giuliano

sabato 21 settembre 2024

COSA POSSIAMO E DOBBIAMO FARE



















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La realtà oggettiva con chi ha convissuto e convive oltre che con il Sogno di un mondo più nuovo anche con l’Idealismo che tutto ciò comporta - profetico idealismo – esportato e motivato con la cultura verso tutti coloro che ancora credono a qualcosa, quel ‘qualcosa’ da cui siamo nati evoluti cresciuti e la qual(cosa) contraccambia con la semplice sua bellezza riflessa nello Spirito quanto nella nostra psicologia troppo spesso violata e violentata.

Un esempio idealistico di quanto detto rimane la figura di San Francesco il primo ecologista della Storia, colui che sposando gli ideali della Natura riflessi nella propria povertà e nel qual tempo ricchezza li ha resi propri della Chiesa, avendo capito in anticipo sui tempi di circa un secolo il pericolo di abdicare Dio alle opere di una ‘involuta evoluzione’ più affine alla ricchezza materiale che quella dello Spirito.

Dio lo ha messo alla prova privandolo del dono della vista, ma noi che vediamo e possiamo costantemente monitorare lo scempio guardiamo attraverso la sua pupilla e rinnoviamo l’antico cammino…

Cosa possiamo fare?

…E che Greta mi perdoni ma i nemici di Dio quanto della sua Opera potenti e il vedere una fragile se pur forte impegno gracile nella presenza mi fa temere futura manipolata raggirata beffa.





Va bene Greta, mi unisco e spero che in qualche modo ti giunga questa mia non meno dell’esperienza di vita, conosco i Paesi da dove provieni anzi per il vero ho transitato ancora più a Nord della tua dimora fino a quella Islanda che tanto mi è rimasta nel cuore, e pensa, costantemente leggo di una Terra completamente trasformata non civilizzata, bada bene, ma colonizzata per interessi diversi della sua grandiosa e unica Natura; giacché una Terra divisa fra ghiaccio e fuoco è l’esempio più illuminante di come la Terra si sia evoluta formando unica impareggiabile bellezza costantemente violata, scusa mi correggo Greta, violentata…

Mi ricordo, che mi accennarono durante il Viaggio alla costruzione imponente di una diga la qual opera non certo gradita andava a trasformare la sua unica e bella geografia per ciò che sarebbe dovuta essere una scelta ne più e nemmeno di ciò che avviene con l’Arte e Dio il ‘mastro’ e non certo di bottega, portare non solo la cornice ma l’intera Opera alla tutela d’un museo, ma così non è stato e sarà. Sperare la tutela di una intera piccola grande Nazione nella specificità della propria Natura qual laboratorio ove poter continuare per mari e terre ancora più a Nord e monitorare così la vera rovina, ma purtroppo anche questo un Sogno perso andato abdicato all’eterno superiore compromesso…

…Ed allora Greta potrai comprendere l’apprensione mista a risentimento…

Per cui chi scrive sa bene ciò che dice pur non essendo un operatore di viaggi infruttuosi ed a breve scadenza con costi elevati ed elitari per giovani gradassi che hanno confuso la delicata immacolata bellezza per un safari d’avventura a caccia della migliore fotografia, ciò che si imprime nello Spirito quanto all’occhio come disse un noto teologo è la Prima immagine di Dio precedente alla vista nata per rilevarla e riflessa nella bellezza dall’occhio colta e pregata… E ciò fa parte anche della comune genetica condivisa con Madre Natura! Meditai il tutto e scrissi e scrivo ancora con il ricordo di questa meravigliosa Terra non meno della tua.

Quindi cosa e dobbiamo e possiamo fare!





La cosa principale per essere, sebbene idealisti, anche concreti nella ferma volontà del cambiamento e non certo un isolato intento che raccoglie solo consenso mediatico senza reali porti d’attracco conquistati e ancora da conquistare. E sebbene la tua giovane età presto come tanti tuoi giovani amici promotori di siffatta iniziativa andrai al voto, compreso quello di Maggio per le elezioni Europee, ed allora Greta solo con la ferma intenzione di contrastare ciò di cui l’attuale giornata si deve rinnovare alle urne. Fra pochi giorni… e votare non una scelta che privilegia l’interesse del privato nello Stato nel conseguire obiettivi ed intenti similari in tutti i paesi comunitari, attenzione a non fare l’errore ed equivocare: credo nello Stato ma in quello Stato che tutela il cittadino negli interessi a lunga scadenza e mai il contrario. Ed il tuo paese piuttosto all’avanguardia giacché avvantaggiato dal rapporto di abitanti per chilometro quadrato, ciò lo rende già ricco per se stesso, quindi lo Stato in grado di poter agire con più efficacia di intenti giacché non esiste la frammentazione classica del nostro clima il quale comporta una determinata e diversa socialità, quindi, un diverso approccio anche con l’ambiente condiviso. Ciò è anche antropologia giacché il Clima non alieno alla radice come all’intera corteccia dell’uomo…





A parte questa premessa, l’importante è saper individuare i soggetti ideali, ecologisti e non, ma competenti anche affiancati da professori universitari o delle scuole superiori con il fermo intento del cambiamento, e se questi già vi sono e canditati orientare scelte obiettivi strategie finalità… confacenti e compatibili sia con l’Economia sia con le strategie finora adottate pur insoddisfacenti motivo dello sciopero dell’odierno giorno non meno dei disastri e morti annunciate.

Cioè, la manifestazione non deve e può rimanere un evento isolato appetibile solo per una falsa demagogia che consenta agli attuali nemici di continuare l’infruttuosa opera contestata. Questo il punto importante. Per attuare i comuni obiettivi e non radicalizzarli come l’isolarli al confine dell’impossibile dobbiamo salire alle stesse uguali medesime poltrone in cui siedono i soggetti portatori del cancro, e concreti nei vincoli in cui la comunitaria società si sviluppa motivando l’impegno comune di un ‘mondo più nuovo’ compatibile ed ecologicamente da esempio, anzi, esportabile nella propria ed altrui non più idealizzazione ma concretezza - ferma concretezza - di Leggi Diritti ed Intenti sottratti non solo alla Natura ma anche al singolo qual diritto e libero arbitrio velatamente negato….

Purtroppo un malsano Progresso più volte detto organizza il proprio ed altrui intento in modi e mezzi differenti e non mai alleato con l’Idealismo tantomeno con la democrazia…






Quindi per attivare e finalizzare motivazioni ed intenti di Piazza si debbono organizzare dei comitati politici sia all’interno delle scuole che nei poli universitari non meno di ogni associazione culturale dalla Biblioteca alle singole attività culturali in cui ognuno esprime l'innata capacità espressiva specchio della propria ed altrui Natura, giacché Greta, noi tutti figli di questa Terra nell’Anima Mundi da ognuno ugualmente seminata coltivata e sperata… Anche e soprattutto quelli più sensibili alle tematiche ecologiste facendo intendere e non certo raggirare che ognuno Espressione d’una certa psicologia negata. E se iniziamo a monitorare ed attivare ciò possiamo motivare ed iniziare una futura classe dirigente che può e sa' ottenere quanto l’idealismo sperato e non solo studiato o confinato al tempo libero di un Arte infruttuosa.

Quell’Arte negata è nostra fa parte della nostra Natura!

Quindi rimuovendo generazionali privilegi di classe in cui si formano le future classi dirigenti economicamente avvantaggiate, attivare quella economia eco-compatibile che sia nuova condizione generazionale detta e rinnovabile come una fonte di energia superiore ed inesauribile nella forza all’energia del falso ideale e motivo contrastato - motivo dell’orrore di quanto fin ora impropriamente creato -. Ed in cui rinnovando e motivando finalità ed intenti comuni e seminando il dovuto possiamo raccogliere i frutti sperati non delegando ad attuali dirigenti ciò che sarà costante motivo di un eterno compromesso, ed essere gettati dalla finestra con l’inutilità non meno dell’impossibilità di attuarne i progetti.

Questo deve e può fare Greta anche chi accompagna il tuo cammino!

Ti porto un esempio poco gradito e soprattutto non frainteso…

Quando un dittatore non molto tempo fa’ salì al potere affidò ai giovani la sua battaglia, noi rovesciamo i termini di questa stessa guerra senza arma alcuna solo la ferma speranza di raccoglierne gli errori del passato e con quelli proseguire non certo medesima battaglia, ma al contrario le condizioni di un mondo pacifico e senza quei compromessi di rivalsa e differenza in ciò che può e deve unire, perché, cara Greta, la Natura non è superiore uguaglianza di razza ma diversità biologica da tutelare…





E sappi quante specie ogni giorno ogni anno ogni decennio stanno scomparendo e non certo estinguendo, la differenza un domani non molto lontano la spiegherà il tuo professore e sarà anche in grado di calcolare tempi e modi del cambiamento climatico in cui Darwin ipotizzò la sua teoria della specie evoluta nei secoli, però a prescindere la (specie) più forte che sopravvive e sopravvivrà nel proprio ed altrui ambiente le condizioni radicalmente mutate compresa la teoria di Darwin ad uso e consumo di una intera classe capitalistica.

Allora, cara Greta dovremmo essere noi i più forti, forti come Madre Natura e prendere forza dalla sua statura dalla sua linfa per un ‘mondo più nuovo’ sperato che non è solo un facile motto ma soprattutto un Libro di una persona morta per l’intento fragile di volerlo realizzare.

Robert Kennedy era una persona fragile con la costante paura di essere ucciso, anzi la certezza di un fucile puntato alla tempia e non poter realizzare il mandato per cui scelto nel suo partito, infatti perì come  tanti Profeti a cui si preferisce un diverso cammino.

Anche nella ex verde terra donde ti scrivo taluni magistrati in lotta costante contro la mafia avevano medesima volontà e certezza, e perirono forse traditi in quegli stessi uffici che presiedevano con ferma idealistica concreta presenza di uno Stato più nuovo e purgato dal cancro della mafia.





Tutto ciò per dire e dirti che i nemici sono potenti e forti e determinati con interessi dei quali solo LA PRESA DI COSCIENZA FA’ IMPALLIDIRE ED ABDICARE OGNI SPERANZA COME IL MOTTO PREFIGURATO da Dante: perdete ogni speranza!

Ma noi cara Greta non perdiamo la speranza detta, la rinnoviamo la organizziamo anche capillarmente e se solo in grado in ciò, con la stessa volontà di chi ucciso accompagnato da idealisti giovani come te, possiamo conquistare quartiere per quartiere città per città regione per regione nazione per nazione sino alla deriva di un nuovo stato unito nella ferma volontà non solo della tutela ma anche del cambiamento…

Ed riuscire a rimuovere ciò che attualmente governa il mondo globalizzato: un Papero un dittatore ex bolscevico passato al fascismo ed un ritorno al populismo dall’est fino al patrio suolo con la premessa di un nuovo fascismo di stato sullo stampo Orwelliano.

Allora cara Greta scusa e nello scusarmi allego alla presente un Sogno interrotto che solo la volontà dei giovani può resuscitare, un Sogno affogato nel sangue. Un Sogno ucciso perché incompatibile con quella Economia con interessi ingordi specchio non solo di una grande nazione ma di una genetica oserei dire - similar genetica - figlia del profitto e nemica dell’uomo immaginarsi di una fragile piccola grande futura donna…






I Frammenti qui raccolti sono prevalentemente il frutto del lavoro, dei viaggi e dei discorsi fatti e continuo a fare da quando, nel Gennaio del 1965, divenni senatore.
Al senato di questa grande nazione i problemi vengono trattati man mano che si presentano, e tutta la mia attenzione è ora rivolta a quel personaggio che occupa, democraticamente o meno, a seconda di come si ragiona ed accorda a questa retta condizione della medesima pensata, elevata condizione. Ragion per cui tutta la mia attenzione rivolta, giacché non del tutto privato della linfa non meno del democratico impegno, alla crisi di ogni momento ed avverso a chi di ugual principio abusa in nome e per conto di questo ed in cui l’evoluzione mi nomina difensore e custode.
Perciò in tali e brevi Frammenti non intendo delineare nessuno schema grandioso, nessun programma globale per la comune nazione o per il mondo, ma mi limito ad esaminare e ad approfondire le nostre reazioni di fronte ai problemi che ci stanno aggredendo con la maggiore urgenza e gravità se confrontati con quanto assunto con pochi e sgrammaticati tratti di penna, chi la penna non dovrebbe impugnare per medesime finalità ma pur in ragione di una certa e diffusa alfabetizzazione ne fa uso ricorrente ed improprio confondendo scrittura e cultura, lettura e sapere, business ed economia…
Proseguo…
Dalla fondazione della repubblica, da quando Thomas Jefferson, a trentadue anni, scrisse la Dichiarazione di indipendenza, Henry Knox, a ventisei, organizzò un corpo di artiglieria, Alexander Hamilton, a diciannove, andò a combattere per l’indipendenza, e Rutledge e Lynch, a ventisette, firmarono la Dichiarazione per la Carolina del Sud, ed ancora quando la Clinton e poi Obama riformarono a ragione ciò di cui il mio intervento circa la consapevolezza di una sanità ed assistenza per tutti, e quando quest’ultimo ha maturato retta consapevolezza ed urgenza di un piano ecologico per le nostre ed altrui ricchezze, ebbene…, mai giovane generazione di americani è stata più brillante, più preparata, più intimamente consapevole di quella attuale.
Nel Peace corps, nel Northern student movement, in Appalachia, sulle strade polverose del Mississippi e sugli stretti sentieri delle Ande, questa generazione di giovani ha mostrato idealismo e un amor di patria eguagliati in pochi paesi e superati in nessuno….
Si è tentati di far risalire alla guerra tutti i problemi della nostra gioventù malcontenta; ma sarebbe un errore!
E non si può neppure far risalire la causa del malcontento a un individuo, a un governo, a un partito politico; la diagnosi deve essere più profonda e più ampia.
Prendiamo per esempio la nostra economia, la stupefacente macchina produttiva che, a conti fatti, ci ha resi più ricchi (ed ancora di più come qualcuno promette con pochi e sgrammaticati tratti di penna - ma di quale comune ricchezza o difesa parla lascio alla limitata visione associata al pressapochismo circa la stessa economia la quale è cosa troppo seria per essere così infranta in ragione del comune principio che fa’ di ogni uomo ‘ricco di mondo’ nella povertà nonché brevità del contrario sottoscritto e nell’inganno firmato in nome della stessa [ricchezza] offesa nella finalità del principio privato: questione di miglior convenienza e veduta a lunga scadenza - questa forse più retta scienza….) di qualsiasi popolo nella storia, e che ci sostenta e ci mantiene tutti.
È una economia imprenditoriale, il che significa che la maggior parte degli abitanti di questa grande nazione è occupata in qualche genere d’affari. Era certamente giusto, anche se non molto edificante, quanto disse Coolidge: “Gli affari dell’America sono gli affari”. Eppure sappiamo da una recente ed ancor attuale indagine che solo ilo 12% degli studenti universitari seniors desidera una carriera nel mondo degli affari o ritiene che questa carriera possa essere degna e soddisfacente. Senza dubbio uno dei motivi è che mentre le grandi aziende rappresentano un vastissimo settore della vita americana, il loro ruolo nella soluzione dei problemi vitali del paese è minimo.
Diritti civili, povertà, disoccupazione, igiene, istruzione, sanità (sottolineo quest’ultimo argomento): ecco solo alcune gravi crisi di fronte a cui l’intervento della classe imprenditoriale, con alcune importanti eccezioni, è stato e continua ad essere molto inferiore a quanto ci si potesse aspettare.  Possiamo prendere atto di talune eccezioni, ma indiscusso ed indubbio che il mondo imprenditoriale nel suo complesso non ha raccolto la sfida per una ‘nuova frontiera’ della nazione, eccetto un diffuso dissenso che dalla frontiera migrato verso l’uno e l’altro polo di questo mondo così maltrattato!
Naturalmente si può ribattere che il compito dell’imprenditore è il profitto (è business dice il ‘quarantacinquesimo’ della lista…. degli imprenditori di certo non dei Padri Fondatori giacché vi è notevole confine… tra quelli e questa limitata ‘ragione’), che tentare di più vorrebbe dire fare meno di quanto è dovuto agli azionisti. Ma, chiedono i giovani, che valore ha questa obiezione quando una sola azienda, come la General Motors o un’altra consimile conserva dei profitti annui superiori al prodotto nazionale di un qualche paese del mondo? Per dei giovani educati da solidi principi accompagnati da retti ideali e per i moralisti di ogni tempo, l’etica che misura ogni cosa sulla base del profitto che se ne può ricavare è ancora più sgradita!
Infatti hanno ben visto alti funzionari (nonché acclamati ministri) delle nostre aziende ingannare elettori e democrazia e complottare accordi non solo sui prezzi, ma anche sui principi su cui la democrazia siede e presiede taluni incarichi e di cui la stessa dovrebbe tutelarci dall’opposto in ragione della comune difesa, talché anche questa è divenuta business con cui ingannare il popolo e non solo il giovane morto in una inutile guerra… in difesa e per conto di questa democrazia ‘disdetta’…
E come dicevo…, questi giovani hanno visto alti funzionari delle nostre più grandi aziende complottare accordi sui prezzi, complottare circa il principio della verità affinché le loro stesse aziende ne potessero trarre il maggior profitto ed illecito guadagno di cui inaffidabili soci in affari; incontrandosi in squallide riunioni segrete per rubare qualche miliardo al mese dalle tasche di milioni di cittadini e non solo americani!
Ci hanno visto mandare la gente in prigione perché in possesso di marijuana, mentre ci rifiutiamo di limitare la vendita o la pubblicità delle emissioni di gas nocivi che ogni anno uccidono migliaia di cittadini nel mondo visto che il nostro paese nell’aspettativa di diventar ancor più ricco grazie a questo impegno è quello che più inquina al mondo…
Infatti ci vedranno fra breve esitare ad imporre le più modeste norme di sicurezza ambientale nella costruzione delle automobili o a esigere che le società finanziarie dicano la verità sugli interessi richiesti per i prestiti che concedono.  Hanno intuito che la criminalità organizzata, questo impero della corruzione, della venalità ingorda e dell’estorsione, continua a prosperare, non soltanto tollerata ma spesso alleata a importanti personalità dei sindacati, del mondo degli affari e del governo.
Per queste ragioni - ora rinnovate ed aggiornate - forse molti giovani come molte donne nel loro manifesto disprezzo per gli eccessi del ‘materialismo’ di una falsa e non solo ingorda ricchezza ma dannosa economia, fanno eco agli insegnamenti di un altro giovane ribelle:

“Ed Egli mandò via i ricchi a mani vuote”.


Ma come ben vedete nel mio ed altrui sacrificio nulla servito perché i ricchi escono dallo stesso mio e vostro ‘studio’ a mani piene di monete e non solo… Ma ciò che respingono questi giovani è qualcosa di più di questi abusi dovuti al principio del profitto; spesso è proprio la natura del materialismo della nostra comune società e le sue conseguenze che li portano ad un ragionevole e rivoluzionario rifiuto. 





I sobborghi come avete visto rimangono ‘scatolette sparse su una collina… tutte fatte di cartapesta come un gioco di bambini con i loro giochi, tutte uguali’. ‘Col danaro non mi compero l’amore’, cantano. Ai loro occhi, misuriamo troppo spesso il valore di un uomo in base allo stipendio o a quello che possiede. In definitiva, ritengono che la vecchia generazione abbia rinunciato ai valori sociali e personali in cambio di ‘giocattoli’ che una volta qualcuno ha definito ‘una collezione di passatempi per gente immatura’.
Infatti approfondendo e aggiornando questo concetto, al proliferare di spazi inaccessibili e fortificati, si osserva una sempre più scarsa presenza dei luoghi pubblici, che invece dovrebbero favorire l’incontro, il dialogo, il confronto e lo scambio tra gli individui. Al loro posto sorgono invece nuovi spazi, creati appositamente per il consumo.  Le comunità locali e gli spazi pubblici non sono più quelli di una volta: perdendo ogni legame con il territorio e la capacità di essere occasioni di incontro, viene meno anche la loro funzione principale, cioè quella di aggregare le persone e tenerle unite. Nei luoghi di riunione si creavano anche norme, in modo da poter fare giustizia e da imporla orizzontalmente, sì da trasformare coloro che parlavano in una comunità, separata dagli altri e integrata al suo interno da criteri comuni e condivisi di valutazione. Ora, un territorio che venga privato di spazi pubblici offre scarse possibilità perché le norme vengano discusse, i valori messi a confronto, perché ci siamo scontri e negoziati. Ciò che viene a mancare è dunque lo spazio del confronto costruttivo, della discussione e della condivisione dei valori; tutte attività importanti e necessarie per costruire e tenere viva una comunità.  “Lungi dall’essere terreno di coltura dello spirito comunitario, le popolazioni locali sono piuttosto accozzaglie di entità prive di legami reciproci”. Le persone che sono escluse e si trovano a vivere assieme nello stesso spazio, condividono semplicemente un vincolo territoriale, ma legami di altro tipo non sussistono; per questo, pur essendo dei gruppi, delle comunità, non possono essere paragonati alle comunità del recente passato.
Questi fenomeni sfociano nella disgregazione delle collettività e nell’erosione degli spazi pubblici, come luoghi di incontro, e producono una condizione, volontaria o imposta, di isolamento dell’individuo: c’è chi sceglie di isolarsi e fa di tutto per rimanere distaccato e chi invece si trova escluso, estromesso, per volontà altrui, perché gli viene negato l’accesso. Le élites hanno prescelto l’isolamento e, per ottenerlo, pagano generosamente e volentieri. Il resto della popolazione si trova tagliata fuori e costretta a pagare l’alto prezzo culturale, psicologico e politico del nuovo isolamento in cui è caduta. Quanti non hanno i mezzi per scegliere di stare separati e di pagare i costi di servizi di sicurezza, si trovano a vivere gli aspetti passivi di questo fenomeno attuale.
Da una parte si trovano dunque le persone che si barricano nelle loro fortezze e dall’altra le persone che sono costrette a rimanere all’interno dei loro spazi, perché estromessi dalle aree di potere. In questo modo la distanza tra le élites che sperimentano l’extraterritorialità e le persone che invece rimangono legate alla territorialità aumenta inevitabilmente, e questa disparità si fa sentire ancor di più se si considera che extraterritorialità vuol dire anche libertà, capacità di movimento, in opposizione alla stanzialità e ai vincoli imposti dalla territorialità: “Se la nuova extraterritorialità della élite viene vissuta come una inebriante libertà, la territorialità degli altri non fa tanto pensare a una casa, a una base sicura, ma sempre più a una prigione, tanto più umiliante quanto più viene ostentata la libertà di movimento degli altri”.
…Abbiamo conservato gelosamente il nostro sistema educativo e soprattutto universitario considerandolo anch’esso uno dei pilastri della società liberale. Ma questa fede non è condivisa da tutti. Uno dei suoi critici ha detto: “L’educazione è per sua stessa natura un problema individuale… da mantenere al di fuori degli ingranaggi della produzione di massa. Il suo compito non è quello di produrre gente che, istintivamente, vada tutta nella stessa direzione… [eppure] i nostri milioni di studenti imparano tutti le stesse lezioni e trascorrono ore di fronte ad internet o alla televisione guardando più o meno le stesse cose e le stesse cose condividere in ugual identico momento. Per una ragione o per l’altra trascuriamo sempre più le differenze, quando addirittura non cerchiamo di dimenticarle. Andiamo diritti verso la standardizzazione dei cervelli, verso quello che Goethe chiamava ‘il mortale luogo comune che ci incatena tutti’ ”.
Chi ha parlato così non era un oratore di una manifestazione di Berkeley; era Edith Hamilton, uno dei nostri massimi cultori degli studi classici.
Giudizi molto simili vengono pronunciati dai nostri giovani critici. Così ha parlato un rappresentante degli studenti in una riunione del consiglio di amministrazione dell’università di California: “Abbiamo chiesto di essere ascoltati! Avete rifiutato e continuato a firmare accordi in nome del vostro business! Abbiamo chiesto giustizia e non solo per i neri. L’avete chiamata anarchia senza il dovuto codice a barre! Abbiamo chiesto la libertà al di fuori del limitato intento da voi nominato ‘geografia’ globale! L’avete chiamata ‘licenza’. Piuttosto che affrontare la paura e la sfiducia che avete motivato ad ogni vostro evento rinnovato numerato dal ‘sette all’otto’ con il russo corrisposto, avete chiamato tutto questo ‘comunismo’. Ci avete accusato di essere usciti dalle giuste vie. Ma siete a voi a precludercele con ogni vostro nuovo trattato e firma! Voi, non noi, avete edificato le università e non solo quelle sulla sfiducia e sulla disonestà”.
È impossibile fraintendere l’angoscia che scaturisce da queste ed altre proteste. Possono esserci molte cose dietro quel grido, ma una di queste è certamente la protesta dell’individuo contro l’‘universalità’ divenuta una corporazione burocratica troppo spesso foraggiata da interessi privati, contro l’ottusa standardizzazione di cui parlava Hamilton. Perché nella burocrazia e nella standardizzazione (anche con la virtuale e confusa se non addirittura mascherata  pretesa del contrario) c’è la negazione del valore dell’individuo e dell’importanza dell’uomo come tale: se tutti sono uguali, perché ascoltare ciò che il singolo ha da dire? Se non siamo disposti ad ascoltare, allora gli uomini non sono altro che numeri di una serie di statistica, una parte del prodotto nazionale lordo, come tante tazzine da caffè o tanti computer ove a piacimento ricavare dati o se non altro rubarli o spiarli…

(R. F. Kennedy, Vogliamo un mondo più nuovo)   










     











mercoledì 18 settembre 2024

L'INDUSTRIA ANARCHICA (guarda O'MAR QUANTE' BELLO!)

 










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Dell'Ecologia... (10/2)


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(l'industria) Anarchica (14)


Prosegue ancora...:











Con la 'vena creativa' ovvero il capitolo quasi


al completo  (15)








In rispetto e simmetricamente alle esigenze del ‘mercato’ e l’economia che al peggio e al meglio lo dovrebbe gestire, quindi e soprattutto alla volontà umana nel doverlo continuamente promuovere ed incentivare, sussiste un reciproco rapporto di dipendenza fra le mutevoli superiori forze della Natura e l’uomo proteso dall’inizio dei tempi nel piegarla al proprio volere, sfruttando a suo piacimento la risorsa costante ma non certo infinita che ogni Elemento, dalla crosta alle più alte vette della Terra sino in Cielo, può e sa offrire all’uomo assennato nel principio dei ritmi del Tempo con la Natura maturato…

 

Gaia un essere vivente e oltremodo cogitante!

 

Ricolma di Vita nel beneficio di comprenderla e capirla, con un cuore pulsante, le proprie vene [*1], ed il proprio Intelletto derivato e dedotto dall’intero moto e principio dell’Universo…




Fu detto qual timore del Verbo (mai sia detto corrotto!) che la Natura creata dal Dio communente e comunitariamente - dall’Europa all’America compresa la grande steppa russa -, unanimemente pregato nella volontà di asservire sotto ogni suo aspetto l’esclusività dell’uomo.

 

Nell’‘esclusiva esclusività’ - rivolta al meglio o al peggio - nel fine di dominarla più che comprenderla, giacché, purtroppo, la dedotta comprensione spesso conduce ad un fraintendimento del corretto rapporto procedendo verso il corrotto…

 

Dedotto margine di corruzione lo possiamo scorgere ovunque soprattutto negli ultimi duecento anni, anche nel fraintendimento della pandemica aggressione da parte del virus, del quale imputato un contesto naturale divenuto innaturale, l’innaturale corruzione derivante dall’uomo nel manipolare ciò che ritiene normale nella progressione, geneticamente non calcolata, la quale non può e deve essere imputata alla Natura…




Di grazia, uomo, fu un batterio l’origine della Vita; di grazia mio sire salite sino alla cima di Venere per scorgerne facezia e bellezza, microbica impronta ed urlare alla vita, sì sono venuto! Di grazia mio zar, la corsa fin sulla cima fu intrepida avventura, eppure lassù a Solaris la nota multiproprietà, non si può godere d’un bicchiere d’acqua neppure appestata!

 

Preghiamo ogni dì il Santo e pio Matteo, lui che spalanca sepolcri e porte!  

 

Ecco perché nella Natura scorgiamo quella purezza persa da ogni contesto la possiamo osservare e comprendere, anche nel più sollecito modo di difendersi ridendo dell’intera commedia in nome della…  




Per ciò concernente l’aspetto ecologicamente più serio - anch’esso mal interpretato - veicolato secondo le normative del nuovo assetto societario (dell’intero eremo all’ordine dottrinale dell’abbazia posto) con cui pretendono di specificare e dedurre la Natura  (SPA SRL SNC, in essere e da fondare, trascurando in questa sede tutti quelle ‘cordate’ che traendo medesimo guadagno e non più dichiarato profitto, si astengono omettendo il beneficio con impatto ambientale equivalente a ZERO, quotate indistintamente in borsa per il maggior margine di profitto e nuova prospettiva di post crescita successiva la ‘benedetta’ [da taluni] crisi pandemica), le quali nulla cambiano rispetto al risultato costantemente ragguagliato, cioè il massimo inquinamento nell’illusiva prospettiva tridimensionale data (confacente al Dio del Verbo pregato) di poter esser presi per i più bassi istituzionalizzati fornelli…

 

Ebbene avete - se sapete ancor leggere -… letto bene!




Dacché la lieta novella o Grande Notizia ci giunge mentre ci affanniamo per un misero piatto di pasta con contorno di patata, all’Osteria di Don Chisciotte, lui il quale in Verità e per il Vero, fu il verro custode d’ogni energia trasmutata e affissa ad ogni mulino della silente Poesia a cui ci uniamo a mo’ di preghiera nel combattere la fitta schiera d’ogni inganno dato.

 

Di certo non fu un pazzo!

 

Aveva ben intuito cosa sarebbe divenuto quel mulino, e avendo prefigurato schiere di demoni rotanti tratti dalla silente letteratura della Natura; l’Anima dell’uomo di Mondo che lo teneva in custodia comandò di difenderne l’onore tradito.




 Sancio rimase avvilito giacché l’alito suo sicuramente più abituato e avvezzo non men che appestato al cacio come al somaro, infatti, s’accompagna e comanda al proprio padrone sempre nobile pane con buona farina macinato…

 

Fu questo il Primo Grande avvento della negata Genesi del Genio, Dio meditò l’eterna contesa destinando pazzia Testamentaria fra il Vecchio che semina e il Nuovo che avanza (a passo di gambero)…

 

L’intero lascito testamentario, io che fui un eretico notaio, lo possiamo ben leggere in ogni strofa della nobile leggenda…




Secoli dopo, infatti, pur non avendo nulla d’Eretico, un altro  gaglioffo non nominandolo ciarlatano, armato di matita al servizio del preciso compasso, rifondò l’Arte e non solo della Letteratura, ne trasse un giudizio in merito, forse perché pensava di appartenere al Vecchio Mondo ereditato, comunque sentenziò che l’Opera ‘schierata’ e al campo del mulino combattuta, altro non èra che l’Avvenire ammirato e dipinto circa la nuova industriosità nel vagito del nuovo Secolo nato dal cordone ombelicale mal reciso da codesto parto (questo uno dei casi in cui l’aborto ammesso e concesso per il bene delle rimanenti creature procreate e non più bestie dell’inferma terra non ancora infermeria…)...

 

Più che pianto pensiamo all’alito appestato!

 

Deva forse imparare ad interpretarne e leggerne l’Opera!

 

Lascio all’insindacabile Giustizia del Dio pregato il giudizio terreno, abdicando allo Spirito un diverso principio ma non certo pregiudizio…




Non abbiamo imparato e mai impareremo come al meglio pregarlo per questo ci braccano come animali, e come il Don ci insegna ancora, ci scagliamo contro le elettriche meccanizzate pale prive del Tempo (con annessa Memoria) come del vento cui la miglior Storia da cui la tormentata battaglia impone la folle corsa ma non certo l’altrui abisso eretto, sia dell’industrioso mulino, sia dei similar inutili artifizi del falso progresso nutriti da tutti quei gaglioffi che lo difendono in nome e per conto del falso sostentamento dato dal valore economico ragguagliato all’osteria della presunta ricchezza…

 

Che l’oste ne prenda nota!

 

E ne aggiunga una nuova, di botte mai sia detta damigiana, la quale vien travasata nel gradire codeste massime offerte qual introduzione al pasto (mai sia detto passo) dell’industrioso (mai sia detto obeso) anarchico…

 

(Giuliano)



Amo sempre queste centrali elettriche con i loro enormi camini, ma è altresì raro che compongano un architettura urbanistica confacente nei secoli. Altrettanti palazzi industriali di Berlino sono anche loro armoniosi: ad esempio i lavori della General Electric Company, i suoi negozi per la costruzione di dinamo, e i gasometri cittadini che sono stati trasformati in moderni castelli di lavoro di enorme mole; e gli edifici fioriti delle persone che lavorano. Tutto questo costituisce la meraviglia del lavoro a Berlino.


(Prosegue...)








lunedì 16 settembre 2024

LO CAOS DELLI VERMI (2)

 








Precedenti capitoli 


nelo Kaos 


delo Viagio  


Prosegue fino alla fine... 


con lo capitolo completo   (*)  


& con la materia 


storica  (4)  &  [5]


 





Torniamo allora alla cosmogonia di Menocchio, che all’inizio ci era parsa indecifrabile. Ora possiamo ricostruirne la complessa stratificazione. Essa cominciava discostandosi subito dal racconto del Genesi e dalla sua interpretazione ortodossa, affermando l’esistenza di un caos primordiale:

 

Io ho detto che, quanto al mio pensier et creder, tutto era un caos, cioè terra, aere, acqua et foco insieme...’ (7 otobre).

 

In un interrogatorio successivo, come abbiamo visto, il vicario generale interruppe Menocchio che stava discorrendo dei Viaggi di Mandeville per chiedergli ‘se questo libro parlava niente del chaos’. Menocchio rispose negativamente, riproponendo (in forma consapevole, questa volta) l’intreccio già accennato tra cultura scritta e cultura orale:

 

‘Signor no, ma questo l’ho visto nel Fioretto della Bibia; ma l’altre cose ch’io ho detto circa questo chaos le [ho] formate da mio cervelo’.




In realtà Menocchio non ricordava bene, il Fioretto della Bibbia non parla propriamente del caos tuttavia, il racconto biblico della creazione vi è preceduto, senza alcuna preoccupazione di coerenza, da una serie di capitoli derivati in gran parte dall’Elucidarium di Onorio di Autun, dove la metafisica si mescola all’astrologia e la teologia alla dottrina dei quattro temperamenti. Il capitolo IV del Fioretto, Come Dio creò l’huomo di quattro elementi, comincia cosí:

 

‘Sí come è decto Dio circa il principio fece una grossa materia, la quale non haveva forma né maniera: et fecene tanta che ne poteva trarre et fare ciò che voleva, et divisela et partilla sí che ne trasse l’homo formato di quatro elementi...’




Qui, come si vede, viene postulata un’indistinzione primordiale degli elementi, che esclude di fatto la creazione ex nihilo: ma il caos non è menzionato.

 

È probabile che Menocchio traesse questo termine dotto da un libro a cui accennò incidentalmente nel corso del secondo processo (ma nel 1584, come si dirà, gli era già noto): il Supplementum supplementi delle croniche dell’eremitano Jacopo Filippo Foresti. 




Questa cronaca, scritta alla fine del Quattrocento ma d’impianto ancora nettamente medievale, comincia con la creazione del mondo. Dopo aver citato Agostino, patrono del suo ordine, il Foresti scriveva:


‘... et è ditto, nel principio fece Iddio el cielo et la terra: non che questo già fussi, ma perché essere potea, perché di poi se scrive esser fatto el cielo; come se le seme d’un arbore considerando diciamo quivi essere le radice, la forza, li rami, li frutti et le foglie: non che già sieno, ma perché di quivi hanno ad essere. Cosí è ditto, nel principio fece Iddio il cielo et la terra, quasi seme dil cielo et della terra, essendo anchora in confuso la materia del cielo et della terra; ma perché gli era certo di quella dovere essere il cielo et la terra, però già quella materia cielo et terra fu chiamata. Questa adunque spaciosa forma, che di certa figura mancava, Ovidio nostro nel principio del suo maggiore volume, et anchora alcuni philosophi Caos la chiamorono, de la qual cosa esso Ovidio in quel medesimo libro fa mentione dicendo: “La natura avanti che fusse la terra et lo mare et il cielo che copre il tutto, havea un vulto in tutto il suo circuito, il quale li philosophi chiamorono Caos, grossa et indigesta materia: et non era se non un peso incerto et pegro, et radunata in quel medesimo circulo, et semi discordanti delle cose non bene congionti” ’.




Partito dall’idea di mettere d’accordo la Bibbia con Ovidio, il Foresti finiva con l’esporre una cosmogonia piú ovidiana che biblica. L’idea di un caos primordiale, di una ‘grossa et indigesta materia’ colpi fortemente Menocchio di qui trasse, a forza di rimuginare, ‘l’altre cose... circa questo chaos... formate da suo cervelo’.

 

Queste ‘cose’, Menocchio cercò di comunicarle ai compaesani.

 

‘Io gli ho inteso a dir, riferí Giovanni Povoledo, che nel principio questo mondo era niente, et che dall’acqua del mare fu batuto come una spuma, et si coagulò come un formaggio, dal quale poi nacque gran multitudine di vermi, et questi vermi diventorno homini, delli quali il piú potente et sapiente fu Iddio, al quale gl'altri resero obedientia..’




Si trattava di una testimonianza molto indiretta, addirittura di terza mano : il Povoledo riferiva ciò che gli aveva raccontato un amico otto giorni prima, ‘caminando per strada, andando al mercado a Pordenon’; e l’amico aveva raccontato a sua volta ciò che aveva saputo da un altro amico, che aveva parlato con Menocchio. Di fatto, questi diede, nel primo interrogatorio, una versione un po’ diversa:

 

‘Io ho detto che quanto al mio pensier et creder, tutto era un caos... et quel volume andando cosí fece una massa, aponto come si fa il formazo nel latte, et in quel deventorno vermi, et quelli fumo li angeli; et la santissima maestà volse che quel fosse Dio et li angeli; et tra quel numero de angeli ve era ancho Dio creato anchora lui da quella massa in quel medesmo tempo...’




Apparentemente, a furia di passare di bocca in bocca, il discorso di Menocchio si era semplificato e deformato. Una parola difficile come ‘caos’ era scomparsa, sostituita da una variante piú ortodossa (‘nel principio questo mondo era niente’). La sequenza formaggio - vermi - angeli - santissima maestà - Dio il più potente degli angeli-uomini, era stata abbreviata, strada facendo, in quella formaggio - vermi - uomini - Dio il più potente degli uomini.

 

D’altra parte, nella versione data da Menocchio l’accenno alla spuma battuta dall’acqua del mare non compariva affatto. Impossibile che il Povoledo se lo fosse inventato. Il seguito del processo mostrò chiaramente che Menocchio era pronto a variare questo o quell’elemento della sua cosmogonia, pur lasciandone immutata la fisionomia essenziale. Così, all’obiezione del vicario generale

 

‘Che cosa era questa santissima maestà?’




 …spiegò:

 

‘Io intendo che quella santissima maestà fusse il spirito de Dio, che fu sempre’.

 

In un interrogatorio successivo precisò ancora: il giorno del giudizio gli uomini saranno giudicati da…

 

‘quella santissima maestà che ho detto di sopra, che era inanti che fusse il caos’.

 

E in un’ulteriore versione sostituí Dio alla ‘santissima maestà’, lo Spirito santo a Dio:

 

‘Io credo che l’eterno Dio de quel caos che ho detto di sopra habbia levata la più perfetta luce a guisa che si fa del formaggio, che si cava il più perfetto, et di quella luce habbia fato quei spiriti quali noi dimandamo angeli, delli quali elesse il piú nobile, et a quello gli dette tutto il suo sapere, tutto il suo volere et tutto il suo potere, et questo è quello che nui addimandiamo Spirito santo, il qual il pose Iddio sopra la fabrica de tutto il mondo...’




Quanto all’anteriorità di Dio rispetto al caos, mutò ancora parere:

 

‘Questo Iddio era nel caos come uno che sta ne l’aqua si vuol slargare, et come uno che sta in un boscho si vuol slargare: cosí questo intelleto havendo cognosciuto si vol slargare per far questo mondo’

 

Ma allora, chiese l’inquisitore,

 

‘iddio è stato eterno et sempre con il caos?’

 

‘Io credo. rispose Menocchio, che sempre siano stati asieme, né mai siano stati separati, cioè il caos senza Iddio, né Iddio senza il caos’

 

Di fronte a questo guazzabuglio l’inquisitore cercò (era il 12 maggio) di raggiungere un po’ di chiarezza, prima di chiudere definitivamente il processo.




 
INQUISITORE: ‘Vui nelli superiori constituti parlando de Dio par che vi contradiciate, perché in uno dicete Dio esser eterno con il caos, et in un altro dite che fu fato dal caos: però dechiarate questa conditione et l’animo vostro’

 

MENOCCHIO: ‘L’opinion mia è che Dio fusse eterno con il caos, ma non si cognosceva né era vivo, ma dopo si cognobbe, et questo intendo esser fatto dal caos’

 

INQUISITORE: ‘Di sopra havete detto Idio haver l’intelletto; come adunque prima non cognosceva se stesso, et qual fu la causa che dopo si cognobbe? Dichiarate ancho che cosa è venuta in Dio per la quale Dio non essendo vivo sii poi vivo’

 

MENOCCHIO: ‘Credo che Iddio sia venuto come alle cose di questo mondo le quali procedeno da imperfetto a perfecto, sí come per esempio il putto mentre è nel ventre della madre non intende né vive, ma uscito dal ventre comenza a vivere, et tuttavia crescendo comenza intendere: cosí Iddio mentre era con il caos era imperfetto, non intendeva né viveva, ma poi allargandosi in questo caos lui comenzò a vivere et intendere’

 

INQUISITORE: ‘Questo intelleto divino in quel principio cognosceva ogni cosa distintamente et in particulare?’

 

MENOCCHIO: ‘Cognobbe tutte le cose che si dovevano fare, cognobbe gli homini, et anche de quelli doveano nassere li altri; ma non cognobbe tutti quelli havevano da nassere, esempio di quelli che hano li armenti, il quali sano che di quelli han da nasser delli altri, ma non san determinatamente tutti quelli che han da nassere. Cosí Iddio vedeva il tutto, ma non vedeva tutti quelli particulari che dovevan vennire’

 

INQUISITORE: ‘Questo intelletto divino in quel principio hebbe cognitione di tutte le cose: donde hebbe tal notitia, o dalla propria essentia o per altra via?’

 

MENOCCHIO: ‘L’intelletto riceveva la cognitione dal caos, nel quale eran tutte le cose confuse: et di poi a esso intelleto li dette l’ordine et cognitione, a similitudine che noi cognosciamo la terra, aqua, aere et fuogo, et poi ponemo distintion fra di loro’

 

INQUISITORE: ‘Questo Iddio non haveva la voluntà et il potere avanti che facesse tutte le cose?’

 

MENOCCHIO: ‘Sì, come crescete lui la cognitione, cosí crebe in lui il volere et potere’

 

INQUISITORE: ‘Il voler et il poter sono una medema cosa in Dio?’

 

MENOCCHIO: ‘Sono distinte sí come in nui: con il volere bisogna che vi sia il poter fare una cosa, esempio il marangone vuol far uno schagno, è di bisogno delli instrumenti di poterlo fare, et se non ha il legnamo è vana quella sua voluntà. Cosí diciamo de Iddio, oltra il volere bisogna il poter’

 

INQUISITORE: ‘Quale è questo poter de Dio?’

 

MENOCCHIO: ‘Operare per mezo della maestranza’

 

INQUISITORE: ‘Quelli angeli che per te sono ministri de Iddio nella fabrica del mondo, furono fati da Dio inmediatamente, o da chi?’

 

MENOCCHIO: ‘Della piú perfetta sustantia del mondo furono dalla natura produtti, a similitudine che de un formaggio si producono i vermi, ma venendo fuor a ricceveno la voluntà, intelleto et memoria da Iddio benedicendoli’

 

INQUISITORE: ‘Poteva Iddio fare ogni cosa da se stesso senza aiuto de angeli?’

 

MENOCCHIO: ‘Sí, come uno nel far una casa usa la maestranza et opere, et si dice che l’ha fatta colui: cosí nella fabrica del mondo ha usato Iddio li angeli, et si dice che l’ha fatta Dio. Et si come quel maestro nel fabricar la casa può far ancho da se stesso, può far con piú longo tempo, cosí Iddio nel fabricar il mondo l’haverebe fabricato da se stesso, ma però con piú longezza di tempo’

 

INQUISITORE: ‘Se non vi fusse stato quella sustantia della qual vi è produto tutti quei angeli, non vi fusse stato il caos, havarebbe possuto Iddio far tutta la machina del mondo da se stesso?’

 

MENOCCHIO: ‘Io credo che non si possa far alcuna cosa senza materia, et Iddio anco non harebbe potuto far cosa alcuna senza materia’

 

INQUISITORE: ‘Quel spirito o angelo supremo dimandato da vui Spirito santo, è d’una medema natura et essentia de Dio?’

 

MENOCCHIO: ‘Iddio et li angeli sono dell’essentia del caos, ma è differentia in perfetione, perché è piú perfetta la sustantia de Dio che non è quella di che è il Spirito santo, essendo Iddio piú perfetta luce: et il medemo dico de Christo, che è di minor sustantia de quella de Dio et de quella de Spirito santo’

 

INQUISITORE: ‘Questo Spirito santo è di tanto poter quanto puole Iddio? et ancho Christo è di tanto potere quanto che è Iddio et quanto che è il Spirito santo?’

 

MENOCCHIO: ‘Il Spirito santo non è di tanto poter quanto che è Iddio, et Christo non è di tanto poter quanto è Iddio et il Spirito santo’

 

INQUISITORE: ‘Quel che vui adimandate Dio è fato et produto da qualche un altro?’

 

MENOCCHIO: ‘Non è produto da altri ma riceve il moto nel movere del caos, et va da imperfetto a perfecto’

 

INQUISITORE: ‘Il caos chi ’l movea?’

 

MENOCCHIO: ‘Da sé’


(Ginzburg)


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