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Prima Lettera (3/1)
Nella geografia esplorata e navigata, giammai
regna nelle fondamenta della comune mappa studiata. Terra incisa dalla dura
crosta della sofferenza privata dall’antica solidarietà di questa immutata
geologia al piatto mare della vita. Stratigrafia di una strana geografia con
cui studiare l’evoluzione antica, con cui condividere la Verità regno della Memoria
scritta e pregata, rotta della comune Parola con cui combattete il pregiudizio:
grammatica e verità predicata e sconfitta: confine con cui difendete ed ornate
la (vostra e nostra) Terra dall’esilio di codesta vita. Giacché, questa, parmi
contraddizione alquanto antica, falsità della Materia che per il vero governa e
nutre il regno nell’ortodossia nominata vita.
Elemento che gonfia la vela nell’antico ed
immutato Veliero mosso dal comune Vento visibile elemento, da chi, pur pregando
ugual Dio, in ogni confine e geografia di codesta Terra, detta la rotta e
costruisce la geografia in difesa della ricchezza. Dimenticando la Parola che
segna il motto di ugual dimora, dimenticando la carità antica, dimenticando la
saggezza condivisa in ugual crosta di Terra. Ed io, mosso da un vento
certamente più antico (invisibile al Secondo Dio) e saggio, all’ombra di Dio,
posso dire l’Universo condiviso diverso dall’equazione del Tempo dal genio
costruita. Con la quale spiegare e comprendere lo spazio della comune Memoria
studiata alla luce velocità della materia così cresciuta ed evoluta.
E se codesto navigare non mi concede nessuna
ricchezza né certezza, perché privato e condannato a soffrire un nulla di
invisibile materia, mi sia concessa parola e rotta, … nell’invisibile ora di un
Tempo al remo di un Primo Dio, affinché in quella ricetta della vostra ricca
dimora, si presti orecchio non solo alla coscienza, comune via di codesta
strana materia, ma affinché l’inganno della rotta nel Secondo della vita, possa
svelare la Storia che ciclica compie il cerchio nell’ora imperfetta e forse
anche maledetta. Da umil Perfetto quale io sono, con codesto privilegio da
Poeta mi sia concessa Parola, in compagnia di pochi o tanti illustri antenati
che nella stiva mi fanno compagnia, mentre in coperta regna un antica
sofferenza scolpita nella rotta di una diversa via agitata al mare della vita.
Via e mare che in ugual ora concede un poco della sua immensa saggezza, Oceano
di vita donde la via sembra smarrita nella bufera ove tuona uno strano ed
antico elemento.
Nessuno gradisce il nostro ardire.
Nessuno, al porto ove il Ciclope antico pone
il faro del suo occhio risoluto, perché mi pare presto detto, in quanto la
notizia che un Tempo era ed è eresia, la Grande Notizia che scrive la rotta
onde approdiamo all’odissea della vita, parla chiaro circa il privilegio con
cui difende il diritto alla terra smarrita. Lo Straniero eretico di antica e
nobile simmetria accompagnato dallo straniero di ugual via, giammai è gradito
alla mensa della ricca baronia porto e rotta di ogni via. Europa che inganni la
Memoria difendi ogni porto dallo Straniero di ogni rima, affinché la ricchezza
o altra merce non palesi l’antica malattia nominata talvolta eresia
dall’intollerante bussola della rotta antica nel piatto mare della vita.
Quali topi della stiva potrebbero appestare
la vostra ricca via?
Quali mali da questo vascello trasportato
potrebbero oltraggiare la vostra ora?
Quando vi affannate nel privilegio della
certezza nominata evoluzione scritta nel progresso frutto di una scienza antica
che da un mare è progredito per una diversa rima. E’ evoluta a miglior vita per
riscrivere l’intolleranza antica che non fa rima con nessuna rotta ma sinonimo
di piatta terra con la quale condividere la superbia inestinta figlia di un
privilegio altrettanto antico parente di un Dio oscuro padrone del Creato
certamente usurpato.
Navigato con la bussola di una antica ed
immutata dottrina. Ove se pur l’ago muove la via, in realtà la terra cui
approda la certezza di ogni improbabile conquista non condivide ugual geografia
e clima da ogni essere e anima navigata ed incarnata. Perché se pur gli
elementi uguali per i sensi di ogni vita, una diversa disciplina impone un non
comune sentimento nell’oceano della stessa vita. Certo, io che dal ‘nulla’
provengo quale formula di antico e saggio se pur Eretico alchimista, conosco
questa invisibile clessidra diluita nel Tempo di una strana materia. E voi
che nella luce costruite la formula di
ogni certezza con cui condividete il pane della vita, con cui pregate un comune
Dio, con cui edificate ogni porto per questo mare antico nell’equazione di Dio,
mal sopportate l’invisibile Tempo di chi custode di un diverso Dio. Straniero
ad ogni porto e mare nella materia edificato, nella terra costruito, nella
ricchezza…pregato….
Perciò in questo Veliero non è più il
Capitano a parlare o sentenziare verbo, ma una Grande Notizia che distillata e
diluita nel Tempo di una clessidra quale sabbia di un deserto destino della
nostra ed altrui vita, conduce il passo malfermo disperato e braccato per la
solitudine di un diverso Creato. Cui il Destino non concede diversa moneta
eccetto l’esilio di chi aspira ad una preghiera di una vita accettata e sperata
rifondata alla banchina di un rifugio dove nascondere la disperazione nominata
tortura. Dove celare e ricreare una vita sacrificata dall’intollerante certezza
di un aguzzino che affonda ogni speranza nominata domani. Dove i Dèmoni
braccano ogni Rima che canta la vita parenti di un male quale sola ed unica certezza
di vita….
Seconda Lettera (del capitano)
Così navigo e medito la Verità al porto
dell’ipocrisia della Parola nella grammatica geografia della Storia, perché
alla banchina della grande Notizia del giorno regna di nuovo la Memoria, io
posso ben dirlo. Io che scrutai l’orrore, che nominai l’orrore, che aspettai la
morte nell’orrore. Io che vidi al porto della vita senza direzione né Tempo
ogni via smarrita, ogni anima persa e sconfitta, ogni Dio morto all’ombra di un
commercio che infestava ogni possibilità e certezza confuse nella pretesa di
recitare ‘una sola parola’ senza per questo divenire bestemmia. In nome della
croce con la quale barattavano Dèi per Dio. Di quegli Dèi mi sono saziato in
quell’immondo Secondo Creato. Dèi prima di Dio, animismo immacolato senza
coscienza del peccato contemplavo al porto dell’immacolato Creato pregato.
E quando l’orrore mi spinse all’ombra di una
caverna per non vedere i volti della loro preghiera, posso dire di averli
odiati tutti fissandoli non visti mentre assistevano al sermone, mentre
cantavano lode al Signore. L’orrore mi portò nell’Universo invisibile di un
altro Dio dove ogni creatura nel folto della boscaglia, sia essa bestia o
mulatta, mi parlava del mondo creato, mi narrava la storia del Paradiso senza
peccato consumato o regalato dallo strano Dio approdato.
Ora, dopo decenni, noi clandestini
nell’ortodossia della vita, meditiamo la morale osservata dell’intera ciurma
approdata all’altra riva. Noi, che nel mare di Nessuno navighiamo quale eterna
Odissea della vita, miriamo all’altra riva, che, da una Parola porta alle cime
di un porta quale confine di una opulenta e ricca geografia. Tale Geografia,
stratigrafia della storia nei secoli diluita ed intrisa di morte e dolore, non
gradisce lo Straniero fuggito dal calvario ove confinata la terrena prigionia
nominata vita. Per questo li osservo e medito rimembrando l’orrore vissuto
nell’onda di un Universo senza direzione né Tempo: ingordi ricchi e rinchiusi
nella certezza del piccolo mondo antico con la complicità di una bussola che
indica il magnetismo, Sole di un Dio sconfitto perché si narrano custodi della
Luce quanto dell’Iperboreo mare, quel polo che appare ad illuminare le brevi
giornate rubate….
Nel deserto di codesta clessidra, che lenta
scorre verso l’imbuto di un altro Tempo manifesto del visibile Creato, la
Profezia e la Visione accompagnate all’Eresia della vita conducevano e
conducono alla saggezza della vera Dottrina. Per questo il fiero barbaro indica
l’uscita quale sua… e dice… ‘nostra sicurezza’: ciò appare come l’inganno della
Storia, il paradosso della Memoria, l’ipocrita parola… la quale sgombra la
grammatica da ogni possibile comprensione della Notizia così partorita… nel
comune mare della vita. Giacché dai tempi in cui forgiava il fuoco della sua
dimora, noi avevamo scrutato e scritto l’Eresia dell’Anima prigioniera, avevamo
scritto e spiegato l’Universo… Nei tempi in cui cacciava nella scura selva
impietrita, noi vegliavamo ogni Anima discesa per questa Eterna Vita. Nei tempi
in cui braccava ogni Spirito avverso nell’uncino di un dèmone manifesto, noi
avevamo visto un angelo caduto regno di un Impero senza nessun Dio.
Così, come dicevo, li osservo con gli occhi
intrisi di orrore… e confesso di non udire le parole, pronti a tacitare la
violenza che sgorga dalla Luce di ugual vita, se pur violenta nei secoli di
Memoria, ognuno come allora cerca e bracca l’agnello sacrificio della Genesi
della vita. In codesta equazione così ben distribuita vi è la costante di
un'unica e sola certezza: non è il solo Dio pregato e venerato che giustifica
l’antica colonica ricchezza e fonte di vita, giacché ora, nella crisi di un
mondo che come allora veleggia a restaurare la croce quale uncino cui affiggere
il nuovo sacrificio, vi è il popolo che urla e scalcia dal Colosseo allo stadio
un sol motto quale promessa del futuro Creato e desiderato. Cui sacrificare ed
esorcizzare il male che insidia un corpo così ricco e ben nutrito (ove, per il
vero ed in segreto, la bianca ninfa gradisce quale puledro del suo desiderio lo
schiavo allo schermo dell’ingorda caverna, offesa, per il vero, di ogni
platonico amore desiderato. Ma queste sono le dimensioni del Creato nel peccato
giammai consumato, e come ebbe a dire un antico Trovatore: dopo è compagna di processione
del prete che la promette quale ancella per il castello non dichiarato, rubato
in un'altra vita ad un feudatario non desiderato perché Eretico ed in odore di
platonico… peccato giammai consumato…. Scusate non mi dilungo in questo
Universo di Stelle e Parole, di promesse intrise di preghiere, di pellegrini e
cliniche in odore di Provvidenza ove il bilancio della vita, quale appare, non
certamente in questa Rima, ma saggiamente distribuita dalla Parabola recitata
dalla casta della penna dello scriba, sembra essere eternamente e per sempre
falsato…, e da una suora e un cardinale propagato… Che strano creato caro
curato…).
Un corpo, dicevo, così ricco e ben nutrito,
evoluzione nella Luce e nel Tempo scritta, così almeno narrano e spiegano la
vita dal genio calcolata (non è Bibbia, ma Tempo diluito pagato e rivenduto
dalla materia distribuita al canone della vita…. Noi Eretici senza Tempo né
Storia, come detto, apparteniamo al ‘nulla’ di un rogo simmetrico alla presente
memoria…). Certo, per me che poco credo nella materia nell’etere diluita
rivenduta ed anche numerata, protetta e venerata alla Parabola del nuovo
profeta…, questo rinnegare o forse per meglio dire, negare altra possibile ‘via
d’uscita’ ‘altra via di salvezza’ ‘diverso destino desiderato’, ‘una diversa
nascita in questo nuovo porto d’attracco’, mi pare una vera castroneria dal
Genio di cotal ‘economica dottrina’.
Per i signori borghesi e ben-pensanti legati
al giornale della mattina, al cappuccino del bar preferito, alla predica della
domenica, alla parola sussurrata quale calunnia sollecitata dalla fretta, ai
predicatori del padano secessionista: ex calvinista ex battista ex tastierista
ex pantofolista ex sessantottista ex terrorista ex centrocampista della squadra
del carcere ‘il polo c’è l’ha duro’…; tutti… indistintamente e devotamente
appartenenti alla corte della casta, la quale per antica simmetria compie la
Fisica nel miracolo della vita; questo dire ed anche predicare per il comune
mare quale armatore di pace è una vera Eresia! Con i denari di uno stato compiaciuto (ed ex pontificio), debbo dire
che nell’Universo cui braccano le Parole ‘fuori-uscite’ dal loro Creato così
ben retribuito…, un decimo o ancor meno…, basterebbe allo Straniero… approdato.
Peccato che in cotal Fisica, la stessa mano dona al povero e sfortunato… futuro
schiavo…, quanto al suo avo nel Congo dell’eterno peccato. Erano fiere colonie
nello stesso Tempo taciuto, ed il Mercato fu ugualmente un affare astuto
all’ombra di un urlo al Colosseo del nuovo tifo, che no!! Non è truccato! E’
sano e ben dotato nel peccato della moglie abdicata alla ‘casta’ di un’altra
Dimensione desiderata…
Ora l’incubo invade le case come prima e più
di prima, ma il popolo è assicurato, l’affare di Stato è punito e lo Straniero
abdicato ad un più ricco Creato, affinché la pace e la calma torni a regnare
nella quiete del pellegrino che reclama il perdono di ogni peccato consumato. E
se il moro scalcia alla porta di questo Tempo narrato, c’è chi ostenta una
nuova profezia: l’araldo della Madonna pregata quale vera e sola icona nell’ora
della parola predicata, c’è perfino accordo sulla data della pasqua, quando
Cristo e Anticristo si contendevano il Tempio. E’ l’orologio cui sovrintendere
la vera Memoria, atomo e tempo senza notaio a certificate l’autenticità della
reliquia venerata, puntuale ad ogni pomeriggio pregato nella parabola senza
peccato consumato, oracolo della Memoria nella profezia dall’etere distribuita…
Se non sono gamberi certamente sono passi cui destinare e riscrivere l’eterna Apostasia,
con l’unica certezza scritta nella visione di un solo pentimento…: ‘peccato
caro Giuliano che sei trapassato nel Nulla creato… al Tutto così saggiamente
contemplato…’.
Come dicevo, l’incubo incombe nell’Orrore di
prima, ed il povero negro più cattivo e nero di prima, non orna il ricco
mercato della Nave cui affidare l’atroce destino…, giacché il ricco mercato
della Nave, sempre nel nome e per conto di Cristo, è salpata a miglior porto
cui distribuire il peso naufragato, perché la Democrazia dall’orrore di prima
si è evoluta nei decenni di parole al Parlamento della retta disciplina. Noi
Stranieri alla retta e saggia parola dalla diplomatica lingua, vediamo questa
geografia simmetrica all’orrore di prima. Certo, lo schiavo non è più di moda,
raccoglie al nero il sudore della fatica: un piatto alla mensa in questa
spietata economia. Ridurre costi e costo del salario per chi nella materia
costruisce il futuro nominato Storia. Infatti la Democrazia recita che siamo
tutti uguali (più o meno come fa la Legge… quando non privata o accecata del
comune dono della vista…) ed il Papa aggiunge… ‘e così sia’. Per i peccati come
nel Tempo inverso di questo quadro antico, il Pellegrino può contare
sull’indulgenza con breve inchino…, l’affare è materia e moneta di Dio… Sia chiaro, non voglio patire le pene dei
miei antichi avi, e qui dico e certifico che sono tutti Santi…, anche se
qualcuno va in galera con l’indulgenza dell’intera casta riunita in assemblea
plenaria, la quale mentre ruba e recita un ‘Mea Culpa’ nel Pellegrinaggio
commissariato di codesta santa via, mette al sicuro i denari al porto della
‘Vetica’ e braccata rima dal Veliero distribuita.
Sono numeri e geni contrari al ‘Nulla’ della
mia visione divenuta d’incanto… Eresia dal dotto medico combattuta - Bacolus
Demonum - di antica Memoria. Che Dio ci aiuti in questa ora….! Ed al dotto
Medico che proviene dalla chiesa non arreco offesa, non sia mai ricordato
aguzzino, per questo sussurro a lui nobile consiglio: scrivi un manuale cui
affidare la retta disciplina la retta visione della vita, certificata dalla
santità della tua dottrina, perché oggi come allora la Santa Inquisizione ti è
certamente amica.
I nostri furono Dèmoni e Dèi combattuti e
perseguitati dalla terapia nel Tempo e nella Luce distribuita.
I nostri furono Tenebre ove ogni cosa del
Primo Creato narrava la sua vita compiuta e discesa e fors’anche prigioniera,
ma sempre in eterna attesa di svelare e
narrare una vita incompiuta braccata e taciuta….
Eresia Demoniaca in quanto in codesta Terra
narrata i Santi sono ricchi… e benedetti… ancor più di prima, alla faccia della
Storia che li numera per uno sforzo di Memoria, affinché il conto non vada
perso nel cerchio della Dottrina. Affinché la casacca che dopo vestono alla
Torre del peccato terreno possa serbare il numero della cella cui affidare il
vero nome… nel circolo della vita all’ora d’aria condivisa con gli altri
detenuti di cotal Dottrina…
E… affinché non sia mai detto che in fondo al
cesso c’è un nobile ben protetto, il quale un Tempo non troppo antico fece da
Mercenario ad un Papa, Monarca di Dio. La Terra usurpata divenne ricchezza e
fasto di quanto ammirato or ora dal Pellegrino approdato, mentre raccomandava
la preghiera al disgraziato quando esalava l’ultimo respiro dal dotto medico
comandato. Ed io, cari signori baroni conti vescovi e cardinali, tirerei la
catena del nobile gabinetto il quale orna la facciata del grande Ministero (da
non confondersi con Mistero, quello come detto è distribuito all’ora quarta del
pomeriggio…) democraticamente edificato, ma sono ancora lì più nobili e santi
di pria, nel Nulla della nostra Memoria. Rozzi e malfermi nella parola nella
fogna ove ornano la Storia così talvolta è gradita la spazzola della Memoria…
affinché il Gabinetto del Ministero non rimanga ornato del loro profilo…
E come la bestia che nutre il mio pasto
antico da cui traggo il latte divino raccomando loro il Breviario della Sacra e
miniata Parola all’ora dell’agnello della Divina Dottrina, mentre tutti
sappiamo che codesta turpe Eresia ugual rogo conoscerà alla tortura dell’eterna
ortodossia… e che Dio li…. Benedica. Io mi pento e mi dolgo e chiedo perdono
per questa Rima perché continuo a ripetere che non so’ quale sarà codesto
Creatore dal Genio studiato… nella Fisica del nobile Creato pregato. Io,
scusate, provengo dal Nulla di un diverso Universo mai visto e narrato, perciò
debbo ringraziare la mia Vela che ad un nuovo porto ha condotto l’eterno
peccato navigato. Ciò che vedo in questo martirio è materia di un Primo Dio in
un Secondo giammai narrato. Grazie a questo Elemento raccolto navigo e viaggio
con il dono della Rima udita perché in codesto Creato ogni anima racconta la
Vita ammirata e assopita. In questo Creato ogni vita è sacra e benedetta a Dio
perché parla e racconta l’opera di un sogno troppo antico per essere appena
capito…
Il Capitano del Veliero
Molti i
nomi che il Tempo ed il Mare attribuisce alle sue creature.
Per ogni costa, per ogni faro, per ogni
porto.
Ma tutti con il tempo si assomigliano e
parlano una sol lingua.
Molti i nomi che gli diamo noi
naviganti .
Ma per quanto ci sforziamo di ricordare
o dimenticare, tutti poi hanno memoria
di un pensiero che è acqua di mare, poi
un lento arrancare, poi un respirare e…pian piano camminare.
Poi …parlare, capire, e …. ancora
navigare.
Ognuno
chiama il suo Veliero come la memoria e la coscienza sprona la parola.
Ognuno,
secondo il tempo e le stagioni, battezza e nomina la propria Idea nel forziere
del grande mare.
Questa la
libertà, questa la democrazia, questa la filosofia.
-
Pensiero è ora il suo
nome.
-
Idea le sue vele.
-
Destino la sua rotta.
-
Vita il suo equipaggio.
Nelle grandi acque del mare
- Pensiero - contempla la costa,
la Terra
che nutre l’ - Idea -,
il - Destino - della - Vita -,
così come
la - Vita - vorrebbe raccontare
la verità taciuta,
la verità che ora voi venite a sindacare
mortificare… e per sempre ad esiliare.
Uccidere
la - Vita - , per un diverso - Destino -.
(Giuliano Lazzari, da Dialoghi con Pietro Autier...)
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