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Il Tempo e la Memoria (24)
....Dove la nuova Inquisizione costruì rapporti di collaborazione coi
poteri politici…
…Dietro il funzionamento della nuova macchina politica, infatti, si
staglia la presenza dell’uomo al quale Ferdinando il Cattolico si affidò per
questa impresa: il domenicano Tomàs de Torquemada nipote di Juan de Torquemada
(un illustre ‘converso’ diventato cardinale e autore di una importante ‘Summa
de Ecclesia’). Fu Torquemada a scegliere le persone da nominare nelle varie
sedi; e si dovette a lui la stesura delle istruzioni per il funzionamento del
nuovo tribunale.
Quest’uomo doveva lasciare sulla storia dell’Inquisizione di Spagna il
marchio del suo nome. Della sua realtà umana e delle sue idee sappiamo
abbastanza poco, come se l’impresa a cui si dedicò lo avesse assorbito
completamente. E, pur avendo anch’egli in famiglia ascendenze di ebrei
convertiti, non esitò a chiedere al papa Alessandro VI nel 1496 uno statuto di
‘esclusione dei conversi’ dal convento domenicano di San Tommaso d’Aquino da
lui fondato ad Avila. La sua dura convinzione della necessità di un rigoroso
sistema di sorveglianza antiereticale trovò espressione nelle norme elaborate
per il funzionamento della macchina inquisitoriale; norme dettagliate, messe a
punto in una serie di riunioni e diventate il codice dell’intera Inquisizione
(e non solo…) specchio di un Impero e di una intera civiltà…. su cui si
riflettevano i cardini del potere e la successiva ricchezza.
(A. Prosperi, Il seme dell’intolleranza)
Un problema di non poco conto è l’interpretazione del concetto di
‘Infallibilità’, frammento di singola
parola, che in realtà nel suo insieme raccoglie e sottintende molto di più di
quanto noi, nello sforzo di voler interpretare, possiamo sperare di raggiungere
dall’essenza del suo opposto donde sappiamo provenire. In quanto l’intera evoluzione
è costruita nel principio opposto, quindi l’immagine di un più certo e
probabile Dio, è il riflesso di una progressiva evoluzione, la quale come
sappiamo, per raggiungere il suo grado di presunta perfezione dall’imperfezione
nata, contraria all’infallibile ingegno, ha impiegato milioni di ère.
Le quali, in questa contraddizione rilevata, in pochi decenni che
raggiungono un secolo pari ad un Secondo di vita, ‘siamo o meglio sono
riusciti’ in ciò che un probabile Creatore ha impiegato in milioni di anni
scritti nell’errore giammai nella perfezione dell’Opera scaturita. Da ciò tante
correnti di pensiero filosofiche e teologiche circa il motivo della Vita,
l’Orrore e l’Errore nella prigionia di una materia imperfetta, opposta ad uno
Spirito o Anima eterna e vera immagine di Dio. Quanto Colui e come Colui
prigioniero e Straniero nei termini di una vita o peggio di una esistenza
inconciliabili con la Prima Perfezione divina ed immateriale discesa nel mondo
materiale e sacrificata dall’imperfezione umana al Teschio della Vita
donata….
Il dogma dell’‘Infallibilità’ è degno di nota perché con esso la Chiesa
ha gestito e continua a gestire il principio stesso della fede. Ciò che,
per taluni profani, o non addetti ai
lavori, può apparire banale, in realtà per altri, è cosa assai importante. Per
questo motivo a taluni l’- ‘inconsistente’ parola eretica appare ed apparve
così infernale e sempre tracciata nella ‘nullità’ soggetta all’eterno ‘errore’,
quanto alla giustificata persecuzione consolidata nei secoli fino ad approdare
a quelle forme di vero e proprio genocidio non solo culturale, ma anche legato alla razza e sangue di appartenenza.
Successivamente alla estrazione ‘etnica’ quale animale indigeno privo di
umanità in quanto non soggetto alla subordinazione cristiana della fede nella
quale il battesimo è espressione di una Infallibilità di cui la Cristianità con
la Chiesa si fa testimone.
Circa ciò conosciamo testimonianze legate all’Errore e l’Orrore nella
stessa impostazione del Rito, nei corretti termini di interpretazione e
applicazione del Rito cui ognuno quale credente è soggetto. L’infallibilità
aveva tracciato in questo singolo evento, come in altri, i tratti che
porteranno ad una giustificata premessa di genocidio, quando in verità sappiamo
l’evento stesso raccolto in una forma sacramentale che evidenzia un Rito frutto
di un processo storico evolutivo e sociale non riconducibile alla mancanza del
libero arbitrio ma semmai al suo opposto, il libero arbitrio consolida la
scelta del rito quale legame ad una fede o ad una setta. Tutto ciò è
riconducibile al mito, l’acqua quale mezzo di purificazione.
Giacché nella interpretazione e successiva esposizione teologica, il
‘Frammento’ il ‘Verbo’ il ‘rito’ che evidenzia
consolida e l’aveva originata (l’infallibilità), è pietra angolare di un
intero edificio teologico. E con esso un intera cultura che si snoda nell'arco
di secoli.
Diversa visione d’insieme appare ed apparve l’Eresia in ogni tempo e
luogo dove il dissenso manifesta un diverso principio ordinatore, o al
contrario, ristabilisce l’antico principio trasmutato o peggio inquisito e
perseguitato, quindi sempre classificata ai margini di una socialità da
emarginare, in quanto non apportatrice di valori comuni alla mensa
dell’‘infallibile’ parola e verità detta propagata e predicata quale sola ed
unica certezza legittimata a sindacare l’altrui motivo o principio: bestemmia
punibile con la peggiore sentenza.
In tal concetto o insieme che la parola ‘Infallibilità’ racchiude è
quindi sottointesa anche la volontà manifesta di intendere e spiegare i termini
non solo Divini, la Natura e l’essenza di quanto adorato e venerato, ma anche
le probabili condizioni dell’Opera pregata osservata ammirata e edificata. E di
cui, ancora, i riflessi sono ben presenti sia nel nostro ordinamento civile,
sia nella nostra comune visione di intendere o (peggio) interpretare le cose.
In realtà, dobbiamo partire dalla premessa indispensabile che la
tradizione orale è cardine e principio di ogni civiltà. Poi è apparsa la
scrittura. All'inizio della civiltà, tutto ciò che era fondamento di una vasta
comunità era affidato al compito della memoria orale. Poi venne appresa e
consolidata la capacità e l’abitudine della scrittura. Soprattutto per
esigenze pratiche. Quello che separa o divide, ai giorni nostri due differenti
‘mondi’ apparentemente distanti fra loro, come la cultura ‘uso stampa’
(letteratura e altro), e la cultura del vasto mondo di ‘Internet’, per
sollecitare un esempio calzante che si modella al nostro caso. Stessa evoluzione
che si conosce fra la memoria orale (fatti, avvenimenti, miti, detti,
leggende, principi, preghiere, canzoni, cronache, racconti e via dicendo)
e lo ‘scriba’, il ‘copista’, e successivamente il torchio uso stampa.
Dalla stampa, al variegato mondo informatizzato della cultura della
‘rete’. Tutti passaggi che suscitano ed hanno suscitato un confronto fra
ortodossi ed eterodossi, non solo del pensiero teologico, ma anche del mondo
culturale dove si riconosce una evoluzione.
Il Cristianesimo appare a tutti gli effetti una lenta e graduale evoluzione
dettata da principi e necessità spirituali, e oserei dire, storiche, il quale
ha costruito le sue innumerevoli vicissitudini sociali e teologiche su
delle premesse e fonti che con i secoli hanno perso o mutato del tutto il loro
vigore scritto nella memoria della ‘Prima Parola’, proprio per il motivo della
trasposizione orale. Ragione per cui la vera natura si è andata sminuendo,
perché persa o confusa nella storia stessa che con difficoltà riesce a
risalire, se non addirittura rintracciare ed interpretare la stessa sua
origine; culminando nel paradosso di eresia (da Lui stesso predicata) o
pericolosità insita nel pensiero di un profeta più o meno annunciato del quale
la Memoria ha successivamente ricordato interpretato… e concordato (quanto i
canoni di una tradizione evoluta nel tempo con tutte le sue regole discipline
nell’ordine dell’ortodossa ed Eretica parola di un Dio padre interpretata)
quanto da Lui donato (i Vangeli sono la testimonianza concordata e certificata,
ma vi sono anche quelli eretici con cui stabilire la certezza della verità
dalla storicità indagata….).
Ove risieda la via, l’Ortodossa e Eterodossa verità?
E’ un limite di enunciazione chiuso nel Tempio limite della Parola espressione della Memoria che
Godel saprebbe sicuramente svelare ed enunciare nel limite stesso che
indaghiamo con la stessa predisposizione d’animo di una Fisica pari l’intero
Creato così evoluto e pregato, venerato, oppure al contrario, eternamente
mortificato ed umiliato (che potrebbe
contraddire quella famosa infallibilità o se non altro concederne diversa
visione).
Ecco, così, che il Frammento acquista in ogni epoca cui rivolgiamo la
nostra attenzione, molta importanza, perché su di esso possiamo rintracciare
l’origine di un’intero codice genetico di credenze, intuizioni, pensieri..., divenuti simboli, geroglifici,
scritture. Questa fonte potrebbe nei secoli e millenni aver mutato del
tutto la sua vera natura. Influssi e contaminazioni hanno indebolito
rafforzato o svelito il pensiero originario, fino a perdere ogni vigore. E
ogni possibile verità cancellata a beneficio di un’altra, che per esigenze
storiche e successivo adattamento ‘sociale’ ha mutato le proprie
caratteristiche, pur mantenendo nel proprio affinità e connessioni, che, per
quanto stentiamo a riconoscere, in realtà sono ben evidenti. Del resto, come
nel vasto dibattito del mondo evolutivo che difficilmente in talune
culture è riuscito a compiere i suoi passi nella verità più consona alla Terra
e di conseguenza all'Universo abitato. Infatti con miopia riusciremmo
a trovare congiunzioni fra il vasto mondo acquatico e le successive mutazioni
che ha conosciuto quel primo essere vivente uscito dal suo originale
insediamento.
Così, per concludere, ‘Infallibilità’ rappresenta sempre un Orrore
innanzitutto in seno a qualsivoglia interpretazione, il concetto stesso di vita
o semplicemente di luce nasce dal moto opposto ed è più consono ad una
casualità di duplici eventi (onda e particella, con la Meccanica quantistica siamo
evoluti fino ad un nesso scritto in una cognizione di causa dove la fisica
raggiunge la metafisica). Infallibile può essere il pensiero Primo, casuale,
ciò che si è originato successivamente non ad un intento manifesto di creazione
volontaria, intesa come gesto pensato, così come l'infallibilità di quel Dio
immaginato ed interpretato, ma invece come conseguenza propria di una
duplicità fra materia e spirito, fra anima e creato, fra infinito e finito. Fra
ciò che è materia e il suo opposto (donde sappiamo provenire).
Forse per millenni abbiamo avvertito Dio, e la sua esigenza, come il
frutto di qualcosa originato innanzitutto dalla conflittualità fra materia
e spirito, e questa certo, non
può che fruttare e motivare pensieri
inerenti alla sua specifica natura, con la presunzione di definire
interpretare e riportare la Sua volontà, o
ancor peggior bestemmia, elevandoci noi a sua
immagine e somiglianza per decretare una
improbabile infallibilità. Noi quali esseri viventi, pur volgendo verso
una possibile perfezione, proveniamo e siamo, una continua imperfezione in seno
alla natura. Forse la natura in questo ci è maestra. Ma anche qui, l’errata
interpretazione ha fatto sì che l’abbiamo ridotta ad un sottoprodotto delle
nostre esigenze, piegandola al nostro volere accompagnato all’insaziabile ed
ingordo bisogno di deciderne e controllarne gli eventi, e quindi sottometterla
ai nostri ‘eterni’ bisogni…
(Curatore del blog)
...Ebbene, quando si parla di Inquisizione (spagnola) del XV secolo, il
nome che su tutti gli altri emerge nella memoria è quello di Tomas de
Torquemada, giunto ad incarnare, dell'Inquisizione, l'aspetto più orrendo e
devastante. Ed in effetti, Torquemada incarnò per vari anni l'essenza stessa
dell'Inquisizione: almeno da quando il papa gli conferì, nel 1483, la qualifica
di Inquisitore generale per tutto il regno di Castiglia.
Fray Tomas, aveva allora 62 anni. Discendente del cardinale Juan,
famoso per aver difeso strenuamente la tesi dell’infallibilità del papa, Tomas
è un personaggio la cui memoria galleggia tra storia e mito; in realtà,
pochissima la storia. Probabilmente nato ad Avila, attorno al 1420,
giovanissimo, si era fatto frate predicatore nel convento domenicano di San
Paolo in Valladolid, col nome di Tommaso, in onore del santo domenicano e
filosofo, d'Aquino; da subito aveva abbracciato la riforma rigida dell'Ordine,
sulle orme del padre generale Alfonso de San Cebrian: questa scelta testimonia
a favore dell'immagine ascetica dell'uomo.
La sua carriera era stata folgorante: priore del convento di Santa
Cruz, a Segovia; confessore e confidente del tesoriere di Ferdinando d'Aragona
e Isabella di Castiglia; infine consigliere della stessa Isabella. La nomina ad
inquisitore del regno era stata la degna conclusione di un percorso di onori e
di amicizie che, se non aveva pari, era certamente invidiabile. Chi ne tesseva
gli elogi, non mancava di sottolineare come non mangiasse mai carne, non
facesse mai uso di lino nel proprio letto, non favorisse neppure i parenti più
prossimi con benefici e regalie.
Uomo di eloquenza potente, capace di suggestionare chiunque con la
predicazione, Tomas era la perfetta incarnazione dell'uomo di fede desideroso
di difendere la fede.
Fin qui la storia….
Dove risieda la verità posta fra storia e mito resta un mistero: come
sempre è l'anima dell’uomo a custodirla; in questo caso, l'anima del giudice (ma
per sottolineare lo spirito dell'uomo di fede riflesso nello specchio del suo
tempo, mi è parso importante riportare per intero quelle che furono talune importanti
disposizioni da lui emanate, che forse ci fanno meglio capire l'animo dell'uomo
nei confronti della fede stessa da lui promossa e dibattuta, ‘consegnata’ ai
suoi fedeli e difesa dal pericolo di ogni diversa ortodossia o eresia. Vedremo
come in contraddizione con le enunciazioni del ‘principio’ cristiano, la
solidarietà, l'amore fraterno, la tolleranza, e molti altri comandamenti svilissero
la loro originaria natura per
reprimere e forse neppure prevenire qualsiasi dissenso dinnanzi ad un solo ‘infallibile
principio’.
Per concludere, leggiamo le ‘disposizioni’, da quelle ci facciamo un'idea
precisa del personaggio, come dire, e tradotto nella odierna democrazia riflessa
nei suoi mezzi: ascoltiamo le sue chiacchiere, voci, grida, sussurri, parole, invettive,
e perché no, pettegolezzi sermoni, e lettere; fuori e dentro la
Chiesa. Sì perché la Chiesa era il principale centro di potere e culto che ha
caratterizzato e modellato per secoli le civiltà.
Divenuto Inquisitore generale, Torquemada si prefigge uno scopo ben
preciso, che non è quello di aumentare la rigorosità delle persecuzioni, bensì
quello di regolamentare l’attività inquisitoriale. Lo scopo è ‘nobile’ e
perfettamente conseguente alle motivazioni che hanno prodotto la sua nomina (sulle
parole dell’autore cui faccio riferimento in questa parentesi, trovo del chiaro
umorismo storico, cioè non si vuol affermare che Tomas è meglio di altri, suoi
consimili, ma solo che nei quasi 400 anni dopo analoghe persecuzioni, il tono è
stato regolamentato; di fatto rimane pur sempre un documento
raccapricciante per qualsivoglia libertà di pensiero e culto... Una chiara ‘fotografia
storica’ che svela ancor di più il ‘fotogramma’ da cui siamo partiti dall'evoluzione
del Tempo e la Memoria qui riconsegnata alla libertà della Storia imprigionata,
pur sempre una evoluzione intesa come
miglioramento all’interno, si faccia attenzione, dell’intolleranza...).
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