giuliano

sabato 1 settembre 2018

MEDESIME VETTE (2)








































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L'invisibile e odierna danza della morte

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I morti che tornano (3)













…Far fronte alla desta oculatezza dei cittadini da sapere con rapida mano ordire trame impercettibili che pure ad un baleno si stringano sì fortemente con mille nodi attorno al meglio esperto da torgli ogni scampo — e se fallisce, quando tutto sta per naufragare sotto i colpi d’un galantuomo che non vuole perire invendicato, da risospingerlo al largo dalle secche, risoffiargli in poppa vento e fortuna in barba agli onesti?

No, questa non è la nostra tribù — a cui non vorrete con dura parzialità negare l’istinto del progresso alla perfettibilità umana, che asserite innato in ogni creatura.

No, questa non è la nostra tribù.

Il lezzo della società non fu mai la parte del mondo che ne sia piaciuto di notomizzare, anzitutto per un certo istinto d’avversione alle dissecazioni, d’orrore per la tabe; e poi perché sappiamo per durata esperienza che gli è impossibile il compiacersi, come oggi si fa con tanto studio, nel diguazzare in quanto ha di più sucido il maremagno del vizio, sia brutalmente spudorato o sia inorpellato da larva di passione, senza inzaccherarsi un tantino i sandali, quand’anche vi aggiriate nelle eleganti sale ove non si balbetta motto a vanvera — ove, non come nel trivio, manca la scusa della mal suadente fame e dell’ineducazione: perciò se mai solleticava le papille della vostra curiosità brama di una storia terribile d’uno zingaro dalla bruna tinta e dallo sguardo felino, che d’avventura in avventura, sulle rotaje dell’adulterio e dell’omicidio, vi facesse correre per le vene il diaccio dello spavento od il fuoco della voluttà, serbandovi a morale della favola la bella soddisfazione di vederlo alfine fra le braccia dell’amata, riverginata — scusate la parola impossibile — dall’amore puro, mentre 1’esoso marito sta in fondo del quadro lungo, disteso, inchiodato da due righe di pugnale… per verità vi siete ingannato!
Là non sarà così perché ne pare che tanta filza di delitti non possa essere figlia della serenamente gioconda fantasia italiana, e perché lo zingaro che vi fa invito a peregrinare con lui non appartiene alla tribù antica, tradizionale, se non per la comunanza del peccato originale.




L’antica s’è riabilitata, direbbe un drammaturgo, e la nuova non è meno curiosa. Anche essa corre, senza meta, balenando qua e là senz’altra guida che la bellezza della natura; — anch’essa ama le sagre, le fiere, i mercati per cogliere sul fatto la scena animata dei mille popolani dalle diverse foggie, dai diversi tipi; — anch’essa se può giuocare un bel tiro, lo fa con tutta coscienza, e ruba a man salva ad un crocchio di ciarloni il racconto che dice più d’un in-foglio su quella gente, un idilio d’amore ad una bella ragazza, il secreto d’una lagrima come d’un sorriso. Alcuna volta, quando il demone ruggente dell’arte non l’agita, e così gli è obbligato a starsene a bocca asciutta innanzi alla festosa mostra di cento zane di saporite frutta.... allora stende la mano ad una vezzosa fanciulla per averne un grappolo d’uva ancora imperlato dalla rugiada, una pesca erubescente... e non dubitate della sua riconoscenza, veh!

Allo zingaro non mancano modi di trarsi di impiccio: quante volte pagò lo scotto della cena frugale, narrando alla bella ostessa una fantastica leggenda, con sì strana eloquenza rappresentandole i casi amorosi di fate, ondine e silfidi, di genii e di spiriti, che davvero parve alla curiosa di vedere laggiù nell’ombre l’armante tradito fra paurosi fantasmi, e di sentire sotto la scranna il rantolo del lupo che venne ad ingollarsi la perfida!...



  
Chi osa rimprocciare la bella albergatrice se per schermirsi dagli amanti morti e dai lupi vivi si allaccia strettamente allo zingaro? Dirvi come la tribù nuova fiammante veneri come pura sorgente d’inspirazione la bellezza variata della natura, culto da cui sorge necessariamente il disprezzo per ogni affettazione; riassumere, anche per sommi capi, l’indole bizzarra del suo umore; dirvene, fuggendo, vita e miracoli, sarebbe ad un tempo noiosa cosa per voi e pericolosa per noi.

Ma se poi non isdegnate la compagnia di questi zingari di buona pasta che intessendo alle descrizioni leggende e fantasie vi guida — senza bagnarvi — negli antri muschiosi ove fra i canneti lacustri amoreggia l’avvenente Verbania; nei casolari montani fra le usanze patriarcali; sulle diacciale alpine a conversare colle nubi; sui nembosi picchi supremi a cantare un inno al sole, alla libertà, ed a farvi considerare di lassù che bruco microscopico è il cosiddetto re del mondo — accettate la mano e proverete che lo zingaro fra le divagazioni della mente e le aspirazioni del cuore non dimentica il positivo della vita, quella catena che ne rammenta ad ogni slancio che dessa è troppo corta e che il senso governa più della ragione il mondo, guidandovi in alberghi d’ogni fatta, quando il paese sia poco ospitale — e per giunta, se non pagherà lo scotto, condirà colle sue novelle la refezione.

E poi chi sta a cà niente sa.




Via, smetti l’abito incomodo che t’insacca; indossa la veste casalinga del viatore; allaccia calzari che sfidino le mordenti scheggie e le acute punte delle roccie; armati di lungo bastone ferrato ed uncinato che ti servirà d’appoggio e di spinta, di leva e di scala per l'erte e per le diacciale — e quand’anche la tua borsa non sia sonante di molte monete d’oro, vieni, lo zingaro insegnerà a te ancora a raccontare la storia del lupo alle belle ostesse. Se mai l’aspetto di diverse genti, la disuguale misura del bene e del bello col brutto, la lotta continua del debole col forte, l’armonia sublime della natura non caccieranno la noia che ti prostra intelletto e corpo nell’afa neghittosa del fannullare, lo zingaro con fratellevole cura ti guiderà a quelle regioni — ove si slancia sì sovente e con tanto desiderio il pensiero — che miseria di mente e di cuore fanno chiamare dell’impossibile...

Non rigenereremo l’umanità, ma non ci annoieremo, forse. Intanto l’aurora festosa già piove le sue tinte onnicolori, la frescura del mattino ne invita; partiamo... all’Alpi!

Un istante: anzitutto lo zingaro, secondo l’antica usanza de’suoi, tolta nelle mani la vostra destra, dovrebbe spiattellarvi 1’avvenire come il passato, farvi i più lusinghieri augurii che egli si sappia.... ma che volete? Egli, visti fallire i più cordiali vaticinii, da buona pezza tiene seco loro broncio, ed amico guai è degli antichi adagi, a chi lo richiede di predizioni, risponde: Chi il tutto può sprezzare, possiede il mondo.

Così sia!

(VALENTINO CARRERA)




Ed io a lui: Così sia!

…Bellissima introduzione per un libro non solo d’avventura ma anche per illuminare lo Spirito per un’alta cima che non sia solo conquista tecnica e destrezza e un mare di cemento e rifiuti per una montagna divorata e violentata con troppo fretta, così come osservo oggi medesima vetta, e come disse il buon Ruskin - quand’anche non accetterete i nostri principi e ci caccerete e braccerete per ogni dove, porteremo il nostro ed altrui fardello e principio divenuto il vostro ‘peso’ nella misura del progresso sulle nostre spalle e come un tempo ci avvieremo per l’antica mulattiera….

…E lungo questa ho incontrato in uno strano giorno di rabbia contro l’intero Tempio eretto, un altro inaspettato avventuriero anche lui mosso da medesimo desiderio di conquista, solamente, come (indirettamente) ci narra, la sua ed altrui vetta alimentata dalla volontà al contrario della potenza cui sovente assiste ogni Anima quantunque sempre benedetta; e lungo la discesa con cui sono solito parlare e conversare con medesimo Dio, penso allo sforzo di coniugare il Tempo: fulmini e tuoni dèi di un diverso Olimpo da cui provengo e a cui debbo l’ecologia del saggio pensiero per (ri)fondare l’improprio Secolo chiuso nel circolo del Tempo.

E’ uno sforzo non solo Eretico ma inizio del Tempo!

…Potrei evitare precipizi ghiaccio nebbia neve e quantunque tutti gli imprevisti di questo inaspettato e calcolato improprio tempo disturbato nel singolo e globale Elemento dell’infausto progresso riversare i rintocchi d’un diverso principio offuscare memoria e Secolo… calcolato secondo il barometro del profitto…

…Kurtz da medesima terra insegna ed invoca, ed allora che i solerti impiegati della rispettabile Compagnia non me ne vogliano per siffatta Rima, quando sdraiato lungo questo fiume penso all’antica andata Filosofia precipitate a cascata e costretta nei flutti d’incompresa e similare volontà Genesi di potenza senza alcuna Dottrina, generare quella energia e materia priva di Anima non meno dello Spirito così come dovrebbe essere la Terra…

Così voi ‘potenti’ per quanto inferiori dèi eletti in questa pensate uniti a coloro senza patria e sorriso vittime di un antico business ancorato per ogni libero mare…

….Pensate solo il semplice rimedio e rinunziate ad ogni guerra cui il debole vittima della vostra ingordigia in nome d’una impropria e malsana globale economia… (breve predica)




…Parto dal lontano 1944, il mese di ottobre della Giornata Missionaria Mondiale. C’era presente, nella Parrocchia di Valbondione, un missionario dei Padri Bianchi. Partecipai con mio fratello Rocco alla Mèsa Grànde celebrata dal Padre Missionario. Col freddo che faceva, mi strinsi a mio fratello e dormii durante tutta la predica.

Terminata la messa, mi avviai all’uscita, ma mio fratello mi disse: ‘Devi fermarti, perché il Missionario vuol parlare a tutti i ragazzi’. Mi fermai con gli altri presenti. Evidentemente non ricordo quello che ci disse, ma alla fine ci consegnò un biglietto sul quale c’era una sola domanda alla quale dovevamo rispondere: ‘Che cosa farai, quando sarai grande?’

Andai a casa, cercai una penna e scrissi sotto gli occhi di mia mamma e di mio fratello Luigi: ‘Voglio farmi Missionario!’. Ricordo ancora il sorriso di mia madre, ma anche le minacce di mio fratello che voleva scrivessi come lui: ‘Voglio farmi frate cappuccino’. Non conoscevo ancora la risposta di Pilato, ma in realtà fu la medesima che diedi a mio fratello: ‘Ciò che ho scritto rimarrà per sempre’.

Una volta adulti, sia io che mio fratello siamo divenuti Sacerdoti ed il nostro sogno si è coronato con una comune destinazione per una missione del Congo.

Era il mese di aprile del 1968.

Così ebbe inizio la storia dei (ba)Lega…




V’è conquista e conquista per similar vetta e questa breve predica non certo per evidenziare una falsa coscienza, ma solo meditare chi nel coraggio d’una difficile scelta accettare medesima rinunzia per gli errori di cui colma la Storia, ed in nome mio so bene quel che dico non meno del falso prete che sbarcando assieme al suo re ed in nome d’un Dio tradito tradusse la missione in insana conquista…

…Uniti e giammai divisi dall’errore non meno dell’orrore conquistiamo medesima vetta (inizio d’un trascorso precipizio barattato per ugual cima) e che il buon Dio ci guidi lungo il ‘nuovo’ Sentiero giacché nel Tempo le insegne confuse e barattate nella difficile salita con cui fondare il vero Tempo della Storia….

(Padre Giulio Simoncelli)

(Direttore della fotografia: Alfredo Corti)                       

 










   

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