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Gli impiegati
Della Compagnia
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Rubarono tuta la frutta dagli alberi
.... E la portarono via....&
I coloni: maestri & alunni (11)
Il cratere di Kimberley è abbastanza spazioso da ospitare il Colosseo
di Roma; il fondo del cratere non è stato raggiunto, e nessuno sa dire quanto
in profondità si spinga nelle viscere della terra. In origine, era un buco perpendicolare
riempito di kimberlite o cemento, e sparsi in quella massa blu, come uvetta nel
pudding, c’erano i diamanti. Fin dove si insinua la roba blu nelle profondità
della terra, fin lì si possono trovare i diamanti.
Ci sono altri tre o quattro celebri crateri nei dintorni – possono
essere racchiusi tutti in un cerchio di tre miglia di diametro. Appartengono
alla compagnia De Beers, un gruppo di imprese diamantifere creato dodici o
quattordici anni fa’ dal sig. Rhodes. Quelli della De Beers possiedono gli
altri crateri; si trovano sotto l’erba, ma la De Beers sa dove sono, e un
giorno li aspireranno, se il mercato dovesse richiederlo.
In origine, i giacimenti di diamanti erano di proprietà dello Stato
Libero d’Orange; ma un’assennata ‘rettifica’ della linea di confine li spostò
nel territorio britannico della Colonia del Capo.
L’attività mineraria di profondità è svolta da nativi…
Ce ne sono molte centinaia. Vivono in quartieri costruiti all’interno
di una grande cinta muraria. Sono persone allegre e bendisposte e accomodanti.
Fecero per noi una danza della guerra, che fu la più scatenata esibizione che
io abbia mai visto. Non sono autorizzati a uscire dalla cinta durante il loro
periodo di servizio – di regola tre mesi, credo. Scendono giù nel pozzo, fanno
il loro turno, ritornano su, vengono frugati e vanno a dormire o a divertirsi
all’interno della cinta; e questa routine la ripetono tutti i santi giorni.
Si pensa che ora non rubino molti diamanti – almeno non con successo.
Una volta li ingoiavano, e trovavano altri modi per nasconderli, ma i bianchi
trovarono il modo di aver ragione di tutti i loro trucchi…
… Prima della metà di luglio raggiungemmo Città del Capo, e la fine
delle nostre peregrinazioni africane. E con grande soddisfazione; giacché
avevamo sulle nostre teste, torreggiante, la Table Mountain – promemoria che ci
diceva che ora avevamo visto tutte le grandi attrazioni del Sudafrica, dalla
prima all’ultima, tranne il sig. Cecil Rhodes.
Mi rendo conto che questa è un’eccezione non da poco.
Che egli sia il nobile e venerabile patriota e statista che moltissimi
credono, o Satana redivivo, come ritiene il resto del mondo, so bene che il
sig. Rhodes è ancora una delle figure più imponenti dell’impero Britannico
fuori dall’Inghilterra. Quando sta ritto sul capo di Buona Speranza, la sua
ombra arriva fino allo Zambesi.
E’ l’unico colono nei domini britannici i cui andirivieni siano
descritti e discussi a tutte le latitudini del globo, e i cui discorsi, in
versione integrale, siano trasmessi per cablogramma ai quattro angoli della
Terra; ed è l’unico non appartenente alla famiglia reale il cui arrivo a Londra
può competere in attenzione con un’eclissi.
Che egli sia un uomo straordinario, e non un caso fortuito, neppure i
suoi peggiori nemici sudafricani avrebbero il coraggio di negarlo, per quanto
ho potuto sentire da loro medesimi. L’intero mondo sudafricano pareva versare
in una sorta di tremante timore reverenziale, gli amici come i nemici.
Era come se egli fosse un vice-Dio da una parte, un vice-Satana
dall’altra, proprietario delle persone, capace di crearle o distruggerle con il
suo soffio, venerato da molti, odiato da molti, ma mai bestemmiato da alcuno
tra i giudiziosi e, anche dagli indiscreti, soltanto con circospetti sussurri.
Qual è il segreto della sua formidabile supremazia?
Qualcuno dice che si tratta della sua prodigiosa ricchezza – una
ricchezza la cui colatura, in stipendi e in altri modi, mantiene moltitudini di
persone, trasformandole in interessati e leali vassalli; qualcun altro sostiene
che si tratta del suo personale magnetismo e del suo eloquio persuasivo, e che
questi due aspetti ipnotizzano e rendono schaivi felici tutti coloro che
capitano a portata della loro influenza; altri ancora affermano che si tratta
delle sue maestose idee, dei suoi vasti progetti intesi alla crescita
territoriale dell’Inghilterra, della sua patriottica e altruistica ambizione di
allargare la sua benevola protezione e il suo giusto controllo alle distese
pagane dell’Africa, e di rischiare le tenebre australiane con la gloria del suo
nome; altri, infine, dicono che egli voglia il mondo intero, e lo voglia per
sé, e che la credenza che egli lo otterrà e prenderà gli amici come soci
nell’affare è il segreto che inchioda tanti occhi su di lui e lo mantiene
all’apice, dove la vista è priva di ostacoli.
Ciascuno deve fare la sua scelta…
Tutte hanno lo stesso prezzo….
Un fatto è certo: egli mantiene la sua importanza e un vasto seguito,
qualunque cosa faccia. ‘Imbroglia’ il duca di Fife – sono parole del duca
stesso – ma questo non intacca la lealtà del duca nei suoi confronti. Inganna i Riformatori, trascinandoli in un immenso guaio, con il suo Raid, ma la maggior
parte di loro ritiene che fosse in buona fede. Compiange i cittadini di
Johannesburg vessati dalle tasse, facendoseli amici; e al tempo stesso tassa i
suoi privilegiati coloni del 50%, e così guadagna il loro affetto e la loro
certezza di essere schiacciati dalla disperazione a ogni sussurro
sull’annullamento della Concessione.
Saccheggia e depreda e massacra e schiavizza i Matabele, e per questo
riceve parole di privilegiato plauso cristiano. Imbroglia l’Inghilterra
convincendola a comprare carta straccia dalla Concessione come titoli di
credito della Banca d’Inghilterra, a tonnellate, e gli estasiati continuano a
bruciare incenso al suo indirizzo, come al Futuro Dio dell’Abbondanza….
(M. Twain, Seguendo l'Equatore)
(M. Twain, Seguendo l'Equatore)
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