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Il Tempo non muore... (6)
Tentando di avvicinare lo sciamanesimo dei
Kulunge Rai, prendo le mosse proprio da questo esatto punto. Da una foresta che
seduce e poi cattura le sue vittime. Che irretisce per poi fare razzia di
esseri umani. Scelgo di partire da qui, poiché è proprio questo insolito
avvenimento a costruire la prima scintilla da cui procede quel lungo iter che,
passo dopo passo, fa sì che una persona qualunque acquisisca il diritto di
vestire l’abito rituale e officiare i culti sciamanici.
Tra i Kulunge Rai, sciamani si diventa
soltanto a patto che si sia chiamati. Chiamati significa che non si sceglie ma,
al contrario, che qualcuno decide per noi, indipendentemente dal nostro stesso
arbitrio. Quando, discutendo con gli sciamani Kulunge Rai, accade di trovarsi a
rievocare l’esperienza del primo incontro con gli Spiriti, l’aspetto drammatico
è quello che, più di altri, si fa prepotentemente avanti: la chiamata si
presenta sempre come il risultato di una imposizione che non lascia spazio alla
volontà dell’individuo.Anche nei casi in cui la professione sciamanica presenti
dei caratteri ereditari, l’appuntamento con gli Spiriti della selva resta
tuttavia un’esperienza necessaria, una tappa obbligatoria indispensabile per
l’acquisizione dei poteri.
La chiamata ha normalmente luogo durante la
fanciullezza o la pubertà. Al di là di possibili differenze nei dettagli, la
vocazione presenta uno schema comune. Una condizione di malattia ne è il primo
tangibile annuncio: disturbi fisici, febbri, dolori acuti localizzati in varie
parti del corpo. Periodi di prolungata inappetenza capace di portare ad un
rapido deperimento. Attraverso la formula della malattia, il normale rapporto
con la propria persona e con lo stesso mondo circostante inizia a trasformarsi.
Una crepa si apre. Sono le prime avvisaglie di un cedimento. Ma si tratta
soltanto di un inizio poiché, a questi primi segni, si aggiunge, non di rado,
il manifestarsi improvviso del tipico tremito sciamanico che invade il corpo
del neofita. Un tremore incontrollabile, violento, capace di comparire a
intermittenza per mesi, talvolta per anni. In questa delicata fase gli stati
patologici, oltre che investire unicamente la compagine somatica della persona,
si estendono anche alla stessa sfera psichica e comportamentale: episodi di
derealizzazione e depersonalizzazione, oscillazioni del tono affettivo
caratterizzate essenzialmente da una marcata apatia. Definizioni tutte che,
nelle descrizioni offerte dagli stessi sciamani, sono spesso riunite nel generico
della follia. Pazzia che, come lo stesso tremito, aggredisce ed abbandona.
Scompare e poi ritorna.
E’ in coincidenza dell’acutizzarsi di queste
crisi che la stessa vita onirica del neofita viene interamente ridisegnata. I
contenuti mutano, spazi inaspettati diventano il palcoscenico dove nuove figure
varcano la soglia della coscienza, mostrandosi per la prima volta al prescelto.
Si tratta degli Spiriti che lo hanno chiamato. Sono loro che lo fanno ammalare,
che lo hanno reso folle e che ora si manifestano per impartire le prime
istruzioni segrete che riguardano l’officio rituale che il neofita dovrà
assumersi. Nel sogno avviene la rivelazione dei luoghi, oggetti, danze, gesti,
movimenti e formule mantriche con cui il giovane dovrà necessariamente familiarizzare
per riuscire a svolgere con successo l’incarico che gli Spiriti hanno deciso di
affidargli. Non di rado, l’insieme delle conoscenze fornite nel corso dei sogni
potrà essere integrato da una trasmissione diretta degli insegnamenti.
Luogo prescelto è la Foresta.
La fuga, la via maestra impiegata per
propiziare l’incontro. Come si racconta spesso tra i Kulunge Rai il neofita,
attirato dagli stessi Spiriti che lo hanno già visitato in sogno, abbandona il
villaggio e inizia a peregrinare per la Foresta finché non raggiunge la dimora
dei suoi ‘spiriti-guida’, presso cui risiederà per tutto il tempo necessario a
completare il suo sapere. In Foresta saranno loro a occuparsi del giovane. Lo
accudiranno, gli forniranno quanto a lui necessita, lo purificheranno con bagni
nelle gelide acque dei ruscelli di montagna, così da prepararlo a ricevere
l’intero corpus di narrazioni, miti e conoscenze che costituiscono gli aspetti
fondamentali della ritualità sciamanica Kulunge Rai…
L’attraversamento
di confine
Sciamanizzare è viaggiare nello spazio!
Genera un movimento capace di propiziare una
trasformazione. Mutare uno stato di cose. Religione dell’azione, lo
sciamanesimo vive dinamicamente: come esplorazione del cosmo e come
convogliamento del cosmo e delle personalità che lo abitano all’interno dello
spazio rituale.
…Impiegando il veicolo della parola rituale,
è l’Anima, o meglio, la ‘coscienza’ dello sciamano che inizia ora a muoversi
nello spazio. Questa esperienza è spesso paragonata alla condizione tipica del
sogno. Come tuttavia vedremo nel dettaglio, diversamente dalla condizione
onirica ordinaria, lo sciamano conserva un quasi assoluto potere di controllo
sul proprio stato e sulle esperienze che in esso prendono forma (come già
enunciato quelle forze avverse di nero adombrate nella forma artificiosa e
virtuale della loro impropria malefica natura…). L’alto grado di codifica
dell’itinerario che verrà percorso trasforma inoltre i vari spostamenti in un
Viaggio che si snoda su un terreno già battuto numerose volte…
…L’itinerario prende la direzione del
fondovalle, iniziando così una prima discesa. Si toccano alcuni torrenti
d’acqua di modesta portata sino a raggiungere un luogo geografico preciso, il
principale corso d’acqua della regione. Guardando il fiume, lo sciamano inizia
a risalire il versante opposto della valle. Si attraversano alcuni villaggi
Kulunge Rai situati in questa area, così da arrivare in breve alla sorgente del
fiume, situata più a nord. L’itinerario prosegue toccando importanti vette
montagne e sorgenti di corsi d’acqua situati nel Nepal orientale, è in questa
fase che lo sciamano incontra, nel suo itinerario, alcune aree consacrate a
divinità del pantheon sciamanico. Si tratta in molti casi di sacrari naturali.
In altri, di vere e proprie aree templari dedicate al culti di dèi locali.
Il Viaggio continua…
Dirigendosi a sud l’officiante raggiunge la
vetta della montagna, uno dei luoghi più sacri nella religione Kulunge Rai, per
poi proseguire raggiungendo altri laghi di montagna sino alla vetta dell’Everest…
Passa del tempo…
La vetta dell’alta montagna non è che una
delle tappe iniziali del Viaggio sciamanico….
(M.N.)
….Breve epilogo
“Lo zelo inumano con cui in ogni tempo gli
inquisitori di ogni risma ed impropria falsa natura hanno perseguitato la
magia, e di cui il Malleus maleficarum dei
papi ci dà una spaventosa testimonianza, non sembra basarsi solo sulle sue
intenzioni, né sull’ipotetica parte che vi ha il diavolo. Tale zelo proviene da
un oscuro presentimento che la magia non riesca a rimettere al suo vero posto
la forza originaria che invece le ortodosse dottrine avevano collocato fuori
dalla Natura”.
(A.S.: Arthur Scopenhauer, Memorie
sulle scienze occulte; M.N.:
Martino Nicoletti, Vertigini in carne viva)
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