giuliano

martedì 19 agosto 2014

CRISTIANI e PAGANI (Eretici 10)

















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Dopo aver cominciato a raccogliere il suo materiale durante la persecuzione di Diocleziano, Eusebio non dimenticò mai il suo primo proposito di offrire una precisa documentazione sul passato e sul carattere della Chiesa perseguitata, e, a sua volta, persecutrice. Accumulò prove e citazioni attingendole da fonti autorevoli e da documenti come riusciva naturale ad un antico controversialista. Poiché si occupava di una Chiesa che rappresentava una scuola di pensiero, poteva imparare molto, in materia di presentazione, dalle storie delle scuole filosofiche a lui ben note, che trattavano di dispute dottrinarie, di questioni di autenticità, di successioni al potere ecclesiastico… (non dimentichiamo che la storiografia cristiana trasformò la cronografia ellenistica in una scienza cristiana, e aggiunsero le liste di vescovi delle sedi più importanti alle liste dei re e dei magistrati del mondo pagano). 
Presentarono, quindi, la storia in modo che vi si leggesse facilmente lo schema della redenzione, e chiarirono con cura particolare la priorità degli ebrei sui pagani: punto nel quale la loro dipendenza dall’apologetica ebraica è ovvia. Per un pagano, anche nella lettura del ‘mito’, la storiografia ebraica appariva ed appare una allegoria fuori da ogni schema logico, rispetto alla più vasta autenticità della Filosofia derivata ed assimilata nel vasto cammino della Storia stessa. Il processo per il mondo ellenistico è e si risolve nel percorso ‘evolutivo’, al contrario la patristica ebraica portava la storia a ritroso nel Tempo, in un processo ‘involutivo’.




La supposizione che Eusebio abbia fuso i metodi della storiografia filosofica con il punto di vista della storiografia giudaico-ellenistica ha almeno il merito di servire da guida alle fonti del suo pensiero. Tuttavia essa è ben lungi dal rendere conto di tutti i caratteri principali della sua opera. Vi erano ovvie differenze tra la storia della Chiesa e quella di ogni altra istituzione. La persecuzione era stato un fatto che aveva influito profondamente su ogni aspetto del cristianesimo (di certo sappiamo attraverso lo stesso principio adottato da Eusebio, che la Chiesa nei secoli a venire non fu da meno dai suoi ‘modesti’ persecutori, apportando l’orrore ove neppure Cristo poteva immaginare tanta violenza e falsità concettuale…).
L’Eresia era una nuova idea che – qualsiasi fossero le sue origini – non poteva avere la stessa importanza in nessun’altra scuola di pensiero, nemmeno nell’ebraismo. Una storia della Chiesa cristiana basata sulla nozione di ortodossia e sui suoi rapporti con un potere persecutorio protratto costantemente nei secoli (in nome di Cristo…??) doveva di necessità divenire qualcosa di diverso da ogni altra Storia.




Il nuovo tipo di esposizione scelta da Eusebio si dimostrò adeguato al nuovo tipo di istituzione rappresentato dalla Chiesa cristiana. Si fondava sull’autorità (e futura intolleranza…) e non su quel libero giudizio o libero arbitrio di cui gli storici pagani erano così fieri. Da questa breve parentesi aperta con Eusebio, approdiamo ad un interrogativo certo in confronto al problema della ‘Storia’: la storia di Eusebio ha un’importanza positiva e negativa: da un lato egli ha creato la storia ecclesiastica, dall’altro si è tenuto lontano dalla storia politica dettata da motivi sociali (solo Giuliano in ‘Contro il cinico Eraclio’ è riuscito, a mio avviso, a coniugare magistralmente questo duplice aspetto mitologico-storico, con le argomentazioni sollevate al cinico…).
Analogamente un altro cristiano ha inventato la biografia dei ‘santi’ e ha tralasciato la biografia dei fatti storici dettati dagli avvenimenti sociali e politici. Atanasio si ispirò più direttamente al tipo pitagoreo quale lo troviamo nella vita di Apollonio di Tiana scritta da Filostrato e nella vita dello stesso Pitagora scritta da Giamblico. Atanasio voleva contrapporre il santo cristiano che cerca di trovare la via verso Dio con l’aiuto di Dio, al filosofo (a buon ragione possiamo enunciare ‘gnostico’) pagano che in pratica è quasi un dio egli stesso (questo stesso problema di ‘incarnarsi per il tramite di Dio’ sarà un motivo secolare della disputa contro ogni Eresia, e futuro compito dell’Inquisizione).




Dando un colpo mortale al mito del filosofo pagano, riuscì a creare un tipo ideale che divenne estremamente popolare tra i cristiani (‘ad uso di vecchiette e fanciulli’). Soltanto piccoli e scarsi gruppi di pagani credevano che Pitagora o Diogene rappresentassero il massimo della perfezione raggiungibile dall’uomo. Nella società cristiana, invece, il santo venne riconosciuto come il solo tipo di uomo perfetto. E’ da notare che una delle caratteristiche più importanti delle vite dei santi consistette nel dare una nuova dimensione alla storiografia introducendovi  l’attività dei diavoli.
Un esempio della storiografia esercitata da Eusebio fu la vita (esemplare) di Costantino (a differenza del suo parente… Giuliano…): Eusebio non aveva scelta doveva rappresentare la vita di Costantino come esempio di vita devota ma tale compito non poteva che risolversi in una offesa (per entrambi: Costantino e Giuliano…) sistematica alle ragioni della Storia e della Verità! 

(Il conflitto tra paganesimo e cristianesimo nel secolo IV)