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Cosa è la pedagogia? (3)
Ma il fedele
scudiero di un più nobile e ricco signore e cavaliere, legato al motivo del
quale la politica (sia essa di un Impero o di uno Stato Pontificio) serva e
maestra di ogni inganno al porto della vita (al pari del somaro che gira la
pala del mulino cui la farina servita), rinunzia alla sana prevenzione nominata
Ecologia affidando il pasto suo astuto ad un cantiere di nobil intento ed
immagine, cui il Pellegrino approdato
riconosce salva la vita… al lievito del pane
consumato.
…E come
nell’apparente Tempo smarrito, siamo certi che nel suo e nostro cammino, ogni
peccato sarà debitamente perdonato, come in quel Senato se pur vicino alla
Breccia così Pia, salva e condona ogni inganno al popolo donato. Oggi come ieri
il passo e la Rima giammai mutati all’Ortodossa dottrina, e che Dio ci
maledica, qualcuno urlerà e predicherà in quanto la sostanza tutta entro la
panza all’Osteria consumata. Lo Spirito fuggito all’Eresia braccata e
perseguitata in quanto le ragioni dell’Oste sono il miglior piatto condito e
servito. L’araldo scolpito la miglior genealogia all’albero della vita appesa
quale stendardo alla secolare via. La piazza rinomata ove il Tempo rimembra al Fiore sacrificato,
impone il nuovo martirio. Il barocco sarà restaurato ed il miracolo resusciterà
e guarirà la piaga della peste di una Natura apostrofata o solo abbandonata e
confusa da una Strega indemoniata la quale urla sfortuna, compagna ad un Eretico perseguitato che ulula la falsità
della vita...
Non è
contraddizione la via seguita, ma smarrimento di chi scorge l’inganno al
sudario di Dio.
Non è
apostrofare il potere venerato, ma narrare ciò che è e stato!
Non è
fuggire la Patria all’eterno esilio comandata ma narrare il Tempo così raccolto
al mutamento taciuto e osservato nell’Opera che di certo sappiamo essere un
nuovo inganno in quanto i tempi dei miracoli certificati dal ‘Notaro’
trasmutati da più certi eventi non quantificati dalla borsa comandata, ma divini
nell’urlo che ordina la Parola. Più che Oracolari nell’affermazione
dell’Apocalisse la quale mai potrà e dovrà nutrire una Economia che sfrutterà
ancor di più la Vita. E se voi signori miei nominate questa pazzia, allora
avete smarrito per sempre il retto senso distribuito nella vita.
Avete
perso misura e odore di ogni Stagione che lieve accarezza il Tempo nostro nei
colori cui si apostrofa la Poesia.
Avete
smarrito il profumo o solo il ricordo di ciò che fu la Parola di ogni Elemento
saggiamente distribuita nell’inchino che preannuncia e abdica il passo ad un
nuovo colore, ad ogni nuovo sapore, ad ogni nuovo frutto, ad ogni sentimento
cui la Rima compiuta.
Avete
dimenticato la Poesia in quanto l’economia detta ogni strofa del nuovo cantico
apostrofato e composto, ma ciò e forse non sarà mai più e fu’, per secoli ha
governato la saggezza divenuta certezza. Quella nei millenni trascorsa ha
nutrito il Sogno smarrito. Anche se la vita difficile e tradita, oggi come
ieri, ed il contarla e misurarla è scienza saggia e gradita alla certezza di
ugual via, il progresso non di certo alleviato la fatica. Nutre il solco
progredito fra il colore di un’antico dipinto e il monocromatico evento
previsto, rendendo alla fatica ugual Mulino. Fra un ruscello per sempre disceso
ed un ghiaccio sudario del nuovo creato in cui misurato il Tempo nelle pale del
nuovo calvario, non scorgo differenza e progresso, solo la farina a narrare la
poesia smarrita al sudore di quanto affogato e nella tortura di quanto
consumato nell’amaro pane condiviso.
Nel
calice scheggiato.
Fra il
previsto e la malattia c’è la cura diluita nella certezza nominata progresso,
sarà capacità di misurare il confine fra il ciarlatano e lo scienziato della
nuova avventura. Capacità di distinguere il credente dal falso pellegrino.
Il
miracolo dal falso attestato certificato e pregato!
Se chi
comandato fosse capace a far uso del dono cui confonde e raggira la gente alla
banca della falsa dottrina e pedagogia, dovrebbe sapere che la prevenzione
maestra di vita alla ragione per sempre tradita.
Dovrebbe
sapere che non solo la facciata del nobile palazzo da lui signorilmente
arredato et abitato lustra l’araldo, di cui, quale tradizione assieme all’abito
va così fiero, ma una sana educazione con la quale ogni retto principio
incontrastato al fiume del porto così affollato, radice che trattiene il respiro dal cemento
affogato.
Di lui
sappiamo, per il vero, padrone del ‘corso’ (visibile della storia) nel quale lo
splendore e l’originaria trasparenza, alla fogna di un Parlamento custodita,
ove il ‘libero arbitrio’ perseguitato dalla corrotta parola, giacché sappiamo
bene che ‘un su tre’ (si contano sulle punta delle dita come la
‘primina’ al fiocco della vita con cui iniziare la scuola comandata: si inizia
da ‘uno’ poi si procede sino al ‘tre’ per passare alla seconda classe o loggia
così ben edificata in ragione di ugual scuola recitata e obbligata altrimenti
si rischia l’analfabetismo combattuto e così nutrito; poi ancora avanti signori
scolari che la corrotta ‘fogna’ avete edificato… e non provate offesa sono i
numeri(ni) non solo della maestra che narrano i trascorsi, noi a codesta scuola
abbiamo preferito l’esilio o la fuga affidata ad una Natura giammai corrotta!) di codesti nobil uomini
custodi del bene pubblico: volpi a guardia del comune avere (comunemente
nominato il pollaio dal sovrano creato), corrotti più del nettare a cui hanno
abdicato ogni ‘doppio principio’ fedeli alla scuola per sempre frequentata, in
quanto preferiscono il più delizioso vino.
Infatti li sappiamo spesso e sovente
ubriachi nei fasti dei loro antichi banchetti ove se pur parlano del sangue di
un Cristo, cui affidano i chiodi e supplizio della loro tortura, fedeli in
verità, a quel Dionisio cui ogni piacere è Dio nell’orgia e fasto divenuta
delirio, al pari del popolo riunito quale specchio del Bacco travasato o forse
solo dispensato donato e spacciato per saggezza, della quale, l’antico
Imperatore e Filosofo prova malessere e schifo alla fogna ridotto del principio
dettato e trasmutato.
Mi par
più che logico pensare, come per il vero feci e scrissi, che la prevenzione
essere condizione necessaria e sufficiente per una sana duratura e stabile
Economia, quale miglior moneta, giammai la cura, dopo e durante la malattia, in
quanto troppi dotti medici et illustri ciarlatani si accalcano su un corpo
stanco malato e appestato per provare unguenti e medicamenti prossimi a
Dionisio, nuovo Bacco spacciato. Mi dicono anche che il valore della gradazione ottenuta non sufficiente per
la ‘visione’ voluta, v’è anche l’erba della vecchia arpia ora coltivabile e
consumabile non più a modico peso ma sostanziosa libbra da fumo nutrita e
distribuita. Del resto i medicamenti debbono aver principio di essere al
calderone della caverna della fattucchiera o strega che sia, ove ogni re in
ragione della gloria alla tragedia del teatro della vita vende l’anima al
potere dello Spirito così nutrito.
In verità
sappiamo bene che la ragione della quale e nella quale si misura il progresso
essere capace di prevenire quanto da loro scomposto al porto della moneta
coniata al debito pubblico non certo dichiarato, sarebbe un doppio malessere
negato. Quindi la miglior cura per questa Terra malata della quale l’Economia
si ciba ‘doppiamente’ prima durante e dopo il male seminato, a miglior ragione
veicolata, saggia e retta comprensione del ruscello fiume e torrente che invade
la discesa verso il porto della dottrina
smarrita, giacché esausta di troppo stress da tanto calore nutrito e
(con)diviso fra antica e nuova depressione rettamente saggiamente ed equamente
distillata.
Quest’ultima
sorseggiata all’ora di punta dal cronista della Storia, quale miglior aperitivo
o alcolico incentivo prima e dopo il pasto condito accompagnata durante la
mensa fa talvolta l’appetito primitivo nella caverna dell’antica ora.
Sicuramente
retti ed evoluti, almeno così dicono, ma talvolta esuli dalle mense ed osterie
e famiglie distribuite alla gloria del patriarcato o matriarcato che sia, si
respira ancora quell’aria di un Tempo smarrito ove la Parola persa e confusa
fra un grugnito ed un urlo e il depresso a confinare retta ragione fra uno
squartamento o un pluriomicidio o ancor peggio uno sterminio del quale tutti
noi ci pensiamo al riparo, chi sia il depresso in codesto quadro dal quadro dipinto
sfido riconoscere, i colpevoli ed i pazzi in genere sono sempre alla mensa
della Parola distribuita calunnia della vita.
Ragion
per cui sempre in barba alla prevenzione, il fiume torrente o ruscello che sia,
viene convogliato quale elemento (dall’economia partorito) in futura bestia
(allevato) verso il macello al mare distribuito dal monte nato e governato dal
lavoro comandato: sana vacanza all’Albergo della vita. Ciò che vediamo e
continuiamo a cogliere non più la ragione al riposo dell’intelletto, bensì la
pazzia al guinzaglio del peggior allevatore che la pedagogia ha consegnato
quale maestro di vita. Ed i maiali sono i padroni dell’autostrada e del sole, e
con loro anche le salsicce del pic-nic così desiderato dal cinghiale divorato
in un sol boccone. Il rovescio di quanto da loro seminato governa l’Apocalisse
dell’insana Economia spacciata.
Non mi
dilungo con l’uso della Parola alla dottrina di questa vista, in me suscita
amore per l’Opera antica, in me suscita compassione spavento nella pazzia
spacciata per retta saggia ed accorta Economia. Dedico questo Pensiero a chi
prova, oggi come ieri, parlare e disquisire di argomento scomodo e troppo serio
per illustri e saggi ciarlatani, non certo pedagogisti, alla scuola ove
proferiamo la Natura di una diversa cultura.
E più non
oso dire perché già calunniato minacciato e spacciato per altro alla fogna di
un diverso Araldo, qui ammiro il sogno e la vita di colui che fece la Geografia
principio di vita, fu nauseato di ciò che ebbe a scorgere nella schiavitù cui
non solo il fratello nero costretto, ma anche il bianco candore di chi schifato
dal sapore di questa rima è più schiavo di colui che figlio della vita narra e
spera in miglior… Dottrina…
(curatore
del blog)
Nella
vita di questo ‘anarchico ed erudito’, i due termini sono difficili da
scindere: la geografia di Reclus è, infatti impregnata di principi libertari,
mentre la sua dottrina politica è profondamente radicata nelle conoscenze
geografiche.
Elisée
Reclus nacque nel 1830 a Sainte-Foy-la-Grande, piccolo centro rurale tra i
vigneti della Dordogna. Quarto di tredici fratelli, egli cresce in una famiglia
di rigida osservanza calvinista; il padre, pastore protestante, si trasferirà
poco dopo nella comunità dissidente di Orthez, nei bassi Perinei. Elisée,
assieme al fratello maggiore Elie, sarà inviato a studiare nel collegio dei
padri moravi di Neuwied, sul Reno in Germania, in un ambiente ipocrita e
convenzionale, nonostante l’apertura cosmopolita e il plurilinguismo.
Frequenterà poi, per un semestre, l’università di Berlino, ove avrà occasione,
tra l’altro, di seguire le lezioni del grande geografo tedesco Karl Ritter, dal
quale trarrà ispirazione per le sue scelte future....
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