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L 'classifica' di tutti i record battuti! (13)
La terra
non è il male, ma è comunque vile e spregevole: il serpente, come punizione per
la sua malvagità, è condannato a strisciare col ventre a terra e ad Adamo viene
detto: ‘Maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo’ e,
sempre a causa del suo peccato, Adamo dovrà morire e tornare alla terra: ‘Con
il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché tornerai alla terra, perché da
essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai’.
Occorre
prestare molta attenzione a queste considerazioni, dato che le ritroveremo in
tutte le espressioni culturali, nella letteratura, nell’arte e nella musica,
delle civiltà ‘superiori’ di stampo agricolo:
la terra,
la carne e questa vita sono da considerarsi cose infime, volgari e prive di
valore, mentre il cielo, lo spirito, e la vita nell’aldilà come cose elevate,
maestose e desiderabili.
Adamo ed
Eva, scacciati dal Giardino dell’Eden, si moltiplicarono. Il loro primo figlio,
Caino, era un ‘lavoratore del suolo’, un orticultore, mentre il secondo, Abele,
era un ‘pastore di greggi’, un allevatore. Caino, accecato dalla gelosia e
dalla rabbia, uccise Abele. Adirato, Dio maledì Caino e gli ingiunse di vagare
per la terra, ramingo e fuggiasco: ‘Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà
più i suoi prodotti’.
Di
nuovo, Dio maledice l’umanità e condanna gli uomini, e soprattutto i
contadini, a una vita di stenti e di mortificazioni. Gli uomini, nonostante
tutto, si moltiplicano e il mondo si riempie oltre che di persone, anche di
problemi. Dio, allora, si pente di aver creato l’uomo e decide di mandare un
diluvio per distruggerlo insieme al bestiame, agli uccelli del cielo e agli
altri animali. Dio risparmia solo Noè, la sua famiglia e una coppia di animali
per ogni specie che fa salire sull’arca costruita in legno di cipresso e divisa
in vari scomparti come Dio ha ordinato allo stesso Noè.
Dopo il
Diluvio, per la terza volta, Dio accorda agli
esseri umani il dominio su tutta la terra. Dio stipula con Noè,
la sua famiglia e tutti gli esseri umani un accordo solenne, una sacra
Alleanza, che definisce chiaramente quale deve essere il fondamento della relazione
che gli umani dovrebbero instaurare con tutti gli animali:
Il timore e
il terrore di voi sia in tutte le bestie selvatiche e in tutto il bestiame e in
tutti gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo e tutti i pesci del mare
sono messi in vostro potere.
Alcuni
sostengono che la Caduta, il Diluvio e l’Alleanza segnino la fine dell’ ‘età
dell’oro’, quando la vita era pacifica e quando umani e animali non erano
violenti. Disquisire, però, se l’età dell’oro o meno esista, significherebbe perdere
di vista il significato fondamentale del nostro mito della creazione e cioè che
qualcosa di grave e doloroso ha trasformato l’esistenza umana.
Il mito più
importante della nostra civiltà riflette la consapevolezza di essere passati
attraverso un importante periodo di transizione, periodo che ha comportato
enormi cambiamenti dello stile di vita. Alcuni ritengono che le più antiche
versioni orali di questo mito furono tramandate già dalle fasi iniziali
dell’epoca dell’agricoltura, quando permanevano ancora tracce molto importanti
della cultura e dei costumi dei primi raccoglitori.
Il nostro
mito della creazione esprime essenzialmente l’intensa nostalgia dei primi
popoli dediti all’agricoltura per il modo in cui erano vissuti in precedenza,
per lo stile di vita più semplice e più libero dei raccoglitori.
Uno dopo
l’altro, i fautori e i profeti della scienza e della tecnica trasformarono il
credo baconiano e cartesiano in un’ideologia del dominio aggressiva, invasiva e
sistematica, cioè, per usare le parole di Leiss, in ‘un’ideologia da crociati’.
Negli
scritti dell’epoca si sosteneva che il progresso delle arti e delle scienze
avrebbe instaurato il dominio dell’uomo sulla terra. Leiss, citando Joseph
Glanvill (1688), afferma che la società di allora riteneva che:
Una volta
che la natura fosse stata conosciuta, sarebbe stata per questo stesso motivo
sottomessa, domata e messa al servizio della vita umana.
Frasi
simili compaiono negli scritti di quasi tutti i principali pensatori
occidentali successivi a Bacone e Cartesio. L’espressione ‘conquista della
natura’ fu così abusata da non essere più messa in discussione e da renderla
plausibile in ogni situazione.
Leiss
sostiene che dopo il XVII secolo:
Pochi
pensatori avrebbero avvertito la necessità di analizzare cosa potesse celarsi
dietro l’espressione ‘dominio sulla natura’.
Il
significato dell’espressione si era fossilizzato in seguito alla sua continua
reiterazione nell’ambito di un contesto ampliamente condiviso.
Per
riassumere, il dominio sulla Natura divenne la forza motrice intellettuale
dell’era moderna, per scienziati e tecnocrati così come per riformatori e
progressisti. Nel XIX secolo, i seguaci del filosofo socialista francese Claude
Henri Saint-Simon fecero proprie tali idee al fine di descrivere come l’era
industriale avrebbe trasformato la società:
Lo
sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo sta ormai tramontando. Lo
sfruttamento del pianeta e della natura è d’ora in avanti l’unico fine
dell’attività umana.
Anche Karl
Marx e Friedrich Engels, nonostante le loro idee rivoluzionarie, si attennero
all’antico dettame della conquista della natura.
Secondo
Marx, la realizzazione della felicità sarebbe stata opera dei socialisti in
grado di:
Regolare in
maniera razionale l’interscambio materiale con la natura posta sotto il
controllo della collettività, invece che lasciata libera di governare gli
uomini come forza cieca.
Engels
aggiunse che:
Con il
socialismo, gli uomini sarebbero diventati, per la prima volta: I veri signori
della natura, in quanto e nel momento in cui sarebbero diventati signori del
loro stesso processo di socializzazione.
Altri
pensatori marxisti ripresero lo stesso tema e lo elevarono a fine ultimo della
società comunista ideale.
Ad esempio,
negli anni Cinquanta Maurice Cornforth propugnò una versione dell’ideologia del
dominio e della supremazia umane almeno altrettanto assoluta di quelle
contenute nella ‘Genesi’, nel pensiero di Tommaso d’Aquino, di Bacone e di
tutti i loro seguaci. Cornforth, in un brano intitolato ‘Man’s Mastery of
Nature’, scrive:
E’ il
dominio sulla natura, conseguito tramite il lavoro razionale, che distingue il
modo di vivere dell’uomo da quello degli animali inferiori. L’incremento del
livello di dominio sulla natura è infatti il significato fondamentale del
progresso materiale. Padroneggiando le forze naturali l’uomo impara le leggi
con cui la natura opera e può piegarle al suo servizio. Così facendo, le trasformiamo
da nemiche a serve. In una società comunista, gli uomini progrediscono senza
incontrare ostacoli nella conoscenza e nel controllo delle forze naturali, nel
loro sfruttamento, nel rifacimento dell’intera natura, nella cooperazione con essa
al fine di rendere il mondo un mondo umano, dato che l’umanità è il frutto più
elevato della natura.
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