giuliano

domenica 21 marzo 2021

RACCONTI DELLA DOMENICA ovvero un naufragio psicologico (Seconda parte) (6)

 






















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Racconti della Domenica (8/9)








Giacevo in una cuccetta circondato dall’ambiente familiare della cabina di lusso di un piroscafo. Su un divano di fronte a me era seduto un uomo, semisvestito per andare a letto, che stava leggendo un libro. Riconobbi il volto del mio amico Gordon Doyle, che avevo incontrato a Liverpool il giorno del mio imbarco, quando anch’egli stava per salire a bordo del piroscafo Città di Praga, sul quale mi aveva pregato di accompagnarlo.

 

Dopo qualche istante pronunciai il suo nome.

 

Si limitò a dirmi: Bene e voltò pagina senza distogliere lo sguardo dal libro.




Doyle,

 

ripetei

 

l’hanno salvata?

 

A quel punto si degnò di guardarmi e sorrise divertito.

 

Evidentemente pensava che fossi mezzo addormentato.

 

L’hanno salvata? A chi ti riferisci?

 

A Janette Harford.




 La sua espressione divertita si trasformò in stupore; mi fissò senza aprire bocca.

 

Me lo dirai tra un po’,

 

proseguii

 

penso che me lo dirai tra un po’.

 

Un attimo dopo gli chiesi:




Che nave è questa?

 

Doyle mi fissò di nuovo.

 

Il piroscafo Città di Praga, diretto da Liverpool a New York, in viaggio da tre settimane con un albero spezzato. Primo passeggero, signor Gordon Doyle; secondo, e pazzo da legare signor William Jarrett. Questi due viaggiatori di riguardo si sono imbarcati insieme, ma sono sul punto di dividersi,  avendo il primo preso la ferma decisione di gettare in mare il secondo.

 

Mi misi a sedere dritto come un fuso.




 Intendi dire che sono a bordo di questo piroscafo da tre settimane?

 

Si, più o meno; oggi è il 3 luglio.

 

Non sono stato bene?

 

Sei sempre stato benissimo, e puntuale ai pasti.




Mio dio! Doyle, qui c’è qualcosa che non torna; cerca di essere serio. Non mi hanno salvato dal naufragio della nave Domani?

 

Doyle cambiò colore, e avvicinandosi mi prese per un polso. Un attimo dopo mi chiese con calma:

 

Che cosa sai di Janette Harford?

 

Prima dimmi cosa ne sai tu di lei.

 

Il signor Doyle mi guardò per un attimo come se stesse riflettendo sul da farsi, poi, risedendosi sul divano, disse:




 Perché no? Sto per sposare Janette Harford, che ho conosciuto a Londra l’anno scorso. La sua famiglia, una delle più ricche del Devonshire, ha reagito in malo modo e noi siamo fuggiti insieme… anzi, stiamo fuggendo, perché il giorno in cui io e te ci recavamo sul pontile per imbarcarci su questo piroscafo, lei e la sua fedele cameriera negra ci hanno superati, mentre si dirigevano verso la nave Domani. Non voleva viaggiare sulla mia stessa nave, e abbiamo ritenuto più opportuno che si imbarcasse su un veliero, per evitare che la vedessero e per ridurre il rischio che la scoprissero. Adesso temo che questo maledetto guasto ai macchinari ci faccia perdere così tanto tempo che il Domani arriverà a New York prima di noi, e quella povera ragazza non saprà dove andare.

 

 Giacevo immobile nella cuccetta, così immobile che respiravo a mala pena. Ma, evidentemente, l’argomento non dispiaceva a Doyle, che, dopo una breve pausa riprese:




 A proposito, Janette è solo una figlia adottiva degli Harford. La madre morì a casa loro in seguito a una caduta da cavallo durante una battuta di caccia, e il padre, pazzo di dolore, la fece finita quel giorno stesso. Nessuno venne a cercare la bambina, e dopo un ragionevole lasso di tempo, l’adottarono. È cresciuta con la convinzione di essere figlia loro.» «Doyle, che libro stai leggendo?

 

Oh, si intitola Le meditazioni di Denneker. È un libro bizzarro, me l’ha dato Janette; per caso, ne aveva due copie. Lo vuoi vedere?

 

Mi passò il volume, che, cadendo, si aprì.




 Su una delle pagine aperte c’era un paragrafo sottolineato:

 

A molti è concesso di staccarsi e di separarsi temporaneamente dal corpo; poiché, come nei ruscelli il cui corso s’incrocia il più debole viene trascinato dal più forte, così in certi soggetti affini, le cui strade si incontrano, le anime si fanno compagnia, mentre i corpi, ignari, seguono strade decise in precedenza.

 

Aveva… ha… degli strani gusti letterari

 

riuscii a dire dominando l’agitazione.




 Sì. E adesso, forse, sarai così gentile da spiegarmi come facevi a conoscere il suo nome e quello della nave su cui si è imbarcata.

 

 Hai parlato di lei nel sonno

 

…dissi.


 Una settimana dopo venimmo trainati nel porto di New York.

 

Ma non si ebbero più notizie del Domani.

 

(A. Bierce)







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