giuliano

venerdì 8 agosto 2014

IL CLIMA CHE CAMBIA: intrappolati in mezzo ai (moderni) ghiacci 8/4

















Precedenti capitoli:


Intrappolati in mezzo ai ghiacci 7/3  &

Il clima che cambia (6)  &

Intermezzo venatorio (2)














Al termine del XX secolo, la rapida crescita dell’urbanizzazione ha risvegliato la nostra coscienza, ma finora neppure noi alpinisti abbiamo determinato una svolta pragmatica nel campo della protezione ambientale. I problemi delle regioni alpine non si risolvono con l’istituzione di una giustizia ambientale, con le prediche alla rinuncia o con l’uniforme apertura al turismo di tutte le valli.
Un turismo esteso è tanto importante per l’agricoltura alpina, quanto distruttivo per il paesaggio naturale. Preferisco rimanere a bassa quota se in ogni dirupo s’incontra un sentiero, se si può raggiungere qualsiasi rilievo per mezzo di una strada e se sulla vetta siedono persone che, via cellulare, annunciano al mondo le avventure vissute per dare un senso alla loro esistenza.
Le nostre facoltà cognitive, infatti, aumentano solo se si riduce la quantità di ciò che udiamo, vediamo e proviamo….




Il 13, altra avventura di genere diverso, di cui fu eroe il marinaio Teodoro Klentzer. Era di mattina. Gli uomini occupati fuori o facevano una passeggiatina. Klentzer ebbe l’idea, per conto suo, di ascendere il monte Germania affine di osservare di là il panorama del paese.
Giunto in alto, sedette sopra una roccia, e per allietare la sua solitudine, intonò bravamente una canzone.  D’un tratto, guardando dietro di sé, distinse a pochi passi discosto un orso gigantesco, che lo fissava con aria grave.
Per un cacciatore qual era l’occasione era magnifica. La bestia si presentava a bersaglio, e non c’era apparenza che la si potesse sbagliare….




Giunta la sera, ci accampiamo sull’ultima piazzola pianeggiante dinnanzi a una serie di barriere e accatastamenti di ghiaccio. Solo mentre sciogliamo la neve e cuciniamo la cena sentiamo un po’ meno il frastuono del ghiaccio oltre la barriera.
Di dormire non se ne parla proprio: sentiamo l’oceano che urta incessantemente contro il lastrone di ghiaccio sul quale abbiamo montato la tenda; anche il vento non accenna a voler cessare – o almeno diminuire – e poi c’è l’immensa paura al solo pensiero di essere ancora una volta aggrediti da un orso polare….




Il 2 aprile, contro vento e marea, giungiamo tuttavia all’estremità settentrionale della penisola di Hochstetter, vale a dire al capo Oswald Heer, indi al sottile promontorio di Haystack, che Clavering aveva, a torto preso per un’isola, all’improvviso i nostri amici orsi, ritornano in scena!
E’ dapprima una femmina con due piccini, col pelame color giallo sporco e il muso nero, rassomigliano da lontano ad una coppia di cagnolini. Due giorni dopo, al mattino, un altro di questi animali venne ad assalirci nella nostra tenda. La sua temerità gli costa la vita, ed il 9 di aprile giungiamo al gruppo delle isole detto dell’Orientazione, che si trova in mezzo alla baia Dove….




Durante la notte insonne, ci assale il dubbio di aver sbagliato i calcoli… ma Dove siamo? Volevamo camminare dalla Siberia al Canada, dal mondo Vecchio al Nuovo (ma questo nuovo mondo… Dove siamo…?).
8 marzo, ore 21,10: la nostra tenda è riparata dal vento da un alto bastione di ghiaccio. Tutto sembra tranquillo: ma è un grave errore (il ghiaccio e non solo è mutato, la civiltà e non solo è cambiata, tutto è tornato alla barbarie di un Tempo?...).
Improvvisamente, con un grande boato si rompe il ghiaccio, sotto la nostra tenda. Sto per infilarmi nel sacco apelo. Hubert apre la tenda, guarda fuori e grida:
‘Via subito! Reinhold, via, via di qui!’.
‘Dobbiamo scappare subito!' (Tutti dobbiamo fuggire…).   

 (R. Messner, Oltre il limite & Salvare le Alpi)















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