giuliano

giovedì 4 aprile 2013

PIONIERI e NATIVI: Ricorso in Appello (65)












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pionieri e nativi: ricorso in appello (64)

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...Toro Seduto non era così sicuro dell'onestà di qualunque uomo
bianco, ma disse che se aveva fatto un errore era disposto a scu-
sarsi.
Fece sapere ai commissari che avrebbe avuto piacere di incontrar-
li in un altro consiglio.
'Io sono qua per chiedervi scusa della mia cattiva condotta e per
ritirare ciò che ho detto. Lo ritirerò, perché penso di aver amareg-
giato i vostri cuori....Ciò che ritiro è quel che dissi per indurre i
partecipanti a lasciare il consiglio, e voglio scusarmi per averlo la-
sciato anch'io. Ora vi dirò il mio pensiero e vi dirò tutto francamen-
te. So che il Grande Spirito mi sta guardando e mi ha parlato ed io
porto con me la Sua Parola, dall'alto Lui udrà ciò che dico, quindi
farò del mio meglio per parlare francamente, e colgo l'occasione
per ringraziare il mio 'istruito' avvocato; spero che qualcuno ascol-
ti i miei desideri e mi aiuti a realizzarli.
Se un uomo perde qualcosa e torna indietro e cerca attentamen-
te, la troverà, e questo è ciò che gli indiani stanno facendo ora
quando vi chiedono di dar loro le cose che sono state promesse
loro in passato; e io penso che essi non dovrebbero essere trat-
tati come bestie, e questo è il motivo per cui sono cresciuto con
i sentimenti che ho....
Il Grande Padre mi ha fatto sapere che tutto ciò che aveva con-
tro di me in passato, è stato perdonato e dimenticato, e che non
avrebbe nulla contro di me in futuro;  io ho accettato le sue pro-
messe e sono tornato.
Allora mi ha detto di non scostarmi dal sentiero dell'uomo bian-
co, e io gli ho risposto che non l'avrei fatto, e che sto facendo
del mio meglio per seguire quel sentiero. Sento che il mio pae-
se si è fatto una brutta fama, e io voglio che esso abbia una buo-
na fama; in passato aveva una buona fama; e io mi siedo a vol-
te e mi chiedo chi è stato a procurargli una brutta fama....'.






..A questo punto dell'udienza, l'avvocato interrompe con in-
telligenza il cuore puro e l'idealismo del suo assistito per de-
gli 'asterischi' di natura storica che ci possono far riflettere sul-
la realtà Sociale che persegue le sue ragioni, pur, come già det-
to, non trascurando gli aspetti di natura legale, rendendo legale
per l'appunto, i fini accompagnati agli obiettivi che il giovane
Stato Indipendente vuol perseguire.
Con questo acume storico, ripetuto ed elevato come principio
di natura civilizzatrice che ha accompagnato l'avventura di altri
Imperi, prima di quello del giovane stato qui narrato, preparia-
mo quelle riflessioni che possono esserci utili per comprendere
i motivi ciclici, cioè gli scontri fra civiltà cui nostro malgrado
siamo costretti ad assistere.
Ci saranno Imperi, con le loro ragioni e motivi, e ci saranno
sempre Capi Tribù a difendere i propri. La storia di cui si com-
pone la "reale evoluzione umana", è quella che tiene conto del-
la molteplicità di tali aspetti.
Altrimenti avremmo la costanza di eventi ciclici cui i vari atto-
ri in un delirante teatro recitano sempre la stessa parte asse-
gnata loro, e l'orologio che vorrebbe misurarne l'evoluzione lo
troviamo immancabilmente fermo agli stessi Secondi; noi Primi
cerchiamo di apportare quella verità che rende il meccanismo
dell'orologio non ciclico, come in realtà tutti lo pensano e per
cui è stato creato, ma un semplice indicatore di potenza e mi-
surazione fra il suo creatore ed il Creatore del Tempo Univer-
sale o Grande Spirito cui il mio assistito ci narra..........






Arringa.....
'Dei Francesi avevano fondato, circa un secolo fa' in mezzo al
deserto, la città di Vincennes sul Wabash. Essi vi vissero in
grande abbondanza fino all'arrivo degli emigranti americani.
Questi cominciarono subito a rovinare gli antichi abitanti con
la concorrenza; poi comprarono le loro terre a basso prezzo.
Al tempo in cui Volney, da cui traggo questo particolare, pas-
sò da Vincennes, il numero dei Francesi era ridotto ad un cen-
tinaio d'individui, la maggior parte dei quali si disponeva a
passare nella Louisiana e nel Canada. Questi Francesi erano
uomini onesti, ma senza cultura e senza industrie; avevano
contratto una parte delle abitudini selvagge.
Gli Americani, che forse erano loro inferiori sotto il punto di
vista morale, avevano su di loro un'immensa superiorità intel-
lettuale: erano industriosi, istruiti, ricchi e abituati a governar-
si da sé.
Io stesso ho visto nel Canada, dove la differenza intellettua-
le tra le due razze è molto meno pronunciata, l'inglese padro-
ne del commercio e dell'industria nel paese canadese, esten-
dersi da ogni parte, e restringere il Francese in limiti troppo
stretti.
Qualche cosa, che colpisce ancora di più, avviene nelle pro-
vincie del Texas; lo Stato del Texas fa parte, come è noto,
del Messico, e gli serve di zona di frontiera verso gli Stati
Uniti. Da alcuni anni, gli Anglo-Americani penetrano indivi-
dualmente in questa provincia ancora mal popolata, com-
prano le terre, si impadroniscono dell'industria e si sostitui-
scono rapidamente alla popolazione originaria.
Di seguito gli stessi eccessi si sono promulgati verso i na-
tivi (nomadi e non...), dai documenti legislativi del 21°
Congresso n.89: gli eccessi di ogni genere commessi dal-
la popolazione bianca sul territorio degli indiani. Gli An-
glo-Americani si stabiliscono su una parte del territorio,
come se la terra mancasse altrove, e bisogna che le trup-
pe del Congresso vengano ad espellerli; ora essi rubano
il bestiame, bruciano le case, tagliano i frutti degli indi-
geni o esercitano violenze sulle loro persone.
Risulta da tutti questi documenti la prova che gli indigeni
sono ogni giorno vittime dell'abuso della forza. L'Unione
mantiene abitualmente tra gli Indiani un agente incaricato
di rappresentarla: il rapporto dell'agente dei Chérokées
si trova tra i documenti che cito: il linguaggio di questo
funzionario è quasi sempre favorevole ai selvaggi:
'L'intrusione dei bianchi sul territorio dei Chérokées, di-
ce, causerà la rovina di coloro che vi abitano e che vi
conducono una esistenza povera e inoffensiva'.
Più lontano si vede che lo Stato della Georgia, volendo
restringere i confini di questa stessa tribù, procede ad
una limitazione; l'agente federale fa notare che la limita-
zione, essendo stata fatta soltanto dai bianchi, e non ...
contradittoriamente, non ha alcun valore.
Ancora.
Nel 1829, lo Stato dell'Alabama divide il territorio dei
Creeks in contee, e sottomette la popolazione indiana
a magistrati europei. Nel 1830, lo Stato del Mississip-
pi assimila i Chotctaws e i Chickass ai bianchi, e dichia-
ra che quelli  fra loro che prenderanno il titolo di capo
saranno punti con 1.000 $ di multa e con un anno di
prigione. 
Considerazioni.
Mentre queste tribù come quella del mio assistito lavo-
ravano a civilizzarsi, gli europei continuavano a stringer-
li da ogni parte e serrarli sempre di più.
Oggi, le due razze si sono finalmente incontrate; si toc-
cano. L'indiano è già divenuto superiore al suo padre
selvaggio, ma è ancora molto inferiore al bianco, suo
vicino. Con l'aiuto delle loro risorse e della loro cultu-
ra, gli europei non hanno tardato ad appropriasi della
maggior parte dei vantaggi che il possesso del suolo
poteva fornire agli indigeni; essi si sono stabiliti in mez-
zo a loro, si sono impadroniti della terra o l'hanno com-
prata a vil prezzo; e li hanno rovinati con una concorren-
za che questi ultimi non potevano in alcun modo soste-
nere.
Isolati nel loro proprio paese, gli indiani non hanno più
formato una piccola colonia di stranieri incomodi in mez-
zo ad un popolo numeroso e dominatore.
Washington aveva detto in uno dei suoi messaggi al Con-
gresso:
'Noi siamo più colti e più potenti delle nazioni indiane;
il nostro onore ci impone di trattarli con bontà ed anche
con generosità'.
Questa nobile ed illuminata politica non è stata seguita,
né ora né in futuro....
All'avidità dei coloni si aggiunge, di solito, la tirannia del
governo. Benché i Chérokées e i Creeks siano stanzia-
ti sul suolo che abitavano prima dell'arrivo degli europei,
benché gli Americani abbiano sovente trattato con loro
come con nazioni straniere, gli Stati in mezzo ai quali es-
si si trovano non hanno voluto riconoscerli come popoli
indipendenti e hanno cominciato a sottomettere questi
uomini, appena usciti dalle foreste, ai loro magistrati, ai
loro costumi e alle loro leggi....
La miseria aveva spinto questi indiani sfortunati verso
la civiltà; l'oppressione li respinge oggi verso la barba-
rie. Molti di loro, abbandonano i loro campi semidisso-
dati, riprendono l'abitudine della vita selvaggia.
Si pone quindi l'attenzione alle misure tiranniche adot-
tate dai legislatori degli Stati del Sud (quanto del Nord),
alla condotta dei loro Governatori e agli atti dei loro tri-
bunali, ci si convincerà facilmente che l'espulsione com-
pleta degli indiani è lo scopo ultimo cui tendono simulta-
neamente tutti i loro sforzi.
Gli Americani di questa parte dell'Unione vedono con
gelosia le terre che gli indigeni possiedono; essi sento-
no che questi ultimi non hanno ancora completamente
perduto le tradizioni (o meglio non sono stati del tutto
educati e sottomessi ai loro principi e costumi...) della
vita selvaggia e, prima che la civiltà li abbia solidamen-
te attaccati al suolo, li vogliono ridurre alla disperazio-
ne e costringerli ad allontanarsi.
(Dee Brown, Seppellite il mio cuore a Wounded Knee;
 Tocqueville, La Democrazia in America)
















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