giuliano

domenica 7 settembre 2014

LE VIE DEI CANTI: i nativi (& la vita) (8)


















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I proprietari spossessati erano disprezzati dai mediatori abusivi, e questa opinione non era certo tenuta nascosta. Vi fu slealtà su entrambi i fronti. I neri uccidevano i bianchi quando li trovavano inermi, ed i bianchi trucidavano i neri in massa e in modo indiscriminato, tanto da offendere il mio infantile senso di giustizia. Essi erano considerati poco al di sopra delle bestie, ed in molti casi sterminati come parassiti.




… Si ritiene che le pitture aborigene avessero principalmente un fine iniziatorio e didattico. Gli anziani eseguivano i dipinti con figure di carattere mitologico, con simboli ed animali totemici, con evocazioni di leggende, come mezzo per iniziare i giovani alle vicende e alle tradizioni tribali, in un raffinato linguaggio metaforico che ha molti elementi sottintesi e che rivela una profonda sensibilità alle allegorie.
Altre pitture, invece, furono eseguite per fini magici o rituali. A questi movimenti si è aggiunto quello del gusto personale, dello spirito creativo e immaginativo dell’artista.
Gli aborigeni, come si diceva, hanno raggiunto una tale simbiosi con il proprio ambiente da potervi tranquillamente vivere di raccolta e caccia senza nessuna necessità di considerare una produzione del cibo, e quindi anche senza stimolo ad alimentare metodi più complessi di sopravvivenza e stanziamento nel loro territorio (quindi ecco svelato il mistero della loro ‘pigrizia’).
Essi giunsero in Australia portando seco le loro tradizioni, le loro conoscenze tecniche per eseguire strumenti litici, per modellare il legno, per accendere il fuoco, per conciare le pelli. Si può presumere che portarono seco anche l’intelligenza e la capacità di produrre arte. Infatti si hanno tracce di creatività artistica fin quasi dai primordi.
Il contatto con la società detta ‘civile’ ha snaturato la loro vita e oggi la loro sopravvivenza, nel contesto integrale e genuino, è limitata a zone sempre più ristrette. In pratica, aborigeni che vivono come tali in base alle proprie tradizioni e ai propri metodi di sussistenza, sono destinati a scomparire in qualche anno. Non si può tornare indietro. Le lattine di birra, la televisione, il falso assistenzialismo di stato, il sindacato, il medico condotto, il missionario, la scuola, la prostituzione, hanno traumatizzato la loro esistenza, hanno stravolto il mondo dei Sogni e degli Spiriti! 




Lo spirito dell’uomo bianco era giusto, il suo metodo sbagliato. Il suo (piccolo ed addomesticato) spirito che il bianco civile ha sempre esibito nei confronti del selvaggio, ma l’uso del veleno fu uno scostamento della consuetudine.
Avete notato che la sig.ra Praed con il suo cestino ed il suo libro è in grado di mettervi qualcosa davanti in modo che la possiate vedere. Non è la sola a saperlo fare (ma noi sappiamo che anche il suo dolce cestino o canestro… con dentro il suo bel racconto…) ha qualcosa di geneticamente falso e velenoso. L’Australia è prodiga di scrittori i cui libri sono specchi fedeli della vita del Paese e della sua Storia (ma è la Storia narrata dai vinti…).
I materiali erano sorprendentemente ricchi, sia per qualità che per quantità, e molti altri ne costruirono (per loro gloria fama e fortuna.. economica…) con brillante e vigorosa letteratura.
MATERIALI (litici….) – non c’è limite ad essi!




Diamine, si potrebbe cavar fuori una letteratura dal solo aborigeno e simmetricamente dell’uomo bianco che lo osserva e descrive: il suo carattere (dell’uomo bianco…) e i suoi modi sono talmente punteggiati di varietà – varietà non rese stantie dalla familiarità, ma per noi del tutto nuove. Non c’è bisogno di inventare alcun elemento pittoresco; tutto ciò che si desidera in questo ambito, egli lo può fornire; e non si tratta di dubbie fantasticherie, ma di autentica realtà, leggete dell’aborigeno e capirete l’uomo bianco.
Nella sua storia (dell’uomo bianco), così come è stata conservata dai registri, egli è tutto (e padrone di tutto, disconoscendo di certo il Dio della Natura dell’aborigeno…) – tutto quanto una creatura umana può e deve essere (senza il vero rispetto della dignità altrui…). Egli (ora) copre l’intero territorio.
E’ codardo – migliaia di fatti lo provano.
E’ coraggioso – migliaia di fatti lo provano.
E’ infido – oh, oltre ogni terrena e celeste immaginazione!
Ed è fedele, leale, sincero – gli archivi dell’uomo bianco possono fornire una messe di esempi di ciò, nobili, onorevoli e pateticamente magnifici (basta sfogliare ogni sito delle moderne caverne civilizzate per vederli…).




Egli uccide lo Straniero aborigeno che viene a chiedere cibo ed aiuto – vi è prova di ciò (anche fosse uno solo… come il …).
Egli soccorre, e nutre, e guida alla salvezza, oggi, lo Straniero smarrito che lo ha ‘creato’ (e con lui l’intera Natura) appena ieri, poi lo avvelena – vi è prova di ciò.
Prende con la forza la sua riluttante sposa, i suoi averi, la terra del nativo. Ha una paura infantile dei fantasmi e di altre sciocchezze (odia il mondo degli Spiriti che abbatte a randellatate come il peggior pazzo ed inquisitore, perché teme un’arte che non comprende, perché teme la Natura e il suo Dio) che minacciano la sua anima come l’economia che vi dimora.
Conosce tutte le grandi e molte delle piccole costellazioni, ed i loro nomi; dispone di una scrittura per simboli con la quale può far arrivare messaggi alle ‘tribù’ lontane, in ogni canto; ha un ottimo occhio per la forma e l’espressione, e dipinge bene; può trovare un fuggiasco da deboli tracce che l’occhio aborigeno non può discernere, e con metodi di cui la più primitiva intelligenza aborigena non può servirsi; fabbrica un proiettile (anche umano…) che l’aborigeno come una preda impaurita evita lungo il suo millenario cammino.
L’uomo bianco compie miracoli a cui il Dio del selvaggio rimane attonito come alla vista di un demone sconosciuto e poco gradito, ed in un certo senso la mente del suo creatore è (dicono) la più viva e brillante che la secolare storia e la tradizione abbiano conosciuto; eppure la povera creatura non è mai stata capace di inventare un’arte (aborigena e selvaggia) classificata come primitiva, e se non la comprende, statene certi … la distrugge…. Con i suoi sortilegi da stregone servitore del Diavolo…
Ciao uomo bianco!

(M. Twain, Seguendo l'Equatore & E. Anati, Il museo immaginario della Preistoria)
















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