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Il Pregiudizio del Tempo nell'algoritmo della vita posto...
L’ALGORITMO DELLA VITA
Ovvero il Trovatore della Parola
nella caverna della vita dipinta e scritta
Uno più Uno non davano Due in quell’ora imperfetta della notte. E alle
Tre della notte del Primo Mattino, quando il prelato, forse anche un po’
ubriaco, accennò alla natura divina del suo Dio, Uno era ed è ancora la somma
in quel lungo mattino, dopo uno e più bicchieri di vino…
Convenimmo, poi, sul far della luce di quel difficile arbitrio, di
ritirarci nelle nostre stanze per abbandonarci nel riposo dell’universale…
Nostro Dio, pregato e calcolato nell’infinito Universo specchio del nostro
personale Creato. Come ho detto, in quel Primo Mattino, la nebbia avvolgeva
ogni pensiero ed idea imbevuta di vino, per me è soltanto nettare di Dionisio,
per l’alto prelato, approdato dopo quel Dio, è sangue di Cristo.
Anche su questo, la nostra cena era divisa, certo io non ero il suo
Giuda, nemmeno il suo Profeta, ma il prete sicuro nella sua scienza, al terzo
bicchiere vedeva in me il Filosofo su cui aveva modellato e costruito la sua
Chiesa.
E sovente, ricordava, appena poteva, forse per non cadere dalla pesante
sedia, che Aristotele fu il principio di una nuova visione. Con lui altri
filosofi dominavano le sue biblioteche, ragione per cui, non vi era grande
frattura in quello strato di terra.
Neppure un terremoto, quello forse lo udimmo, avvolto nella nebbia sul
far della luce di quel lontano mattino.
Tornai stanco e forse anche ubriaco verso la mia stanza che sembrava in
trepida attesa, là poggiai sul tavolo i miei appunti di una vita intera,
anch’io a cercare di raccontare e pregare il mio Dio.
La formula segreta appoggiata in oscura attesa. Chiusa in un libro
prezioso come fosse stata una nuova Parabola dello stesso Uomo crocifisso nel
suo lungo martirio. Era come un Vangelo quella equazione, e, tutte le volte la
ripetevo come fosse stata la mia sola ed unica preghiera: la formula di una
vita intera.
Ma quando vidi quell’uomo uscire in mezzo alla nebbia, si aprì una
frattura in mezzo alla Terra, la nebbia, come ho già detto, ne confondeva il
contorno. E quando riscrissi la formula sulla cornice di un’antica finestra,
qualcosa mancava a quel traguardo… di una vita intera.
Forse fu’ un numero a tradire la mia certezza, a far tremare la Terra,
perché ora lo zero e con lui l’infinito dominavano, lì nel bel mezzo
dell’incerto mio cammino.
Da quella spirale in attesa della sua preghiera, un grande buco di
antimateria. La progressione costante della mia equazione, riconosceva, anche
nella calcolata incertezza, la dimostrazione di una crescita da zero
all’infinito, di una prima attesa, dove dal nulla di una comune certezza, fra
me il prete di chiesa, progrediva ed evolveva in una spirale infinita avvolta
nella grande materia.
Questa la mia certezza: la fisica, la chimica e la pura materia avvolti
senza Spirito…, nella mia sicura Idea.
Questa la verità, la matematica del mio Dio. Eppure dopo anni, attorno
a quel resoconto di una grande scienza, una incertezza regna nell’occhio
osservato e studiato del mio Dio.
In fondo a quella pupilla qualcosa si vede ora in mezzo alla nebbia.
Un nessuno e niente divenne la sola certezza, mentre la nebbia avvolge
il Dio della mia Idea. Fu come se l’Universo rinascesse ogni mattina da uno
zero che ossessionava ogni mia certezza, concedendomi una diversa visione dopo
un sonno avvolto nella grande incertezza di una oscura epoca, a cui pensavo di
aver tolto ogni oscuro ricordo confidando sulla visione di una materia privata
di ogni spirito o Dio…. o anima inquieta.
Ma all’improvviso, nel principio di quella mattina, come una nuova vita
avvolta nella sua prima bufera, un tremore strano della Terra, come se qualcosa
fosse nato nell’assoluta certezza.
Affidai ad un confuso sonno della ragione il mio tormento, affidai ad
una preghiera la mia incertezza.
Un uomo, una visione, uno strano e diverso Principio tormenta ogni mia
sicurezza, un fantasma oscura ora la mia materia.
Uno spirito antico, più di ogni Dio, aggiusta il mio incerto conto,
equazione di una vita intera. E tutte le volte che il suo ricordo avvolge la
sola ed unica materia, la somma conclude l’antica formula iniziata una sera.
Ed ora posso anche dire, ma non certo più scrivere, che Uno più Uno
danno Due nell’incerto mio dormire. Uno, per me, e quel prete incontrato una
sera… erano la sola ed unica certezza.
Dopo, quando ebbi sentore di un’altra vita priva della materia, Uno più
Uno davano l’eterna certezza, invisibile a quella finestra dove tutto scorre e
nulla si vede…, panorama di una vita intera; e una nebbia ad avvolgere ogni
contorno come uno Spirito inquieto di un altro Dio, Straniero a quella doppia
visione.
Era uscito, illusione e frammento di vita, solo per indicarmi e
mostrarmi la retta via, e nella grandezza illusione della mia vita, lo zero
regnò come sola certezza.
Ritornai al mondo per una diversa Preghiera… dopo quella formula detta.
Rinacqui Poeta e Trovatore della parola non detta nascosta in una rima,
una poesia, un frammento svelato all’intero Creato. Cercai e pregai il mio e
l’altrui dire, nascosto nella materia di codesto Universo, e quando parlavo
all’alba di una nebbiosa vita, la rima accompagnava ogni mia dottrina.
Parola nascosta, Eresia appena accennata. Scoprii in un vago ricordo,
come una nebulosa antica, una vita trascorsa nella certezza di un mondo capito
e studiato perché pensavo scorgere l’intero Creato.
In realtà scrutavo solo una forma imperfetta, sogno di un Dio invisibile
a quella Preghiera, a quel numero calcolato per una vita intera. Scorgevo una
Natura Divina privata della vera parola, dove l’uomo si era fatto padrone
rinnegando il Primo dell’intera equazione.
Rinnegando la Parola Prima della sua materia… intelligenza senza una
forma, privata di anima e spirito perché anche quelli appartengono all’arbitrio
di un Secondo Dio.
In realtà, il Primo Dio è di altra Natura, non detta il Verbo o Divina
Parola, compie una Poesia come fosse un’eterno frammento senza memoria, senza
libro a conservarne la storia, senza rilegatura a evidenziarne la perfetta
scrittura nella grande biblioteca dove il retto sapere…, pensano conservare…. e
possedere…. Senza il Tempo padrone
dell’Universo… e Dio della materia, che io, in una precedente vita, una sera,
intrappolai in una breve equazione come fosse una rima, per avere così
l’illusione di pregare il mio Dio solo e vero Creatore.
In realtà fu lui che si burlò della mia scienza, confinandomi in una
strana Terra, perché proprio quando ero certo della sua conoscenza, specchio di
un Dio che tutto crea, cambiò tutta la legge del mondo che possedevo e
fors’anche prevedevo; mutò ogni certezza della mia scienza, e mostrò alla mia
superbia che non vi era nessuna sicurezza…, almeno che Lui non lo voleva. Dimostrò
che lui dimora in ogni cosa, non essendo l’uomo padrone del creato, materia
imperfetta della sua equazione.
Dimostrò che la vita, quella Perfetta, è invisibile e composta del suo
Spirito, e che la luce che mostra tale illusione…, in realtà cela ogni reale
comprensione.
Quando pensiamo di vedere e tutto possedere, in realtà siamo posseduti
da uno strano Dio, che lui ha voluto, per non mostrarsi in questo Imperfetto
Creato… dal suo pensiero evoluto. In questa materia, dove il Secondo governa la
Terra, il segreto non deve essere scorto, ed ogni vera Parola deve rimanere ben
celata nella sua Prima… ora… un altro Dio per sempre taciuto.
Questa fu il Libro Grande dell’eresia,
perché lasciò solo a pochi il privilegio di scorgere e intuire il suo vero
dire, confinando ogni verità ben celata all’ombra di una parola strana: padrona
della materia… calco perfetto di un numero imperfetto!
Chi scoprirà la vera formula della vita, o se preferite, quel Primo
Dio, non avrà vita facile, perché sarà posseduto dal suo infinito contenuto: lo
Spirito avverso alla materia numerato e
contato nella prigione di ogni verità su quella piccola Terra.
Lei è solo imperfetta visione in una oscura dimensione, dove tutto ciò
che pensiamo vedere e di cui ogni uomo si nutre durante una vita intera, è
parte minima ed indefinita di un’altra verità non percepita… ed anche molto più
antica.
Certo mai potrà intendere come la mente di un Dio confinato ed esiliato
si esprime nell’intero Creato, perché lo ha per sempre barattato con un altro…
che dal Primo è stato creato.
Perché questo gioco strano di specchi ha frapposto fra Lui e le altre
creature?
Non è certo una equazione, non è certo una Preghiera, non è certo un
gioco strano!?
Nasconde la parabola del suo fare non nell’esatta parola,
nell’infallibile dire, ma in un frammento celato e braccato donato ad un uomo
stanco che una mattina ho visto uscire come un ladro all’alba del loro dire:
avvolto da una nebbia, come se il mondo a quell’ora non fosse stato ancora
creato.
Io e il prete che pensavamo di averlo appena svelato, per poi
possederlo (formule e preghiere): lui con il suo Dio e io con il mio Verbo,
scoprimmo la somma nel limite della parola: perché Uno più Uno proprio
quell’ultima sera davano Uno. E quell’uomo vidi uscire da una riga, da una
parentesi, da una frazione… di una vita intera…
Il mondo finì quella sera, e mentre lui usciva per la sua preghiera, il
Tempo lo vide signore e padrone di una strana bufera, proprio come fu nel
principio dell’intero Universo…, un boato…. poi calore ed Inferno, fu solo
primo alla Materia…: perché l’Uno aveva creato nel Secondo del mistero celato.
Quella si spense una sera, e scoprii che dalla strana nebbia che lo
avvolgeva uno Spirito penetrare la mia strana preghiera: fu tutto il contrario
di quanto avevo studiato… circa l’intero Creato, questo sì lo ricordo… fu tutto l’inverso di quanto da
me dimostrato.
Nacque un’anima priva della sua materia, nacque uno Spirito quella
Prima Mattina, nacque un diverso Universo, e lui mostrò come compone e pensa il
Primo Dio… Straniero al suo Creato.
Ora che sono poeta, qui in questo albergo dove dormo e sogno, ogni
tanto affiora qualche ricordo qualche frammento di una vita consumata all’ombra
di una falsa certezza e di una fragile sapienza.
Cerco l’ispirazione vera, ed un numero di una strana perfezione
disturba la mia poesia, un ricordo incerto che mi ossessiona per questo l’ho
incastrato in una rima. Un sogno strano si affaccia ogni sera da una vita
passata nella ricchezza della sapienza… o forse scienza, questo non saprei dire
con certezza, ma ogni elemento ora descrivo in ugual maniera e lo imprigiono
dentro una parola antica.
Un frammento per contenere tutta la bellezza dell’Universo, ogni parola
mi viene dettata da un Primo Dio: Spirito che alberga in ogni cosa che vedo ed
adoro ogni mattina come fosse l’inizio del Creato. Frammento e rima contraria
ad ogni dimensione e avversa alla materia precedano ogni creazione… successiva
a quella composta nella mia poesia: ho appena creato la vita!
Strana illusione e contraria al Tempo, strana parola ora che di nuovo
tutto crea. Strana pazzia e anche strana Eresia, per questo devo tener stretto
questo mio segreto. Ben nascosto nella bisaccia, non vorrei fare la fine di
quell’eretico di alcuni secoli fa’: al tramonto di una antica giornata fu arso
all’ombra di una falsa certezza barattata per santa parola.
Le ceneri dispersero al vento, la sua rima cancellata da ogni libro di
storia.
Che strano quel Dio sceso nella materia ad insegnare la sua preghiera.
Strano quel Dio, non lascia frammento o infallibile verbo quale suo
unico e immutabile Testamento: scompare dalla storia come una stagione di cui
ha dipinto e scritto ogni contorno, per poi essere ucciso da un fuoco elemento
di un suo Pensiero e rinascere nella nebbia di un nuovo mattino, fino
all’infinito di un numero contato Primo al Secondo dell’imperfetta somma della
storia così ben calcolata ed anche pregata….
Strano quel Dio, esce all’alba di ogni mattino per la sua eterna poesia
e sempre la sua opera lo bracca e divora come fosse il peggior delinquente
della Storia di questa piccola Terra. Forse perché lui è proprio quella, non lo
è certo il padrone eletto da un un falso Dio..., disegno imperfetto della loro
creazione.
Strano quel Dio, esce la mattina in quella nebbia dove nulla si scorge…
ed inventa la parola, è privo del Tempo… e dopo aver composto il suo frammento
ogni cosa si dispone come Lui ha detto.
Lo ha atteso ad ogni tramonto di questo strano ricordo, lo ha atteso
nascosto vicino ad una finestra dove tutta la Natura si ricompone entro una
poesia e una parola antica.
Ho atteso ore e mai ho visto il suo ritorno, avrei voluto fargli tesoro
della sua parola… del suo Tempo. Ora anch’io, lo confesso, esco all’alba di
ogni mattina, forse qualcuno mi osserva da qualche finestra, la Natura vado
componendo in ogni poesia, in un frammento in una rima, e il Tempo è privo
della loro materia.
Così quando scrivo la mia ‘formula segreta’, inno alla vita, lei si
inginocchia dinnanzi alla mia litania, poi si alza per una poesia… senza Tempo
principio di vita.
Questo miracolo, su ogni sentiero o vicolo strano debbo celare per non
finire sacrificato come quel Dio sull’altare. Anche Lui è uscito all’alba di
una mattina per insegnare una parola antica e nemica della materia. Anche Lui
nel suo Tempo fu nominato Eretico da un popolo eletto, spirò con l’ultima sua
preghiera che non fu giammai desiderio di vendetta.
Spirò implorando il suo Dio, non era certo lo stesso di quello pregato
nel Tempio. Spirò e tutta la terra tremò d’intorno come fosse stata la fine del
mondo.
La sua parabola iniziò all’alba di una mattina, in silenzio come una
poesia, confusa in mezzo alla nebbia lasciando a noi l’eterna illusione di una
strana visione. Dimenticata e cancellata nel dono della parola divenuta
preghiera, poi equazione perfetta, quando Uno più Uno…. una strana sera, davano
Uno Primo risultato di una strana materia… che Tempo non era….
Forse perché il Primo Creatore fu privato della sua sostanza, al suo
posto un Secondo Dio…. e il Tempo che avanza.
Io che sono disceso in questa vita fui nominato trovatore e poeta della
parola: eretico custode della vera memoria….
(Giuliano Lazzari, Il Trovatore; Lo
Straniero)
(Accompagnato dalle bellissime immagini di PepeVentosa)
(Accompagnato dalle bellissime immagini di PepeVentosa)
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