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& nelle Avanguardie...
Dalle
Piramidi a Ceilan i nostri viaggiatori non impiegarono che due giorni, e poche
ore prima dell’arrivo l’isola deliziosa annunziava già la sua vicinanza con un
intenso profumo di rose, che imbalsamava l’aria e innamorava le anime. Sbarcarono
al porto dell’Eguaglianza, una delle città di Ceilan e la più moderna. L’avevano
fondata gli Egualitarii, gente che credeva di aver risolto il problema dell’umana
felicità, eguagliando tutti gli uomini nei diritti e nei doveri; nella
ricchezza, nel vestito, in ogni cosa.
Sperando
che quelli egualitarii intendessero la lingua cosmica, Paolo diresse ad un
viandante una domanda:
‘Dove
potremmo noi trovare alloggio per un giorno, e chi è il capo di questa città?’.
‘Potete
bussare a qualunque casa e tutti vi daranno l’ospitalità e nello stesso modo. Quanto
al capo, lo troverete nella via 6. Al numero 1000, dacché le nostre case non si
distinguono che per cifre: così come noi tutti non abbiamo nome, ma al nascere
riceviamo un numero, che ci distingue da tutti gli altri e che portiamo fino
alla tomba. Quando uno di noi viene a morire, il primo che nasce prende il suo numero,
onde la serie non sia interrotta, il numero più alto è quello dell’ultimo nato
e rappresenta anche la cifra esatta della popolazione, che oggi è di 10.000.
Quanto
al capo della città, si chiama il Diverso di quest’oggi, perché ogni giorno per
turno ognuno di noi, che abbia più di vent’anni, uomo o donna non importa,
diventa capo per un giorno solo, e al numero 1000 scioglie i problemi d’ordine
che possono offrirsi; amministra la giustizia e fa insomma tutto ciò che nell’Andropoli
fanno centinaia d’impiegati. Del resto il governo dell’Eguaglianza è
facilissimo, perché nella casa del Diverso di quest’oggi sta esposto a tutti il
codice, che stabilisce e regola la vita di ciascuno. Noi abbiamo in orrore la
diversità, per che offende la giustizia, che è la nostra Dea; e ognuno di noi
denunzia, subito al Diverso d’un giorno chi nel vestire, nel mangiare
o in qualsiasi cosa si comporti diversamente dagli altri.
‘Maria non poté
frenar le risa a questo discorso dell’egualitario, ma questi non ebbe tempo di
accorgersene, perché, salutati i viaggiatori, aveva già ripreso il suo passo
cadenzato e monotono.
‘Ma, Paolo
mio, noi siamo venuti in una gabbia di matti! Andiamo via e presto’.
‘Ma no,
Mariuccia mia! Questo regno dell’Eguaglianza mi par curioso assai e vorrei
studiarlo più da vicino, son più di mille e cento anni che i francesi fecero una
terribile e sanguinosa rivoluzione per conquistar fra le altre cose l’eguaglianza. Si tagliarono colla ghigliottina migliaia di teste
innocenti, ma gli uomini continuarono a nascere gli uni diversi dagli altri e
le gerarchie sociali si adagiarono nella società in cui oggi viviamo e dove la
giustizia concede non più le stesse cose a tutti, ma bensì ciò che ognuno si
merita.
I nostri
compagni non visitarono tutti gli Stati dell’Isola degli esperimenti, ma soltanto
i principali. Oltre gli egualitari, oltre Tirannopoli, Turazia e Logopoli,
vi sono altre genti e altri paesi governati diversamente. Basta che un
centinaio di uomini pensino un’utopia sociale nuova o ne ripensino una antica
già sepolta da secoli, ed essi sanno che nell’Isola
di Ceilan
si trova sempre un piccolo o grande territorio vergine, dove possono fondare la
nuova Repubblica o la nuova Teocrazia.
E così si
fanno e rifanno gli esperimenti: così sorgono e muoiono città e falansteri e
organismi nuovi e bizzarri, che servono poi di svago ed anche di scuola agli
uomini politici degli Stati Uniti
planetaria.
Paolo e Maria seppero infatti, che Ceilan possiede oltre gli Stati da essi
visitati:
Poligatiia, staterello a governo semidispotico, dove
ogni uomo ha molte mogli.
Poliandra, altro Stato, dove invece ogni donna ha molti
mariti.
Cenobia, una immensa città ieratica, da cui sono escluse
le donne e gli uomini vivono in un ascetismo continuo.
Monachia, piccola città tutta di monache date al culto di
Saffo.
Peruvia, uno Stato comunista, dove si ricopia l’antico
regime socialista dell’Impero degli Incas, e dove la proprietà, essendo tutta
dello Stato, si presta a ciascuno secondo i suoi bisogni, allargandone la
frontiera secondo il numero dei figli. Così pure il lavoro che viene
distribuito nei diversi giorni della settimana per sé, per i poveri e i malati,
per il re e i principi e per le spese del culto.
I nostri
viaggiatori, dopo essersi riposati alcuni giorni in uno dei deliziosi alberghi dell’ Isola degli Esperimenti, dopo aver passeggiato
all’ombra di quei boschi di palme inghirlandate di rose; dopo essersi inebriati
di tutti i profumi di quella flora inesausta e divina, aspettarono un vapore italiano,
che doveva portarli all’Isola di Dinamo e poi nelle Indie. Il piroscafo italiano li portò in poche ore
dal porto dell’Eguaglianza a Dinamo.
Quest’isola
fu un tempo l’antica Andaman, abitata prima da una razza pigmea e selvaggia,
che scomparve come tante altre sotto il contatto omicida delle razze europee e
divenne colonia inglese, e poi, fondati gli Stati Uniti
planetari,
uno dei quattro grandi accumulatori di energie cosmiche, chiamati Binami; dei quali uno era posto a Malta, l’altro a Fernando di
Noronha, un terzo in una delle Isole Kurili e un quarto per l’appunto nell’antica
Andaman.
[A tal
proposito mi sembra il caso di aggiornare il presente scritto con una nuova
potenza Cosmica, non il lotta con gli antichi Binami, ma certamente rinnova il
potere del Karma senza neppure la Carta sancirne il Diritto inviolato d’ognuno
nella grande Isola dell’Eguaglianza & Dinamo; ma la casta storica di Dotti
Eminenti nel laboratorio dell’Esperimento di Harvard con un nuovo senso di
meraviglia per il meraviglioso uso che è stato fatto di pezzi di apparecchi
vecchi che un tempo erano considerati Binami antiquati, va
aggiornata ed annoverata. Si possono vedere, infatti, le prime Batterie
Universali al piano superiore del Creatore; oltre il famoso modello di
macchine a dinamo e il motore elettro-stato. Una tale collezione è in qualche
modo un’Abbazia di Westminster: meccanismi morti nati da nuovi usi nella grande
prospettiva del futuro. C’è un semplice apparecchio nella collezione, senza il
quale lo stato di meta-psico-si-tele-mania
e la grafia senza fili non potrebbero compiere il loro meraviglioso Circolo
alla Parabola del Tempo. Per me, che aggiorno il presente Cosmo è l’Anima più
interessante, si chiama Trasformer ed è costituito
semplicemente da due Anime di filo congiunto poste una accanto all’altra. Una è
adattata per ricevere una corrente elettrica; l’altra Anima, completamente
indipendente dalla prima, risponde per simpatia o accidenti, per ciò che si
chiama induzione, attraverso lo spazio che separa i Cicli cosmici. Senza dubbio
se l’uomo conoscesse tutte le capacità di questo semplice apparato potrebbe
parlare con Dio in persona o ricevere messaggi dagli antipodi. Ora, per mezzo
di esso, analizza la luce di soli lontani e produce non più gli antiquati raggi
X ma nuovi Raggi iper-atomici indipendenti per il rinnovamento del Karma che ci
consentono di vedere non solo attraverso il corpo umano ma oltre. Dominare
Pensiero Karma e l’intero Circuito Cosmico. Per mezzo di ciò si può comunicare
già (i suoi pensieri) tra Spiriti migliaia di miglia di distanza, e
per mezzo delle loro manifestazioni si spera di rendere intelligibile questo aggiornamento
sulla tele-grafia senza fili.]
Paolo
voleva che Maria vedesse uno di questi grandi laboratori, dove si raccoglievano
le energie planetarie e venivano poi distribuite per mezzo di fili in tutte le
regioni del globo.
La Dinamo indiana, dove sbarcarono i nostri
viaggiatori, era divenuta una città e una scuola. Città abitata dagli
ingegneri, che dirigevano la gigantesca officina e scuola dove accorrevano da
ogni parte del mondo gli scolari, che volevano avere il diploma di dinamologhi,
o dottori nella scienza delle forze fisiche.
Sbarcando a Dinamo, nessun rumore stridente,
nessun fumo disgustoso, che annunziasse un’officina, come invece era il caso
delle antiche fabbriche. E per le vie nessun uomo sporco di carbone o colla
faccia logorata da lavori malsani o eccessivi. Gli operai erano pulitamente vestiti,
vigorosi d’aspetto, e quasi per nulla si distinguevano dai loro capi, gli
ingegneri dinamologhi. Alberi sempre verdi riuniti in boschetti e aiuole di
fiori profumati separavano i diversi compartimenti dell’officina gigante.
I nostri
due viaggiatori chiesero, se si potesse vedere il Direttore generale dell’isola,
ed essi furono introdotti subito nel suo salotto, dove stava studiando. Avevano
per lui una lettera di presentazione ed egli, appena l’ebbe scorsa, li fece
sedere, pregandoli ad aspettare un momento, perché avrebbe incaricato un
ingegnere di accompagnarli nei diversi laboratori di Dinamo. Pochi momenti dopo
si presentò un giovane amabilissimo, che si mise a loro disposizione.
‘Già,
credo, che lor signori non siano specialisti, e che desiderano di fare una corsa
rapida nelle nostre officine per farsi un’idea generale del modo, con cui qui produciamo
le forze e le distribuiamo nei più lontani paesi del mondo. Siccome il nostro
pianeta possiede altri tre grandi centri eguali al nostro, ci siam divisa la terra
in quattro dipartimenti, e noi corrispondiamo con tutta l’Asia e colla
Micronesia’.
Dalla
palazzina abitata dal Direttore scesero in un grande giardino. La palazzina era
nel centro e da essa per tante strade divergenti, come i raggi di una ruota, si
andava nei diversi laboratori....
(Prosegue nel Capitolo completo [10] )
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