giuliano

giovedì 13 febbraio 2020

COME VIVEVANO E COME PENSAVANO: i ciarlatani (27) & (44) (Racconti d'Archivio) [14]



















Precedenti capitoli:

Monipodio incontra il signor Veneranda (26)  &

I ciarlatani (43) &

Attenti (però) ai ciarlatani 

Prosegue in:

Legga (la) Rima (28)  &

La notte vagabonda (45)













.... Ma a questo punto sorge il dubbio se quei preti e frati falsari
di bolle e di lettere patenti fossero i modelli e gli antenati dei 'cer-
retani' o loro stessi dei 'cerretani', già da tempo affiliati in una se-
greta congregazione, in una di quelle numerose 'societates occul-
tae' prosperanti ovunque.
Difficile venirne a capo.
Sappiamo con certezza che 'societates occultae' non mancavano
in Umbria 'le quali promettevano i beni e i godimenti di questo
mondo senza che avessero a farsene punto coscienza.
Demonio, mondo e carne, i tre capitali nemici del cristiano, diven-
nero così la religione dell'uomo libero. Satana, che arrogandosi il
potere sulla terra tentò Gesù Cristo con la promessa lusinghiera
del suo preteso regno, era, per i ribelli, una potenza più forte di
Dio.




Quelli, per raggiungere il loro intento, a Satana si votarono, lui
invocando, nelle occulte convenicole, dio della ribellione. Dio e
Diavolo erano parole martellanti, ossessive, notte e giorno sulle
labbra di tutti: il 'lampione' o 'sant'Alto' (Dio) e il 'rabuino' o
'bruccio' o 'verzo' (Diavolo), secondo il gergo spregiudicato dei
cerretani, venivano ricordati, evocati, pronunciati quasi sempre
in coppia.
Secondo alcune testimonianze, trapela come cerretani, vagabon-
di d'ogni risma, falsi questuanti fossero gente di nessuna religio-
ne, o almeno di pochissima fede.




'Nelle società tradizionali, i delinquenti sono, quasi per definizio-
ne, degli estranei, che formano una loro società separata, se non
addirittura un'antisocietà dei cattivi che rispecchia la società dei
buoni.
Di solito hanno una loro lingua e si associano con altre attività e
comunità che sono ai margini della società.
'Un rapinatore che non avesse fatto un patto col Diavolo era im-
pensabile, soprattutto nel secolo XVI, e fino a tempi recenti il
Diavolo ha sempre tenuto il primo posto nel sistema dogmatico
dei malandrini'.




Per quanto riguarda le società cerretanesche (si noti come anche
 le 'antisocietà dei cattivi e dei malvagi vivessero del bisogno
tutto medievale di associarsi corporativamente, anche a livelli
infimi e bassi), non è facile penetrare nel loro 'sistema dogmati-
co', ammesso che fosse uniforme per tutti e da tutti uniforme-
mente accettato; e cerretani non sono dei ribelli, né dei veri e
propri malandrini; non sono, a rigore, degli emarginati ridotti ai
lembi estremi del tessuto sociale, ma di esso sono figli legittimi
e sua peculiare espressione e ne sfruttano la religiosità e le cre-
denze superstiziose.




Non è chiaro, tuttavia, fino a che punto andassero consapevol-
mente contro la religione e il suo sistema dogmatico, se fosse-
ro semplicemente dei cattivi cristiani o degli apostati coscienti
e consapevoli.
Difficile dire se avessero abbracciato la causa del Diavolo e
con esso del male, pur apparendo manifesto che avevano tradi-
to quella di Cristo: l'autore dello 'Speculum', a questo riguardo,
non ha dubbi: i cerretani hanno appreso la loro 'scienza' dal
Diavolo, dall'essenza del male, e con ogni probabilità si con-
sideravano soltanto scettici o indifferenti, forse il dio della
furbizia e dell'inganno, della malvagità, del raggiro, della cor-
ruzione.., e molto altro ancora, rendeva loro molti più servigi,
o forse nella loro illuminata e illuminante vita vagabonda si fa-
cevano beffa di Dio e del Diavolo, che dopo tutto a seconda
delle varie e alterne spiegazioni teologiche e filosofiche fra e-
resia e eterodossia, poco o nulla ai fini puramente materiali
rendono alla carne così ingorda e poco accorta di ciò cui il
mondo veramente abbisogna.....
(P. Camporesi, Il Libro dei vagabondi)
















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