giuliano

domenica 7 maggio 2017

MEMORIA VEGETALE: PSICODRAMMI ovvero UN SOGNO NEL SOGNO...



















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Un Sogno nel Sogno...














Psicodrammi, segni nei quali non si riconoscono e non sembrano rappresentati né oggetti né simboli. Sono slanci, violente scariche di energia, che potrebbero esprimere sensazioni quali vita o morte o odio, o anche esclamazioni o auspici…


















Questo mio bacio accogli sulla fronte!
E, da te ora separandomi,
lascia ch’io ti dica
che non sbagli se pensi
che tutti furono un sogno i miei giorni;
e, tuttavia, se la speranza volò via
in una notte o in un giorno,
in una visione o in nient’altro,
è forse per questo meno svanita?
Tutto, quel che vediamo, quel sembriamo
non è che un sogno dentro a un sogno.
Sto nel fragore
di un lido tormentato dalla risacca,
stringo in una mano
granelli di sabbia dorata.
Soltanto pochi! E pur come scivolano via,
per le mie dita, e ricadono nel mare!
Ed io piango – io piango!
O Dio! Non potrò trattenerli con una stretta più salda?
O Dio! Mai potrò salvarne
almeno uno, dall’onda spietata?
Tutto quel che vediamo, quel che sembriamo
non è che un sogno dentro a un sogno?
(E.A. Poe)























Rappresentazione storica nello scenario di una ‘Storia falsa’ comporre Spazio e Tempo (non meno dell’odierno nella difettosa nonché pretenziosa pretestuosa rappresentazione di una ostentata democrazia comandata a richiesta per economica urgenza…) quindi una comune grammatica glutterata (se pur da molti pronunciata) e soggetta all’espressione nel dubbio componimento della lingua anche quando la stessa tacitata perseguitata ed umiliata alla caverna d’una eterna contesa cui non certo abdichiamo o condividiamo medesimo tempo e memoria…



La prima ‘rottura’ (con il teatro dei burattini...) l’aveva tentata lo stesso Lenin col cosiddetto ‘testamento’, o per meglio dire la ‘Lettera al Congresso’, dettata da lui, tra il 23 dicembre 1922 e il 4 gennaio del 1923.
Il Congresso del Partito comunista russo, cui era destinata, avrebbe dovuto essere quello imminente, il XII. La sostanza della questione sta nella proposta, che Lenin affida a quel documento, di rimuovere Stalin dalla funzione di segretario generale del Partito, e inoltre di accogliere, almeno in parte, le proposte di Trockij sul GOSPLAN.
Lenin è ormai in condizioni di salute precarie, se non disperate. Non è affatto sicuro di poter prendere parte al Congresso, pensa perciò di indirizzare un suo messaggio ‘operativo’ oltre che politicamente argomentato.
Detta via via dei pezzi....
Il 23 dicembre incominciò.
E’ testimoniato da una delle segretarie, la Volodiceva: quel giorno, convocandola, Lenin esordì dicendole: ‘Voglio dettarle una lettera per il Congresso. Scriva, prego...’.
Il primo brano, datato appunto 23 dicembre 1922, e scritto sotto dettatura dalla Volodiceva, riguarda il GOSPLAN e suggerisce di ‘andare incontro’ alle proposte di Trockij. Inoltre suggerisce di ampliare di molto il numero dei componenti del Comitato Centrale con l’evidente proposito di ‘diluire’ i conflitti personali.
Il secondo brano, dettato alla medesima Volodiceva nei due giorni successivi, 24 e 25 dicembre, affronta direttamente la questione dello scontro politico Trockij-Stalin, pur senza approdare a una proposta. Anche se passa in rassegna altri ‘leaders’ - si leggono i nomi di Zinov’ev, Ka-menev, Bucharin, Pjatakov -, l’attenzione è concentrata sui due, che infatti ritornano anche nella frase finale della breve aggiunta del 25 dicembre, dove Lenin precisa, quasi a voler frenare (in se stesso!) decisioni precipitose che queste osservazioni ‘sono fatte solo per il presente momento, per l’eventualità che entrambi questi eminenti e devoti funzionari non trovino l’opportunità di ampliare le loro conoscenze e superare la loro unilateralità’.
‘I due capi più eminenti dell'attuale Comitato Centrale’ li aveva definiti già nella prima parte dell’appunto (datata 24. XII), nel tratteggiarne il profilo.
Per quel che riguarda Stalin però lancia un allarme: ‘Divenuto segretario generale, ha concentrato nelle sue mani un immenso potere, e io - scrive - non sono sicuro che egli sappia servirsene con sufficiente prudenza’.
A Trockij riconosce che ‘egli è il più capace tra i membri dell’attuale CC', ma gli rimprovera: ‘ha anche una eccessiva sicurezza di sé’, nonché ‘una tendenza eccessiva a considerare il lato puramente amministrativo dei problemi’.
Alcuni giorni dopo, il 4 gennaio ‘23, la decisione è presa. Lenin detta una breve aggiunta alla ‘Lettera’, consistente in un unico capoverso, tutto su Stalin e culminante - dopo averne tracciato un più duro profilo - nella proposta, evidentemente destinata all’imminente Congresso: ‘Di pensare alla maniera di togliere o se non altro, alleggerire nelle sue mansioni, dall’incarico di Segretario generale’ del Partito, e nell’auspicio di trovarne uno ‘più tollerante, più leale, più cortese, più onesto, e più riguardoso verso i compagni....’.
La storia della trasmissione, diffusione e conservazione di questo testo non è ancora del tutto chiarita. Nadezva Krupsskaja, moglie di Lenin, svolge in questa storia, un ruolo solo in parte simile a quello che fu di Livia rispetto alle disposizioni che Augusto destinava postumante al Senato.
E già qui vi è un altro punto oscuro....
Una leggenda mirante ad attutire le asprezze di quella vicenda e a spiegare la lunga latitanza di quel documento sostiene che Lenin avesse disposto che la ‘Lettera al Congresso’ venisse fatta recapitare solo dopo la sua morte. Egli però non poteva prevedere la data della propria morte, né d'altra parte procrastinare ‘sinedie’ una decisione che, dalle sue stesse parole dell’‘addendum’, appare urgente.
Del resto già la intitolazione divenuta corrente (testamento di Lenin) contribuisce a confortare la tesi depistante cui Lenin stesso avrebbe dato a questa sua ‘Lettera al Congresso’, il senso e i tempi di una comunicazione postuma.
Un’altra tradizione sostiene che ‘inizialmente’ Lenin avrebbe nascosto persino alla Krupskaja quell’‘addendum’. Il vero problema, che solo in parte trova spiegazione nell’aggravarsi delle condizioni di salute di Lenin, è l’intervallo, il vuoto di quasi un anno e mezzo, tra il 4 gennaio ‘23 e il maggio (giugno) del ‘24, quando finalmente, al XII Congresso qualcosa trapela…
In previsione del risultato che si proponeva di ottenere al XII Congresso, Lenin fece anche un altro passo: inviò un’aspra lettera a Stalin, il 5 marzo ‘23, in cui minacciava la rottura dei rapporti se non ci fossero state sue scuse scritte per la violenza verbale da lui adoperata verso la Krupskaja nel corso di una telefonata.
Inopinatamente Stalin accolse immediatamente tale richiesta. Quando però il Congresso ha inizio a metà aprile - è questa la spiegazione corrente -, Lenin è daccapo paralizzato nel fisico. Egli era inabilitato nel fisico e i documenti in cui raccomandava la rimozione di Stalin dalla sua carica rimasero sotto chiave fino a qualche tempo dopo la sua morte sopraggiunta nel gennaio ‘24.
Secondo la versione ‘recepita’, la Krupskaja avrebbe presentato al CC e fatto giungere direttamente a Stalin la ‘Lettera al Congresso’ soltanto il 18 maggio 1924, precisando, in una accompagnatoria, che ‘Vladimir Il’ic aveva espresso il fermo desiderio che ‘dopo la sua morte’ queste note venissero portate all’attenzione del prossimo Congresso del partito’.
Se quel che scrive la Krupskaja fosse esatto, se ne dovrebbe arguire che lo stesso Lenin ha esitato (prima di ammettere e considerare talune ‘eretiche verità’...), dopo la pronta lettera di ‘scuse’ di Stalin del 5 marzo ‘23, a portare a fondo subito, già col XII Congresso, l’operazione di cambio del segretario generale.
Certo da lì a poco è entrato nel buio di una malattia intollerabile, e il 17 marzo ha fatto chiedere proprio a Stalin il veleno per suicidarsi a fronte di dolori sempre più insostenibili. Richiesta che il gruppo dirigente del Partito respinse. Ma la lettera di trasmissione della Krupskaja non significa affatto che fino a quel momento la ‘Lettera al Congresso’ fosse rimasta ignota al vertice del Partito.
Ora sappiamo per certo che non è così.
Nel luglio del 1991 un giovane storico, Jurij Buranov, ha trovato nell’archivio del PCUS il biglietto di trasmissione che accompagnava l’intero materiale compreso l’‘addendum’ del 4 gennaio: esso è datato ‘Mosca, 7 giugno 1923’. Il biglietto viene da Kujbysev, un fedelissimo di Stalin nonché segretario del CC, ed è indirizzato a Kemenev, in quel momento alleato di Stalin.
A questo punto è giusto chiedersi, prima di proseguire in questa ricostruzione, in che cosa consistesse l’‘autografo’. Trattandosi di testi dettati, sono copie dattiloscritte, riviste dall’autore, opera di varie segretarie, di cui si conoscono nomi e ruoli: la Volodiceva ha dattiloscritto il testo più ampio della ‘Lettera al Congresso (23-25 dic. ‘22), la Fotieva l’‘addendum’ (di cui Lenin era perfettamente consapevole...) (4 gennaio) sulla rimozione di Stalin.
Le ‘testimonianze’ di queste segretarie sono incluse nella parte finale (anche se taluni storici, non accreditati nel presente volume, ‘confermano’ il ruolo ‘assegnato’ alle segretarie, è più che certo che Lenin essendo a conoscenza dei metodi del regime, in un’ultima abbagliante ‘luce di verità e lucidità politica’, data dal suo ‘genio rivoluzionario’, abbia deciso di servirsi di quegli stessi metodi per precisi fini nell’interesse della collettività.) della grande Opera Omnia... di Lenin (1964).
Ma le loro testimonianze più interessanti sono affidate a una lunga intervista raccolta da A. Bek. Secondo queste testimonianze, qualcuno (in assenza di indicazioni da parte di Lenin) suggerì alla Volodiceva, a dettatura appena conclusa - Lenin aveva solo brevi periodi di lucidità di lavoro -, di recapitare a Stalin il testo del 23 dicembre. Così si ricostruisce il cammino per lo meno di quel foglio: quello, ricordiamo, che concede molto alle richieste di Trockij sul GOSPLAN. La trascrizione che viene fatta recapitare a Stalin gli giunge mentre sono con lui Bucharin, Ordzonikidze, la Allilueva.
Stalin fa bruciare l’‘originale’ (anche se come ripeto, non sia da escludere che Lenin avesse previsto questa mossa politica, forse se non addirittura... sollecitata... per evidenziarne il vero carattere in seno ai vertici dello stesso partito) dopo averne fatto trarre una ‘copia’ a mano e le consuete cinque copie a macchina per Lenin...
Buranov ha rintracciato ‘la copia manoscritta dalla Allilueva (fotografica) e ha scoperto che lì, nel capoverso sul GOSPLAN, manca una frase. Sembrava che Lenin avesse scritto: ‘Penso di proporre all’attenzione del Congresso di dare, a certe condizioni, un carattere legislativo alle decisioni del GOSPLAN, andando incontro, a questo riguardo, al compagno... Bianco Trockij...’.
Invece nell’esemplare vergato dalla Allilueva rintracciato da Buranov, queste ultime parole, molto limitative, mancano. L’ipotesi (prevista dallo stesso Lenin...) di una interpolazione voluta da Stalin col fine di depotenziare il suggerimento di Lenin di ‘andare incontro’ al Bianco Trockij sembra la più probabile. Per essere efficace la manipolazione doveva essere fatta subito, prima che nascessero le cinque copie: una delle quali andava depositata nell’archivio personale di Lenin e avrebbe, sempre un domani, creato serio imbarazzo... per un certo tipo di ...fede politica... e di conseguenza per una determinata condotta... morale adottata da...
(L. Canfora, La Storia Falsa...)














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