giuliano

martedì 12 agosto 2014

VERITA' SCIENTIFICA E VERITA' TEOLOGICA: in difesa degli Eretici (45)


















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Verità scientifica e verità teologica (44)

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Verità senza tempo: la scelta (46)













... Modificarono i loro testi affinché dicessero quello che già si pensava dovessero significare. Molti studiosi sono convinti che fu proprio in opposizione a Marcione che crebbero le preoccupazioni di altri cristiani di definire i contorni di quello che sarebbe diventato il canone del Nuovo Testamento. E’ interessante notare che, ai tempi di Marcione, Giustino poteva parlare in modo piuttosto vago delle ‘memorie degli apostoli’ senza indicare quali di questi testi (presumibilmente i vangeli) fossero accettati nelle Chiese né perché, mentre una trentina di anni dopo un altro scrittore cristiano, altrettanto contrario alle idee di Marcione, assunse una posizione molto più perentoria. Si trattava di Ireneo, vescovo di Lione, in Gallia, che scrisse un’opera in cinque volumi contro gli eretici come Marcione  e gli gnostici, e che aveva idee molto chiare in merito a quali libri dovessero essere considerati fra i vangeli canonici. E così, verso la fine del II secolo, vi erano cristiani che sostenevano che quelli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni fossero i vangeli e che non ne esistessero né di più né di meno.




I dibattiti sul profilo del canone proseguirono per molti secoli. Nel complesso, pare che i cristiani fossero preoccupati di conoscere quali testi accettare come autorevoli (e quali no…, ciò è di fondamentale importanza, per quanto già detto circa l’humus culturale o stratigrafico di una determinata società per comprenderne limiti pregiudizi e storia, in ciò che essa definisce ‘verità’, quindi le fondamenta su cui poggia la natura del vero, ed i criteri adottati per difendere tale preposizione nella ‘falsità’ del suo opposto; non vi è bisogno, per ora, lo faremo in seguito, di portare quale valido esempio storico i concetti di ‘verità’ esposti dall’eretico Hus…) per sapere: 1) quali libri dovessero essere letti durante le funzioni e, in relazione a questo, 2) su quali libri si potesse fare affidamento come guide attendibili per ciò in cui credere e su su come comportarsi (un altro esempio valido, dal punto di vista storico-scientifico può essere adottato sugli studi di von Harnack: ‘Marcione il Vangelo del Dio straniero’ la cui unica edizione - italiana - raccolta in un solo volume è purgata e ridotta dell’analisi del testo, su cui l’autore ha concentrato i suoi più che validi studi in merito all’eretico…).




Le decisioni circa i libri da considerare canonici non furono automatiche né prive di problemi; le discussioni furono lente, prolungate e talvolta aspre. Oggi molti cristiani possono pensare che il canone del Nuovo Testamento sia semplicemente comparso sulla scena un giorno, poco dopo la morte di Gesù, ma nulla potrebbe essere più lontano dalla verità. Da quanto risulta documentato, siamo in grado di indicare con esattezza la prima volta in cui un cristiano elencò i 27 libri del Nuovo Testamento, né più né meno, come i libri del Nuovo Testamento. Per quanto possa sembrare sorprendente, questo cristiano scriveva nella seconda metà del IV secolo, quasi trecento anni dopo che tali libri erano stati scritti……
Nel cristianesimo delle origini (ma non solo in quello delle origini, visto che a tutt’oggi ugual ignoranza viene adoperata per fini poco chiari…) sembra esservi una situazione paradossale: si trattava di una religione del libro, con scritti di ogni sorta che si rivelavano di estrema importanza per quasi ogni aspetto della fede, tuttavia la maggioranza delle persone non era in grado di leggere quegli scritti.




Come si può giustificare un tale paradosso?
A dire il vero, la faccenda non è poi così strana se ricordiamo, quanto già accennato in precedenza, ossia che durante tutta l’antichità comunità di ogni tipo erano in genere solite avvalersi dei servigi delle persone istruite a beneficio degli illetterati. Perché nel mondo antico ‘leggere’ un libro non significava di regola leggerlo per se stessi, ma piuttosto leggerlo ad alta voce, per altri. Era possibile dire che si era letto un libro quando, invece, se ne era ascoltata la lettura fatta da altri. Appare inevitabile concludere che nel movimento cristiano delle origini i libri, per importanti che fossero, venivano quasi sempre letti ad alta voce in ambito sociale, per esempio nei luoghi di culto. I libri (scelti…) che erano della massima importanza nel cristianesimo delle origini venivano in genere letti ad alta voce da coloro che erano in grado di leggere così che gli illetterati potessero ascoltarli, comprenderli e anche studiarli. Sebbene il primo cristianesimo fosse composto per lo più da fedeli ignoranti, era una religione assai legata alle lettere.
E’ tuttavia necessario trattare altre questioni fondamentali, se i libri erano così importanti per i primi cristiani, se venivano letti alle comunità cristiane in tutto il Mediterraneo, in quale modo le comunità ottenevano quei libri?




Come furono messi in circolazione?
All’epoca non esistevano l’editoria elettronica né mezzi di riproduzione elettronici e neppure i caratteri mobili.
Se le comunità dei credenti ottenevano copie di diversi libri cristiani in circolazione, come se li procuravano?
Chi eseguiva la copiatura?
E, cosa della massima rilevanza per l’argomento primario della nostra indagine (quale è la vera parola del Cristo…), come possiamo (o come potevano) sapere che le copie che ricevevano erano precise, che non erano state modificate durante il processo di riproduzione? (possiamo aggiungere, a chi il compito secolare della storia di assumersi il diritto di riconoscere la vera parola di Dio attraverso i veri credenti che spesso furono vittime degli interpreti o manipolatori dei suoi stessi insegnamenti, che spesso furono arsi ieri come oggi al fuoco dell’intolleranza religiosa mascherata per dotta sapienza, o peggio destinati al martirio del volgo così come lo fu chi portò la sua Parola alla legge del Tempio, dove Dio fu condannato… A chi questo compito o questa arroganza, mascherata per umiltà, che degli umili si serve ma che agli umili della sua infinita ricchezza terrena poco concede eccetto che l’inganno della speranza… riservando le proprie ricchezze materiali, ieri come oggi, a ben protetti forzieri, ieri come oggi; nominando ricchi sovrani paladini dei propri tesori, e destinando o peggio delegando l’ignoranza e la povertà alle competenze terrene di altrettanti afflitti facendo nascere in sede geopolitica degli squilibri di normale e prevedibile rilevanza e consistenza sociale, non premendo su un equa distribuzione della ricchezza in un ambito mondiale dove le risorse di beni (e ricchezza) sono in mano a pochi, e dove il divario fra ricco e povero è sempre più accentuato… Guardiamo alle statistiche ed impariamo ad interpretare correttamente le parole di Dio…. ed i suoi messaggi… e messaggeri attraverso l’opera del Creato e coloro che sanno leggerne e conservarne le vere parole, affinché la sottile distinzione della doppia rivelazione divina della verità, l’una consegnata nei Libri Sacri, l’altra razionale; la prima dominio della religione, da non interpretarsi nel significato letterale, la seconda, dominio della scienza, scritta in linguaggio matematico nel gran libro della natura; possano incontrarsi e manifestarsi per quel bene comune cui l’originale portatore è stato sacrificato in nome della parola la quale forse non appartiene, per il vero, al regno terreno di colui che per sempre ne è lo Straniero……).

(B. D. Ehrman, Gesù non l'ha mai detto)  

















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