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La scultura funeraria (19/1)
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Quando era in giro per lavoro. Gli artigiani come lui stanno lunghi
mesi fuori casa. Guadagnano bene, hanno un buon mestiere, trovare una donna da
portarsi a letto non è difficile, è pieno di donne facili che lo fanno per
denaro. Ma non avrebbe dovuto fare del male ad una ragazza muta. L’ha rovinata,
l’ha violentata, se l’è spassata e poi l’ha abbandonata.
E’ a lei che ha pensato quando Tianluo
è venuta a prendere la sua vita?
Sì, certo, gli si è materializzata davanti agli occhi e non riusciva a
scacciarla.
E’ una vendetta allora!
Tutte le ragazze maltrattate pensano solo alla vendetta. Se fosse
ancora in vita, se potesse ritrovarlo gli caverebbe gli occhi coprendolo dei
peggiori insulti, chiederebbe al diavolo di spedirlo al diciottesimo girone
dell’inferno per fargli subire le torture più crudeli.
La ragazza non era in grado di parlare, poi le era cresciuta la pancia,
era stata cacciata di casa, costretta a prostituirsi e a mendicare, ridotta a
un mucchietto di carne putrida e disprezzata da tutti. Prima era stata una
ragazza per bene, avrebbe potuto andare in moglie ad un onesto contadino,
condurre una vita coniugale normale, avere un tetto per ripararsi delle
intemperie, avere figli e persino una bara, alla morte.
Lui non ha pensato a questo, ha pensato solo a se stesso!
I suoi occhi non smettono di fissarlo.
Gli occhi di Tianluo.
Gli occhi della ragazza muta.
Quello sguardo pieno di terrore mentre la violenta?
Quegli occhi colmi di desiderio di vendetta.
Quegli occhi imploranti.
Non poteva implorarlo, singhiozzava e si strappava i capelli.
Lo fissava sconvolta.
No, gridava…
Ma la gente intorno a lei non capiva le sue grida scomposte e rideva.
Lui si era mischiato alla folla e rideva insieme agli altri.
Naturale!
Sì, certo all’epoca lui non sapeva cosa fosse la paura, anzi era
orgoglioso di sé, era convinto che nessuno l’avrebbe mai rintracciato.
Così sarà stata vendicata!
La dea Tianluo arrivò,
comparve tra le fiamme e il fumo mentre lui smuoveva le braci. Chiuse gli occhi
e pianse.
Non ingentilire la sua immagine.
Tutti lacrimano quando va il fumo negli occhi!
Con le mani ruvide come legna secca si soffiò il moccio che colava dal
naso. Trascinando le ciabatte con passo claudicante se ne andò in cortile
tenendo in braccio un tronco di bosso, prese l’ascia e accovacciato sul ceppo
di acero lavorò fino al calare della notte. Quindi rientrò in casa, sedette sul
sedile accanto al focolare, serrò il pezzo di legno tra le gambe e lo palpò con
le mani callose, sapeva che sarebbe stata la sua ultima scultura, temeva di non
fare in tempo a finirla. Voleva terminarla prima che facesse giorno perché
sapeva che alle prime luci dell’alba sarebbe svanita l’immagine che custodiva
in sé, che le mani avrebbero perso la sensazione tattile, i tratti del viso, la
bocca, il labbro superiore che stringeva quando scuoteva la testa, i lobi delle
orecchie, morbidi e carnosi, a cui avrebbero dovuto mettere grossi orecchini, i
muscoli tesi ed elastici, il viso liscio e delicato, il naso affilato e il
mento a punta. La sua mano si era fatta strada dal colletto del vestito
abbottonato fin sotto il mento.
Al mattino, i compaesani che andavano alla fiera di Luofengpo a fare compere per il
capodanno erano passati da lui, lo avevano chiamato ma non avevano ricevuto
risposta.
La porta d’ingresso era spalancata, arrivava un odore di bruciato,
entrarono e lo trovarono riverso sul camino.
Era morto…
Qualcuno disse che doveva aver avuto un colpo apoplettico, qualcun
altro disse che era morto bruciato. Ai suoi piedi c’era la testa di Tianluo appena finita, con una corona di
rovi, accanto ad essa c’erano quattro fori da cui uscivano teste di tartarughe
nere con il collo teso, come animali appostati nella tana. Le palpebre della
dea erano abbassate, era come assopita, l’attaccatura del naso si congiungeva a
delicate sopracciglia inarcate che davano l’impressione di essere appena
aggrottate, le labbra piccole e sottili erano serrate come in segno di
disprezzo per la vita e dalle nere pupille che si intravedevano trapelava
impassibilità.
Sopracciglia, occhi, naso, bocca, guance, mascelle e collo di cigno,
tutto rifletteva la delicatezza della ragazza. Solo i lobi delle morbide
orecchie, da cui pendevano orecchini di rame a forma di punta di lancia,
rivelavano un che di sensuale, mentre il collo era fasciato dall’alto colletto
del vestito. Così scolpita la dea Tianluo
fu deposta più tardi sull’altare dello sciamano del Passo della Porta del Cielo.
(G. Xingjian, La montagna
dell’Anima)
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