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Prosegue Domenica con...:
Stabilità!
....Nell’abisso
Trovatori e Eretici pensatori e rimatori che gli erano stati aperti nemici o
non lo avevano favorito, e glorificato in cielo quelli che gli si erano mostrati
ligi; i poeti tennero altro modo e fecero altra scelta, ed ebbero agio di
mordere acremente l’avarizia, la simonia, la scostumatezza del clero quanto
della corrotta società detta civile nonché fervida credente.
Di
qual Dio ci sorge questio…
E
così, l’arma che il sacerdozio podestà e re avevano maneggiato a loro difesa, eragli volta
contro ad offesa; e quei racconti dei quali fino allora il popolo aveva avuto
terrore, davano occasione alle grasse risate che si rinfrancavano della
sofferta paura. Anche qui il campo è assai vasto, e debbo contentarmi di alcuni
esempi, tratti da quelle letterature che i Trovatori e i Cantores diffusero ben presto nelle corti e nelle piazze della
nostra penisola.
Taluna
volta il soggetto dall’inferno e del paradiso e la forma della visione porgono
modo al poeta di esporre, per mezzo di simboliche personificazioni, com’era
vezzo di quell’età, un certo ordine di morali dottrine; e in tal caso si direbbe
ch’ei voglia soltanto provare le forze della sua fantasia e la copia della
scienza.
Ma
scusatemi proprio mentre mi diletto in questa breve commedia senza pretesa si sente
colpo del loro ardire…
- Accorri accorri accorri, uom, a la strada!
- Che ha’, fi’ de la putta? - I’ son rubato.
- Chi t’ha rubato? - Una che par che rada
come rasoio, si m’ha netto lasciato.
- Or come non le davi de la spada?
- I’ dare’ anz’a me. - Or se’ ’mpazzato?
- Non so che 'l dà, così mi par che vada.
- Or t’avess’ella cieco, sciagurato!
- E vedi che ne pare a que’ che ’l sanno?
- Di’ quel che tu mi rubi. - Or va con Dio,
ma anda pian, ch’i’ vo’ pianger lo danno,
ché ti diparti. - Con animo rio!
- Tu abbi ’l danno con tutto ’l malanno!
- Or chi m’ha morto? - E che diavol
sacc’io?
Quanto un granel di panico è minore
del maggior monte che abbia veduto;
e quanto è ‘l bon fiorin de l’or migliore
di qualunca denaro più minuto;
e quanto m’è più pessimo el dolore
ad averlo, e l’ho, ch’a averlo perduto:
cotant’è maggio la pena d’amore,
ched io non averei mai creduto.
Ed or la credo, però ch’io la provo
en tal guisa che, per l’anima mia,
di questo amor vorrìa ancor esser novo.
Ed ho en disamar quella bailìa
c’ha’ pulcinello ch’è dentro da l’ovo,
d’uscir ‘nnanzi chied el’ suo tempo
sia.
Eccomi di nuovo in cella con Secondo secondino ed il suo elmetto
spaziale vede quanto a noi non concesso, spazia nell’altrui natura e noi creiamo
quanto a lui fa difetto in ciò che lui tortura - strano homo se pur ama odia la
sua Beatrice - e con Lei ragionevole Intelletto…
Tutto lo contrario dello sano amore…
Lo dicono anco cacciatore e non certo nobile recc…
Si riconosce per il colpo violento non certo antico al fuoco nato e
condiviso come quelle scimmie donde deriva la propria falsa ragione di vita
nell’odissea di una vista con cui le stelle sono soliti comporre le Visioni
alla Parabola della nuova creazione…
Secondo secondino urla scalcia e del Convivio ne fa banchetto la sua è
pur moderna scienza… ed io Standing ritorno bambino e medito la Memoria, quella
cosa, cioè, con cui si dimentica, c’è un quid
in più di quel granello di verità che s’annida anche nelle cose sbagliate come
dicea l’amico Cecco…
Se riuscire a dimenticare è segno di sanità mentale, il ricordare senza
posa è ossessione e follia. Di conseguenza, il problema che mi trovai ad
affrontare in isolamento e la piena dei ricordi che cercava di impossessarsi di
me, era l’oblio. Tutti i ricordi che cercano cancellare o ancor peggio abdicare
ad un falso e contrario ordine dell’Intelletto… giacché cadere in ugual errori
non comportamento da stolti ma forse più da idioti…
Così ragionavo fra me e me, e saprete presto con quale esito. Prima,
però, voglio narrarvi di queste esperienze di altri mondi che ebbi da
fanciullo. Avevo brillato in quelle nuvole di gloria che mi portavo dietro da
precedenti vite. Come tutti i ragazzi, ero stato perseguitato dagli esseri che
avevo fuggito in altri tempi. Ciò avveniva nel corso del mio processo di
formazione, prima che il flusso di tutto quanto ero stato prima si addensasse
nello stampo di quella personalità che gli altri uomini avrebbero conosciuto –
per non molti anni – come Darrell Standing.
Permettetemi di raccontare una Visione risalente a quando vivevo nel
Minnesota, nella fattoria della mia infanzia. Avevo quasi dieci anni. Aveva
trascorso la notte da noi un missionario che era stato in Cina e, una volta
tornato negli Stati Uniti, era stato inviato dal Consiglio delle Missioni a
raccogliere fondi presso gli agricoltori. La cosa accadde in cucina, subito
dopo cena mia madre mi aiutava a spogliarmi prima di andare a letto ed il
missionario mostrava alcune fotografie della Terra Santa.
…Ti metterò alla prova con una fotografia, disse il prete, guarda e
osserva…
‘E’ tutto diverso, qui’, risposi, scrutando la fotografia con aria di
disappunto. ‘Non c’è nulla, tranne questa collina, e quelle altre là. In questo
punto dovrebbe esserci una strada campestre, là invece ci dovrebbero essere
giardini, alberi e case riparate dietro grossi muri di pietra. Laggiù, dall’altro
lato, dovrebbero trovarsi i buchi scavati nella roccia in cui venivano
seppelliti i morti. Lo vedete questo punto? Qui scagliavano pietre contro gli
uomini, finché non li uccidevano. Personalmente non l’ho mai visto, me lo hanno
raccontato’.
‘E la collina?’ chiese il prete indicando la parte centrale
dell’immagine, dove si innalzava la collina che sembrava il vero soggetto della
fotografia. ‘Ci sai dire come si chiama?’.
Scossi il capo.
‘Non ho mai avuto nomi. Vi uccidevano la gente. L’ho visto più di una
volta’.
‘Su questo il ragazzo è in pieno accordo con la maggioranza degli
esperti’, disse il prete con aria di soddisfazione. ‘La collina è il Golgota, -
il luogo dei teschi -, forse detto così perché, come potete vedere, somiglia a
un teschio. Qui crocifiggevano…’.
A questo punto si interruppe e si volse verso di me.
‘Chi crocifiggevano, mio piccolo erudito? Dicci che altro vedi’.
‘Non ve lo voglio dire, poiché voi vi fate beffa di me. Ho visto
mettere a morte un gran numero di uomini, in questo posto. Li inchiodavano ad
una croce… ci voleva molto tempo… ma non ve lo voglio dire. Io non dico bugie,
chiedetelo a mamma e papà…
‘Diventerà certamente un ottimo studioso della Bibbia’, disse il
missionario a mio padre e a mia madre…’.
Tutto ciò ci dimostra fino a che punto ci si può sbagliare con le
profezie….
…Io sono qui, nel braccio della morte degli assassini, intento a
scrivere queste righe sui miei ultimi giorni di vita, o, per dir meglio, sugli
ultimi giorni di vita di Darrell Standing, prima che lo tirino fuori dalla
cella per metterlo su una croce in questa collina dove mi trovo….
Questa bella
collina con tanto di cascata ove il teschio coltiva medesima passione….
Poi il capobraccio Jamie e il dottor Jackson abbozzarono un sogghigno ...beffardo...
ed il direttore, sbuffando, aprì la marcia e i quattro uscirono dalla mia
cella.
Rimasto solo, non vedevo l’ora di immergermi nell’oscurità e di tornare
a Nephi, ai carri della carovana sistemati in circolo. Non mi importava nulla
di quel sudicio eremita che si strofinava le costole contro la roccia e beveva
da un fetido otre né tantomeno del prete e delle sue fotografie: volevo
conoscere la fine della fatale avanzata dei quaranta carri attraverso una terra
desolata e ostile.
Riuscii a tornare indietro, non a Nephi né al Nilo, ma…
... Ma a questo punto, caro
lettore, devo interrompere il racconto e spiegare alcune cose che ti renderanno
più agevole la comprensione del tutto. Sono costretto a farlo, perché il tempo
che mi resta per completare la storia di quello che mi è successo quando ero
nella camicia di forza è limitato. Fra non molto, anzi fra pochissimo tempo, mi
condurranno fuori, i bulli hanno deciso la triste sorte. Del resto, anche se
potessi disporre di mille vite, non potrei mai ricostruire nei dettagli quelle
esperienze.
Pertanto, debbo accorciare il racconto...
Voglio dire innanzitutto che Bergson
ha ragione: la vita non si può descrivere in termini puramente razionali. Come
ha detto Confucio tanto tempo fa: ‘Se
della vita conosciamo così poco, che cosa possiamo sapere della morte?’.
Proprio così, visto che non riusciamo a descrivere l’esistenza in
termini razionali. La conosciamo ‘fenomenicamente’, allo stesso modo in cui un
selvaggio può conoscere una mano, ma non sappiamo nulla della sua essenza
noumenica, nulla della natura ultima della vita.
Io affermo - e tu, lettore, sai che ho l’autorità per farlo - che la materia altro non è che illusione…
Io affermo - e tu, lettore, sai che ho l’autorità per farlo - che la materia altro non è che illusione…
...La vita è molto di più che semplice e rozza materia chimica, che nelle
sue fluttuazioni assume quelle forme elevate che ci sono note. La vita
persiste, passando come un filo di fuoco attraverso tutte le forme prese dalla
materia.
Lo so!
Io sono la vita...
Sono passato per diecimila generazioni, ho vissuto per milioni di anni,
ho posseduto numerosi corpi.
Io, che ho posseduto tali corpi, esisto ancora, sono la vita, sono la
favilla mai spenta che tuttora divampa, colmando di meraviglia la faccia del
Tempo, sempre padrone della mia volontà, sempre sfogando le mie passioni su
quei rozzi grumi di materia che chiamiamo corpi e che io ho fuggevolmente
abitato.
Guardate: questo dito, così sensibile,così delicato nelle sue
molteplici abilità, fermo e forte a sufficienza per flettersi, piegarsi o
irrigidirsi per mezzo di leve straordinarie, ebbene questo dito non sono io.
…Mozzatelo...
IO CONTINUERO’ A VIVERE!
E’ il corpo ad essere mutilato, non io.
Lo spirito, che coincide con il mio io, resta intatto
...MOLTO BENE...
E ora tagliatemi tutte le dita (voi ne siete capaci, lo sappiamo..).
IO RESTO ‘IO’.
LO SPIRITO RIMANE INTEGRO.
Tagliatemi tutte e due le mani, tutte e due le braccia (lo avete già fatto per secoli...) all’altezza dell’attaccatura delle spalle, tagliatemi
(pure) le gambe all’altezza dei fianchi…
ED IO SOPPRAVVIVERO!
Indomito e indistruttibile...
FORSE CHE VOI PENSATE che queste mutilazioni, queste sottrazioni di
carne, tolgono qualcosa al mio io?
CERTAMENTE NO!
Radetemi i capelli a zero, toglietemi a rasoiate le labbra, il naso, le
orecchie (e ridete mentre lo fate, vi do’ questo umile consiglio),sì, cavatemi
gli occhi fino alla radice: entro quel teschio informe attaccato a un tronco
mutilato e mozzo ancora vive una cellula di carne chimica che è il mio io
intatto, integro...
PIU’ FORTE DI PRIMA...
MA IL CUORE BATTE ANCORA (non lo
sentite....)!
Molto bene, strappatemelo…
Meglio ancora, infilate ciò che resta della mia carne in una macchina
provvista di mille lame, fatene brandelli ed io…
…NON CAPITE?!
IO, vale a dire lo SPIRITO, IL MISTERO, IL FUOCO VITALE, la mia stessa
vita, RESTERANNO LIBERI.
IO NON SONO PERITO!
IO SONO LA VITA!
(J. London, Il vagabondo delle stelle)
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