giuliano

sabato 30 settembre 2017

LA NAVIGAZIONE (7)









































Precedenti capitoli:

L'Eretico Viaggio (6/1)

Prosegue in:

Ad un viaggiatore sul Sentiero del Chan (meditazioni) (8)
















Alto nel cielo vola un Pensiero

Corre veloce nell’istinto

Divenuto bosco in cerca

Del futuro uomo evoluto

Sì è pur Suo Pensiero

Non certo manifesto….







Istinti, direzioni, navigazioni, connessioni….



Come talune specie riescono, durante i loro Viaggi, a mantenere precise ‘rotte’ e ‘coordinate’; e trovare determinate destinazioni, come nel caso dei migratori – quartieri di svernamento e riproduttivi.

In questo campo la ricerca ha fatto grandi progressi negli ultimi cinquant’anni, da quando, cioè, è stata scoperta la prima bussola. Tuttavia, ed è proprio questo l’aspetto più interessante che pone le dovute considerazioni non meno delle dovute finalità e motivi che pongono le differenze fra ciò ‘che era’ ed il ‘tutto divenuto’. Probabilmente anche noi specchio di un ‘remoto tempo’ nel bagaglio genetico conserviamo specifiche capacità connesse con il vasto ambiente della Natura; un ‘remoto tempo’ esprimevamo cotal concetto’, ed il ‘remoto tempo’ rimembrato cerca la propria Ragione e Beatrice fors’anche la rimpiange, giacché la genetica appartiene alla Natura come una muta parola e non certo incompiuta, non meno chi la canta e la celebra quale maestra taciuta in codesta (moderna) selva donde ogni ‘verso’ smarrito o forse mai nato, ma pur sempre vero che codesta Prosa (o selva che sia) ha conservato le proprie radici represse al rogo della Storia, che certo non è Poesia!

Così scopriamo ancora una volta che molte questioni per ciò che concerne un nostro ‘simbolo interpretativo’ così come un Tempo deducevamo ‘evento’ hanno una propria genetica, Aristotele a tal proposito fu primo indiscusso maestro! Ed allora fedeli ha cotal genio rivolgiamo la nostra attenzione ad uno dei meccanismi (o forse sarebbe meglio dire i molti ed infiniti) di orientamento degli uccelli i quali costituiscono per noi ‘umani’ ancora una modalità di comportamento largamente estranea alla  comune ed attuale, aggiungo, esperienza (del resto ‘navigare’ ha assunto il profilo di uno specifico e globale evento… ed anche un proprio superamento giacché confini regioni e morali e diritto ben travalicati o forse solo taciuti….); e che si tratta di meccanismi altamente complessi, i quali per loro natura coinvolgono processi fisiologici e fattori ambientali difficili da accertare. Il che tradotto significa che gli stessi obiettivi iniziali della ricerca sono difficilmente definibili.

Spesso si tendono ad attribuire ai migratori, che coprono enormi distanze in viaggi intercontinentali, capacità di orientamento eccezionali, o almeno particolarmente spiccate sembra infatti che gli uccelli in generale, in quanto esseri estremamente mobili, siano dotati di meccanismi di orientamento molto sensibili, la maggior parte dei quali è stata sviluppata già dai loro più antichi progenitori. Così anche gli uccelli stanziali, che normalmente non migrano, negli esperimenti di dislocamento tornano rapidamente ed in modo mirato, per esempio, ai loro quartieri riproduttivi, e si mostrano dunque capaci di ‘navigare’.

Secondo la nostra esperienza umana, la forma più semplice di orientamento è quella visiva, che soprattutto quando si esercita in un’area familiare si appoggia a immagini conosciute, o punti di riferimento. L’orientamento con l’aiuto di tali contrassegni visivi è chiamato pilotaggio, in passato era detto anche orientamento puntato o di parallasse.
Quanto alle prestazioni di orientamento degli uccelli, si distinguono due categorie: l’orientamento direzionale o bussolare e l’orientamento verso la meta, o navigazione (pura). Nel primo caso viene mantenuto un determinato angolo rispetto ad un dato sistema di riferimento esterno utilizzato come bussola (per esempio il campo magnetico terrestre). Ne risulta una direzione (migratoria) in linea retta, indipendente da punti di riferimento visivi. Senza l’intervento di meccanismi supplementari, la direzione rimane priva di una destinazione precisa. L’orientamento verso la meta invece ha una destinazione ben determinata fin dall’inizio, spazialmente definita e molto spesso già conosciuta, che di solito viene raggiunta.  

Le mete principali di questa vera navigazione sono i quartieri riproduttivi e i quartieri di svernamento già visitati in precedenza. Mete sconosciute sono invece i quartieri di svernamento per i giovani alla prima migrazione autunnale* (* un ricercatore ha potuto dimostrare che il luì grosso dispone di una cosiddetta periodica circannuale endogena, tra l’altro, lo sviluppo dell’inquietudine migratoria, ossia l’attività migratoria di uccelli in cattività. In seguito sono stati rilevati e studiati sistematicamente i ritmi endogeni annuali nelle Sylvidae, dimostrando il ruolo determinante che essi svolgono nel controllo della migrazione. Sino ad oggi la periodica circannuale è stata dimostrata per una ventina di specie migratrici di diversi gruppi sistematici e di cinque continenti, e anche per specie non migratrici. Questi ritmi fisiologici, la cui origine e il cui funzionamento nell’organismo non sono ancora del tutto chiari, regolano il corso di molti processi a periodicità annuale nei più diversi gruppi animali, dai celenterati ai mammiferi, oltre che nelle piante, e sono universalmente diffusi.).  

…I due metodi di orientamento, l’orientamento bussolare e la navigazione, furono rappresentati chiaramente l’uno accanto all’altro in un esperimento semplice, ma classico: 11.000 storni che stavano compiendo la loro migrazione autunnale provenienti dall’Europa nord-orientale e diretti ai quartieri di svernamento nell’Europa nord-occidentale, vennero catturati in Olanda, trasportati in Svizzera e lì rilasciati. I giovani individui alla prima migrazione ripresero il volo seguendo un tracciato parallelo alla loro direzione originaria, che li portò in Spagna, una regione di svernamento non abituale per la loro popolazione. Evidentemente essi avevano seguito una direzione bussolare predeterminata, senza tener conto del dislocamento subito. Gli individui adulti invece, i quali avevano soggiornato almeno una volta nei loro quartieri di svernamento nord-occidentali, dalla Svizzera si diressero di nuovo verso questi quartieri ed in buona parte li raggiunsero. Perciò essi seguirono un orientamento verso la meta, effettuando una vera navigazione. Questi uccelli presero la direzione dei loro abituali quartieri di svernamento al momento del rilascio, dunque la localizzazione della meta da raggiungere avvenne già nel punto di rilascio.

E’ bene, a questo punto, dire con tutta chiarezza che ancor oggi si ignora come simili determinazioni del sito e della direzione verso la meta vengano realizzate dagli uccelli. E questo per inciso motivo della presente nota, è il grande enigma delle migrazioni animali, per il quale fino a oggi non c’è spiegazione e neppure vi sono ipotesi davvero soddisfacenti (al contrario di quelle ben note e più conosciute ‘umane’)…..



     


                                                 COMMENTI SENZA COMMENTI



Breve epilogo alla nota introduttiva del capitolo sesto di codesta nuova Eresia motivo e distinguo fra diversi contesti di navigazione… e ciò che hanno di conseguenza originato al Secolo fermo di questa premessa alla Navigazione detta…

Tra i molti documenti che, da qualche tempo, gli archivi stanno restituendo all’attenzione dei biografi di Alessandro Malaspina, quello che qui brevemente riassumo riveste un’importanza davvero notevole…..Il documento in questione consiste nella minuta di un’istruttoria redatta dal ‘Fiscal’ dell’Inquisizione spagnola contro Alessandro Malaspina. Tutta la vicenda ebbe inizio nel 1783, ossia mentre Malaspina navigava già da parecchi mesi con la fregata ‘Asuncìon’ e si trascinò fino all’estate del 1788, anno in cui l’ufficiale, rientrato in Spagna dal periplo compiuto con la fregata ‘Astrea’, già era intento ad organizzare la grande spedizione esplorativa.






















venerdì 8 settembre 2017

GHIACCIO ESCHIMESE (5)



















Precedenti capitoli:

Alle origini del moderno ambientalismo (4)  &

L'Universale singolare (3)

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L'Eretico Viaggio (6)  &













Relativo Indice (mi par ovvio...)














In una precedente opera , analizzando il compito delle idee nell’evoluzione dei popoli, abbiamo dimostrato che ogni civiltà deriva da un piccolo numero di idee fondamentali raramente rinnovate. Abbiamo esposto come tali idee si radichino nell’animo delle folle, con quale difficoltà vi penetrino e quale potenza sviluppino dopo esservi penetrate.
Abbiamo pure dimostrato che le grandi perturbazioni storiche derivano, nella maggior parte dei casi, dai cambiamenti di queste idee fondamentali. E poiché abbiamo già trattato a sufficienza circa questo argomento, non vi ritorneremo sopra, e ci limiteremo nel dire qualcosa sulle idee accessibili alle folle, spiegando in quale forma esse le concepiscono.

Tali idee si possono dividere in due classi.

Nell’una, metteremo le idee accidentali e passeggere create sotto l’influenza del momento. L’infatuazione per un individuo o per una dottrina ad esempio.




Nell’altra, le idee fondamentali che acquistano grande stabilità grazie all’ambiente, all’ereditarietà e alla pubblica opinione. Un tempo le idee religiose, oggi le idee inerenti al benessere economico del singolo e non certo dell’intera collettività, in pratica l’economia riflessa nel progresso, fede di questo secolo.
Le idee fondamentali potrebbero essere paragonate alla massa d’acqua di un fiume che scorre lentamente. Le idee passeggere invece somigliano alle piccole onde, sempre mutevoli, che increspano la superficie e che, pur non avendo importanza reale, sono più appariscenti apparenti virtuali ingannevoli della corrente stessa del fiume…

Ai giorni nostri, le grandi idee fondamentali di cui hanno vissuto i nostri padri appaiono sempre più barcollanti e nello stesso tempo le istituzioni, che su tali idee poggiavano, sono profondamente scosse. Al momento attuale, si stanno formando molte di quelle piccole idee transitorie cui accennavo più sopra e su cui  sorprendentemente si poggia l’humus culturale di questa nuova economia o peggio ancora mitologia.

Ma poche, in verità tra esse, sembra acquistare un’influenza preponderante.

Le idee suggerite alle folle (ed ai loro portavoce) possono diventare predominanti soltanto se rivestono una forma semplicissima, che per di più sia traducibile in immagini… Infatti nessun legame logico, d’analogia o di suggestione, collega tra loro queste idee-immagini; esse possono pertanto sostituirsi l’una all’altra come le lastre della lanterna magica che l’operatore toglie dalla scatola dove erano conservate una sull’altra.




Possiamo dunque vedere che, nelle folle, si avvicendano le idee più contraddittorie (la politica e l’intera sua dottrina si poggia su questo humus): seguendo l’impulso del momento la folla sarà influenzata dall’una o dall’altra delle diverse immagazzinate nel suo cervello e commetterà, di conseguenza, gli atti più disparati. E l’assenza totale di spirito critico non consente ad essa di notare le contraddizioni.

Le idee non possono essere accettate dalle folle che dopo aver assunto una forma molto semplice – devono spesso subire le più complete trasformazioni prima di diventare popolari. Quando si tratta di idee filosofiche o scientifiche un po’ più elevate e profonde della media, si può constatare immediatamente (grazie alla violenza subita l’ambiente ed il suo cantore ne sono vivi testimoni) la profondità delle modificazioni che sono loro necessarie oppure negate per scendere, di strato in strato, fino al livello delle folle, per il solo fatto di arrivare alle folle (ed i pennivendoli con tutta la loro casta sanno bene quel che dico) commuoverle oppure al contrario eccitarle nel proprio istintivo odio, debbono essere private di tutto ciò che le rendeva elevate e grandiose.




Il valore gerarchico - ed aggiungo - genetico di un’Idea è d’altronde senza importanza, non nutrito cioè da quel legame con quel mondo abitato cui le folle lo rendono civilizzato oppure al contrario morto sudario e calvario…
E aggiungiamo ancora: non bisogna d’altronde credere che basti dimostrare l’esattezza di un’idea affinché questa produca gli effetti desiderati, gli odierni tempi civilizzati sono stracolmi di tante troppe demenze e pubbliche deficienze…

Comunque non si può escludere in modo assoluto che le folle siano influenzabili dai ragionamenti. Ma gli argomenti che esse impiegano ed accolgono appaiono, dal punto di vista logico, d’un ordine talmente inferiore che soltanto per analogia possono essere definiti ragionamenti. I ragionamenti inferiori delle folle, come i ragionamenti elevati, sono basati su associazioni: ma le idee che le folle associano, hanno tra loro soltanto legami apparenti di somiglianza o di successione. Si collegano tra loro come quelle di un eschimese, il quale, sapendo per esperienza che il ghiaccio, corpo trasparente, si scioglie in bocca, ne deduce che il vetro, corpo pure trasparente, deve ugualmente fondersi in bocca….




Gli oratori e non solo loro che sanno maneggiare le folle, ricorrono sempre ad associazioni di questo tipo. Una catena di ragionamenti rigorosi sarebbe totalmente aliena alle folle e per questo è concesso dire che esse non ragionano o ragionano a vuoto, e non sono influenzabili da un ragionamento. L’oratore e non certo solo lui in rapporto intimo con la folla sa evocare le immagini che la seducono, ed inutile aggiungere che l’impossibilità di ragionare nel modo giusto priva le folle di ogni spirito critico, vale a dire della capacità di discernere la verità dall’errore e di formulare un giudizio preciso sul proprio ed altrui libero arbitrio accompagnato al diritto o almeno prenderne la dovuta coscienza…      




























mercoledì 6 settembre 2017

NELL'ANIMA COLLETTIVA (2)





















































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Coscienza e vita

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L'Universale singolare (3)














Nell’anima collettiva, le attitudini intellettuali, si annullano. L’eterogeneo si dissolve e i caratteri inconsci predominano.
Questo patrimonio di caratteri ordinari ci spiega perché le folle non sono in grado di compiere atti che esigano una grande intelligenza. Le decisioni di interesse generale prese da un’assemblea di uomini illustri, ma di specializzazioni diverse, non sono molto migliori delle decisioni che potrebbero essere prese in una riunione di imbecilli. In effetti, quegli uomini illustri sono in grado di associare soltanto le mediocri qualità da tutti possedute. Le folle non accumulano l’intelligenza, ma la mediocrità.
Si ripete spesso che non tutti sono più spiritosi di Voltaire. Voltaire è certo più spiritoso di tutti se questi ‘tutti’ rappresentano la folla. Se gli individui in folla si limitassero a fondere le qualità ordinarie, otterremmo semplicemente una media e non, la creazione di caratteristiche nuove.
Come nascono queste caratteristiche?
Lo studieremo ora.
Diverse cause determinano la comparsa dei caratteri specifici delle folle.




La prima è che l’individuo in folla acquista, per il solo fatto del numero, un sentimento di potenza invincibile. Ciò gli permette di cedere ad istinti che, se fosse rimasto solo, avrebbe senz’altro repressi. Vi cederà tanto più volentieri in quanto – la folla essendo anonima e dunque irresponsabile – il senso di responsabilità, che raffrena sempre gli individui, scompare del tutto.

Una seconda causa, il contagio mentale, determina nelle folle il manifestarsi di speciali caratteri e al tempo stesso il loro orientamento. Il contagio è un fenomeno facile da constatare ma non ancora spiegato, e da porsi in relazione con i fenomeni d’ordine ipnotico che studieremo tra poco.  Ogni sentimento, ogni atto è contagioso in una folla, e contagioso a tal punto che l’individuo sacrifica molto facilmente il proprio interesse personale all’interesse collettivo. Si tratta di un comportamento innaturale, del quale l’uomo diventa capace soltanto se entra a far parte di una folla.  

Una terza causa, di gran lunga la più importante, determina negli individui in folla, caratteri speciali, a volte opposti a quelli dell’individuo isolato. Intendo parlare della suggestionabilità, di cui il contagio citato più sopra è soltanto l’effetto. Per comprendere tale fenomeno, dobbiamo tenere presenti alcune recenti scoperte della fisiologia. Oggi sappiamo che un individuo può essere messo in condizioni tali che, avendo perso la personalità cosciente, obbedisca a tutti i suggerimenti di chi appunto tale coscienza gli ha sottratta, e commetta le azioni più contrarie al proprio temperamento ed alle proprie abitudini.




Orbene, osservazioni attente sembrano provare che l’individuo immerso da qualche tempo nel mezzo di una folla attiva cada  – grazie agli effluvi che dalla folla si sprigionano, o per altre cause ancora ignote – in uno stato particolare, assai simile a quello dell’ipnotizzato nelle mani dell’ipnotizzatore. Un individuo ipnotizzato, dato che la vita del suo cervello rimane paralizzata, diventa schiavo di tutte le attività inconsce, dirette dall’ipnotizzatore a suo piacimento. La personalità cosciente è svanita, la volontà e il discernimento aboliti.
Sentimenti e pensieri vengono orientati nella direzione voluta dall’ipnotizzatore…
Tale è press’a poco la condizione dell’individuo che faccia parte di una folla…
Non è più consapevole di quel che fa. In lui, come nell’ipnotizzato, talune facoltà possono essere spinte a un grado di estrema esaltazione mentre altre sono distrutte. L’influenza di una suggestione lo indurrà con irresistibile impeto a compiere certi atti. E l’impeto risulterà ancor più irresistibile nelle folle piuttosto che nel soggetto ipnotizzato, giacché la suggestione, essendo identica per tutti gli individui, aumenta enormemente poiché viene reciprocamente esercitata.




Gli individui che in una folla siano dotati di una personalità forte per resistere alla suggestione sono troppo pochi e vengono trascinati dalla corrente. Al massimo potranno tentare una diversione con una suggestione diversa. Una parola ben scelta, un’immagine evocata al momento giusto hanno talvolta distolto le folle dagli atti più sanguinari. Annullamento della personalità cosciente, predominio della personalità inconscia, orientamento determinato dalla suggestione e dal contagio dei sentimenti e delle idee in un unico senso, tendenza a trasformare immediatamente in atti le idee suggerite, tali sono i principali caratteri dell’individuo in una folla.

Egli non è più se stesso, ma un automa incapace di esser guidato dalla propria volontà.

Per il solo fatto di appartenere a una folla, l’uomo scende dunque di parecchi gradini la scala della civiltà. Isolato, era forse un individuo colto; nella folla, è un istintivo e dunque un barbaro. Ha la spontaneità, la violenza, la ferocia ed anche gli entusiasmi e gli eroismi degli esseri primitivi…




…L’individuo della folla è un granello di sabbia tra altri granelli di sabbia che il vento (del potere totalitario dell’economia) solleva a suo piacimento. Ecco perché vediamo una globalità sociale emettere verdetti che il singolo disapproverebbe. Ed un’assemblea parlamentare adottare leggi e provvedimenti che ciascuno dei suoi membri condannerebbe in privato…

…Ne consegue che attribuiamo alla parola moralità il significato di rispetto costante di certe convenzioni sociali e di repressione permanente degli impulsi egoistici, è evidente che le folle sono troppo impulsive e troppo mutevoli per essere sensibili ai problemi morali tanto le folle quanto i loro rappresentanti in tutte le istituzioni…

I rari psicologi che hanno studiato le folle, lo hanno fatto soltanto dal punto di vista criminale, e, notando quanto i delitti siano frequenti, hanno attribuito alle folle un livello morale molto basso.

Senza dubbio spesso è così.

Ma perché?




Semplicemente perché gli istinti di ferocia distruttiva sono residui di età primitive assopiti nel fondo di ciascuno di noi. Per l’individuo isolato sarebbe pericoloso il soddisfarli; ma per l’individuo che si trova nel mezzo di una folla irresponsabile, dove l’impunità è assicurata, non ci sono ostacoli alla libertà di seguire quegli istinti.
Dato che abitualmente non possiamo dare sfogo agli istinti distruttivi sui nostri simili, ci limitiamo a soddisfarli sugli animali. La passione per la caccia e la distruttività dell’ecosistema da loro abitato e la ferocia delle folle derivano da una medesima fonte.
La folla che fa lentamente a pezzi una vittima indifesa dà prova di una crudeltà infame oltre che codarda; ma non tanto dissimile, per il filosofo, da quella dei cacciatori che si radunano a dozzine per godere lo spettacolo di un povero cervo dilaniato dai cani.
Se la folla è capace di uccidere, di incendiare e di commettere ogni sorta di crimini, è pure capace di atti di sacrificio e di disinteresse molto più elevati di quelli che son di solito compiuti dall’individuo isolato…

















venerdì 1 settembre 2017

PREGHIERA NEL BOSCO (2)


















Precedente capitolo:

Preghiera nel bosco (prima parte)

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L'altro versante della montagna














Cosa abbiamo imparato
nel breve profilo inciso
sovrintendere ricchezza e principio
alla borsa di ogni Tempio:
dettare materia confusa
barattata al mercato
privato del vero Tempo

Cosa abbiamo imparato
regolare l’Elemento
nel rogo di questo loro Tempo
confondere cenere al vento:
il valore della nuova moneta
disegnare profilo assente allo Spirito
nella materia inciso

Cosa abbiamo imparato
da questa foglia che brucia
sudare paura
e con lei l’intera selva:
ricchezza sacrificata all’Elemento
nella morte prematura
di ogni Superiore Natura

Cosa abbiamo imparato
dalla confusa ricchezza
aggirarsi padrona di ogni via:
coniare falsa moneta
al rogo della Natura
donde tutto deriva
per sempre perduta

Cosa abbiamo imparato
all’alba della Storia
mentre ugual fuoco sale lento:
il cielo oscurarsi
l’aria suo Elemento abdicare ogni principio
e la morte ridere della breve gloria
nera sovrana senza alcuna Memoria

Cosa abbiamo imparato
da quei colori posati quale oro sospeso
all’alba del medesimo mattino:
foglie annunciare morte prematura
specchio della propria ordinata
infinita Natura assente alla parola

E un metallo confuso
ornare un falso intento ed ogni movimento

Cosa abbiamo imparato
da quell’acqua scorrere limpida e pura
coniare antica Memoria
principio di vita:
morte che la incatena
poi disperata la cerca
per ogni goccia persa
nel mercato del nuovo Tempo
ricolmo di ricchezza
privata dell’oro coniare falsa moneta
all’alba di ogni mattina

Cosa abbiamo imparato
al porto di ogni stagione persa
specchio dell’infinito Elemento
e Principio
nel fuoco rogo dell’ultima contesa
come una scommessa divenuta pretesa:
mare agitato di una guerra
privata del proprio Tempo
sfidare ogni Dio

Cosa abbiamo imparato
per ogni Rima e componimento
nel fitto di questo bosco
rogo di ogni principio
dettare la sua preghiera
come un Testamento:
Dio assente
al Vecchio e Nuovo
ancorato al porto della materia
nell’incompiuto verso
di chi nulla ha in vero compreso
nel valore del suo Sentiero di vita

Cosa abbiamo imparato
dalla tortura di questo rogo
mentre conio immateriale Sua Parola
incidere minacce alla foglia
divenuta Preghiera
e con essa Eresia
che non sia moneta
oro e principio di ogni alba
al tramonto della vita:
non regnare più Natura
nell’Anima di questa vita
che non sia moneta
principiare e confondere
ogni Dio

Cosa abbiamo imparato
nella quiete del Sentiero
dalla corteccia colonna di vita:
non dimorare principio
che non sia oro confondere la vita
per chi giammai ha goduto
della ricchezza all’alba di ogni mattina
nell’edificio eretto
specchio d’una falsa ricchezza

Cosa abbiamo imparato
da quel sospiro lieve
poi ululato di vento
fresco mattino
…poi calore d’inferno:
che non v’è degno comandamento
descrivere la spirale nell’armonia della vita
e chi interpretarne la corretta genealogia
parola di un Dio
arso al rogo di una dottrina
specchio d’una strana
ed incompresa economia

Cosa abbiamo imparato
dalla bellezza sovrintendere
ragione intelletto e saggezza:
non regnare più uomo
all’ombra della folta chioma
illuminato dalla ricchezza
donde tutto deriva

Cosa abbiamo imparato
dalla quiete ispirare saggezza antica:
non regnare più Sentieri e ricchezza
in questa strana via
al rogo di ogni Rima…


Cosa abbiamo imparato
al mutevole confine
di ogni Stagione al bosco della vita:
non dimorare più Tempo incidere
la propria moneta
ed il vero artista misurarne l’immensa ricchezza:
l’arte ricchezza di vita
confusa e barattata con falsa armonia
nel teatro della vita

Cosa abbiamo imparato
nell’ultima recita
al teatro di questa strana economia:
non regnare nessuna armonia
che non sia un rogo
rinnegare la vita

Cosa abbiamo imparato
nel gemito rinnegato e soffocato
di questa Natura
privata del Tempo dell’antica armonia:
non regnare ricchezza

che non sia falsa moneta….