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Mostri e nebbie artiche: la lettera... (11)
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I 'perfetti' ingranaggi dell'arte (13)
Trascorsi il giorno successivo vagando per la valle.
Mi fermai vicino alle sorgenti dell’Arveiron, che prendono origine da
un ghiacciaio, che, a passo lento, sta avanzando dalla cima delle colline fino
a ostruire la valle. I ripidi pendii delle vaste montagne erano di fronte a me;
la gelida parete del ghiacciaio mi sovrastava; alcuni pini spaccati erano sparsi
intorno e il solenne silenzio di questa magnifica sala delle udienze della
natura imperiale era rotto solo dallo scrosciare delle onde o dalla caduta di
qualche grosso frammento, dal boato della valanga o dal crepitio, che
riecheggiava fra le montagne, del ghiaccio accumulato che, attraverso il
silenzioso lavoro di leggi immutabili, ogni tanto si spaccava e si staccava,
come se non fosse stato che un giocattolo nelle loro mani.
Questi scenari sublimi e grandiosi mi offrivano la più grande
consolazione che potessi ricevere. Mi elevavano da tutte le piccolezze del mio
animo, e benché non cacciassero il mio dolore, tuttavia lo mitigavano e lo
tenevano calmo. In qualche modo, inoltre, distolsero la mia mente dai pensieri
sopra i quali avevo rimuginato durante gli ultimi mesi.
Rientrai la notte per riposare; il mio sonno fu conciliato e aiutato
dall’insieme di quelle maestose figure che avevo contemplato durante il giorno.
Si radunarono attorno a me; le vette delle montagne, immacolate e innevate, i
pinnacoli scintillanti, i boschi di abeti, la gola aspra e selvaggia, e
l’aquila che si elevava fra le nubi si raccolsero tutti attorno a me e mi
offrirono la pace.
Dove erano fuggiti quando mi svegliai il mattino seguente?
Tutto ciò che aveva incoraggiato l’anima era fuggito col sonno, e una
scura melanconia intristiva i miei pensieri. La pioggia cadeva a torrenti, e
una fitta nebbia nascondeva le cime delle montagne, così che non vedevo neppure
i volti di quei possenti amici. Eppure avrei penetrato il loro velo di nebbia e
li avrei cercali fra i loro nascondigli di nuvole.
Cos’erano la pioggia e la tempesta per me?
Il mio mulo fu portato alla porta, e io decisi di salire la cima del
Montanvert. Mi ricordai dell’effetto che la vista del terribile e mai fermo
ghiacciaio aveva avuto sulla mia mente la prima volta che l’avevo visto. Mi
aveva riempito di un’estasi sublime che aveva dato ali alla mia anima e le
aveva permesso di librarsi dal mondo oscuro verso la luce e la gioia. La vista
del terribile e del maestoso in natura aveva sempre avuto, a dire la verità,
l’effetto di elevare la mia mente, facendomi dimenticare le preoccupazioni
passeggere della vita.
Decisi di andare senza una guida, perché conoscevo bene il sentiero e
la presenza di un’altra persona avrebbe distrutto la solitaria grandezza dello
scenario. La salita è ripida, ma il sentiero è interrotto da tornanti brevi e
continui, che aiutano a superare la perpendicolarità della montagna. È uno
scenario terribilmente desolato. In migliaia di punti sono visibili le tracce
della valanga invernale, dove giacciono alberi spezzati e sparsi sul terreno,
alcuni completamente distrutti, altri piegati, appoggiati contro le rocce
sporgenti della montagna o di traverso sopra altri alberi.
Il sentiero, man mano che si sale, incontra gole innevate, lungo le
quali rotolano continuamente dei sassi; una di queste è particolarmente
pericolosa, perché il minimo rumore, come ad esempio parlare ad alta voce,
produce uno spostamento di aria sufficiente ad attirare la distruzione sopra la
testa di colui che ha parlato. Gli abeti non sono alti né lussureggianti, ma
sono tetri e aggiungono un’aria di severità allo scenario. Guardai la valle
sottostante; una vasta nebbia stava salendo dai fiumi che l’attraversavano,
avvolgendo in fitti anelli le montagne di fronte, le cui vette erano nascoste
da nuvole uniformi, mentre la pioggia cadeva dal cielo scuro e aumentò la
melanconica impressione che ricevevo dagli oggetti attorno a me.
Ahimè!
Perché l’uomo si vanta di una
sensibilità superiore rispetto agli animali?
Questo li rende solo degli esseri con più necessità. Se i nostri
impulsi fossero limitati a mangiare, bere, desiderare, saremmo quasi liberi, ma
noi siamo mossi da ogni vento che soffia e da una parola casuale o da una scena
che quella parola ci trasmette.
Dormiamo; un sogno ha il
potere di avvelenare il sonno.
Ci alziamo; un pensiero
vagante contamina il giorno.
Sentiamo, comprendiamo, o ragioniamo; ridiamo o piangiamo,
accettiamo con amore il dolore, o gettiamo via i nostri affanni:
è lo stesso: perché che sia gioia o sofferenza,
il sentiero della sua partenza è ancora libero.
Il giorno trascorso non è mai quello a venire;
niente può durare, tranne la
mutabilità.
Era circa mezzogiorno quando arrivai in cima alla salita. Rimasi per un
po’ seduto sulla roccia che dava su quel mare di ghiaccio. Una foschia coprì
sia quella che le montagne circostanti. Subito una brezza dissipò le nuvole, e
io scesi sul ghiacciaio. La superficie è molto irregolare, si alza come le onde
di un mare agitato, scende in basso, frammezzata da crepacci che si inabissano
profondamente.
Il campo di ghiaccio è largo circa una lega, ma io impiegai circa due
ore per attraversarlo. La montagna di fronte è una nuda roccia perpendicolare
rispetto a dove mi trovavo io, Montanvert era esattamente all’opposto, a circa
una lega di distanza; e sopra di esso si ergeva il Monte Bianco, nella sua
terribile maestosità. Rimasi in una rientranza della roccia a osservare questo
meraviglioso e stupendo scenario. Il mare, o piuttosto il vasto fiume di
ghiaccio, serpeggiava tra le sue montagne, le cui aeree cime incombevano sui
suoi recessi. I loro picchi ghiacciati e scintillanti brillavano alla luce del
sole sopra le nuvole. Il mio cuore, prima pieno di dolore, si gonfiò di
qualcosa simile alla gioia; esclamai:
‘Spiriti erranti, se davvero errate, e non riposate nei vostri stretti
letti, concedetemi questa flebile felicità, o portatemi via, come vostro
compagno, dalle gioie della vita’.
Mentre dicevo queste parole, scorsi improvvisamente la figura di un
uomo, piuttosto distante, che avanzava verso di me, a velocità sovraumana.
Balzava oltre i crepacci di ghiaccio, tra i quali io avevo camminato con
prudenza; anche la sua statura, mentre si avvicinava, mi sembrava superiore a
quella di un uomo. Fui turbato; una nebbia scese sopra i miei occhi, e mi
sentii afferrare dalla debolezza, ma mi ripresi subito grazie al gelido vento
delle montagne.
Mi accorsi, mentre la figura si faceva più vicina (visione terribile e
odiosa!) che era il miserabile che io avevo creato.
Tremai di rabbia e orrore, decisi di aspettare che si avvicinasse e poi
di giungere con lui a un combattimento mortale. Si avvicinò; il suo volto
esprimeva un’amara angoscia, unita allo sdegno e alla malvagità, mentre la sua
bruttezza spettrale lo rendeva quasi insopportabile alla vista umana. Ma io
l’osservai appena; in un primo momento la rabbia e l’odio mi avevano privato
della parola, e la ritrovai solo per sommergerlo di parole che esprimevano
furioso abominio e disprezzo.
‘Demonio! - esclamai - Osi
avvicinarti a me? E non temi che la feroce vendetta del mio braccio si sfoghi
sulla tua miserabile testa? Vattene, vile insetto! Anzi, resta, che io possa
calpestarti fino a ridurti in polvere! E, oh! Se potessi, con l’estinzione
della tua miserabile esistenza, riportare in vita quelle vittime che tu hai
assassinato così diabolicamente!’...
‘Aspettavo quest’accoglienza -
disse il demone -Tutti gli uomini odiano gli sventurati; e come, dunque, devo
essere odiato io che sono più miserabile di ogni altro essere vivente! Anche
tu, il mio creatore, detesti e disprezzi me, la tua creatura, alla quale tu sei
legato da vincoli dissolubili solo con l’annientamento di uno di noi. Tu vuoi
uccidermi. Come osi giocare così con la vita? Fai il tuo dovere verso di me, ed
io farò il mio verso di te e il resto dell’umanità. Se accetterai le mie
condizioni, io lascerò in pace te e loro; ma se tu rifiuti, nutrirò le fauci
della morte finché non sarà sazia del sangue degli amici che ti restano’….
‘Detestabile mostro! Sei un
demonio! Le torture dell’inferno sono una vendetta troppo mite per i tuoi
crimini. Miserabile diavolo! Mi rimproveri della tua creazione; vieni avanti
allora, che io possa estinguere la scintilla che così imprudentemente ti ho
dato’.
La mia rabbia era senza limiti; balzai su di lui, spinto da tutti i
sentimenti che possono armare un essere contro l’esistenza di un altro.
Mi schivò con facilità e disse…
‘Stai calmo! Ti prego di ascoltarmi
prima di dar sfogo al tuo odio sulla mia testa fedele. Non ho sofferto
abbastanza, perché tu cerchi di aumentare la mia sventura? La vita, anche se
può essere solo un ammasso di angoscia, mi è cara, e la difenderò. Ricorda, tu
mi hai fatto più potente di te stesso; la mia altezza è superiore alla tua, le
mie articolazioni più agili. Ma io non sarò tentato di oppormi a te. Io sono la
tua creatura, e sarò persino mite e docile verso il mio naturale signore e re,
se anche tu farai la tua parte, che mi devi. Oh, Frankenstein, non essere
giusto verso tutti mentre calpesti me solo, a cui è dovuta la tua giustizia e
ancor più la tua clemenza e il tuo affetto. Ricorda che io sono la tua
creatura; dovrei essere il tuo Adamo, ma sono piuttosto l’angelo caduto che tu
allontani dalla gioia, senza alcun crimine. Ovunque vedo felicità, dalla quale
io solo sono irrimediabilmente escluso. Io ero benevolente e buono; la sventura
mi ha reso un demonio. Fammi felice, ed io sarò di nuovo virtuoso’.
‘Vattene! Non ti ascolterò. Non
ci può essere comunanza fra me e te; noi siamo nemici. Vattene, o lascia che
proviamo la nostra forza in un combattimento, in cui uno dovrà cadere’.
‘Come posso commuoverti? Nessuna
supplica può spingerti a volgere uno sguardo benevolo sulla tua creatura, che
implora la tua bontà la tua compassione? Credimi, Frankenstein, io ero
benevolente; la mia anima ardeva di amore e umanità, ma sono solo, miseramente
solo? Tu, il mio creatore, mi detesti: che speranza posso raccogliere dai tuoi
simili che non mi devono nulla? Essi mi disprezzano e mi odiano. Le montagne
deserte e i ghiacciai desolati sono il mio rifugio. Ho vagato qui intorno per
molti giorni; le caverne di ghiaccio, che solo io non temo, sono una dimora per
me, ed è l’unica che l’uomo mi concede. Io saluto questi pallidi cieli, perché
sono più gentili dei tuoi simili. Se la moltitudine dell’umanità sapesse della
mia esistenza, farebbe come hai fatto tu, e si armerebbe per distruggermi. Non
dovrei dunque odiare coloro che mi detestano? Non raggiungerò mai un accordo
con i miei nemici. Io sono un miserabile, e loro condivideranno la mia
sventura. Tuttavia è in tuo potere ricompensarmi e liberarli da un male che
spetta a te solo rendere così grande, perché non solo tu e la tua famiglia, ma
migliaia di altre persone, non siano inghiottite dal vortice della collera.
Lasciati muovere a compassione, e non disprezzarmi. Ascolta la mia storia;
quando l’avrai ascoltata, abbandonami o commiserami, come giudicherai che
meriti, ma ascoltami. Le leggi umane consentono ai colpevoli, per quanto
crudeli siano, di parlare in loro difesa prima di essere condannati. Ascoltami,
Frankenstein. Tu mi accusi di omicidio, e tuttavia vorresti, con la coscienza
tranquilla, distruggere la tua creatura. Oh, sia lodata l’eterna giustizia
dell’uomo! Tuttavia, io non ti chiedo di risparmiarmi; ascoltami, e poi. se
puoi, se vuoi, distruggi il lavoro delle tue mani’…
‘Perché mi richiami alla memoria
- risposi - circostanze alle quali tremo quando vi rifletto, poiché io ne sono
stato la miserabile origine e l’autore? Sia maledetto il giorno, aborrito
demonio, in cui hai visto la luce! Siano maledette (benché io maledica me
stesso) le mani che li hanno formato! Tu mi hai reso infelice oltre ogni dire.
Non mi hai lasciato il potere di considerare se sono giusto o no verso di te.
Vattene! Libera la mia vista dalla tua detestabile forma’.
‘Così te ne libererò, mio
creatore, - disse e mise le sue odiate mani davanti ai miei occhi, che io
scostai da me con violenza - così ti tolgo una vista che aborri. Comunque puoi
ascoltarmi e concedermi la tua compassione. Ti chiedo questo, in nome delle
virtù che possedevo un tempo. Ascolta la mia storia; è lunga e strana, e la
temperatura di questo posto non è adatta ai tuoi sensi delicati, vieni nella
capanna sulla montagna. Comunque, il sole è ancora alto nei cieli; prima che
scenda a nascondersi dietro quei precipizi innevati e a illuminare un altro
mondo, tu avrai ascoltato la mia storia e potrai decidere. Dipende da le, che
io abbandoni per sempre la compagnia dell’uomo e conduca una vita inoffensiva,
o diventi il flagello dei tuoi simili e l’autore della tua rapida rovina’.
Detto questo tracciò la via tra il ghiaccio; io lo seguii. Il mio cuore
era colmo, e non gli risposi, ma mentre avanzavo, soppesavo i vari argomenti
che aveva usato e infine decisi di ascoltare la sua storia. In parte ero spinto
dalla curiosità, e la compassione rafforzò la mia decisione. Fino ad allora lo
avevo ritenuto l’assassino di mio fratello e desideravo ardentemente una
conferma o una smentita di questa opinione. Per la prima volta, inoltre, sentii
quali fossero i doveri di un creatore verso la sua creatura, e che avrei dovuto
renderlo felice prima di dolermi per la sua malvagità. Queste motivazioni mi
spinsero ad accettare la sua richiesta. Attraversammo dunque il ghiaccio, e
salimmo sulla roccia di fronte. L’aria era fredda, e la pioggia ricominciò a
scendere; entrammo nella capanna, il demone con aria di esultanza, io con il
cuore pesante e lo spirito depresso. Ma acconsentii ad ascoltare, e mi sedetti
vicino al fuoco che il mio odiato compagno aveva acceso, così egli cominciò la
sua storia….
LA
STORIA
Una settimana fa, ulteriore inattesa conferma….
Il gruppo conservatore americano “Judicial Watch” ha reso
pubblico un rapporto ‘top secret’ della Dia (Defense
Intelligence Agency), i servizi segreti del Pentagono. Il documento, 7 pagine,
datato 12 agosto 2012, espone il solito errore geopolitico di
sempre. La Dia prevede e convalida la creazione di uno Stato
islamico per sbarazzarsi del presidente siriano Bashar
al-Assad, la cui dittatura – oggi sappiamo – ha causato il
massacro di oltre 200.000 vittime nella guerra civile siriana. Ma la
nascita di un “principato salafita” che “unifichi l’estremismo jihad tra
sunniti in Iraq e in Siria” non impedisce un’altra accurata previsione: “Assad
rimarrà al potere”. La scorsa estate Isis ha conquistato Mosul in Iraq, il mese scorso ha preso il
controllo anche di Ramadi.
E da tre giorni la bandiera nera dello Stato Islamico
sventola anche nella storica città siriana di Palmyra. Il
papello desecretato suscita domande inquietanti.
Uno, diventa lecito mettere in dubbio gli sforzi che ampliano i
poteri statali anti-terrorismo, cioè il monitoraggio di Cia e Nsa da parte del governo Usa, e dei
servizi in Uk e altri paesi alleati (anche in Italia per il Giubileo di
ottobre).
Due, l’Occidente combatte contro un nemico comune che però è
nato in laboratorio come il mostro di Frankenstein, grazie a maneggi ed
alchimie degli stessi suoi creatori per fini geopolitici inconfessabili. Ecco
perché non ha senso continuare a fare gli stessi errori degli ultimi 20
anni, come dice l’ottimo Rand Paul.
EPILOGO
….Secondo il dottor
Darwin e secondo alcuni tedeschi l’evento su cui si fonda questo racconto non è
da considerarsi impossibile…
Non voglio si creda
che io riponga il più lontano grado di seria fiducia su tale fantasma o per
meglio dire ‘mostro’; tuttavia, assumendola come la base di un lavoro di
immaginazione non mi sono limitato a tessere insieme una serie di orrori (ed
errori) soprannaturali.
In quanto l’evento
da cui dipende l’interesse della Storia è privo di effetti di un semplice
racconto di spettri o di magia così ho cercato di conservare la verità dei
principi elementari della (dubbia natura umana) e chi si imbatte in cotal
velato motivo può leggersi anche, ed in ciò per una volta concordiamo, l’ultima
enciclica circa la vera Natura che ci circonda… ognuno alla propria Finestra
assiso ciò mi sembra più che logico…ed umano destino…
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