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Un terapeuta (30/1)
La grande notizia celebrata
Secchi d’acqua
piovuta dal cielo. Un lamento univoco ad un sol coro. Affogare in cotal mare ed
in qual tempo prosperare, la scelta avverte urgenza e coerenza, mentre la
commedia assume toni da farsa.
Inutile
dilungarsi su Spirito ed Anima, quando l'umana coscienza per sua misera natura ne è
sprovvista meno della bestia, talché apostrofare l’alta marea indice di alto
gradimento chi con l’errata interpretazione della materia prospera.
La chiesa
mi dicono bagnata, i muri trasudano acqua, certamente il buon Dio per ogni Elemento
a lui caro, vuol battezzare la Verità d’ogni peccato consumato ed in segreto
celebrato, ma in pubblico contrariato.
Annunziano
disastro nell’ululato del mare, mi dicono però, il lupo ben braccato così non
può cantare Inno e Lode, Strofa dell’eterno loro peccato da lui mai consumato:
azzannare falsa pecunia nel recinto ben custodita fors’anche nel male allevata.
Nuotano fra
alta e bassa marea aspettando il lieto natale, così da ricordare ad ognuno colui che per sempre alla verità nato sarà condannato e sacrificato.
Forse il Dio
avendo intuito l’errore, lo sbaglio, il turpe inganno, vuol consolare i futuri
celebranti ed assicurar loro, che la grotta il riparo, il disperato rifugio
braccato, al di sopra del mare creato e nell’acqua rinato.
Così il
buon Dio avendo udito il lamento di tutte le sue creature le ha volute pur
consolare, apostrofando l’universale per ogni diluvio celebrato, rammentando
che se pur il loro destino nella croce della materia scritto, è bene battezzare
e purificare nell’acqua tanto letame dall’uomo seminato.
Il mare s’alza
nella marea, l’ululato del vento celebra la propria Rima e non certo lamento,
ricordando al misero chi superiore ed inferiore in codesto povero mondo
dall’uomo vilipeso non men che calunniato.
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