Precedente capitolo:
negli stessi anni (gli Stati da fare..)
'Richard Kronauer e il cronobiologo Charles Czeisler ipotizzarono l'esisten-
za di due diversi orologi biologici.
Nelle prove che condussero, in un ambiente naturale entrambi i ritmi ave-
vano una periodicità di 24 ore ed erano coordinati con le condizioni natura-
li di luce e oscurità, ma durante il primo periodo di isolamento erano coor-
dinati in modo tale che il loro ciclo congiunto era più vicino al ciclo della
temperatura corporea, e il sonno cominciava sempre quando la temperatu-
ra raggiungeva il minimo.
In una fase successiva del periodo di isolamento si separavano e ognuno a-
dottava una sua periodicità. In seguito si scoprì che ognuno dei due orolo-
gi è responsabile di un ulteriore insieme di sistemi....
Poiché durante il primo periodo di isolamento la durata del ciclo congiunto
si avvicina maggiormente a quella del ciclo della temperatura corporea, i
due scienziati chiamarono 'oscillatore forte' l'orologio biologico che control-
la la temperatura corporea e 'oscillatore debole' quello che controlla il son-
no e la veglia'.
'Provengo da una schiatta famosa per il vigore della fantasia e l'ardore del-
la passione.
Gli uomini mi hanno definito
pazzo, ma non è ancora ben chiaro se la paz-
zia sia o non sia la più alta forma di intelligenza e se le manifestazioni più
meravigliose e più profonde dell'ingegno umano non nascano da una defor-
mazione morbosa del pensiero, da aspetti mentali esaltati e spese dell'intel-
letto normale.
I sognatori diurni conoscono molte cose che sfuggono a chi sogna solo di
notte; nelle loro grigie visioni essi colgono guizzi d'eternità e tremano, sve-
gliandosi, nell'accorgersi che sono stati lì lì per ghermire il grande segreto..'
(E.A. Poe)
UNO DEI DISPERSI
Jerome Searing, soldato semplice dell'armata del generale Sherman che
fronteggiava il nemico davanti e intorno al monte Kennesaw, in Georgia,
voltò le spalle a un gruppetto di ufficiali con cui aveva parlato a mezza
voce, superò una bassa fortificazione, e scomparve nella foresta......
...Nascosto tra le macerie di assi e travi, Searing lasciò correre lo sguar-
do sul terreno scoperto situato tra il suo punto d'osservazione e uno spe-
rone del monte Kennesaw, a 800 metri di distanza.
La strada che risaliva e valicava lo sperone era ingombra di truppe, la re-
troguardia del nemico in ritirata, e le canne delle sue armi luccicavano al
sole del mattino.
Adesso Searing aveva appreso tutto quello che poteva sperare di sapere.
Era suo dovere tornare al comando il più velocemente possibile e riferire
ciò che aveva scoperto.
Ma la grigia colonna dei confederati che arrancava con fatica sulla strada
montana era straordinariamente allettante. Il suo fucile, un normale Sprin-
gfield, munito però di mirino circolare e di un grilletto sensibilissimo, a-
vrebbe spedito con facilità i suoi trenta grammi di piombo tra le loro file.
Il fatto non avrebbe probabilmente influenzato la durata e l'esito della guer-
ra, ma il mestiere di un soldato è quello di uccidere. Inoltre, è sua abitudi-
ne, se è un buon soldato.
Searing caricò il fucile e 'armò' il grilletto.
Ma era stato decretato sin dall'inizio dei tempi che il soldato semplice
Searing non dovesse uccidere nessuno quel luminoso mattino d'estate, e
che non spettasse a lui annunciare la ritirata dei confederati.
Da tempo immemorabile gli eventi si erano combinati per comporre quel
meraviglioso mosaico ad alcune parti del quale, a malapena discernibili,
attribuiamo il nome di storia, e le gesta che egli aveva in mente di com-
piere avrebbero sciupato l'armonia del disegno.
Qualcosa come 25 anni prima, il Potere incaricato di eseguire l'opera in
conformità di quel disegno, era corso ai ripari facendo nascere un bam-
bino in un piccolo villaggio ai piedi dei Carpazi, lo aveva allevato con cu-
ra, ne aveva sorvegliato l'educazione, aveva indirizzato i suoi desideri al-
la carriera militare e, a tempo debito, ne aveva fatto un ufficiale di arti-
glieria.
Dal concorso di un numero infinito di influenze favorevoli e dalla loro pre-
ponderanza su un numero infinito di altre contrarie, quell'ufficiale di arti-
glieria s'era trovato a commettere un'infrazione disciplinare e a dover fug-
gire dalla sua terra natia per evitare la punizione.
Era stato indirizzato a New Orleans dove un ufficiale di reclutamento lo
aspettava sul molo. Era stato arruolato e promosso, e le cose s'erano di-
sposte in modo tale che ora egli comandava una batteria confederata a
circa due miglia in linea d'aria dal punto in cui Jerome Searing, l'esplora-
tore federale, stava caricando il fucile.
Nulla era stato trascurato; a ogni passo nel corso della vita dei due uomi-
ni, in quella dei loro contemporanei e antenati, e nella vita dei contempo-
ranei dei loro antenati, era stata fatta la cosa giusta per conseguire il ri-
sultato desiderato.
Se un particolare qualsiasi in quell'enorme concatenazione fosse stato
trascurato, quel mattino il soldato semplice Searing avrebbe spararto sui
confederati in ritirata e forse avrebbe sbagliato il colpo. Andò invece a
finire che un capitano d'artiglieria confederata, non avendo niente di me-
glio da fare mentre aspettava il suo turno per mettersi in marcia e andar-
sene, si divertisse a puntare, obliquamente alla sua destra, un pezzo da
campo su quel che scambiò per degli ufficiali federali sulla cresta di un
colle, e facesse fuoco.
Il colpo volò alto oltre il bersaglio.
Mentre Jerome Searing alzava il cane del fucile e con gli occhi fissi sui
confederati lontani valutava dove gli convenisse assestare il colpo per
avere maggiori speranze di creare una vedova, o un orfano, o una ma-
dre senza figli - o forse tutte e tre le cose, dato che il soldato semplice
Searing, benché avesse ripetutamente rifiutato la promozione, non era
privo di una certa ambizione - udì un suono fendere l'aria, come quello
prodotto dalle ali di un grande uccello che piombi sulla preda.
Aumentò d'intensità troppo rapidamente perché potesse coglierne il
crescendo, e diventò un rombo rauco e orribile quando il proiettile che
lo aveva prodotto si scagliò contro di lui dal cielo e colpì, con impeto
assordante, uno dei pali che sostenevano quel guazzabuglio di assi so-
pra il suo capo, e lo frantumò in schegge, facendo crollare con un gran
baccano, e in mezzo a nuvole di polvere acceccante l'assurdo edificio!!
...Ora era intrappollato in posizione distesa, la schiena ben sostenuta
da una solida trave. Un'altra gli stava di traverso sul petto, ma era riu-
scito a sgusciar via appena un po' ed essa, benché inamovibile, non lo
opprimeva più.
Una putrella, che si univa ad angolo alla trave, lo aveva incastrato in un
ammasso di tavole alla sua sinistra, bloccandogli il braccio da quella
parte. Le gambe, leggermente divaricate e ben stese a terra, erano co-
perte fino alle ginocchia da una massa di calcinacci che torreggiava sul-
l'orizzonte ristretto.
Aveva la testa rigida e come bloccata in una morsa, poteva muovere
gli occhi, il mento, nient'altro. Solo il braccio destro era parzialmente
libero.
- Devi aiutarci a uscire da qui,
gli disse.
Ma non riusciva a estrarlo dalla trave pesante che gli gravava sul petto,
e nemmeno a farlo ruotare sul gomito per più di 15 centimetri. Con la
mano destra, parzialmente libera, cercò di afferrare la trave che aveva
di traverso, ma non proprio appoggiata sul petto. Non vi riuscì in alcun
modo. Non poteva abbassare la spalla per spingere il gomito oltre l'-
estremità dell'asse che più gli stringeva alle ginocchia; non riuscendo a
far questo, non poteva sollevare l'avambraccio e la mano per afferrare
la trave.
La putrella, che formava con la trave un angolo inclinato verso il basso
e all'indietro, gli impediva ogni sforzo in quella direzione, e tra quest'ul-
tima e il suo corpo lo spazio era pari alla metà dell'avambraccio. Ovvia-
mente, non poteva mettere la mano né sopra, né sotto la trave; di fatto,
con la mano non riusciva nemmeno a toccarla.
Esaminando il cumolo per capire in che punto poteva attaccarlo, la sua
attenzione fu attratta da quel che pareva un anello di metallo lucente ....
proprio davanti agli occhi. Sulle prime gli sembrò che circondasse una
qualche sostanza nerissima e che avesse un diametro di poco più di un
centimetro.
Capì all'istante che il nero non era altro che ombra, e che l'anello era
solo la bocca del fucile che sporgeva dall'ammasso dei detriti. Non gli
ci volle molto per avere la soddisfazione di convincersi che le cose sta-
vano proprio così.....se possiamo definirla una soddisfazione.....
Chiudendo prima un occhio, poi l'altro, poteva vedere un bel tratto del-
la canna, fino al punto in cui era nascosta dalle macerie che la sostene-
vano.
Riusciva a vederla da un lato, con l'occhio corrispondente, più o me-
no alla stessa angolatura con cui scorgeva dal lato opposto, con l'al-
tro occhio. Guardando con l'occhio destro, l'arma sembrava mirasse
a un punto sulla parte sinistra della testa, e viceversa.
Era incapace di vedere la parte superiore della canna, ma riusciva a
scorgere la parte inferiore della cassa, in leggera inclinazione.
A dire il vero, l'arma era puntata esattamente al centro della fronte....
(A. Bierce)
Prosegue in:
Due orologi (2) &
Due orologi (3) &
Due orologi (4) &
Due orologi (5) &
Due orologi (6) &
Due orologi (7)