giuliano

venerdì 19 settembre 2014

DUE OROLOGI (6)







































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....Rispettoso del nostro patto, secondo cui dovevo aspettare che don
Juan iniziasse a far commenti sul mio Sognatore, mi rivolsi a lui per con-
sigli solo in casi di necessità.
Di solito, però, mi sembrò non solo riluttante a toccare l'argomento, ma
in qualche modo scontento di me. A conferma della sua disapprovazio-
ne, tutte le volte che parlavamo delle mie attività di Sogno, mi pareva
che minimizzasse sempre ciò che io avevo compiuto.




In quel periodo l'esistenza animata degli esseri inorganici era diventato
l'aspetto più cruciale delle mie esercitazioni di Sogno.
Dopo averli incontrati nei miei Sogni e specialmente dopo il nostro scon-
tro nel deserto vicino alla casa di don Juan, avrei dovuto essere più di-
sponibile a considerare la loro esistenza come un affare serio.
Ma tutti questi avvenimenti ebbero su di me l'effetto opposto.
Mi irrigidii e testardamente negai la possibilità che esistessero.
In seguito cambiai idea (a ragione...) e decisi di fare un'indagine obiet-
tiva su di loro.




Il metodo di questa indagine richiedeva che prima compilassi un elen-
co di tutto ciò che mi si palesava durante i Sogni e poi usassi quell'elen-
co come fonte per scoprire se il mio Sognare dimostrava o no qualco-
sa sugli esseri inorganici.
Riempii centinaia di pagine di dettagli meticolosi ma insignificanti, men-
tre sarebbe dovuto apparirmi chiaro che la prova della loro esistenza
era stata raccolta quasi nello stesso momento in cui avevo iniziato la
mia indagine.
Mi ci vollero poche sedute con don Juan per scoprire che quella che




ritenevo una sua accidentale raccomandazione - sospendere ogni giu-
dizio e permettere che gli esseri inorganici venissero da me - era, in
realtà, l'identica procedura usata dagli antichi stregoni per attirarli.
Permettendomi di scoprirlo per conto mio, don Juan seguiva sempli-
cemente il proprio istinto-tirocinio stregonico.
Mi aveva fatto notare tante volte che è molto difficile che il sé rinun-
ci alle proprie roccaforti se non dopo una lunga pratica. Una delle li-
nee di difesa più valide del sé è appunto la nostra razionalità; essa
però non è solo la più resistente alle azioni e alle spiegazioni degli
stregoni, ma anche la più minacciata.




Don Juan riteneva che era l'esistenza degli esseri inorganici a sferra-
re gli attacchi più duri alla nostra razionalità.
Nelle mie esercitazioni di Sogno c'era un percorso collaudato che
seguivo ogni giorno senza scostarmene. Cercavo prima di osserva-
re ogni possibile componente dei miei Sogni, e poi di cambiare So-
gno.
Posso dire in tutta sincerità che osservai un'infinità di dettagli, un
Sogno dopo l'altro. Con naturalezza, a un certo punto del mio So-
gnare, la mia Attenzione cominciava ad affievolirsi e finivo con l'ad-
dormentarmi a fare sogni normali, durante i quali non avevo alcuna




Attenzione del Sogno; oppure con lo svegliarmi e non essere più
capace di dormire.
Tuttavia, di tanto in tanto, s'introduceva nei miei Sogni una corrente
di energia aliena, un esploratore, come lo definiva don Juan.
Poiché ero stato avvisato, potevo meglio regolare la mia Attenzione
del Sogno e stare all'erta.
La prima volta che notai energia aliena stavo Sognando di fare acqui-
sti in un grande magazzino, e mi spostavo da un banco all'altro cercan-
do oggetti d'antiquariato.
Alla fine ne trovai uno.




L'incongruenza di cercare pezzi d'antiquariato in un grande magazzi-
no era talmente ovvia da farmi sogghignare, ma poiché ne avevo tro-
vato uno tralasciai l'incongruenza.
Si trattava del manico di un bastone (e di una lampada antica a ..).
Il commesso mi disse che era di iridio, secondo lui una delle sostan-
ze più dure del mondo.
Era intagliato e riproduceva la testa e le spalle di una scimmia.
A me sembrava fosse di giada.
Il commesso si ritenne insultato quando insinuai che potesse essere
di giada e per dimostrarmi che avevo torto gettò con tutta la forza
l'oggetto sul pavimento di cemento.




Non si ruppe, ma rimbalzò come una palla e poi volò via, ruotando
come un frisbee.
Io gli andai dietro.
Scomaparve dietro alcuni alberi.
Corsi a cercarlo e lo trovai, conficcato in terra.
Si era trasformato in un normalissimo bastone da passeggio verde
scuro e nero, straordinariamente bello.
Lo volevo.
L'afferrai e cercai con quanta forza avevo in me di svellerlo dal ter-
reno prima che arrivasse qualcun altro. Ma, per quanto forte tirassi,
non riuscii a smuoverlo di un centimetro.




Temevo che, se avessi cercato di staccarlo scuotendo, si sarebbe
rotto.
Così cominciai a scavargli intorno con le mani. Mentre continuavo
a scavare, cominciò a sciogliersi finché al suo posto rimase solo una
pozza di acqua verde.
Fissai l'acqua, che all'improvviso sembrò esplodere.
Diventò una bolla bianca e poi sparì.
Il mio Sogno continuò con altre immagini e dettagli che non erano
spettacolari, benché fossero molto limpidi e netti.
Quando lo raccontai a don Juan, commentò:




"Hai isolato un esploratore.
Sono più numerosi quando i nostri Sogni sono normali, comuni.
I Sogni dei Sognatori sono straordinariamente liberi da esplorato-
ri. Quando compaiono, sono identificabili per la stranezza e l'inco-
gruenza che li circonda".
- Incrongruità, in che modo, don Juan?
- "La loro presenza non ha alcun senso.
 Pochissime cose hanno senso in un Sogno.
 Solo nei Sogni comuni ci sono cose prive di senso. Direi che
 ciò accade perché sono inseriti più esploratori, perché la gente
normale è soggetta a un fuoco di fila maggiore da parte dell'igno-
to".
- Sai perché è così, don Juan?
- Secondo me......

(C. Castaneda)

(Prosegue...)
















 

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