giuliano

mercoledì 10 settembre 2014

DELLA COMPAGNIA (10)







































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Gli impiegati

Della Compagnia

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Rubarono tuta la frutta dagli alberi

.... E la portarono via....&












I coloni: maestri & alunni (11)













Il cratere di Kimberley è abbastanza spazioso da ospitare il Colosseo di Roma; il fondo del cratere non è stato raggiunto, e nessuno sa dire quanto in profondità si spinga nelle viscere della terra.  In origine, era un buco perpendicolare riempito di kimberlite o cemento, e sparsi in quella massa blu, come uvetta nel pudding, c’erano i diamanti. Fin dove si insinua la roba blu nelle profondità della terra, fin lì si possono trovare i diamanti.
Ci sono altri tre o quattro celebri crateri nei dintorni – possono essere racchiusi tutti in un cerchio di tre miglia di diametro. Appartengono alla compagnia De Beers, un gruppo di imprese diamantifere creato dodici o quattordici anni fa’ dal sig. Rhodes. Quelli della De Beers possiedono gli altri crateri; si trovano sotto l’erba, ma la De Beers sa dove sono, e un giorno li aspireranno, se il mercato dovesse richiederlo.




In origine, i giacimenti di diamanti erano di proprietà dello Stato Libero d’Orange; ma un’assennata ‘rettifica’ della linea di confine li spostò nel territorio britannico della Colonia del Capo.
L’attività mineraria di profondità è svolta da nativi…
Ce ne sono molte centinaia. Vivono in quartieri costruiti all’interno di una grande cinta muraria. Sono persone allegre e bendisposte e accomodanti. Fecero per noi una danza della guerra, che fu la più scatenata esibizione che io abbia mai visto. Non sono autorizzati a uscire dalla cinta durante il loro periodo di servizio – di regola tre mesi, credo. Scendono giù nel pozzo, fanno il loro turno, ritornano su, vengono frugati e vanno a dormire o a divertirsi all’interno della cinta; e questa routine la ripetono tutti i santi giorni.
Si pensa che ora non rubino molti diamanti – almeno non con successo. Una volta li ingoiavano, e trovavano altri modi per nasconderli, ma i bianchi trovarono il modo di aver ragione di tutti i loro trucchi…




… Prima della metà di luglio raggiungemmo Città del Capo, e la fine delle nostre peregrinazioni africane. E con grande soddisfazione; giacché avevamo sulle nostre teste, torreggiante, la Table Mountain – promemoria che ci diceva che ora avevamo visto tutte le grandi attrazioni del Sudafrica, dalla prima all’ultima, tranne il sig. Cecil Rhodes.
Mi rendo conto che questa è un’eccezione non da poco.
Che egli sia il nobile e venerabile patriota e statista che moltissimi credono, o Satana redivivo, come ritiene il resto del mondo, so bene che il sig. Rhodes è ancora una delle figure più imponenti dell’impero Britannico fuori dall’Inghilterra. Quando sta ritto sul capo di Buona Speranza, la sua ombra arriva fino allo Zambesi.
E’ l’unico colono nei domini britannici i cui andirivieni siano descritti e discussi a tutte le latitudini del globo, e i cui discorsi, in versione integrale, siano trasmessi per cablogramma ai quattro angoli della Terra; ed è l’unico non appartenente alla famiglia reale il cui arrivo a Londra può competere in attenzione con un’eclissi.




Che egli sia un uomo straordinario, e non un caso fortuito, neppure i suoi peggiori nemici sudafricani avrebbero il coraggio di negarlo, per quanto ho potuto sentire da loro medesimi. L’intero mondo sudafricano pareva versare in una sorta di tremante timore reverenziale, gli amici come i nemici.
Era come se egli fosse un vice-Dio da una parte, un vice-Satana dall’altra, proprietario delle persone, capace di crearle o distruggerle con il suo soffio, venerato da molti, odiato da molti, ma mai bestemmiato da alcuno tra i giudiziosi e, anche dagli indiscreti, soltanto con circospetti sussurri.
Qual è il segreto della sua formidabile supremazia?
Qualcuno dice che si tratta della sua prodigiosa ricchezza – una ricchezza la cui colatura, in stipendi e in altri modi, mantiene moltitudini di persone, trasformandole in interessati e leali vassalli; qualcun altro sostiene che si tratta del suo personale magnetismo e del suo eloquio persuasivo, e che questi due aspetti ipnotizzano e rendono schaivi felici tutti coloro che capitano a portata della loro influenza; altri ancora affermano che si tratta delle sue maestose idee, dei suoi vasti progetti intesi alla crescita territoriale dell’Inghilterra, della sua patriottica e altruistica ambizione di allargare la sua benevola protezione e il suo giusto controllo alle distese pagane dell’Africa, e di rischiare le tenebre australiane con la gloria del suo nome; altri, infine, dicono che egli voglia il mondo intero, e lo voglia per sé, e che la credenza che egli lo otterrà e prenderà gli amici come soci nell’affare è il segreto che inchioda tanti occhi su di lui e lo mantiene all’apice, dove la vista è priva di ostacoli.




Ciascuno deve fare la sua scelta…
Tutte hanno lo stesso prezzo….
Un fatto è certo: egli mantiene la sua importanza e un vasto seguito, qualunque cosa faccia. ‘Imbroglia’ il duca di Fife – sono parole del duca stesso – ma questo non intacca la lealtà del duca nei suoi confronti. Inganna i Riformatori, trascinandoli in un immenso guaio, con il suo Raid, ma la maggior parte di loro ritiene che fosse in buona fede. Compiange i cittadini di Johannesburg vessati dalle tasse, facendoseli amici; e al tempo stesso tassa i suoi privilegiati coloni del 50%, e così guadagna il loro affetto e la loro certezza di essere schiacciati dalla disperazione a ogni sussurro sull’annullamento della Concessione.
Saccheggia e depreda e massacra e schiavizza i Matabele, e per questo riceve parole di privilegiato plauso cristiano. Imbroglia l’Inghilterra convincendola a comprare carta straccia dalla Concessione come titoli di credito della Banca d’Inghilterra, a tonnellate, e gli estasiati continuano a bruciare incenso al suo indirizzo, come al Futuro Dio dell’Abbondanza….

(M. Twain, Seguendo l'Equatore)
















 

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