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Cristiani e Pagani (Eretici 9)
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Dopo aver cominciato a raccogliere il suo materiale durante la
persecuzione di Diocleziano, Eusebio non dimenticò mai il suo primo proposito
di offrire una precisa documentazione sul passato e sul carattere della Chiesa
perseguitata, e, a sua volta, persecutrice. Accumulò prove e citazioni
attingendole da fonti autorevoli e da documenti come riusciva naturale ad un
antico controversialista. Poiché si occupava di una Chiesa che rappresentava
una scuola di pensiero, poteva imparare molto, in materia di presentazione,
dalle storie delle scuole filosofiche a lui ben note, che trattavano di dispute
dottrinarie, di questioni di autenticità, di successioni al potere
ecclesiastico… (non dimentichiamo che la storiografia cristiana trasformò la
cronografia ellenistica in una scienza cristiana, e aggiunsero le liste di
vescovi delle sedi più importanti alle liste dei re e dei magistrati del mondo
pagano).
Presentarono, quindi, la storia in modo che vi si leggesse facilmente
lo schema della redenzione, e chiarirono con cura particolare la priorità degli
ebrei sui pagani: punto nel quale la loro dipendenza dall’apologetica ebraica è
ovvia. Per un pagano, anche nella lettura del ‘mito’, la storiografia ebraica appariva ed appare una allegoria fuori da ogni schema logico, rispetto alla più
vasta autenticità della Filosofia derivata ed assimilata nel vasto cammino
della Storia stessa. Il processo per il mondo ellenistico è e si risolve nel
percorso ‘evolutivo’, al contrario la patristica ebraica portava la storia a
ritroso nel Tempo, in un processo ‘involutivo’.
La supposizione che Eusebio abbia fuso i metodi della storiografia
filosofica con il punto di vista della storiografia giudaico-ellenistica ha
almeno il merito di servire da guida alle fonti del suo pensiero. Tuttavia essa
è ben lungi dal rendere conto di tutti i caratteri principali della sua opera.
Vi erano ovvie differenze tra la storia della Chiesa e quella di ogni altra
istituzione. La persecuzione era stato un fatto che aveva influito
profondamente su ogni aspetto del cristianesimo (di certo sappiamo attraverso
lo stesso principio adottato da Eusebio, che la Chiesa nei secoli a venire non
fu da meno dai suoi ‘modesti’ persecutori, apportando l’orrore ove neppure
Cristo poteva immaginare tanta violenza e falsità concettuale…).
L’Eresia era una nuova idea che – qualsiasi fossero le sue origini –
non poteva avere la stessa importanza in nessun’altra scuola di pensiero,
nemmeno nell’ebraismo. Una storia della Chiesa cristiana basata sulla nozione
di ortodossia e sui suoi rapporti con un potere persecutorio protratto
costantemente nei secoli (in nome di Cristo…??) doveva di necessità divenire
qualcosa di diverso da ogni altra Storia.
Il nuovo tipo di esposizione scelta da Eusebio si dimostrò adeguato al
nuovo tipo di istituzione rappresentato dalla Chiesa cristiana. Si fondava
sull’autorità (e futura intolleranza…) e non su quel libero giudizio o libero
arbitrio di cui gli storici pagani erano così fieri. Da questa breve parentesi
aperta con Eusebio, approdiamo ad un interrogativo certo in confronto al
problema della ‘Storia’: la storia di Eusebio ha un’importanza positiva e
negativa: da un lato egli ha creato la storia ecclesiastica, dall’altro si è
tenuto lontano dalla storia politica dettata da motivi sociali (solo Giuliano
in ‘Contro il cinico Eraclio’ è riuscito, a mio avviso, a coniugare magistralmente
questo duplice aspetto mitologico-storico, con le argomentazioni sollevate al
cinico…).
Analogamente un altro cristiano ha inventato la biografia dei ‘santi’ e
ha tralasciato la biografia dei fatti storici dettati dagli avvenimenti sociali
e politici. Atanasio si ispirò più direttamente al tipo pitagoreo quale lo
troviamo nella vita di Apollonio di Tiana scritta da Filostrato e nella vita
dello stesso Pitagora scritta da Giamblico. Atanasio voleva contrapporre il
santo cristiano che cerca di trovare la via verso Dio con l’aiuto di Dio, al
filosofo (a buon ragione possiamo enunciare ‘gnostico’) pagano che in pratica è
quasi un dio egli stesso (questo stesso problema di ‘incarnarsi per il tramite
di Dio’ sarà un motivo secolare della disputa contro ogni Eresia, e futuro
compito dell’Inquisizione).
Dando un colpo mortale al mito del filosofo pagano, riuscì a creare un
tipo ideale che divenne estremamente popolare tra i cristiani (‘ad uso di
vecchiette e fanciulli’). Soltanto piccoli e scarsi gruppi di pagani credevano
che Pitagora o Diogene rappresentassero il massimo della perfezione
raggiungibile dall’uomo. Nella società cristiana, invece, il santo venne
riconosciuto come il solo tipo di uomo perfetto. E’ da notare che una delle
caratteristiche più importanti delle vite dei santi consistette nel dare una
nuova dimensione alla storiografia introducendovi l’attività dei diavoli.
Un esempio della storiografia esercitata da Eusebio fu la vita
(esemplare) di Costantino (a differenza del suo parente… Giuliano…): Eusebio non
aveva scelta doveva rappresentare la vita di Costantino come esempio di vita
devota ma tale compito non poteva che risolversi in una offesa (per entrambi:
Costantino e Giuliano…) sistematica alle ragioni della
Storia e della Verità!
(Il conflitto tra paganesimo e cristianesimo nel secolo IV)