Precedenti capitoli:
Dai Pittogrammi ai.....
Prosegue in:
Un Sogno nel Sogno...
Psicodrammi, segni nei quali non si riconoscono e non
sembrano rappresentati né oggetti né simboli. Sono slanci, violente scariche di
energia, che potrebbero esprimere sensazioni quali vita o morte o odio, o anche
esclamazioni o auspici…
Questo mio bacio accogli sulla fronte!
E, da te
ora separandomi,
lascia
ch’io ti dica
che non
sbagli se pensi
che tutti
furono un sogno i miei giorni;
e,
tuttavia, se la speranza volò via
in una
notte o in un giorno,
in una
visione o in nient’altro,
è forse
per questo meno svanita?
Tutto,
quel che vediamo, quel sembriamo
non è che
un sogno dentro a un sogno.
Sto nel
fragore
di un
lido tormentato dalla risacca,
stringo
in una mano
granelli
di sabbia dorata.
Soltanto
pochi! E pur come scivolano via,
per le
mie dita, e ricadono nel mare!
Ed io
piango – io piango!
O Dio! Non
potrò trattenerli con una stretta più salda?
O Dio!
Mai potrò salvarne
almeno
uno, dall’onda spietata?
Tutto
quel che vediamo, quel che sembriamo
non è che
un sogno dentro a un sogno?
(E.A.
Poe)
Rappresentazione storica nello scenario di una ‘Storia falsa’ comporre Spazio e Tempo (non meno dell’odierno nella difettosa nonché pretenziosa pretestuosa rappresentazione di una ostentata democrazia comandata a richiesta per economica urgenza…) quindi una comune grammatica glutterata (se pur da molti pronunciata) e soggetta all’espressione nel dubbio componimento della lingua anche quando la stessa tacitata perseguitata ed umiliata alla caverna d’una eterna contesa cui non certo abdichiamo o condividiamo medesimo tempo e memoria…
La
prima ‘rottura’ (con il teatro dei burattini...) l’aveva tentata lo stesso
Lenin col cosiddetto ‘testamento’, o per meglio dire la ‘Lettera al Congresso’,
dettata da lui, tra il 23 dicembre 1922 e il 4 gennaio del 1923.
Il
Congresso del Partito comunista russo, cui era destinata, avrebbe dovuto essere
quello imminente, il XII. La sostanza della questione sta nella proposta, che
Lenin affida a quel documento, di rimuovere Stalin dalla funzione di segretario
generale del Partito, e inoltre di accogliere, almeno in parte, le proposte di
Trockij sul GOSPLAN.
Lenin
è ormai in condizioni di salute precarie, se non disperate. Non è affatto
sicuro di poter prendere parte al Congresso, pensa perciò di indirizzare un suo
messaggio ‘operativo’ oltre che politicamente argomentato.
Detta
via via dei pezzi....
Il 23
dicembre incominciò.
E’
testimoniato da una delle segretarie, la Volodiceva: quel giorno, convocandola,
Lenin esordì dicendole: ‘Voglio dettarle una lettera per il Congresso. Scriva, prego...’.
Il
primo brano, datato appunto 23 dicembre 1922, e scritto sotto dettatura dalla
Volodiceva, riguarda il GOSPLAN e suggerisce di ‘andare incontro’ alle proposte
di Trockij. Inoltre suggerisce di ampliare di molto il numero dei componenti
del Comitato Centrale con l’evidente proposito di ‘diluire’ i conflitti
personali.
Il
secondo brano, dettato alla medesima Volodiceva nei due giorni successivi, 24 e
25 dicembre, affronta direttamente la questione dello scontro politico
Trockij-Stalin, pur senza approdare a una proposta. Anche se passa in rassegna
altri ‘leaders’ - si leggono i nomi di Zinov’ev, Ka-menev, Bucharin, Pjatakov
-, l’attenzione è concentrata sui due, che infatti ritornano anche nella frase
finale della breve aggiunta del 25 dicembre, dove Lenin precisa, quasi a voler
frenare (in se stesso!) decisioni precipitose che queste osservazioni ‘sono
fatte solo per il presente momento, per l’eventualità che entrambi questi
eminenti e devoti funzionari non trovino l’opportunità di ampliare le loro
conoscenze e superare la loro unilateralità’.
‘I
due capi più eminenti dell'attuale Comitato Centrale’ li aveva definiti già
nella prima parte dell’appunto (datata 24. XII), nel tratteggiarne il profilo.
Per
quel che riguarda Stalin però lancia un allarme: ‘Divenuto segretario generale,
ha concentrato nelle sue mani un immenso potere, e io - scrive - non sono
sicuro che egli sappia servirsene con sufficiente prudenza’.
A
Trockij riconosce che ‘egli è il più capace tra i membri dell’attuale CC', ma
gli rimprovera: ‘ha anche una eccessiva sicurezza di sé’, nonché ‘una tendenza
eccessiva a considerare il lato puramente amministrativo dei problemi’.
Alcuni
giorni dopo, il 4 gennaio ‘23, la decisione è presa. Lenin detta una breve
aggiunta alla ‘Lettera’, consistente in un unico capoverso, tutto su Stalin e
culminante - dopo averne tracciato un più duro profilo - nella proposta,
evidentemente destinata all’imminente Congresso: ‘Di pensare alla maniera di
togliere o se non altro, alleggerire nelle sue mansioni, dall’incarico di
Segretario generale’ del Partito, e nell’auspicio di trovarne uno ‘più
tollerante, più leale, più cortese, più onesto, e più riguardoso verso i
compagni....’.
La
storia della trasmissione, diffusione e conservazione di questo testo non è
ancora del tutto chiarita. Nadezva Krupsskaja, moglie di Lenin, svolge in
questa storia, un ruolo solo in parte simile a quello che fu di Livia rispetto
alle disposizioni che Augusto destinava postumante al Senato.
E già
qui vi è un altro punto oscuro....
Una
leggenda mirante ad attutire le asprezze di quella vicenda e a spiegare la
lunga latitanza di quel documento sostiene che Lenin avesse disposto che la ‘Lettera
al Congresso’ venisse fatta recapitare solo dopo la sua morte. Egli però non
poteva prevedere la data della propria morte, né d'altra parte procrastinare ‘sinedie’
una decisione che, dalle sue stesse parole dell’‘addendum’, appare urgente.
Del
resto già la intitolazione divenuta corrente (testamento di Lenin) contribuisce
a confortare la tesi depistante cui Lenin stesso avrebbe dato a questa sua ‘Lettera
al Congresso’, il senso e i tempi di una comunicazione postuma.
Un’altra
tradizione sostiene che ‘inizialmente’ Lenin avrebbe nascosto persino alla
Krupskaja quell’‘addendum’. Il vero problema, che solo in parte trova
spiegazione nell’aggravarsi delle condizioni di salute di Lenin, è l’intervallo,
il vuoto di quasi un anno e mezzo, tra il 4 gennaio ‘23 e il maggio (giugno)
del ‘24, quando finalmente, al XII Congresso qualcosa trapela…
In
previsione del risultato che si proponeva di ottenere al XII Congresso, Lenin
fece anche un altro passo: inviò un’aspra lettera a Stalin, il 5 marzo ‘23, in
cui minacciava la rottura dei rapporti se non ci fossero state sue scuse
scritte per la violenza verbale da lui adoperata verso la Krupskaja nel corso di
una telefonata.
Inopinatamente
Stalin accolse immediatamente tale richiesta. Quando però il Congresso ha
inizio a metà aprile - è questa la spiegazione corrente -, Lenin è daccapo
paralizzato nel fisico. Egli era inabilitato nel fisico e i documenti in cui
raccomandava la rimozione di Stalin dalla sua carica rimasero sotto chiave fino
a qualche tempo dopo la sua morte sopraggiunta nel gennaio ‘24.
Secondo
la versione ‘recepita’, la Krupskaja avrebbe presentato al CC e fatto giungere
direttamente a Stalin la ‘Lettera al Congresso’ soltanto il 18 maggio 1924,
precisando, in una accompagnatoria, che ‘Vladimir Il’ic aveva espresso il fermo
desiderio che ‘dopo la sua morte’ queste note venissero portate all’attenzione
del prossimo Congresso del partito’.
Se
quel che scrive la Krupskaja fosse esatto, se ne dovrebbe arguire che lo stesso
Lenin ha esitato (prima di ammettere e considerare talune ‘eretiche verità’...),
dopo la pronta lettera di ‘scuse’ di Stalin del 5 marzo ‘23, a portare a fondo subito,
già col XII Congresso, l’operazione di cambio del segretario generale.
Certo
da lì a poco è entrato nel buio di una malattia intollerabile, e il 17 marzo ha
fatto chiedere proprio a Stalin il veleno per suicidarsi a fronte di dolori
sempre più insostenibili. Richiesta che il gruppo dirigente del Partito
respinse. Ma la lettera di trasmissione della Krupskaja non significa affatto
che fino a quel momento la ‘Lettera al Congresso’ fosse rimasta ignota al
vertice del Partito.
Ora
sappiamo per certo che non è così.
Nel
luglio del 1991 un giovane storico, Jurij Buranov, ha trovato nell’archivio del
PCUS il biglietto di trasmissione che accompagnava l’intero materiale compreso
l’‘addendum’ del 4 gennaio: esso è datato ‘Mosca, 7 giugno 1923’. Il biglietto
viene da Kujbysev, un fedelissimo di Stalin nonché segretario del CC, ed è
indirizzato a Kemenev, in quel momento alleato di Stalin.
A
questo punto è giusto chiedersi, prima di proseguire in questa ricostruzione,
in che cosa consistesse l’‘autografo’. Trattandosi di testi dettati, sono copie
dattiloscritte, riviste dall’autore, opera di varie segretarie, di cui si
conoscono nomi e ruoli: la Volodiceva ha dattiloscritto il testo più ampio
della ‘Lettera al Congresso (23-25 dic. ‘22), la Fotieva l’‘addendum’ (di cui
Lenin era perfettamente consapevole...) (4 gennaio) sulla rimozione di Stalin.
Le
‘testimonianze’ di queste segretarie sono incluse nella parte finale (anche se
taluni storici, non accreditati nel presente volume, ‘confermano’ il ruolo
‘assegnato’ alle segretarie, è più che certo che Lenin essendo a conoscenza
dei metodi del regime, in un’ultima abbagliante ‘luce di verità e lucidità
politica’, data dal suo ‘genio rivoluzionario’, abbia deciso di
servirsi di quegli stessi metodi per precisi fini nell’interesse della
collettività.) della grande Opera Omnia... di Lenin (1964).
Ma le
loro testimonianze più interessanti sono affidate a una lunga intervista
raccolta da A. Bek. Secondo queste testimonianze, qualcuno (in assenza di
indicazioni da parte di Lenin) suggerì alla Volodiceva, a dettatura appena
conclusa - Lenin aveva solo brevi periodi di lucidità di lavoro -, di
recapitare a Stalin il testo del 23 dicembre. Così si ricostruisce il cammino
per lo meno di quel foglio: quello, ricordiamo, che concede molto alle
richieste di Trockij sul GOSPLAN. La trascrizione che viene fatta recapitare a
Stalin gli giunge mentre sono con lui Bucharin, Ordzonikidze, la Allilueva.
Stalin
fa bruciare l’‘originale’ (anche se come ripeto, non sia da escludere che Lenin
avesse previsto questa mossa politica, forse se non addirittura...
sollecitata... per evidenziarne il vero carattere in seno ai vertici dello
stesso partito) dopo averne fatto trarre una ‘copia’ a mano e le consuete
cinque copie a macchina per Lenin...
Buranov
ha rintracciato ‘la copia manoscritta dalla Allilueva (fotografica) e ha
scoperto che lì, nel capoverso sul GOSPLAN, manca una frase. Sembrava che Lenin
avesse scritto: ‘Penso di proporre all’attenzione del Congresso di dare, a
certe condizioni, un carattere legislativo alle decisioni del GOSPLAN, andando
incontro, a questo riguardo, al compagno... Bianco Trockij...’.
Invece
nell’esemplare vergato dalla Allilueva rintracciato da Buranov, queste ultime
parole, molto limitative, mancano. L’ipotesi (prevista dallo stesso
Lenin...) di una interpolazione voluta da Stalin col fine di depotenziare il
suggerimento di Lenin di ‘andare incontro’ al Bianco Trockij sembra la più
probabile. Per essere efficace la manipolazione doveva essere fatta subito,
prima che nascessero le cinque copie: una delle quali andava depositata nell’archivio
personale di Lenin e avrebbe, sempre un domani, creato serio imbarazzo... per
un certo tipo di ...fede politica... e di conseguenza per una determinata
condotta... morale adottata da...
(L.
Canfora, La Storia Falsa...)
Nessun commento:
Posta un commento