giuliano

sabato 14 ottobre 2017

LA SCULTURA FUNERARIA (20)



















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Quando era in giro per lavoro. Gli artigiani come lui stanno lunghi mesi fuori casa. Guadagnano bene, hanno un buon mestiere, trovare una donna da portarsi a letto non è difficile, è pieno di donne facili che lo fanno per denaro. Ma non avrebbe dovuto fare del male ad una ragazza muta. L’ha rovinata, l’ha violentata, se l’è spassata e poi l’ha abbandonata.
E’ a lei che ha pensato quando Tianluo è venuta a prendere la sua vita?
Sì, certo, gli si è materializzata davanti agli occhi e non riusciva a scacciarla.
E’ una vendetta allora!
Tutte le ragazze maltrattate pensano solo alla vendetta. Se fosse ancora in vita, se potesse ritrovarlo gli caverebbe gli occhi coprendolo dei peggiori insulti, chiederebbe al diavolo di spedirlo al diciottesimo girone dell’inferno per fargli subire le torture più crudeli.




La ragazza non era in grado di parlare, poi le era cresciuta la pancia, era stata cacciata di casa, costretta a prostituirsi e a mendicare, ridotta a un mucchietto di carne putrida e disprezzata da tutti. Prima era stata una ragazza per bene, avrebbe potuto andare in moglie ad un onesto contadino, condurre una vita coniugale normale, avere un tetto per ripararsi delle intemperie, avere figli e persino una bara, alla morte.
Lui non ha pensato a questo, ha pensato solo a se stesso!




I suoi occhi non smettono di fissarlo.
Gli occhi di Tianluo.
Gli occhi della ragazza muta.
Quello sguardo pieno di terrore mentre la violenta?
Quegli occhi colmi di desiderio di vendetta.
Quegli occhi imploranti.
Non poteva implorarlo, singhiozzava e si strappava i capelli.
Lo fissava sconvolta.
No, gridava…
Ma la gente intorno a lei non capiva le sue grida scomposte e rideva.
Lui si era mischiato alla folla e rideva insieme agli altri.
Naturale!
Sì, certo all’epoca lui non sapeva cosa fosse la paura, anzi era orgoglioso di sé, era convinto che nessuno l’avrebbe mai rintracciato.
Così sarà stata vendicata!
La dea Tianluo arrivò, comparve tra le fiamme e il fumo mentre lui smuoveva le braci. Chiuse gli occhi e pianse.




Non ingentilire la sua immagine.

Tutti lacrimano quando va il fumo negli occhi!
Con le mani ruvide come legna secca si soffiò il moccio che colava dal naso. Trascinando le ciabatte con passo claudicante se ne andò in cortile tenendo in braccio un tronco di bosso, prese l’ascia e accovacciato sul ceppo di acero lavorò fino al calare della notte. Quindi rientrò in casa, sedette sul sedile accanto al focolare, serrò il pezzo di legno tra le gambe e lo palpò con le mani callose, sapeva che sarebbe stata la sua ultima scultura, temeva di non fare in tempo a finirla. Voleva terminarla prima che facesse giorno perché sapeva che alle prime luci dell’alba sarebbe svanita l’immagine che custodiva in sé, che le mani avrebbero perso la sensazione tattile, i tratti del viso, la bocca, il labbro superiore che stringeva quando scuoteva la testa, i lobi delle orecchie, morbidi e carnosi, a cui avrebbero dovuto mettere grossi orecchini, i muscoli tesi ed elastici, il viso liscio e delicato, il naso affilato e il mento a punta. La sua mano si era fatta strada dal colletto del vestito abbottonato fin sotto il mento.




Al mattino, i compaesani che andavano alla fiera di Luofengpo a fare compere per il capodanno erano passati da lui, lo avevano chiamato ma non avevano ricevuto risposta.
La porta d’ingresso era spalancata, arrivava un odore di bruciato, entrarono e lo trovarono riverso sul camino.
Era morto…
Qualcuno disse che doveva aver avuto un colpo apoplettico, qualcun altro disse che era morto bruciato. Ai suoi piedi c’era la testa di Tianluo appena finita, con una corona di rovi, accanto ad essa c’erano quattro fori da cui uscivano teste di tartarughe nere con il collo teso, come animali appostati nella tana. Le palpebre della dea erano abbassate, era come assopita, l’attaccatura del naso si congiungeva a delicate sopracciglia inarcate che davano l’impressione di essere appena aggrottate, le labbra piccole e sottili erano serrate come in segno di disprezzo per la vita e dalle nere pupille che si intravedevano trapelava impassibilità.




Sopracciglia, occhi, naso, bocca, guance, mascelle e collo di cigno, tutto rifletteva la delicatezza della ragazza. Solo i lobi delle morbide orecchie, da cui pendevano orecchini di rame a forma di punta di lancia, rivelavano un che di sensuale, mentre il collo era fasciato dall’alto colletto del vestito. Così scolpita la dea Tianluo fu deposta più tardi sull’altare dello sciamano del Passo della Porta del Cielo.

(G. Xingjian, La montagna dell’Anima)

















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