giuliano

domenica 14 giugno 2015

UN VELIERO (2)


































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Un Veliero

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Prima Lettera (3)













       Sembra osservare le rotte.
       I venti.
       Le vie.
       Le coste.
       I fari.


Pur in apparente assenza, è vento, ed il nutrimento per i pochi naviganti.
Pur in apparente pessimismo, è sicuro degli elementi, di cui si sente padrone e signore.
      Custode ed interprete.
L’unica cosa che può e sa fare, è spiegare, interpretare, capire, decifrare.
      Non è passivo alla vita.
      Non prega ed impreca.
Pone le condizioni, le scelte.
      La giusta democrazia.


-  Genti in vista                                 Annuncia il marinaio.
-  Dolori                                               Suda il Capitano.
-  Rancori                                             Spiega il filosofo.
-  Rumori                                               Urla il mozzo.


Il Capitano inizia ad osservare, non a scrutare.
Perché sa di essere scrutato.
Ulisse gli ha insegnato il giusto stare e partire.
Il giusto parlare.
Il giusto dire.
Non è solo questione di rotta, è capacità di sopravvivere
dell’essere ed apparire, mantenendo integre le proprie
credenze, il proprio credo.
Senza piegarsi, senza umiliarsi, senza rinnegare e rinnegarsi.
Là dove è la materia a fagocitare la vera legge.
Là dove è la visibile forma che vomita la via.
Là dove i denari chiudono gli occhi, e le croci diventano alibi collettivo.




      Il filosofo tace.
      Il Capitano lo osserva, la sua è una presenza oltre la parola.
      Talvolta diviene presenza ‘oracolare’.
- Il silenzio è assenso…                    pensa e sentenzia fra sé.
       Non ci sono armi a bordo.
       Non c’è violenza.
       Anche se la frattura fra loro ed il resto del mondo è evidente,
 ognuno ripone fiducia nella propria intelligenza.
       Non ci sono passeggeri da assecondare, così come non ci
       sono tesori da difendere.
       Solo le ragioni della vita che non deve cedere il passo alla costanza della morte nel miraggio di una nube purpurea, che tutto tacita e lentamente uccide.
       La nube che loro chiamano progresso.
       La morte che loro barattano con la vita.


       - Non esiste la morte…              ricorda il filosofo,


    come se ogni preliminare prima o dopo, sia un inutile dettaglio,
    da circoscrivere nel fiume delle possibilità.
    Il fiume scorre verso il mare. Noi siamo il mare che osserva
    il lento scorrere di ciò che all’origine non sarà mai più.


         Spiegò o pregò una volta dall’alto del ponte,
         un filosofo che sembrava un Capitano
         …ad un Capitano che divenne filosofo…
         Nella distesa di un Veliero che sembrava una grande Chiesa.
         Nel segreto di un timone, che sembrava un altare.
         Nell’infinito di un mare che sembrava un grande Universo.



Il filosofo non  illude.
Non inganna.
Ama mostrare le cose come sono, affinché ognuno possa capire.
…E compreso, compiere la scelta.
 Decidere la sorte.
 Fra un destino mutevole diviso fra un onda e una terra nuova,
 e un tempo già deciso, vissuto, composto, ciclico.
Capire, non interpretare la realtà.
Interpretare il mistero divenuto mito.
Il mito, segreto compagno di ogni possibile comprensione, sfuggita alla realtà.
        Uomini osservano ….,   non Dèi.
        Gli Dèi sono muti per questo mare.
        Dèi nasceranno in questo navigare.





La vita, chi la pensa compiuta, è da compiersi,
per questa navigazione.
La vita è ancora da comprendere su questa nave.
La vita parla in frammenti in questo navigare.
E se la comprensione e l’ostinazione, procedono a passo di remo,
dal profondo dell’Oceano, un nuovo Continente appare.
Lenti sembrano procedere alla deriva, nel tempo delle forme
e del divenire, nella logica della evoluzione delle cose,
di ogni cosa.
La vita parla in frammenti in questo nuovo nascere.
Il pendolo del remo, la monolitica essenza del tempo definito,
procede immutata, creata, sicura.
Il tempo scorre a passo di remo, nel soffio del vento,
che gonfia la vela, che trascina la terra.
Che sposta la zolla, che modella la forma, che detta la via.
Il tempo forma il calco, dal piccolo al grande.
        Un tempo immutato.
        Definito.
        Udito, come un soffio di vento.
        Percepito, come un battito di remo.
        Accettato e compreso.
        Non sempre amato.


La nave sta, monolitica visione di una lenta evoluzione.
Ognuno dell’equipaggio è un muto elemento della Terra.
La muta sostanza che non appare ….ma è.
La muta essenza delle cose.
La forma né vista né percepita.
La simmetria originaria.
L’antica bellezza.


       Ognuno, sull’antico vascello alla deriva,
        è muto elemento è muta sostanza.


Il filosofo, il Capitano, il marinaio, il mozzo, lo scienziato,
ognuno compone il segreto disegno invisibile.
Non visto e nemmeno celebrato.


       L’antico mare oggi è calmo.
       L’antico Oceano di Tedite, oggi è caldo.
                                       

 Il Capitano sul ponte cura la sua dignità consegnata allo sguardo
 indiscreto dell’apparire, cerca solo di andare d’accordo con la
 propria divisa.
 Si aggiusta alla meglio l’abito, senza colori, senza dolori,
 senza mostrine.
 Solo un abito, …..nessuna divisa.


Il nero o il bianco,
il rosso o il verde,
li ha barattati per i mille colori dell’Oceano,
per i mille profumi della costa.
I tanti e troppi colori gli invadono i ricordi
                                                        i sogni
                                                        i pensieri.
    
        Muto guarda,
        muto osserva,
        muto ricorda.


Quello che era,
quello che fu,
il principio immacolato ,
un amore di odori, ricordi, sensazioni.


        L’orecchio ode
        l’occhio vede
        l’udito ascolta di nuovo.





                       Il torrente diventa mare
                       il mare nuova vita 
                       che scorre a precipizio
                       nello spazio dei ricordi.


Il Capitano assente sembra guardare la costa….
in realtà scruta se stesso.
Osserva muto la creazione.
Il Capitano è il creatore.


In questo pensare e pensiero cerca solo di rendersi più accettabile.
L’unica cosa che lo accomuna al resto degli uomini sulla costa….
è una divisa che divisa non è!
Nel mondo da lui osservato, i colori degli uomini sembrano
tante e troppe inutili divise.
I suoi colori, ed i suoi dolori, sono in altro luogo.
In un altro Olimpo.
Cerca solo di apparire più rispettabile.
Sa che sulla Terra la forma delle cose ha una segreta valenza.
La chiamano ricchezza, il possedere la vita.
Chiamano ‘Demoni’ chi presiede il nostro pensiero.
Chiamano povertà …la natura che ci domina.
I Cristiani ci chiamano Pagani.
Ridono da lontano della nostra povertà.


        Possedere la vita, dominarla, dicono…..
        con voce univoca, in un sol coro, in una sola Chiesa.
        Stendardi, bandiere, armi, divise, discipline,
        ordini cavallereschi,
        monaci, mercanti, pellegrini, ospedalieri,  
        ora tutto appare alla vista umile e dimessa del Capitano.





A passo di remo, i contorni si fanno più nitidi,
più chiari, più marcati.
I pochi che giungono rappresentano i ‘molti’ non visti.
In questa natura rovesciata, dove vorrebbero apparire
specchio della Terra di appartenenza,
i pochi sono la superficie non vista di una forma non compresa, non accettata, ….dicono ….
                                                                            creata.
La materia che scorre tacita e silenziosa, scivola piano,
                                                     con un tempo definito.


        Sulla nave, per la prima volta, il Capitano riscopre quella
        dimensione persa, dimenticata …..non del tutto accettata.
       

                          Il Tempo.
                          Bussa, scalcia, annuncia la frattura fra il definito
                                                                                  e  l’indefinito.
                          Fra  il creato e l’increato.
                          Fra l’inizio e la fine.
                          Fra la Creazione e l’Infinito. 

                               
   

                                                                                                                               

                                  
                                       Pietro   Autier 


(Giuliano Lazzari, da Dialoghi con Pietro Autier)

(Prosegue...)  














     
  


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