
lasceranno una impronta indelebile nella cultura stratigrafica di un intero
mondo conquistato e soggiogato.
I teologi medievali avevano insegnato che il risultato di una conquista
poteva essere legittimato solo nel caso in cui la guerra vinta sul campo fosse
stata una guerra giusta. Per gli ambiziosi signori e condottieri feudali poteva
essere talvolta difficile adattare alle opportunità contingenti le condizioni
che definivano una giusta guerra, ma si preferiva evitare di contravvenire
troppo apertamente a questa dottrina per non dare alcun vantaggio al nemico. Le
difficoltà aumentavano quando candidati alla sottomissione erano dei popoli che
abitavano dalla parte opposta del globo. Non era facile dichiarare una guerra
giusta e difensiva contro un nemico che non si era mai avvicinato a meno di
mille miglia dai propri confini. Fortunatamente vi era un precedente a favore:
le Crociate avevano infatti chiaramente affermato il principio secondo cui una
guerra condotta nell'interesse della Santa Chiesa era di per sé giusta.
Tale principio era ancora estremamente attuale agli estremi confini
dell'Europa sotto il dominio dell'Islam. Quando nel 1453 la conquista ottomana
di Costantinopoli minacciò l'invasione mussulmana di tutti i Balcani e diede ai
Turchi la supremazia navale in grado di attaccare tutto il Mediterraneo
cristiano, il Portogallo e la Spagna lanciarono la controffensiva. Due anni
dopo la caduta di Costantinopoli papa Nicola V concesse al re del Portogallo di
sottomettere come schiavi e di confiscare le terre e le proprietà di ‘tutti i
Saraceni e i pagani di ogni specie, e tutti gli altri avversari di Cristo,
dovunque essi si trovino’. I Portoghesi si appellarono alle direttive di Nicola
V per giustificare le spedizioni contro i mussulmani sulla costa africana del
Mediterraneo, ma il Portogallo aveva cominciato a interessarsi anche alle coste
atlantiche africane e la terminologia della bolla papale (‘di ogni specie,
dovunque essi si trovino’) serviva a legittimare spedizioni schiaviste un
po’ dappertutto.
Regni ed individui che mai avevano minacciato il Portogallo -
sconosciuti anzi, a tutta l'Europa - diventavano così legittima terra di
conquista. La dottrina nata per santificare la conquista della Terra Santa
estendeva la sua applicazione sino a giustificare la conquista del mondo
intero. Alle sante missioni dei Portoghesi si aggiunsero ben presto altri
pretendenti ad analoghe opere di carità e di saccheggio.
Nel 1493 Rodrigo Borgia, eletto papa Alessandro VI, concesse ai sovrani
spagnoli il dominio su tutti i continenti non ancora sottomessi da nazioni
cristiane, per indurre i pagani derelitti ‘ad abbracciare la fede cattolica e a
vivere secondo la sua morale’. Borgia era stato portato a questo passo ‘esclusivamente
dalla nostra generosità e dalla sicura coscienza nella pienezza della nostra
autorità apostolica e in nome di Dio Onnipotente’. Per escludere ogni
dubbio sulle sue intenzioni egli definì il suo documento: ‘nostra
esortazione, richiesta, donazione, concessione, assegnazione, investitura,
contratto, costituzione, delega, mandato, inibizione, indulto, estensione,
ampliamento, volontà e decreto’.
I trasgressori di tutto ciò sarebbero incorsi nelle minacce dell’‘ira
divina’, ma anche, con singolare caduta di tono, dei santi Pietro e Paolo.
La guerra di conquista come estensione delle Crociate rimaneva
indiscutibilmente un concetto feudale; sicuramente non era un concetto
cristiano, estraneo a ogni insegnamento del primo Maestro, fonte del
cristianesimo. La mentalità della Crociata si era formata sotto la spinta
militarista dei signori feudali; essa offrì a sua volta la base per razionalizzare
i motivi della conquista e lasciò il segno su tutte le future azioni dei
conquistatori e su tutte le successive trasformazioni del suo ruolo.
Questi invasori di continenti sconosciuti presupponevano una loro
superiorità innata e assoluta su tutti gli altri popoli, sancita per diritto
divino; le generazioni successive avrebbero poi laicizzato la giustificazione
del loro diritto trasferendolo da Dio alla Natura, ma senza mutarne il
carattere innato e assoluto. Gli Europei promotori della conquista del Nuovo
Mondo si professavano perlopiù di religione cristiana, ed erano generosamente
di ceppo indo-europeo. Quando più tardi si affermò quale principio dominante
della conquista europea il razzismo, esso si sviluppò per naturale progressione
dalle basi della religiosità feudale.
I conquistatori del continente americano glorificarono le devastazioni
da essi compiute dando loro un’aura di sacralità, che anche i loro discendenti
si sono dimostrati alquanto restii a demistificare. Forse non accade più a uomini
bianchi di una certa cultura di abbracciare entusiasticamente illusioni di
grandezza, ma i miti creati dall'ideologia della conquista perdurano ancora in
molteplici forme così da mascherare la terribile tragedia che si cela dietro i
fasti europei. Anche se gli ideologi della conquista non possono più scatenare
entusiasmi per guerre sante o per i principi della biologia razziale, possono
ancora contare su un vasto e influente complesso di miti, secondo cui i popoli
indo-europei cristianizzati non sono solamente bianchi ed eletti ma anche
civilizzati, a differenza dei pagani di colore abitanti in terre lontane, i
quali non sono solo idolatri e di pelle scura ma in primo luogo selvaggi. In
questo modo si mantengono intatti i principi cardine di preda e predatore e il
grande mito nato dalle invasioni e dai massacri preserva il proprio sanguinario
splendore.
(F. Jennings, L'invasione dell'America)
La sera del lunedì successivo, alle otto precise, arrivai al 198 di Whitehall
Street…
(...Place, io vi arrivai prima di questo post, alle otto di questa
mattina, su una piazza del tutto simile, e all’apparenza normale dopo i
tumulti di una notte ...da KKK appunto. Ma in un ambiente del tutto uguale,
cioè dal sapore e odore non troppo dissimile da quello che provo qui ad
accennare in questo breve post….
Che gli zelanti Kavalieri del KKK (e non), non si offendano di
queste parole a loro dedicate, per l’attenzione a loro riposta, ricordando
loro, anzi raccomandando loro, dopo aver descritto le prassi d’iscrizione quali
‘maestri d’azione’, quale ruolo, pur l’apparenza, a lor conviene.
Che i zelanti progressisti e valenti fotografi non si offendano per
questo umile consiglio, dopo una notte da KKK, convien loro, dopo il servizio
offerto, una celere adesione.
Non si offendano le forze dell'ordine, e zelanti graduati e segreti
ciarlatani, che abdicano il dovere al mattino, il lavoro di prevenzione che
dovrebbero svolgere in ogni ora della giornata e della notte. Costringendo
interi quartieri a notti da KKK, oggi come ieri.
E non parlo solo del bianco cavaliere!
Non si offenda il Klan dal rito scozzese o meno, il loro ruolo è già scritto
nel libro, io qui ne traccio breve memoria, cara ai roghi della storia.
Non si offenda il bottegaio se ora lo nominiamo, lui che preferisce il
giovane ragazzino male-istruito, con l’urlo e il motorino, che al libro ha
abdicato il gioco dell’aguzzino quale futuro paladino del razzismo padano ora
incrociato con il sud normanno e anche un poco squilibrato.
Non si offendano neppure gli zelanti protettori, che fan del loro rito
del giorno e del mattino, il gran quattrino del becchino che si chiama
ugualmente… aguzzino.
Non si offendano i ben-pensanti, quelli che la sera chiudono bene le
imposte, ed al mattino ciarlano per una cacata fuori le loro porte.
Non si offenda la scopetta del mattino, che ben lucida lo zerbino, se
la notte urla il grido forte del Klan e tutta la sua corte, lei li voterà di
sicuro,.... in nome del Dio quattrino.
Non si offendano i medici dei pazzi, se anche noi urliamo fuori dalle
loro porte, perché i camici di quel Klan ha lo stesso loro colore, allor
preferiam esser pazzi e mai loro pazienti, che affiliati e vivere
vestiti come deficienti.
Quel colore, solo a loro si addice, noi poveri Eretici, urliamo
come sempre contro gli stenti dei nostri umili patimenti, senza neppur
esser negri.
Non si offendano dunque i religiosi, accompagnati dai
pennivendoli, se il post o libro non è piaciuto, c’è sempre il Klan che urla il
disappunto venduto ad un fanciullo arguto.
Loro son solo bravi ed onesti Cavalieri accompagnati sempre da nuovi
fidi scudieri al seggio del loro eterno sterco, che poi sian anche progressisti
o inquisitori, l’abito li unisce nell'urlo saputo. Non v’è gran
differenza nella casta, loro grande sostanza, lor non nominano le
storie per ingannar la gente, perché noi sappiamo per il vero il loro antico
mestiere!
Se poi son dentro anche nei tribunali, quali alti e protetti
magistrati o illustri avvocati, Dio ci protegga da li inganni di codesti
ciarlatani, perché hanno sbagliato mestiere: l’innocente non va contro la legge,
ma spesso chi di legge si intende, trae vantaggio dal proprio et (non)
umile mestiere. E noi speriam che non sia quello l’antico dovere che più
si addice ad un giovane coglione con la divisa pulita a dovere...
E al posto del cappello uno strano cappuccio, così han catturato
il vero et antico cappuccino: l’Eretico ed il negro, dell’intera storia
qui narrata e come un Tempo braccata... Che il loro Dio non ce ne voglia in
questa bella giornata, dopo una nottata dedicata ai KKK della strada...
Se poi voglion conoscere i motivi di questa strofa, si accomodino pure
che a loro sarà servita la verità dell’intiera rima (se non l’hanno già rubata
come sono soliti nella strana loro poesia….!), sempre che non l’abbian già barattata
con un altro piatto della panza così ben nutrita..., solo per confondere
l’intera ciurma ben digerita E’ questa la sostanza della loro onesta e devota
disciplina e che Dio ci Benedica...
Noi siam fiduciosi della nostra umile creanza, e quando sarà l’ora,
mentre loro s’affannano sulla (antica) storia, noi pubblicheremo
l'intera rima... con il nostro bel nome, sperando che qualcuno non si senta
come quel tale, che non nomino per ‘lo vero nome’, ma gridava: ‘son io e solo
io, il vero Napoleone, tutti gli altri non son nessuno, perché io son il medico
e tutti gli altri han taciuto...., chiamandolo per nome: Salutiamo a te… solo
e vero Imperatore’.
E che Dio ci accompagni, perché mai nominammo il suo nome!
Lui con il mio si sente un Dio.
Povero Dio sei morto due volte, e certo non per mano mia che conosco il
tuo pensiero e mai l’ho offeso... in questa lunga litania, e che Dio ci
benedica!)
(L’Eretico braccato e torturato)
Una grossa baracca di legno dove la Kavern n. 1 teneva abitualmente le
sue riunioni. C’erano sulla porta una mezza dozzina di persone.
‘Cerco degli Americani mancini’ dissi avvicinandomi e tenendo la mano
sinistra. ‘Allora il posto è questo’ mi rispose un grosso uomo che stava di guardia
all’ingresso e che riconobbi subito, era il Falco Notturno. ‘Sali pure’. Mi
arrampicai sulla scala e arrivai in un’ampia stanza dove c’erano una
cinquantina di persone. In fondo alla camera una porta chiusa, e dopo pochi
minuti comparve di nuovo il Falco Notturno. ‘Klansmen’, disse. ‘Venite qui che
vi insegno la Regola della Kaverna’. Si mise a sedere al centro della stanza e
noi ci radunammo intorno a lui.
‘Per prima cosa’, continuò ‘ora che siete diventati cittadini
dell'Invisibile Impero, dovete imparare il nostro linguaggio. In genere la
terminologia del Klan deriva dalla sostituzione della lettera ‘c’ con la lettera
‘k’. Per esempio, noi non diciamo caverna, ma Kaverna. Avete capito?’. (Allora
da domani tutte le lettere vengano immediatamente soppresse e sostituite...) Assentimmo
tutti in coro (e tutti rimanemmo in un impietrito silenzio) e subito Falco
Notturno ricominciò a parlare. Il nostro nome deriva dalla parola greca ‘kuklos’
che significa circolo (in effetti girano costantemente in circolo, come sono
solito fare i deficienti ed i malati psichici, non nominando gli ossessivi e
gli idioti; che poi si intendano anche di filosofia conserviamo seri ed onesti
dubbi....). Nel periodo successivo alla Guerra Civile, le prime società segrete
vennero chiamate ‘Circoli Bianchi’ e solo nel 1865, nel Tennessee, venne
fondato il Klan dal generale Forrest che ne fu il primo affiliato. ‘E la parola Klan da che cosa deriva?’,
domandai io. ‘Dai clan scozzesi’, replicò Falco Notturno. ‘Questi usavano
mandare in giro dei cavalieri con croci illuminate per invitare alla guerra i
loro membri’ (…Ma soprattutto, colmo della beffa, inneggiano anche alla libertà
di parola, prima e dopo il rito della storia...).
‘Sono stato costretto a combattere contro Hitler’ dichiarò un giovane
con amarezza ‘ma se scoppia la guerra delle razze, sarò uno dei primi ad
arruolarmi volontario’. ‘Bravo!’ approvò Falco Notturno. ‘Ma ora, prima di
proseguire, devo dirvi qualcosa sui nomi dei funzionari del Klan e su altre
questioni che possono interessarvi’. Prese dalla tasca un libriccino azzurro
piuttosto consunto del quale, trovandomi in prima fila, scorsi il titolo. In
copertina a grossi caratteri c'era scritto: ‘Il Korano: Carattere Onore e
Dovere’. Mentre Carter lo sfogliava, lessi anche questa frase: ‘ATTENZIONE! Il Korano è il Libro del Klan ed
è perciò un testo sacro il cui contenuto DEVE essere rigidamente tenuto segreto.
Una grave pena sarà inflitta a chi violasse questa legge’.
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