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& Un mondo perduto (3/4)
La credenza nei Dèmoni e nel loro dominio sul
mondo ebbe larga diffusione nei primi secoli. Si credeva inoltre che essi
potessero impossessarsi dei corpi e delle anime degli uomini, e, in
corrispondenza di ciò, la pazzia assumeva spesso questa forma, che i malati si
ritenevano invasi da uno o più spiriti maligni. Questa forma di pazzia si
manifesta talvolta anche ai nostri giorni, ma assai di rado, perché la credenza
nei Dèmoni e nel loro potere è ormai generalmente spenta nelle sfere più colte.
Ed è un fatto che le forme fenomeniche che la pazzia assume sono sempre
dipendenti dallo stato generale della cultura e dalle idee dominanti della
società.
Anche oggi, in certi ambienti nei quali è sempre
fervida la fantasia religiosa e sempre forte altresì la credenza nelle
influenze di spiriti maligni, si riscontra qua e là, come fenomeno sporadico,
l’ossessione. Casi recenti hanno persino dimostrato che un esorcista
religiosamente convinto può creare egli stesso nelle persone che lo avvicinano
quella stessa ossessione che egli si propone di guarire. Inoltre l’ossessione è
contagiosa. Basta che un caso si verifichi in un ambiente di persone disposte
alla credulità, e che il malato stesso o il prete lo mettano in relazione col
peccato in generale o con certe determinate colpe, perché tutto l’ambiente
rimanga potentemente suggestionato.
Ponete poi che il prete ne faccia soggetto di predica, che egli rivolga al popolo parole terrificanti, gridando che il diavolo spiega in mezzo ad esso la sua potenza; e vedrete che al primo caso ne succederà tosto un secondo, un terzo, e così di seguito. Queste ossessioni sono accompagnate da fenomeni stranissimi, in gran parte ancora inesplicati. La coscienza del malato, la sua volontà e la sua sfera di azione si raddoppiano (e si sdoppiano). Con perfetta veracità soggettiva – naturalmente ci si mescolano sempre allucinazioni e deliri – egli sente sé stesso e sente di più in sé un secondo essere che lo stringe e lo domina. Egli pensa, sente e agisce ora come l’uno, ora come l’altro, e, penetrato come è dalla persuasione di essere non uno solo ma due, si sforza, sempre spinto da una necessità soggettiva, di confermare sempre più questa credenza in sé stesso e negli altri con le sue azioni esterne.
Forza autoingannatrice, scaltra attività e
passività quasi assoluta si mescolano in strana guisa, completando il quadro di
una malattia psichica, alla quale va unita, di regola, una suscettibilità
estrema per la suggestione; per modo che si può ben affermare che anche oggi
questa malattia si rida sovente dell’analisi scientifica, lasciando ognuno
padrone di pensare all’azione di forze occulte e misteriose.
Ci sono in questo campo dei fatti innegabili, che pur tuttavia si ribellano a qualunque tentativo di spiegazione scientifica. Ma v’è di più: ci sono delle ossessioni dalle quali vengono colpiti soltanto gli uomini superiori; sublimi malati, che attingono dalla loro malattia una vita nuova, mai prima sognata, una energia che rovescia tutti gli ostacoli e crea lo zelo del profeta o dell’apostolo.
Certo il semplice annunzio della dottrina, la
predicazione cristiana sola non basta per operare la guarigione. Dietro ad essa
ci vuole una fede profonda, una persona trasportata da questa fede. Non è la
preghiera che risana, ma la persona che prega, non la formula, ma lo spirito,
non l’esorcismo, ma l’esorcista. Solamente quando il male – come siamo
costretti a supporre di non pochi casi del II secolo – è diventato epidemico e
quasi usuale, ed ha, per giunta, assunto un carattere, in certo modo,
convenzionale, in questo caso soltanto possono bastare anche dei mezzi
convenzionali.
L’esorcista fa allora la parte di magnetizzatore,
o, se si vuole, egli è un ingannato che inganna. Ma allorché una forte
individualità è tratta in inganno su se medesima dal Dèmone del terrore e della
disperazione, e l’anima geme realmente nell’orrore della tenebra che la occupa,
e alla quale essa vorrebbe sfuggire, allora è necessario che un’altra volontà
forte e santa intervenga a liberarla. In ambedue i casi trattasi di ciò che i
moderni, nel loro imbarazzo scientifico, nominano suggestione; ma altra cosa è
la suggestione del profeta ed altra quella dell’esorcista di professione.
La credenza nelle influenze dei Dèmoni quale noi la troviamo nei libri più recenti del Vecchio Testamento greco, nel Nuovo Testamento e negli scritti giudaici dell’epoca imperiale, si sviluppò relativamente assai tardi presso gli Ebrei. Ma al tempo in cui furono scritti quei libri, essa era in pieno fiore. Nella stessa epoca all’incirca, essa cominciò a prevalere anche presso i Greci ed i Romani: come e perché ciò accadesse non è stato ancora ben chiarito. Certo, nessuno oserebbe affermare che la credenza nei Dèmoni, in quella forma che troviamo diffusa ovunque nell’impero del II secolo in poi, sia dovuta unicamente ad influenze giudaiche o cristiane, tuttavia, queste religioni avranno, senza dubbio, contribuito ad agevolare la recezione di quella credenza.
La caratteristica della credenza nei Dèmoni nel
secolo II consiste anzitutto in questo, che gli strati sociali più bassi ed
oscuri essa sale ai più elevati, penetrando anche nella letteratura, di guisa
che essa va acquistando socialmente una importanza di gran lunga maggiore di
prima; in secondo luogo, non c’è più accanto ad essa una pubblica religione
forte e sincera, che sia capace di tenerla in freno; aggiungi che l’idea di
Dèmone, per l’addietro concepito unicamente come potenza sovrumana, moralmente
indifferente e indeterminata, si determina ora nel senso di potenza maligna; e,
finalmente, è da notarsi l’applicazione individuale della nuova credenza, che
porta seco come conseguenza anche la malattia psichica dell’ossessione.
Raccogliendo insieme questi momenti caratteristici, se ne induce che la straordinaria diffusione della credenza nei Dèmoni e la frequenza dei casi di ossessione si possono ricondurre all’azione combinata di queste cause fondamentali, ben note, cioè: il discredito in cui caddero le vecchie religioni nell’età imperiale; l’anarchia morale e l’abbandono in cui vennero a trovarsi gl’individui, messi ormai alle prese col proprio intimo e con la propria responsabilità. Non più trattenuto e regolato da alcuna tradizione, l’uomo errava tra i Frammenti senza vita delle vecchie credenze, tra l’ammasso caotico d’idee tramandategli da un mondo in decadenza, scegliendo, nella sua irrequietezza, or questa or quella, finché spinto da paura e da speranza, cercava un rifugio illusorio o cadeva addirittura nel regno dell’assurdo.
(A.V.
Harnack, Missione e propagazione del Cristianesimo)
Incompreso regno dei Misteri di cui Giuliano
l’Apostata fu l’ultimo difensore, faro in difesa di quel mondo che rischiava il
definito naufragio nel mare del ‘nuovo’ che avanzava ed appariva, al contrario,
incomprensibile e contraddittorio nelle sue speculazioni filosofiche: principi
e regole di vita che, ad un filosofo imperatore, dovevano equivalere ad il
relativo naufragio dell’impero edificato sulla Legge nel nome dell’antico
obbligo sacerdotale-regale di seminare ed amministrare il retto sapere -
scritto nel superiore ideale - quanto la retta via nella coscienza di ogni
popolo.
Dovere morale e spirituale non certo nuovo nel mondo greco a cui Giuliano faceva costante riferimento aggiungendo quel senso gnostico, e, a mio parere, Eretico in seno al nuovo che prevedibilmente procedendo nella propria ed altrui conquista escludeva l’antico nel calendario di come viene prospettata l’esigenza Storia, colta nel singolo frammentato avvento - e sottraendo - al Logos le ragioni da cui derivato e in eterna connessione Spirituale; in riferimento a dei principi antropologicamente quanto filosoficamente celati nel Mito, oppure dichiaratamente logici ed imprescindibili nelle loro asserzioni, ne ribadivano la paternità antropologica-storica non meno della superiorità logico-morale.
Rispetto ad un nuovo senso morale (cristiano)
dichiarato un pericolo per l’impero, Giuliano posseduto dai sui innumerevoli
Dèmoni cercava una speranza nuova per il vecchio che affogava o trasmutava in
altro; dell’altro aveva compreso, in senso gnostico ed Eretico, che la lettura
proveniva da una linea che attraversava un invisibile cielo spirituale, così
come simmetricamente Sven Hedin studiava circa la precisa migrazione delle oche
che osservava lungo il Viaggio, e forsanche celatamente meditava una più
elevata spirituale migrazione, quindi invisibile congiunzione, di certo non
ammessa allo Spirito del loro tempo costantemente vigilato e purgato - quindi
sottratto - dai demoni di un diverso credo, ma che in quel Fiume -
inconsciamente o no - percepiva come un contino inarrestabile fluire della Vita
d’un incompreso occidentale divenire.
Prima di proseguire tale riflessione propongo un breve Frammento tratto da una Lettera di Giuliano l’Apostata tratta dagli archivi storici del Motta…*
* Il
contrasto come maturata l’intera Storia del Sacro comporta anch’essa un
tettonica a zolle, uno scontro geologico-stratigrafico, quindi procedendo quali
maturi ricercatori circa la Divinità o il Primo Dio naufragato, o peggio ancora
inabissato al valore disgiunto d’un Secondo scritto nell’intera Frazione
dell’Universo, ci appare come un Opera certamente più coerente e corretta nei
confronti - non solo della Storia - bensì sull’origine dell’intera materia
dall’immateriale derivata; circa il valore Interdisciplinare di cui parte
dell’Anima-Mundi (o Geni) composta nei costanti rapporti ‘relazionari’ di
innumerevoli invisibili connessioni da cui - per ultimo - l’uomo dedotto.
Se procedessimo per singola ‘materia’, oppure
inabissando strati del nostro comune passato, procederemmo né più né meno come
qualsiasi colono; non vorremmo in questa sede rammentare il danno apportato
alla Divinità come al Sacro dell’avvento mal impostato del Verbo per secoli
‘adottato e imposto’, quindi pregato e subordinato alla Ragione dell’uomo
creato, riducendo a schiere di Dèmoni Diavoli - e successivi Eretici - quanto
non del tutto compreso e dall’Uno specificato; ma purtroppo all’Unico (dio dato in esclusiva ad un popolo e da me non
eletto sovrano) ‘atto’ rapportato quale impropria equazione (o rivelazione) nel
voler sottomettere quanto, almeno così specificato e odiernamente dedotto e
tradotto, all’uomo (incaricato e di conseguenza) comandato, compresa Madre
Natura per ordine rivelato del Dio in persona (??) raccolto dal Profeta in
‘esclusività divina’.
Con cui la Storia - o meglio - il Sentiero in cui la Divinità il
Sacro e la Dottrina si snoda e incammina (dalla crosta alla Cima del Grande
Universo), e non solo circa l’interpretazione dell’intera Natura dedotta e
posseduta dall’uomo all’ultimo Secondo approdato; ovviamente compresa la
‘materia’ detta ove si è conservato, oppure al contrario, cancellato ogni
Elemento dato compreso il Sacro.
Ciò comporta a mio parere, medesimo ugual grado di
Giudizio rilevare sé medesimo quando procediamo nell’analisi nel momento in cui
ognuno si arreca l’improprio merito - o demerito - nell’atto dello stesso,
tralasciando i gradi incompresi in cui l’immateriale esplicitato dal limite
umano, in quanto sappiamo impossibile dedurre l’oggetto studiato - rapportato
specificato e rilevato - attraverso seppur multiforme ingegno dato ed evoluto,
escludendo l’incompreso linguaggio d’ogni forma vivente da cui nato.
La quale sappiamo altresì ‘atto’ non ancora
specificato in quanto per sempre subordinato al primato umano dato dalla somma
dottrinale del Dio pregato conseguentemente giustificata dalla successiva
materia; come se il Dio pregato pensa agisce per opera del Profeta negando
altri ed invisibili linguaggi con cui l’immateriale Primo Dio tende ad
esprimersi e più specificatamente rivelarsi; in quanto ‘oggetto’ subordinato al
giudizio d’un singolo evento disgiunto dall’intero Sentiero della Storia.
E di cui impossibilita - seppure nel più dotto
linguaggio espresso - porre giudizio e merito nel danno costantemente arrecato
posto in ugual ‘atto creativo’ meditare se medesimo; almeno che non si proceda
includendo - ciò che per l’appunto - è stato rimosso e/o escluso - bandito
unanimemente dalla nostra società come dalla vigilata Coscienza in nome e per
conto del materiale progresso.
Sia questo economico oppure dottrinale,
‘simmetrico’ all’ultimo Secondo dato e con cui dedotto successivamente il Tempo
della Storia ‘simmetrica’ alla propria geologica coscienza scritta in ogni gene
sia della Terra che dell’umano derivato.
Sussiste quindi un preciso percorso così come per
l’alpinista che volge lo sguardo dalla Cima nel momento in cui vuol spaziare
con la propria Anima verso la Terra, se non dopo la difficile salita di ciò che
sollevato per formazione e perfezione geologica da un unico Oceano di sapere ed
ove leggere l’Uno da questa ispirato pregato e dedotto riportato alla più
confacente equazione dell’uomo.
Quindi più la Verità e ogni contesto ove tratta,
demonizzata e posta all’indice e indiscusso altrui contesto sociale circa il
libero arbitrio che ‘vola e migra’, e ridotta - di conseguenza - alla mira
dell’infallibile Giudizio del cacciatore, come dell’Inquisitore poi di ugual
dottore di scienza dalla chiesa derivato, per ciò come imposta ‘infallibilità’
nei gradi della Storia sottratta alla dovuta Memoria (compresa la genetica da
cui l’uomo nato all’ultimo Secondo), quindi maggiormente deformata cancellata
negata e perseguitata; e più avremmo raggiunto e ottenuto in qual Tempo
perseguitato (dall’umano ma non certo l’invisibile immateriale Divino cercato a
cui aneliamo ed ispiriamo nel ricongiungimento dell’Intelletto) un reale
Giudizio in merito grazie alla ricerca della Verità.
Semmai essere fedeli alla Natura intera per detto
Giudizio che volando ne leggiamo l’oracolare voce, per tutti quegli anelli di
congiunzione, ignorati o peggio, repressi in nome d’un falso intendimento
dell’intero Sentiero della Divinità quanto del Sacro qui rimembrato in amore
dell’Anima Mundi pregata, e il Dio che così bella la pur pensata quale eterno
Pensiero non certo sottomesso all’ipotesi interpretativi del Verbo, semmai
dedurre l’intero Sentiero per la Cima, soprattutto tutti quelli rimossi nel
beneficio della stessa elevazione della Crosta fin su alla Terra Proibita…
(Giuliano)
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