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... Militare sembrava assurdo. Del resto le opere del cantiere sembravano
procedere con straordinaria lentezza rispetto alla distanza grandissima che
rimaneva.
Pure una sera si udì qualcuno parlare in termini vaghi di guerra, e
strane speranze ricominciarono a turbinare fra le mura della Fortezza. Un palo
è piantato sul ciglio del gradone che taglia longitudinalmente la pianura del
nord, a neppure un chilometro di distanza dalla Fortezza. Di là fino al cono
roccioso della Ridotta Nuova il deserto si stende uniforme e compatto, così da
permettere alle artiglierie di procedere liberamente.
Un palo è confitto sull’orlo superiore dell’avvallamento, singolare
segno umano, che si vede benissimo anche ad occhio nudo dalla sommità della Ridotta
Nuova. Fin là sono arrivati i nemici con la loro strada ed il loro cantiere! Il
grande lavoro della civiltà è finalmente compiuto, ma a che terribile prezzo!
Il tenente Simeoni aveva fatto un preventivo, aveva detto sei mesi. Ma
sei mesi non sono bastati per la costruzione, né sei mesi, né otto, né dieci.
La strada è ormai finita, i convogli nemici possono scendere dal settentrione
al galoppo serrato, come la peggiore cavalleria, per raggiungere le mura della
Fortezza; dopo non resta che attraversare l’ultimo tratto, poche centinaia di
metri su un terreno liscio ed agevole, ma tutto questo è costato caro.
Quindici anni ci sono voluti, quindici lunghissimi anni che pure sono
corsi via come un Sogno. A guardarsi attorno niente sembra mutato. Le montagne
sono rimaste identiche, sui muri del Forte si vedono sempre le stesse macchie,
ce ne sarà anche qualcuna di nuova, ma di dimensioni trascurabili. Uguale è il
cielo, uguale è il deserto dei Tartari se si eccettua quel palo nerastro sul
ciglio del gradone e una striscia diritta, che si vede o non si vede secondo la
luce, ed è la famosa strada e la sua macchia bianca.
Quindici anni per le montagne sono stati meno che nulla e anche ai
bastioni del Forte non hanno fatto gran male. Ma per gli uomini sono stati un
lungo cammino, sebbene non si capisca come siano passati tanto presto. Le facce
sono sempre le stesse, pressappoco; le abitudini non sono mutate, né i turni di
guardia, né i discorsi che gli ufficiali fanno ogni sera.
Eppure, a guardare da vicino, si riconoscono nel volto i segni degli
anni. E poi la guarnigione è stata ancora diminuita di numero, lunghi tratti di
mura non vengono più presidiati e vi si accede senza parola d’ordine, i gruppi
di sentinelle sono distribuiti nei soli punti essenziali, si è deciso perfino
di chiudere la Ridotta Nuova e di mandarci soltanto ogni dieci giorni un
drappello per ispezione; tanto poca importanza dà oramai il Comando superiore
alla Fortezza Bastiani.
La costruzione della strada nella pianura del nord infatti non è stata
presa sul serio dallo Stato Maggiore. Alcuni dicono ch’è una delle solite
incongruenze dei Comandi militari, altri dicono che alla capitale sono certo
meglio informati; evidentemente risulta che la strada non ha nessuno scopo
aggressivo; non c’è del resto disponibile altra spiegazione, benché persuada
poco.
… Perché adesso che era finita la strada i nemici erano scomparsi?
Perché uomini, cavalli e carri avevano risalito la grande pianura, fin dentro
le nebbie del nord?
Effettivamente le squadre dei terrazzieri furono viste allontanarsi ad
una ad una, a ridiventare minuscoli puntini visibili soltanto col cannocchiale,
come quindici anni prima. La via era aperta ai soldati: avanzasse l’armata
adesso, ad assaltare la Fortezza Bastiani.
L’armata invece non fu vista avanzare…
Attraverso il deserto dei Tartari rimaneva solo la striscia della
strada ed i resti scomposti del suo cantiere, singolare segno di ordine umano
nell’antichissimo abbandono. L’armata non scese all’assalto, tutto parve
lasciato in sospeso, chissà mai per quanti anni.
Così la pianura rimase immobile, ferme le nebbie settentrionali, ferma
la vita regolamentare della Fortezza, le sentinelle ripetevano sempre i
medesimi passi da questo a quel punto del cammino di ronda, uguale il brodo
della truppa, una giornata identica all’altra, ripetendosi all’infinito, come
soldato (della Natura…) che segni il passo.
Eppure il Tempo soffiava la sua sventura; senza curarsi degli uomini
passava su e giù per il mondo mortificando le cose belle; e nessuno riusciva a
sfuggirgli, nemmeno i bambini appena nati, ancora sprovvisti di nome…..
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