sabato 20 settembre 2014
DUE OROLOGI (7)
Precedenti capitoli:
Due orologi (1/6)
Ho visto degli strani crateri,
fuochi mai spenti
di una vita passata e non ancora
del tutto dimenticata.
Ho visto i fuochi e i bagliori
di una cometa,
baciare la nuda terra.
Ho visto la terra tremare
ed il vulcano raccontare,
lingue di fuoco e torrenti...
seminare sangue nero come la cenere.
Ho visto ogni cosa morire
ed il cielo sparire,
abdicare la luce del giorno
ad un tramonto senza contorno.
E mutare la vita in cupo terrore,
e la speranza in morte senza dolore. (14)
Ho visto la terra mutare colore,
aprirsi la pietra e l'acqua,
fuoco antico di un Primo Pensiero
pulsare dolore.
Un parto senza nessun Creatore.
Solo desiderio che d'improvviso
diventa primo terrore,
poi solo parole d'amore.
Ho visto le luci di mille colori,
poi l'uomo poggiare il suo orecchio
sulla mia schiena per sentirne il vigore.
Un cuore pulsa dal fondo della terra:
conta i battiti della mia ora,
conta i minuti della mia esistenza,
scruta le viscere della miniera,
semina il suo perdono
con una lacrima.
E incide come il fuoco che avanza
per tutta la stanza.
Non fu amore a pagamento,
così come è mio dovere
e sacramento.
Non fu coito veloce di chi cerca
facile piacere,
su una terra troppo bella
per prostituire l'amore.
Non fu orgasmo senza sorriso,
del mercante che cerca
un paradiso.
Non fu pensiero perverso
di chi non conosce il fiore.
Non fu mano invadente che stringe
il seno,
e arriva fin sul di dietro
per profanare ogni desiderio
a lui mai concesso.
Ma solo acqua,
lenta scorre da una montagna
di parole,
luce di vita dona alla mia vista
pensiero che avanza e illumina
la terra.
E' l'amore di un nuovo Creatore.
La stella pian piano diventa pianeta,
con la certezza di aver visto un'antica
cometa,
una meteora come una lacrima antica,
solo una luce divenuta visione,
ad illuminare il mio giorno
....di nuovo contorno. (15)
Questo mio bacio accogli sulla fronte!
E, da te ora separandomi,
lascia ch'io ti dica
che non sbagli se pensi
che tutti furono un sogno i miei giorni;
e, tuttavia, se la speranza volò via
in una notte o in un giorno,
in una visione o in nient'altro,
è forse per questo meno svanita?
Tutto quel che vediamo, quel che sembriamo
non è che un sogno dentro a un sogno.
Sto nel fragore
di un lido tormentato dalla risacca,
stringo in una mano
granelli di sabbia dorata.
Soltanto pochi! E pur come scivolano via,
per le mie dita, e ricadono nel mare!
Ed io piango - io piango!
O Dio! Non potrò trattenerli con una stretta più salda?
O Dio! Mai potrò salvarne
almeno uno, dall'onda spietata?
Tutto quel che vediamo, quel che sembriamo
non è che un sogno dentro a un sogno?
(Giuliano Lazzari, Il Primo Dio, Terzo Dialogo, 14/15;
E.A. Poe, Un sogno dentro a un sogno)
un evento.....
un meteorite
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento