giuliano

martedì 8 febbraio 2022

ANIMA e MATERIA (ovvero siamo ammirati... ) (23)

 






















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& il piatto completo...







La legge di Weber-Fechner (1860) fu uno tra i primi tentativi di descrivere la relazione tra la portata fisica di uno stimolo e la percezione umana dell’intensità di tale stimolo. Le sensazioni provate dal nostro organismo sono le risposte dei nostri sensi agli stimoli fisici provenienti dall’esterno.

 

I sistemi sensoriali rispondono a stimoli diversi e specifici.

 

A titolo di esempio, il sistema uditivo percepisce suoni attraverso rapide variazioni di pressione dell’aria, quello visivo invece percepisce la luce codificando ed interpretando segnali emessi da una determinata gamma di onde elettromagnetiche. Questi sistemi di cui disponiamo sono inoltre limitati: siamo sensibili, infatti, soltanto agli stimoli per cui abbiamo recettori ed organi di senso.




Detto ciò, ad un certo punto nella storia, qualcuno si è posto un’interessante e lecita domanda: è possibile misurare le sensazioni?

 

Uno dei problemi chiave della psicologia (intesa come studio dei meccanismi mentali) alla sua nascita era la misurazione dei fatti psichici, cioè l’individuazione di una relazione tra intensità dello stimolo fisico e intensità della sensazione.

 

Una scala di sensazioni esisteva già in epoca ellenistica, ed era la scala delle magnitudini delle stelle, stabilita dall’astronomo Ipparco di Nicea (190 -120 a.C) attorno al 150 a.C. Come scrive Claudio Tolomeo nell’‘Almagesto’, Ipparco assegna alle stelle latitudine, longitudine e appunto magnitudine, indicata con un numero da 1 a 6, essendo 1 assegnato alle stelle di massima magnitudine e 6 a quelle di minima magnitudine. I numeri dunque esprimono l’intensità della sensazione (un fatto psichico) che ovviamente è in una qualche relazione con l’intensità luminosa (un fatto fisico).




I primi tentativi di mettere in relazione gli stimoli con la percezione umana della loro intensità risalgono al XIX secolo con il contributo del fisiologo tedesco Ernst Heinrich Weber (1795 - 1878), fondatore della psicologia sperimentale, che effettuò degli esperimenti in cui poté osservare che aumentando di una certa quantità il peso di un oggetto tenuto in mano da un uomo, la percezione dell’incremento del peso era tanto meno accentuata quanto più pesante era l’oggetto. Con un semplice esempio, se ho in mano un peso di 5 Kg, e ne aggiungo un altro di 500 g, la sensazione di variazione di peso non sarà come se avessi avuto un peso di 100 g a cui ne aggiungo uno di 500 g.

 

A questo proposito, nel 1834, il fisiologo elaborò una legge, chiamata appunto Legge di Weber: K è la costante di Weber, ΔR è la soglia differenziale (minima differenza di intensità di stimolo capace di modificare la reazione allo stesso), R è l’intensità dello stimolo fisico.




Da questa constatazione si può prevedere, quindi, che stimoli fisici al di sotto di una soglia assoluta non vengono percepiti. Per ciascuno dei 5 sensi sono infatti definite su base empirica delle soglie assolute di percezione, ossia valori minimi per cui a uno stimolo corrisponda una reazione:

 

Vista: percezione della luce di una candela a 48 km di distanza, in una notte serena e limpida;

Udito: percezione di un orologio meccanico a 6 metri di distanza all’interno di una stanza silenziosa;

Gusto: un cucchiaino di zucchero in 9 litri di acqua;

Olfatto: una goccia di profumo diffusa nell’intero volume di sei stanze;

Tatto: la pressione di un’ala di ape fatta cadere da 1 cm di altezza.




 Altro contributo è quello fornito successivamente dallo psicologo tedesco Gustav Theodor Fechner (1801 - 1887) il quale, partendo dagli esperimenti di Weber, elaborò un’equazione matematica che permettesse di quantificare la relazione fra lo stimolo fisico e la sensazione fisiologica corrispondente (cioè la relazione esistente tra l’anima e la materia).

 

Lo psicologo riteneva che ogni materia fosse dotata di un’Anima e la sua equazione, detta anche formula di Fechner, mette in relazione il mondo ‘spirituale’ con quello materiale. La formula è descritta attraverso una semplice equazione differenziale: ‘la legge di Fechner-Weber’, fu pertanto enunciata come segue: ‘perché l’intensità di una sensazione cresca in progressione aritmetica, lo stimolo deve crescere in progressione geometrica’.




Tale legge ha importanza rilevante nelle percezioni visive, infatti gli umani hanno una migliore percezione delle differenti tonalità di illuminazione (contrasto) quando tali tonalità sono scure. In breve, la capacità dell’occhio umano di discriminare colori scuri è maggiore della capacità di discriminare colori chiari. Anche se nel corso del XX secolo la psicofisica ha conosciuto un relativo ridimensionamento di importanza concettuale, all’interno della ricerca percettologica è tuttora considerata come uno dei principali programmi di ricerca della psicologia sperimentale. Una disciplina di cui si sentirà sicuramente parlare in futuro, magari in maniera anche un po’ più approfondita. (1) (*)




(*) (1) Fatta la dovuta Introduzione, è nostro, o meglio mio intento, rapportare un concetto privo di qual si voglia attualità all’odierno anamorfico sentimento circa la corretta percezione della dismessa o negata Anima-Mundi della Natura, la quale troppo spesso siamo abituati interpretare quale oggetto ‘passivo’ (non udendo voce e pensiero che la motiva, se fosse il contrario, l’intero uditorio oltre che cieco anche sordo nell’invalidità a cui ogni ‘umano’, in verità e per il vero, aspira a miglior vita per il bene del genere, e da cui ogni equazione data o calcolata circa i perduti sensi, risulterebbe il vero danno circa la vera e più retta umana dottrina…), pur cantandone la bellezza, non considerandola un Essere vivo, e non più  ‘sfondo decorativo’ della quotidiana e secolare avventura terrena scritta e immutata Genesi della morte in vita, come sempre vissuta conservata e dipinta nelle alterne uguali vicissitudini della medesima ugual Storia.

 

Almeno di non rivolgere l’occhio offeso e afflitto dal morbo dell’ignoranza verso altre culture nell’opposta visione del Sacro e la relativa mitologia che ne deriva circa Madre Natura, a cui l’occidente ha sempre preferito il Dominio dell’incontrastato Verbo interpretativo.




Ovvero l’esclusiva interpretazione della parola di Dio!

 

Di per se questo un atto di abominio!

 

 Con l’avvento della rivoluzione industriale tali principi in riferimento all’Anima (grazie l’esclusiva di cotal abominio scritto nel dominio), tal mondi ‘cogitati’ riflessi nell’equazione del Tempo - inferiore e passivo - o meglio finito, così come le fiere ‘bestie’ che talvolta in questo (terreno) Eterno Viaggio, migrando, trovano rifugio e diletto, dispensato ad altri da queste evoluti con cui il successivo beneficio ‘evolutivo’ raccolto, divenirne i frutti prelibati al di sotto del ‘ramo’, privati ed estinti orfani prematuri della Grande Madre, raccolta tutta entro una mela della Genesi pregata divenuta peccato mortale!




E successivamente posti al rogo - assieme al ramo - con l’intera ‘creanza’ da chi così l’ha ben pensata oltre che interpretata da Madre Natura ispirata e in Lei spirata, calore fuoco e nutrimento per una diversa ortodossa materia, nell’inferiore quanto limitata pretesa di vita… dai più così mal concepita…

 

Ma io, quale Eretico (da sempre perseguitato) che con la pianta divido Anima Intento ed Intelletto, e con questa, i suoi ‘figli’ che popolano il bosco, riparo e fuga da un mondo troppo piccolo da potersi nominare evoluto, al pari loro concepisco la nobile Natura Perfetta nel disegno Primo, a cui il Secondo ha preferito un diverso nutrimento dello Spirito… e con lui il ricordo dell’eterno appetito...

 

Giacché in questo ‘motto’ e più ‘nobile araldo’ non arrecare offesa alcuna a colui che sostò in attesa di un più umano evento, al pari delle bestie che gli fecero compagnia, dal bosco alla riva di un ruscello, e da animali ‘evoluti umani’ hora cacciato in feroce Tempo… circa la nuova economica dottrina da Ognun pregata, seppur nell’apparenza da Tutti e Nessuno professata…




Aspirare al morbo della ricchezza terrena mascherata da dottrina evolutiva scritta nel precipizio dell’imminente Apocalisse dell’eterna rovina dispensata qual male arrecato e ben distribuito…

 

In disaccordo con l’armonia di un diverso mondo udito un lontano giorno… quando braccato dagli stessi cui volevano (ed ancor vogliono) sfruttarne e ribadirne superiore natura, dal colore bianco di un volto nascosto… poggiato al ‘cane’ di un fucile, o ancor peggio, abdicato o comandato ad un servo mascherato da padrone, qual geroglifico di una eterna guerra disconosciuta dalla vera e misera Natura, da cotal morbo afflitta nel sacro nome del dominio di impropria conquista… 

 

Quale specchio di arroganza e feroce predatorio motivo, privata  e assente ad ogni principio divino, con cui Dio conia l’immateriale moneta divenuta sterco per ogni Elemento dall’umano convertito e distribuito secondo il nuovo credo senza nessun Dio…




Ed in nome e per conto di questo Secondo (rispetto all’Infinito Tempo rilevato), nella Genesi di ugual immutato ‘verbo’, la Ragion persa fu appesa e posta al secolare antenato Albero del bosco: rogo della divina materia senza Verbo alcuno che non sia atea fallace scienza…, così da rinvigorire l’aspirato fuoco… falsa ragione di un più nobile decoro…

 

Forse in quei momenti, quando il sudore scende dal volto e dalla martoriata schiena afflitta dell’eterna infame calunnia, vera e più certa natura di un aguzzino precipitata e caduta nella volontà di ugual Dio, provarono ugual patimento e sofferenza formare poesia  e segreta Rima, congiungersi e orbitare per ogni Natura collassata - principio e motivo di una futura gravità percepita… o forse udita quando rinata…




Ed ad un più giusto Dio gradita

 

Sussurrò una Poesia come fosse una Preghiera antica!

 

Sì la ricordo!

 

Sussurrò un lamento!

 

Sì è vero lo sento in questo Universo!

 

Fu solo vento?

 

Un pianto giammai udito nel suo vero principio…

 

 (Giuliano)




….Si è detto che le piante (come un tempo taluni indigeni…) non possono avere Anima già per il fatto che esse evidentemente servono a fini altrui; d’un fine a sé non è possibile riguardo ad esse parlare.

 

Diamo anzitutto voce a questa obbiezione in tutta la sua portata…

 

E’ vero: la struttura, la conformazione, tutta la vita e la morte delle piante servono interamente a fini degli uomini e degli animali, e questi pei loro bisogni sono costretti a contare interamente sul regno vegetale. Senza piante, uomini e animali morirebbero di fame. Senza di esse l’uomo non avrebbe né pane, né patate, né tela, né legno; e quindi né case, né navi, né botti, né fuoco; e quindi non stanze calde nell’inverno, non focolare per cuocere vivande, non fonderie per i metalli; e quindi né ascia, né aratro, né coltello, né moneta metallica.

 

Senza le piante non avrebbe nemmeno carne, latte, lana, seta, piuma, cuoio, sego, strutto; poiché gli animali devono in antecedenza ricavare tutto ciò dalle piante. E senza tutto ciò non ci sarebbe né commercio, né industria, né arte, né scritture, né libri, né scienza.




In breve, senza le piante l’uomo non avrebbe altro che la nuda vita e tosto nemmeno questa.

 

L’uomo usa dunque le piante, esse sembrano fatte per questo solo uso; e ciò che l’uomo di esse non usa, usano gli animali, i quali sono a loro volta usati dall’uomo, ma che, insieme a ciò, perseguono anche i loro fini particolari. Ogni pianta che non serve immediatamente all’uomo, offre certo ad uno o più animali nutrimento e rifugio.




La pianta adempie con ciò lo scopo della sua vita; tutta l’immensa molteplicità del regno vegetale e dei suoi prodotti non ha altro fine tranne quello di appagare l’altrettanto grande molteplicità dei diversi bisogni del mondo umano e animale.  

Dovunque la medesima constatazione: quando la pianta ha fornito ciò che può per l’uomo e l’animale, essa viene senza pietà sacrificata: il grano viene falciato, l’albero tagliato, il lino macerato. Sembra che una pianta non soffra alcun danno quando si tratta adempiere mediante essa un fine per l’uomo o per l’animale. In base a ciò il significato della relazione tra animale e pianta non può essere che questo: uomini ed animali erano già inizialmente destinati ad arrecare nella Natura anima, idea, fine. 




Tutto questo richiedeva, come veicolo dell’idea, anche la materia. Affinché l’elemento ideale non fosse troppo aggravato dall’elemento materiale, la più gran parte del peso e del lavoro materiale, necessario per i fini del fattore ideale, è stata collocata in un mondo particolare, il mondo delle piante, che sopportano agevolmente il peso e la fatica materiale perché non li sentono.

 

…Agli uomini e agli animali tutto viene dunque offerto già bene elaborato in precedenza dal mondo delle piante, affinché essi possano godere la gioia di cui abbisognano, ovvero non abbiano che da dare a tutto ciò l’ultima mano del Dominio, con la quale scrivono e principiano i falsi ideali della materia, con cui dalla pianta si contraddistinguono e classificano nella stirpe dell’involuta discendenza, incisa e coniata nel Diritto interpretativo della Vita, raccolta per ogni nuovo frutto seminato di una Parola divenuta bestemmia…     

 

(G. T. Fechner)








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