giuliano

lunedì 2 settembre 2019

COSA E' LA PEDAGOGIA? (2)


















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Ma il fedele scudiero di un più nobile e ricco signore e cavaliere, legato al motivo del quale la politica (sia essa di un Impero o di uno Stato Pontificio) serva e maestra di ogni inganno al porto della vita (al pari del somaro che gira la pala del mulino cui la farina servita), rinunzia alla sana prevenzione nominata Ecologia affidando il pasto suo astuto ad un cantiere di nobil intento ed immagine, cui il Pellegrino  approdato riconosce salva la vita… al lievito del pane  consumato.
…E come nell’apparente Tempo smarrito, siamo certi che nel suo e nostro cammino, ogni peccato sarà debitamente perdonato, come in quel Senato se pur vicino alla Breccia così Pia, salva e condona ogni inganno al popolo donato. Oggi come ieri il passo e la Rima giammai mutati all’Ortodossa dottrina, e che Dio ci maledica, qualcuno urlerà e predicherà in quanto la sostanza tutta entro la panza all’Osteria consumata. Lo Spirito fuggito all’Eresia braccata e perseguitata in quanto le ragioni dell’Oste sono il miglior piatto condito e servito. L’araldo scolpito la miglior genealogia all’albero della vita appesa quale stendardo alla secolare via. La piazza rinomata ove  il Tempo rimembra al Fiore sacrificato, impone il nuovo martirio. Il barocco sarà restaurato ed il miracolo resusciterà e guarirà la piaga della peste di una Natura apostrofata o solo abbandonata e confusa da una Strega indemoniata la quale urla sfortuna, compagna ad un  Eretico perseguitato che ulula la falsità della vita...




Non è contraddizione la via seguita, ma smarrimento di chi scorge l’inganno al sudario di Dio.
Non è apostrofare il potere venerato, ma narrare ciò che è e stato!
Non è fuggire la Patria all’eterno esilio comandata ma narrare il Tempo così raccolto al mutamento taciuto e osservato nell’Opera che di certo sappiamo essere un nuovo inganno in quanto i tempi dei miracoli certificati dal ‘Notaro’ trasmutati da più certi eventi non quantificati dalla borsa comandata, ma divini nell’urlo che ordina la Parola. Più che Oracolari nell’affermazione dell’Apocalisse la quale mai potrà e dovrà nutrire una Economia che sfrutterà ancor di più la Vita. E se voi signori miei nominate questa pazzia, allora avete smarrito per sempre il retto senso distribuito nella vita.
Avete perso misura e odore di ogni Stagione che lieve accarezza il Tempo nostro nei colori cui si apostrofa la Poesia.
Avete smarrito il profumo o solo il ricordo di ciò che fu la Parola di ogni Elemento saggiamente distribuita nell’inchino che preannuncia e abdica il passo ad un nuovo colore, ad ogni nuovo sapore, ad ogni nuovo frutto, ad ogni sentimento cui la Rima compiuta.
Avete dimenticato la Poesia in quanto l’economia detta ogni strofa del nuovo cantico apostrofato e composto, ma ciò e forse non sarà mai più e fu’, per secoli ha governato la saggezza divenuta certezza. Quella nei millenni trascorsa ha nutrito il Sogno smarrito. Anche se la vita difficile e tradita, oggi come ieri, ed il contarla e misurarla è scienza saggia e gradita alla certezza di ugual via, il progresso non di certo alleviato la fatica. Nutre il solco progredito fra il colore di un’antico dipinto e il monocromatico evento previsto, rendendo alla fatica ugual Mulino. Fra un ruscello per sempre disceso ed un ghiaccio sudario del nuovo creato in cui misurato il Tempo nelle pale del nuovo calvario, non scorgo differenza e progresso, solo la farina a narrare la poesia smarrita al sudore di quanto affogato e nella tortura di quanto consumato nell’amaro pane condiviso.




Nel calice scheggiato.  
Fra il previsto e la malattia c’è la cura diluita nella certezza nominata progresso, sarà capacità di misurare il confine fra il ciarlatano e lo scienziato della nuova avventura. Capacità di distinguere il credente dal falso pellegrino.
Il miracolo dal falso attestato certificato e pregato!    
Se chi comandato fosse capace a far uso del dono cui confonde e raggira la gente alla banca della falsa dottrina e pedagogia, dovrebbe sapere che la prevenzione maestra di vita alla ragione per sempre tradita.
Dovrebbe sapere che non solo la facciata del nobile palazzo da lui signorilmente arredato et abitato lustra l’araldo, di cui, quale tradizione assieme all’abito va così fiero, ma una sana educazione con la quale ogni retto principio incontrastato al fiume del porto così affollato,  radice che trattiene il respiro dal cemento affogato.
Di lui sappiamo, per il vero, padrone del ‘corso’ (visibile della storia) nel quale lo splendore e l’originaria trasparenza, alla fogna di un Parlamento custodita, ove il ‘libero arbitrio’ perseguitato dalla corrotta parola, giacché sappiamo bene che ‘un su tre’ (si contano sulle punta delle dita come la ‘primina’ al fiocco della vita con cui iniziare la scuola comandata: si inizia da ‘uno’ poi si procede sino al ‘tre’ per passare alla seconda classe o loggia così ben edificata in ragione di ugual scuola recitata e obbligata altrimenti si rischia l’analfabetismo combattuto e così nutrito; poi ancora avanti signori scolari che la corrotta ‘fogna’ avete edificato… e non provate offesa sono i numeri(ni) non solo della maestra che narrano i trascorsi, noi a codesta scuola abbiamo preferito l’esilio o la fuga affidata ad una Natura giammai corrotta!) di codesti nobil uomini custodi del bene pubblico: volpi a guardia del comune avere (comunemente nominato il pollaio dal sovrano creato), corrotti più del nettare a cui hanno abdicato ogni ‘doppio principio’ fedeli alla scuola per sempre frequentata, in quanto preferiscono il più delizioso vino. 




Infatti li sappiamo spesso e sovente ubriachi nei fasti dei loro antichi banchetti ove se pur parlano del sangue di un Cristo, cui affidano i chiodi e supplizio della loro tortura, fedeli in verità, a quel Dionisio cui ogni piacere è Dio nell’orgia e fasto divenuta delirio, al pari del popolo riunito quale specchio del Bacco travasato o forse solo dispensato donato e spacciato per saggezza, della quale, l’antico Imperatore e Filosofo prova malessere e schifo alla fogna ridotto del principio dettato e trasmutato.  
Mi par più che logico pensare, come per il vero feci e scrissi, che la prevenzione essere condizione necessaria e sufficiente per una sana duratura e stabile Economia, quale miglior moneta, giammai la cura, dopo e durante la malattia, in quanto troppi dotti medici et illustri ciarlatani si accalcano su un corpo stanco malato e appestato per provare unguenti e medicamenti prossimi a Dionisio, nuovo Bacco spacciato. Mi dicono anche che il valore  della gradazione ottenuta non sufficiente per la ‘visione’ voluta, v’è anche l’erba della vecchia arpia ora coltivabile e consumabile non più a modico peso ma sostanziosa libbra da fumo nutrita e distribuita. Del resto i medicamenti debbono aver principio di essere al calderone della caverna della fattucchiera o strega che sia, ove ogni re in ragione della gloria alla tragedia del teatro della vita vende l’anima al potere dello Spirito così nutrito. 
In verità sappiamo bene che la ragione della quale e nella quale si misura il progresso essere capace di prevenire quanto da loro scomposto al porto della moneta coniata al debito pubblico non certo dichiarato, sarebbe un doppio malessere negato. Quindi la miglior cura per questa Terra malata della quale l’Economia si ciba ‘doppiamente’ prima durante e dopo il male seminato, a miglior ragione veicolata, saggia e retta comprensione del ruscello fiume e torrente che invade la discesa verso il porto della dottrina  smarrita, giacché esausta di troppo stress da tanto calore nutrito e (con)diviso fra antica e nuova depressione rettamente saggiamente ed equamente distillata.
Quest’ultima sorseggiata all’ora di punta dal cronista della Storia, quale miglior aperitivo o alcolico incentivo prima e dopo il pasto condito accompagnata durante la mensa fa talvolta l’appetito primitivo nella caverna dell’antica ora.




Sicuramente retti ed evoluti, almeno così dicono, ma talvolta esuli dalle mense ed osterie e famiglie distribuite alla gloria del patriarcato o matriarcato che sia, si respira ancora quell’aria di un Tempo smarrito ove la Parola persa e confusa fra un grugnito ed un urlo e il depresso a confinare retta ragione fra uno squartamento o un pluriomicidio o ancor peggio uno sterminio del quale tutti noi ci pensiamo al riparo, chi sia il depresso in codesto quadro dal quadro dipinto sfido riconoscere, i colpevoli ed i pazzi in genere sono sempre alla mensa della Parola distribuita calunnia della vita.     
Ragion per cui sempre in barba alla prevenzione, il fiume torrente o ruscello che sia, viene convogliato quale elemento (dall’economia partorito) in futura bestia (allevato) verso il macello al mare distribuito dal monte nato e governato dal lavoro comandato: sana vacanza all’Albergo della vita. Ciò che vediamo e continuiamo a cogliere non più la ragione al riposo dell’intelletto, bensì la pazzia al guinzaglio del peggior allevatore che la pedagogia ha consegnato quale maestro di vita. Ed i maiali sono i padroni dell’autostrada e del sole, e con loro anche le salsicce del pic-nic così desiderato dal cinghiale divorato in un sol boccone. Il rovescio di quanto da loro seminato governa l’Apocalisse dell’insana Economia spacciata.
Non mi dilungo con l’uso della Parola alla dottrina di questa vista, in me suscita amore per l’Opera antica, in me suscita compassione spavento nella pazzia spacciata per retta saggia ed accorta Economia. Dedico questo Pensiero a chi prova, oggi come ieri, parlare e disquisire di argomento scomodo e troppo serio per illustri e saggi ciarlatani, non certo pedagogisti, alla scuola ove proferiamo la Natura di una diversa cultura.
E più non oso dire perché già calunniato minacciato e spacciato per altro alla fogna di un diverso Araldo, qui ammiro il sogno e la vita di colui che fece la Geografia principio di vita, fu nauseato di ciò che ebbe a scorgere nella schiavitù cui non solo il fratello nero costretto, ma anche il bianco candore di chi schifato dal sapore di questa rima è più schiavo di colui che figlio della vita narra e spera in miglior… Dottrina…
(curatore del blog)




Nella vita di questo ‘anarchico ed erudito’, i due termini sono difficili da scindere: la geografia di Reclus è, infatti impregnata di principi libertari, mentre la sua dottrina politica è profondamente radicata nelle conoscenze geografiche.
Elisée Reclus nacque nel 1830 a Sainte-Foy-la-Grande, piccolo centro rurale tra i vigneti della Dordogna. Quarto di tredici fratelli, egli cresce in una famiglia di rigida osservanza calvinista; il padre, pastore protestante, si trasferirà poco dopo nella comunità dissidente di Orthez, nei bassi Perinei. Elisée, assieme al fratello maggiore Elie, sarà inviato a studiare nel collegio dei padri moravi di Neuwied, sul Reno in Germania, in un ambiente ipocrita e convenzionale, nonostante l’apertura cosmopolita e il plurilinguismo. Frequenterà poi, per un semestre, l’università di Berlino, ove avrà occasione, tra l’altro, di seguire le lezioni del grande geografo tedesco Karl Ritter, dal quale trarrà ispirazione per le sue scelte future....

















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