giuliano

giovedì 18 settembre 2014

VIAGGI ONIRICI: gente di passaggio (l'hanno trovato...) (30) (103)


















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L'albero

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Conosce le ‘gesta’ del più moderno ‘cavaliere…’ che stranamente per codesta mancata Rima, ma seria Storia Antica, si è alleato con il peggior nemico della sua strana ’Fedina’, e qui l’intento del vero custode della Memoria, Trovatore di codesta breve Prosa, deve accendere e cantare la dubbia morale di codesti nuovi scudieri paggi e cavalieri, non certo onesti amministratori della Pubblica Cosa, non certo civili custodi della Democrazia….) e scarsa era stata la partecipazione alle ‘Crociate’ (di codesto aspetto, qui alla Fortezza Bastiani ne siamo più che certi, ne siamo più che onesti e nuovi interpreti, perché ‘lo traffico’ dell’arme rende bene a questi nobili e nuovi cavalieri; lo ‘sterco’ della banca del fido scudiero accompagnato alla loggia del ‘cavaliero’ rende bene alla cassa del loro governo, così che li ‘boschi’ delle loro ‘parole’, non certo degne poesie, diventano caccia del ‘trovatore’ diletto, che a scuola a lasciato il suo fido pargoletto…, ed il vero ‘trovatore’ hanno così sacrificato al banco della classe, in codesto scuola, ‘stil nuovo’ della STORIA…).
Ma sulla fine del Millecento, il grande slancio mistico e conquistatore che aveva ispirato le avventure in Terrasanta anche in Francia si esaurì. E nelle Corti dei Signori che tuttora si dividevano il Paese, venne di moda una nuova poesia ironica, leggera, anticlericale e antipolitica…




I suoi più alti padroni furono il conte Guglielmo di Poitiers e di Aquitania che, andato a Gerusalemme per difendervi la Fede, ce l’aveva perduta, e sua figlia Leonora, destinata a divenire due volte regina: prima di Francia e poi d’Inghilterra. Furono due spregiudicati e impenitenti libertini, che misero nel piacere dei sensi e dell’intelletto lo stesso impegno che i loro predecessori avevano messo nelle guerre e nello zelo religioso.
Si chiamò ‘gai saber’, o ‘gaia scienza’, questa nuova poesia (ma non dobbiamo farci ingannare da facili errori…: la scienza positivistica aveva ancora secoli di fronte a se per manifestare  il suo ‘pensiero’). E ‘trovatori’ furon detti i suoi bardi, che naturalmente riecheggiavano i gusti e la mentalità dei loro protettori. A quei tempi i poeti non potevano contare sui ‘diritti d’autore’ (certo ancor oggi, per gli stessi bardi perseguitati, la cosa non è per nulla mutata…). 




Dovevano farsi mantenere da qualche potente (oppure scegliere l’esilio, prassi ben conosciuta in suolo di italica memoria..), secondandone le propensioni (certo in codesta ‘povera sede’ si parla di poeti, trovatori, novelli scienziati, non certo di ‘bottegai’…, o altri nobili, se pur sempre servitori delle esigenze altrui; certo servitori non dello ‘intelletto’ detto ‘corretto’…, quello lo servono a letto del loro padrone, ‘nobile de panza e di fiera… sostanza, altri discorsi so’ monnezza che avanza…’; scusate la rima, son più trovatore di prima, io che nell’albergo non pozzo desinare e neppure vegliare al lume del sapere del nuovo digiuno, perché il libro ho preferito ad un tartufo ben saporito e la notte fu’ bianca più di prima che Iddio ci assista… & benedica; ed il frutto saporito abbiam preferito donarlo al…, che ben ne conosce il sapore ed al suo cane, anche lui, che Dio lo benedica, Trovatore della VERA RIMA!).




In compenso avevano vita facile a Corte, godevano le simpatie e spesso le grazie delle gentildonne e, a furia di mescolarsi coi gentiluomini si consideravano tali anch’essi, si vestivano come loro con sontuosi mantelli ricamati d’oro e orlati di pelliccia, e partecipavano a cacce e tornei (questa fu’ la Storia, che Dio ci renda vera Memoria, la realtà come sopra espressa, è certo diversa, il Tempo si è fermato ad una strana ‘boa’ nel mare di questa difficile geologia, forse geografia, forse alchimia della vita, perché tentammo anche di spiegare la vita, ma come detto non fu cosa gradita, a chi la Terra vede più piatta di pria, a chi l’orologio carica ogni mattina, ma il Tempo è solo un inganno della Storia, cui il servo rende la giusta gloria, ed  al polso ostenta un Rolex araldo del progresso, che corre pur stando ben fermo, che scalcia avanza  precipita nella sua STRANA GEOGRAFIA…, per D… di nuovo la Rima).




Le loro poesie, oltre alla musica che sovente componevano, erano di diversi generi. D’amore, era la ‘canzone’; di filosofia o di moralità, la ‘tenzone’. Il ‘sirventese’ era un canto di guerra; il ‘pianto’, di dolore o di morte. La ‘ballata’ era un racconto col ‘fatto’; la ‘serenata’ un omaggio serale; la ‘pastorella’ un dialogo. Quanto alla metrica, il colmo della bravura era rappresentato dalla ‘sestina’, complicata sequenza di ‘sei’ stanze (ove il moderno.. alberga al nero dell’affitto per la causa dello nobile suo padrone..), inventata da un Arnaldo Daniello, che Dante ammirò molto e studiò attentamente… (donde scrive lo povero Pietro, trovatore della misera casa degli Autier, le canzoni, ballate, pastorelle e stanze son ben diversa cosa, ma almeno conosciamo l’inganno della vita, nell’abile alchimia del commercialista di codesta immonda vita…, per D… una nuova rima, che il Trovatore non ce la tolga…., son tutti suoi i diritti di codesta umile e povera Storia ne faccia tesoro fra lo sterco della sua ‘nobile parola’).
















           

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