giuliano

lunedì 15 giugno 2015

SECONDA LETTERA (un veliero) (4)



































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Prima Lettera (3/1)













Nella geografia esplorata e navigata, giammai regna nelle fondamenta della comune mappa studiata. Terra incisa dalla dura crosta della sofferenza privata dall’antica solidarietà di questa immutata geologia al piatto mare della vita. Stratigrafia di una strana geografia con cui studiare l’evoluzione antica, con cui condividere la Verità regno della Memoria scritta e pregata, rotta della comune Parola con cui combattete il pregiudizio: grammatica e verità predicata e sconfitta: confine con cui difendete ed ornate la (vostra e nostra) Terra dall’esilio di codesta vita. Giacché, questa, parmi contraddizione alquanto antica, falsità della Materia che per il vero governa e nutre il regno nell’ortodossia nominata vita. 
Elemento che gonfia la vela nell’antico ed immutato Veliero mosso dal comune Vento visibile elemento, da chi, pur pregando ugual Dio, in ogni confine e geografia di codesta Terra, detta la rotta e costruisce la geografia in difesa della ricchezza. Dimenticando la Parola che segna il motto di ugual dimora, dimenticando la carità antica, dimenticando la saggezza condivisa in ugual crosta di Terra. Ed io, mosso da un vento certamente più antico (invisibile al Secondo Dio) e saggio, all’ombra di Dio, posso dire l’Universo condiviso diverso dall’equazione del Tempo dal genio costruita. Con la quale spiegare e comprendere lo spazio della comune Memoria studiata alla luce velocità della materia così cresciuta ed evoluta.
E se codesto navigare non mi concede nessuna ricchezza né certezza, perché privato e condannato a soffrire un nulla di invisibile materia, mi sia concessa parola e rotta, … nell’invisibile ora di un Tempo al remo di un Primo Dio, affinché in quella ricetta della vostra ricca dimora, si presti orecchio non solo alla coscienza, comune via di codesta strana materia, ma affinché l’inganno della rotta nel Secondo della vita, possa svelare la Storia che ciclica compie il cerchio nell’ora imperfetta e forse anche maledetta. Da umil Perfetto quale io sono, con codesto privilegio da Poeta mi sia concessa Parola, in compagnia di pochi o tanti illustri antenati che nella stiva mi fanno compagnia, mentre in coperta regna un antica sofferenza scolpita nella rotta di una diversa via agitata al mare della vita. Via e mare che in ugual ora concede un poco della sua immensa saggezza, Oceano di vita donde la via sembra smarrita nella bufera ove tuona uno strano ed antico elemento.
Nessuno gradisce il nostro ardire.
Nessuno, al porto ove il Ciclope antico pone il faro del suo occhio risoluto, perché mi pare presto detto, in quanto la notizia che un Tempo era ed è eresia, la Grande Notizia che scrive la rotta onde approdiamo all’odissea della vita, parla chiaro circa il privilegio con cui difende il diritto alla terra smarrita. Lo Straniero eretico di antica e nobile simmetria accompagnato dallo straniero di ugual via, giammai è gradito alla mensa della ricca baronia porto e rotta di ogni via. Europa che inganni la Memoria difendi ogni porto dallo Straniero di ogni rima, affinché la ricchezza o altra merce non palesi l’antica malattia nominata talvolta eresia dall’intollerante bussola della rotta antica nel piatto mare della vita.
Quali topi della stiva potrebbero appestare la vostra ricca via?
Quali mali da questo vascello trasportato potrebbero oltraggiare la vostra ora?
Quando vi affannate nel privilegio della certezza nominata evoluzione scritta nel progresso frutto di una scienza antica che da un mare è progredito per una diversa rima. E’ evoluta a miglior vita per riscrivere l’intolleranza antica che non fa rima con nessuna rotta ma sinonimo di piatta terra con la quale condividere la superbia inestinta figlia di un privilegio altrettanto antico parente di un Dio oscuro padrone del Creato certamente usurpato.
Navigato con la bussola di una antica ed immutata dottrina. Ove se pur l’ago muove la via, in realtà la terra cui approda la certezza di ogni improbabile conquista non condivide ugual geografia e clima da ogni essere e anima navigata ed incarnata. Perché se pur gli elementi uguali per i sensi di ogni vita, una diversa disciplina impone un non comune sentimento nell’oceano della stessa vita. Certo, io che dal ‘nulla’ provengo quale formula di antico e saggio se pur Eretico alchimista, conosco questa invisibile clessidra diluita nel Tempo di una strana materia. E voi che  nella luce costruite la formula di ogni certezza con cui condividete il pane della vita, con cui pregate un comune Dio, con cui edificate ogni porto per questo mare antico nell’equazione di Dio, mal sopportate l’invisibile Tempo di chi custode di un diverso Dio. Straniero ad ogni porto e mare nella materia edificato, nella terra costruito, nella ricchezza…pregato….
Perciò in questo Veliero non è più il Capitano a parlare o sentenziare verbo, ma una Grande Notizia che distillata e diluita nel Tempo di una clessidra quale sabbia di un deserto destino della nostra ed altrui vita, conduce il passo malfermo disperato e braccato per la solitudine di un diverso Creato. Cui il Destino non concede diversa moneta eccetto l’esilio di chi aspira ad una preghiera di una vita accettata e sperata rifondata alla banchina di un rifugio dove nascondere la disperazione nominata tortura. Dove celare e ricreare una vita sacrificata dall’intollerante certezza di un aguzzino che affonda ogni speranza nominata domani. Dove i Dèmoni braccano ogni Rima che canta la vita parenti di un male quale sola ed unica certezza di vita….








                                      Seconda Lettera (del capitano)




Così navigo e medito la Verità al porto dell’ipocrisia della Parola nella grammatica geografia della Storia, perché alla banchina della grande Notizia del giorno regna di nuovo la Memoria, io posso ben dirlo. Io che scrutai l’orrore, che nominai l’orrore, che aspettai la morte nell’orrore. Io che vidi al porto della vita senza direzione né Tempo ogni via smarrita, ogni anima persa e sconfitta, ogni Dio morto all’ombra di un commercio che infestava ogni possibilità e certezza confuse nella pretesa di recitare ‘una sola parola’ senza per questo divenire bestemmia. In nome della croce con la quale barattavano Dèi per Dio. Di quegli Dèi mi sono saziato in quell’immondo Secondo Creato. Dèi prima di Dio, animismo immacolato senza coscienza del peccato contemplavo al porto dell’immacolato Creato pregato.
E quando l’orrore mi spinse all’ombra di una caverna per non vedere i volti della loro preghiera, posso dire di averli odiati tutti fissandoli non visti mentre assistevano al sermone, mentre cantavano lode al Signore. L’orrore mi portò nell’Universo invisibile di un altro Dio dove ogni creatura nel folto della boscaglia, sia essa bestia o mulatta, mi parlava del mondo creato, mi narrava la storia del Paradiso senza peccato consumato o regalato dallo strano Dio approdato.
Ora, dopo decenni, noi clandestini nell’ortodossia della vita, meditiamo la morale osservata dell’intera ciurma approdata all’altra riva. Noi, che nel mare di Nessuno navighiamo quale eterna Odissea della vita, miriamo all’altra riva, che, da una Parola porta alle cime di un porta quale confine di una opulenta e ricca geografia. Tale Geografia, stratigrafia della storia nei secoli diluita ed intrisa di morte e dolore, non gradisce lo Straniero fuggito dal calvario ove confinata la terrena prigionia nominata vita. Per questo li osservo e medito rimembrando l’orrore vissuto nell’onda di un Universo senza direzione né Tempo: ingordi ricchi e rinchiusi nella certezza del piccolo mondo antico con la complicità di una bussola che indica il magnetismo, Sole di un Dio sconfitto perché si narrano custodi della Luce quanto dell’Iperboreo mare, quel polo che appare ad illuminare le brevi giornate rubate….
Nel deserto di codesta clessidra, che lenta scorre verso l’imbuto di un altro Tempo manifesto del visibile Creato, la Profezia e la Visione accompagnate all’Eresia della vita conducevano e conducono alla saggezza della vera Dottrina. Per questo il fiero barbaro indica l’uscita quale sua… e dice… ‘nostra sicurezza’: ciò appare come l’inganno della Storia, il paradosso della Memoria, l’ipocrita parola… la quale sgombra la grammatica da ogni possibile comprensione della Notizia così partorita… nel comune mare della vita. Giacché dai tempi in cui forgiava il fuoco della sua dimora, noi avevamo scrutato e scritto l’Eresia dell’Anima prigioniera, avevamo scritto e spiegato l’Universo… Nei tempi in cui cacciava nella scura selva impietrita, noi vegliavamo ogni Anima discesa per questa Eterna Vita. Nei tempi in cui braccava ogni Spirito avverso nell’uncino di un dèmone manifesto, noi avevamo visto un angelo caduto regno di un Impero senza nessun Dio.
Così, come dicevo, li osservo con gli occhi intrisi di orrore… e confesso di non udire le parole, pronti a tacitare la violenza che sgorga dalla Luce di ugual vita, se pur violenta nei secoli di Memoria, ognuno come allora cerca e bracca l’agnello sacrificio della Genesi della vita. In codesta equazione così ben distribuita vi è la costante di un'unica e sola certezza: non è il solo Dio pregato e venerato che giustifica l’antica colonica ricchezza e fonte di vita, giacché ora, nella crisi di un mondo che come allora veleggia a restaurare la croce quale uncino cui affiggere il nuovo sacrificio, vi è il popolo che urla e scalcia dal Colosseo allo stadio un sol motto quale promessa del futuro Creato e desiderato. Cui sacrificare ed esorcizzare il male che insidia un corpo così ricco e ben nutrito (ove, per il vero ed in segreto, la bianca ninfa gradisce quale puledro del suo desiderio lo schiavo allo schermo dell’ingorda caverna, offesa, per il vero, di ogni platonico amore desiderato. Ma queste sono le dimensioni del Creato nel peccato giammai consumato, e come ebbe a dire un antico Trovatore: dopo è compagna di processione del prete che la promette quale ancella per il castello non dichiarato, rubato in un'altra vita ad un feudatario non desiderato perché Eretico ed in odore di platonico… peccato giammai consumato…. Scusate non mi dilungo in questo Universo di Stelle e Parole, di promesse intrise di preghiere, di pellegrini e cliniche in odore di Provvidenza ove il bilancio della vita, quale appare, non certamente in questa Rima, ma saggiamente distribuita dalla Parabola recitata dalla casta della penna dello scriba, sembra essere eternamente e per sempre falsato…, e da una suora e un cardinale propagato… Che strano creato caro curato…).
Un corpo, dicevo, così ricco e ben nutrito, evoluzione nella Luce e nel Tempo scritta, così almeno narrano e spiegano la vita dal genio calcolata (non è Bibbia, ma Tempo diluito pagato e rivenduto dalla materia distribuita al canone della vita…. Noi Eretici senza Tempo né Storia, come detto, apparteniamo al ‘nulla’ di un rogo simmetrico alla presente memoria…). Certo, per me che poco credo nella materia nell’etere diluita rivenduta ed anche numerata, protetta e venerata alla Parabola del nuovo profeta…, questo rinnegare o forse per meglio dire, negare altra possibile ‘via d’uscita’ ‘altra via di salvezza’ ‘diverso destino desiderato’, ‘una diversa nascita in questo nuovo porto d’attracco’, mi pare una vera castroneria dal Genio di cotal ‘economica dottrina’.
Per i signori borghesi e ben-pensanti legati al giornale della mattina, al cappuccino del bar preferito, alla predica della domenica, alla parola sussurrata quale calunnia sollecitata dalla fretta, ai predicatori del padano secessionista: ex calvinista ex battista ex tastierista ex pantofolista ex sessantottista ex terrorista ex centrocampista della squadra del carcere ‘il polo c’è l’ha duro’…; tutti… indistintamente e devotamente appartenenti alla corte della casta, la quale per antica simmetria compie la Fisica nel miracolo della vita; questo dire ed anche predicare per il comune mare quale armatore di pace è una vera Eresia! Con i denari di uno stato  compiaciuto (ed ex pontificio), debbo dire che nell’Universo cui braccano le Parole ‘fuori-uscite’ dal loro Creato così ben retribuito…, un decimo o ancor meno…, basterebbe allo Straniero… approdato. Peccato che in cotal Fisica, la stessa mano dona al povero e sfortunato… futuro schiavo…, quanto al suo avo nel Congo dell’eterno peccato. Erano fiere colonie nello stesso Tempo taciuto, ed il Mercato fu ugualmente un affare astuto all’ombra di un urlo al Colosseo del nuovo tifo, che no!! Non è truccato! E’ sano e ben dotato nel peccato della moglie abdicata alla ‘casta’ di un’altra Dimensione desiderata…
Ora l’incubo invade le case come prima e più di prima, ma il popolo è assicurato, l’affare di Stato è punito e lo Straniero abdicato ad un più ricco Creato, affinché la pace e la calma torni a regnare nella quiete del pellegrino che reclama il perdono di ogni peccato consumato. E se il moro scalcia alla porta di questo Tempo narrato, c’è chi ostenta una nuova profezia: l’araldo della Madonna pregata quale vera e sola icona nell’ora della parola predicata, c’è perfino accordo sulla data della pasqua, quando Cristo e Anticristo si contendevano il Tempio. E’ l’orologio cui sovrintendere la vera Memoria, atomo e tempo senza notaio a certificate l’autenticità della reliquia venerata, puntuale ad ogni pomeriggio pregato nella parabola senza peccato consumato, oracolo della Memoria nella profezia dall’etere distribuita… Se non sono gamberi certamente sono passi cui destinare e riscrivere l’eterna Apostasia, con l’unica certezza scritta nella visione di un solo pentimento…: ‘peccato caro Giuliano che sei trapassato nel Nulla creato… al Tutto così saggiamente contemplato…’.
Come dicevo, l’incubo incombe nell’Orrore di prima, ed il povero negro più cattivo e nero di prima, non orna il ricco mercato della Nave cui affidare l’atroce destino…, giacché il ricco mercato della Nave, sempre nel nome e per conto di Cristo, è salpata a miglior porto cui distribuire il peso naufragato, perché la Democrazia dall’orrore di prima si è evoluta nei decenni di parole al Parlamento della retta disciplina. Noi Stranieri alla retta e saggia parola dalla diplomatica lingua, vediamo questa geografia simmetrica all’orrore di prima. Certo, lo schiavo non è più di moda, raccoglie al nero il sudore della fatica: un piatto alla mensa in questa spietata economia. Ridurre costi e costo del salario per chi nella materia costruisce il futuro nominato Storia. Infatti la Democrazia recita che siamo tutti uguali (più o meno come fa la Legge… quando non privata o accecata del comune dono della vista…) ed il Papa aggiunge… ‘e così sia’. Per i peccati come nel Tempo inverso di questo quadro antico, il Pellegrino può contare sull’indulgenza con breve inchino…, l’affare è materia e moneta di Dio…  Sia chiaro, non voglio patire le pene dei miei antichi avi, e qui dico e certifico che sono tutti Santi…, anche se qualcuno va in galera con l’indulgenza dell’intera casta riunita in assemblea plenaria, la quale mentre ruba e recita un ‘Mea Culpa’ nel Pellegrinaggio commissariato di codesta santa via, mette al sicuro i denari al porto della ‘Vetica’ e braccata rima dal Veliero distribuita.
Sono numeri e geni contrari al ‘Nulla’ della mia visione divenuta d’incanto… Eresia dal dotto medico combattuta - Bacolus Demonum - di antica Memoria. Che Dio ci aiuti in questa ora….! Ed al dotto Medico che proviene dalla chiesa non arreco offesa, non sia mai ricordato aguzzino, per questo sussurro a lui nobile consiglio: scrivi un manuale cui affidare la retta disciplina la retta visione della vita, certificata dalla santità della tua dottrina, perché oggi come allora la Santa Inquisizione ti è certamente amica.
I nostri furono Dèmoni e Dèi combattuti e perseguitati dalla terapia nel Tempo e nella Luce distribuita.
I nostri furono Tenebre ove ogni cosa del Primo Creato narrava la sua vita compiuta e discesa e fors’anche prigioniera, ma sempre in eterna  attesa di svelare e narrare una vita incompiuta braccata e taciuta…. 
Eresia Demoniaca in quanto in codesta Terra narrata i Santi sono ricchi… e benedetti… ancor più di prima, alla faccia della Storia che li numera per uno sforzo di Memoria, affinché il conto non vada perso nel cerchio della Dottrina. Affinché la casacca che dopo vestono alla Torre del peccato terreno possa serbare il numero della cella cui affidare il vero nome… nel circolo della vita all’ora d’aria condivisa con gli altri detenuti di cotal Dottrina…
E… affinché non sia mai detto che in fondo al cesso c’è un nobile ben protetto, il quale un Tempo non troppo antico fece da Mercenario ad un Papa, Monarca di Dio. La Terra usurpata divenne ricchezza e fasto di quanto ammirato or ora dal Pellegrino approdato, mentre raccomandava la preghiera al disgraziato quando esalava l’ultimo respiro dal dotto medico comandato. Ed io, cari signori baroni conti vescovi e cardinali, tirerei la catena del nobile gabinetto il quale orna la facciata del grande Ministero (da non confondersi con Mistero, quello come detto è distribuito all’ora quarta del pomeriggio…) democraticamente edificato, ma sono ancora lì più nobili e santi di pria, nel Nulla della nostra Memoria. Rozzi e malfermi nella parola nella fogna ove ornano la Storia così talvolta è gradita la spazzola della Memoria… affinché il Gabinetto del Ministero non rimanga ornato del loro profilo…
E come la bestia che nutre il mio pasto antico da cui traggo il latte divino raccomando loro il Breviario della Sacra e miniata Parola all’ora dell’agnello della Divina Dottrina, mentre tutti sappiamo che codesta turpe Eresia ugual rogo conoscerà alla tortura dell’eterna ortodossia… e che Dio li…. Benedica. Io mi pento e mi dolgo e chiedo perdono per questa Rima perché continuo a ripetere che non so’ quale sarà codesto Creatore dal Genio studiato… nella Fisica del nobile Creato pregato. Io, scusate, provengo dal Nulla di un diverso Universo mai visto e narrato, perciò debbo ringraziare la mia Vela che ad un nuovo porto ha condotto l’eterno peccato navigato. Ciò che vedo in questo martirio è materia di un Primo Dio in un Secondo giammai narrato. Grazie a questo Elemento raccolto navigo e viaggio con il dono della Rima udita perché in codesto Creato ogni anima racconta la Vita ammirata e assopita. In questo Creato ogni vita è sacra e benedetta a Dio perché parla e racconta l’opera di un sogno troppo antico per essere appena capito…







                    Il  Capitano del Veliero                                










Molti i nomi che il Tempo ed il Mare attribuisce alle sue creature.
      Per ogni costa, per ogni faro, per ogni porto.
      Ma tutti con il tempo si assomigliano e parlano una sol lingua.
        Molti i nomi che gli diamo noi naviganti .
        Ma per quanto ci sforziamo di ricordare o dimenticare,  tutti poi hanno memoria di un pensiero che è acqua di mare,  poi un lento arrancare, poi un respirare e…pian piano camminare.
        Poi …parlare, capire, e …. ancora navigare.

Ognuno chiama il suo Veliero come la memoria e la coscienza sprona la parola.
Ognuno, secondo il tempo e le stagioni, battezza e nomina la propria Idea nel forziere del grande mare.
Questa la libertà, questa la democrazia, questa la filosofia.

    -  Pensiero       è ora il suo nome. 
    -  Idea                le sue vele.
    -  Destino        la sua rotta.
    -  Vita                il suo equipaggio.  

   Nelle grandi acque del mare 
 - Pensiero - contempla la costa,  
    la Terra che nutre l’ - Idea -,
    il - Destino -  della - Vita -,
    così come  la  - Vita - vorrebbe raccontare
    la verità taciuta,
    la verità che ora voi venite a sindacare
    mortificare… e per sempre ad esiliare.
    Uccidere la  - Vita - ,  per un diverso - Destino -.

(Giuliano Lazzari, da Dialoghi con Pietro Autier...)  













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