giuliano

venerdì 28 aprile 2023

NEGLI STESSI ANNI

 









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circa i genocidi 


Prosegue con taluni 


Approfondimenti  


& con  Crescita 


e  Forma







I tragici eventi occorsi dal 1929 alla fine del 1931, non furono che il preludio della tragedia che si compì nel giro di pochi mesi, dall’autunno 1932 alla primavera dell’anno successivo. Non riuscendo a domare i ribelli contadini con i più crudi strumenti repressivi, alternati a fasi di relativa tregua, Stalin si risolse ad adottare una misura estrema mai prima di lui concepita e attuata su scala così vasta: lo sterminio per fame di una parte della popolazione rurale.

 

Ancora prima che la loro terra conquistasse l’indipendenza, gli ucraini all’estero equipararono ad un vero e proprio genocidio nazionale quello che oggi chiamiamo holodomor (il termine non esisteva ancora). Dopo il 1991, poi, gli storici e l’opinione pubblica del nuovo Stato indipendente hanno accolto senza tentennamenti questa tesi, chiamando talvolta il martirio subìto dal loro popolo all’inizio degli anni Trenta l’‘olocausto ucraino’.




 Quest’ultimo termine a me sembra improprio e andrebbe riservato solo allo sterminio degli ebrei per mano dei carnefici nazisti.

 

È invece lecito, e perfino doveroso, definire genocidio sociale la carestia terroristica che, nel 1932-1933, rubò la vita ad alcuni milioni - da tre a quattro - di agricoltori ucraini. Del resto, sono molti gli storici, anche russi, che concordano nel considerare un genocidio sociale la decimazione della popolazione contadina, anche ucraina, decisa da Stalin per collettivizzare le campagne. Quel che essi negano risolutamente è che il caso ucraino sia stato diverso da tutti gli altri, che cioè gli agricoltori di quella terra siano stati crudelmente puniti non solo perché contadini, ma anche perché appartenenti ad una determinata comunità nazionale.

 

[…..]

 

Avanti di chiudere questa mesta rassegna dei riusciti tentativi di occultare e negare la verità, converrà ricordare la solitaria battaglia di un intellettuale il quale, per primo, osò parlare di genocidio. Raphael Lemkin (1900-1959) proveniva da una famiglia ebraica della regione di Grodno, che oggi fa parte della Bielorussia e che era stata una provincia dell’impero russo prima di passare alla Polonia dopo la grande guerra. Compì gli studi universitari a Leopoli, dove frequentò la facoltà di giurisprudenza, interessandosi in special modo di diritto penale internazionale e indagando, tra l’altro, sul massacro degli armeni durante la prima guerra mondiale.

 

Dopo l’invasione tedesca della Polonia, migrò in vari paesi per approdare infine negli Stati Uniti. Qui scrisse una circostanziata denuncia dei crimini della Germania nazista nei paesi europei da essa occupati.




Fu lui, durante la guerra, ad usare per primo il termine genocidio, che entrò poi a far parte del lessico ufficiale delle Nazioni Unite.

 

Finita la guerra e sconfitto il nazismo, Lemkin concentrò la sua attenzione sulla politica espansionistica e oppressiva dell’Unione Sovietica nell’Europa orientale, ravvisandovi una deliberata volontà di cancellare le tradizioni nazionali e l’identità di quei popoli. Entrato in contatto con la comunità ucraina degli Stati Uniti, accettò nel 1953 l’invito a commemorare a New York la grande fame di vent’anni prima.

 

In quell’occasione pronunciò un intervento di chiara e netta denuncia delle responsabilità del governo di Mosca.




Il suo Soviet Genocide in Ukraine inseriva la distruzione della nazione ucraina nel più ampio programma di russificazione, perseguito con tenacia dal regime comunista in continuità con la brutale politica dell’impero zarista.

 

Il genocidio ucraino non era che la logica prosecuzione, su scala più ampia, della guerra contro le minoranze nazionali (i tatari di Crimea o gli ebrei) condotta, prima del 1917, dal regime zarista.

 

Il caso ucraino faceva parte di un più ampio progetto criminoso:

 

‘È parte essenziale del programma sovietico di espansione, perché offre un modo rapido di trasformare in unità la diversità delle culture e delle nazioni che costituiscono l’impero sovietico’.




 Vi erano, senza dubbio, differenze tra l’olocausto, mirante al totale annientamento fisico degli ebrei, e l’attacco alla nazione ucraina, volto all’assorbimento di quest’ultima nella nazione sovietica:

 

Eppure, se il programma sovietico ha completo successo, se l’intellighenzia, i preti e i contadini possono esser eliminati, l’Ucraina sarà morta come se ogni ucraino venisse ucciso, perché avrà perduto quella parte di se che ha custodito e sviluppato la sua cultura, le sue credenze, le sue idee comuni, le quali l’hanno guidata e le hanno dato un’anima e, insomma, ne hanno fatto una nazione anziché una massa di gente.

 

Quella di Lemkin rimase a lungo la voce solitaria di chi grida nel deserto.


[PROSEGUE CON IL POST COMPLETO]








lunedì 24 aprile 2023

CIRCA I VARI GRADI DI STUPORE E MERAVIGLIA (Seconda parte)

 









Circa i vari gradi di 


stupore e meraviglia


Prosegue con la retorica 


del 25





Era come una pioggia sporca,

 

…ci ha detto.

 

Particolarmente umida che cade come una leggera pioggerellina.

 

Ci ha detto che le particelle coprivano lui e il suo camion.

 

Una volta essiccata, era più una polvere. Era molto più fine della nostra sabbia locale,

 

…ci ha detto ancora Nixon.

 

Space X ci ha dimostrato che il suo primo test di volo con Starship ha messo in scena ‘un vero spettacolo’ giovedì quando il potente razzo è stato lanciato e poi è esploso a mezz’aria pochi minuti dopo.

 

Alle 8:33 CT, la Starship è decollata con successo dalla piattaforma di lancio orbitale per la prima volta. Il veicolo ha 'evacuato' la piattaforma e la spiaggia mentre la Starship è salita a un apogeo di ~ 39 km sopra il Golfo del Messico, il più alto di qualsiasi Starship fino ad oggi.




"Il veicolo è decollato (non avviati??) con uno o più motori spente durante il test di volo, ha perso quindi quota e ha iniziato a cadere. Il sistema finale del volo è stato comandato sia sul booster che sulla nave. Come da procedura standard l’area circostante è stata evacuata prima del test e ci aspettiamo che la strada e la spiaggia vicino al pad rimangano chiuse fino a domani",

 

…ha dichiarato Space X in una nota sul suo sito web.

 

Space X ha affermato di aver ‘imparato moltissimo’ e che implementerà tutto ciò nei voli futuri. 





 

TESTIMONIANZE DEL GRADO DI STUPORE

 

 

 

Karim Iliya, un fotografo attualmente residente in Islanda, è uno degli otto artisti e creativi che sono stati selezionati per unirsi al miliardario giapponese Yusaku Maezawa in un futuro lancio di un’astronave in programma per orbitare intorno alla luna - una missione chiamata ‘Dear Moon’.

 

Oggi ha assistito al decollo di Starship da South Padre Island in Texas.

 

Quest’onda sonora si è appena infranta nel mio corpo, e l’ho sentita e mentre l’ho sentita ho anche pensato: Sto davvero entrando in quella macchina?

 

È stata una esperienza assolutamente unica e selvaggia,

 

ha detto Iliya alla CNN.

 

Era proprio questa sensazione di gioia ed energia che attraversava la folla e le persone.

 

Iliya ha aggiunto che guardare il razzo esplodere oggi non gli ha dato nervosismo per il suo (ed altrui) futuro volo spaziale, ha capito che comprendeva un primo test di prova e che si trattava di un prototipo che cercava di prendere il volo.




Ciò che gli ha dato una ‘sensazione di intensità e benefica luce’ è stato osservare il razzo poco dopo il tentativo di lancio di lunedì.

 

Ci da detto ancora che i membri dell’equipaggio di Dear Moon sono stati invitati a dare un’occhiata da vicino al razzo poco prima il tentativo di lancio mentre il veicolo stava ancora ventilando.

 

Abbiamo sentito questo suono molto forte. Molti di noi - penso - siamo pronti ad arrampicarci ancora ed ancora più in alto…

 

…ci ha detto.

 

“È stato allora che ho capito quanto sia viva questa macchina e quanto sia intensa e ciò che di noi - tutti noi - sarà quando ci legheremo tutti assieme e lasceremo il pianeta, il che è di per sé un pensiero assoluto”.

 

Un altro futuro membro dell’equipaggio, Yemi Akinyemi Dele, ci ha reso partecipi della propria emozione in volo...




Sentivo che così tante cose che ho dovuto superare nella mia vita mi hanno preparato per essere qui e far parte di tutto questo e portarne il peso così com’è! ...Penso che sia importante, sai, per gli altri ragazzi in tutto il mondo e a tutte le persone creative che sono gli artisti che voleranno intorno alla luna... 

 

Penso che oggi si dia un calcio alle persone semplicemente perché non hanno paura di sognare in grande, non hanno paura di fare qualcosa che non hanno mai stato fatto prima, perché ne vale la pena…

 

…ha aggiunto.

 

La maggior parte del pubblico di oggi ha guardato il lancio da South Padre Island, che si trova a circa cinque miglia dal sito dopo il mare.

 

Ma un gruppo di fan accaniti si è avvicinato sfidando ogni pericolo per vedere il razzo che è decollato da una piattaforma di lancio sulla costa meridionale del Texas giovedì alle 9:28 ET, ed è esploso a mezz’aria pochi istanti dopo.




Si sono riuniti in un luogo giustamente chiamato Rocket Ranch, creato per gli appassionati di Space X.

 

E' il campeggio che si trova a soli 20 minuti dalla rampa di lancio vicino alla spiaggia di Boca Chica, è frequentato da hobbisti che seguono con fervido entusiasmo ogni sviluppo dell’astronave.

 

Quando la CNN gli ha fatto visita martedì prima del lancio, gli ospiti erano in giro nel prato comune, guardando un canale You-Tube che trasmette un monitoraggio di Starship 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Alcuni di loro, ingegneri nella vita quotidiana, hanno disquisito su un problema di valvole che ha preoccupato gli addetti ai lavori nel tentativo di lancio di lunedì.

 

Anthony Gomez, un socio amministratore del ranch, era il capobanda dei festeggiamenti. Assunse ristoratori, fece il check-in agli ospiti che montarono le tende su appezzamenti di terra liberi, e si è preso cura di noleggiare gli autobus che trasportavano gli ospiti del Rocket Ranch in un sito di osservazione chiamato ‘The Outpost’. Si trova a sole 3,8 miglia dalla rampa di lancio.




Mi assumo volontariamente tutti i rischi associati alla visione dei lanci di razzi sulla proprietà del Rocket Ranch, incluso il rischio di danni fisici ed emotivi,

 

…si legge nella rinuncia.

 

Gli ospiti sono dovuti arrivare in autobus mercoledì sera perché le strade circostanti sono state bloccate prima del lancio per tenere le persone fuori dall’area. Altrimenti, l’unico modo per accedere a ‘The Outpost’ è tramite un piccolo pontone nel fiume Rio Grande.

 

Gli ospiti del Rocket Ranch provenivano da tutti gli Stati Uniti - stati come Colorado e Alabama - e dal mondo, inclusi Canada, Francia e Germania.

 

Com’è stato assistere al lancio di Starship oggi?

 

L’amministratore della NASA Bill Nelson ha affermato che il lancio del razzo Starship di Space X è ‘un buon primo passo’.

 

Sembra che abbiano superato il primo stadio di questo enorme razzo mostruoso. È un vero risultato. Avremo un rapporto su cosa è successo al secondo stadio, ma sono molto incoraggiato dal fatto che siano andati d'accordo così lontano, 

 

Nelson ha detto alla Galileus Web.




Nelson ha affermato che il lancio di oggi e la successiva esplosione non influiscono sull’obiettivo di riportare le persone sulla luna nei prossimi anni.

 

Questo è il modo in cui funziona Space X. Testano questa roba. Lo fanno funzionare duramente. A volte esplode,

 

…ci ha detto.

 

 

IMPATTI AMBIENTALI E SCUOLE 

 

 

Quelli con case vicino al sito di lancio hanno visto la loro comunità e il mare con l’acqua e la spiaggia invasa dai dipendenti di Space X e dalla costruzione di razzi. La società ha ora acquistato la stragrande maggioranza delle case nell’area un tempo chiamata Boca Chica Village.

 

Tutto questo quando la Federal Aviation Administration, che autorizza i lanci di razzi commerciali, stava effettuando una valutazione ambientale, in un periodo di raccolta di commenti pubblici da pubblicare con le testimonianze di  molti residenti locali fortemente contrari all’idea, così come alcuni ferventi sostenitori che non erano necessariamente della zona.




Nel complesso, tuttavia, il giudice della contea di Cameron, Eddie Treviño, ha dichiarato alla CNN che vede e giudica Space X come un enorme vantaggio per l’intera area.

 

Elon Musk si è impegnato a donare circa $ 10 milioni a uno sforzo per rivitalizzare il centro di Brownsville. Treviño ha affermato di non poter confermare se l’intero importo sia stato donato, ma ha affermato che i soldi di Musk sono già stati destinati ad alcuni progetti chiave, inclusa la sostituzione dei lampioni. Musk ha anche investito circa 20 milioni di dollari nelle scuole locali.

 

Space X ha anche attirato il turismo nell’area, ha affermato Treviño, come dimostra la massiccia affluenza di spettatori giovedì.

 

Questo è il tipo di cambio generazionale che può avere un impatto sulla comunità per molto, molto tempo,

 

…ha aggiunto Treviño.




 E per una comunità come la nostra, che è stata economicamente in difficoltà - purtroppo, una delle aree più povere del paese – l’investimento, e l’impegno per la comunità è stato uno sviluppo economico molto positivo.

 

Starship è il razzo più potente mai costruito e qualcosa di cui il CEO di Space X di Elon Musk ha parlato per un decennio. Ci sono state presentazioni elaborate sul suo design e Starship è stato descritto come il veicolo alla base dello scopo fondante di Space X: inviare esseri umani su Marte per la prima volta.

 

La NASA ha già assegnato contratti e opzioni Space X - per un valore di oltre 3 miliardi di dollari  - per utilizzare Starship per traghettare gli astronauti del governo sulla superficie della luna nell’ambito del  programma Artemis dell’agenzia spaziale .

 

Il test di volo inaugurale non completerà un’orbita completa attorno alla Terra. In caso di successo, tuttavia, raggiungerà velocità orbitali e viaggerà a circa 150 miglia sopra la superficie terrestre, fino ad altitudini considerate come lo spazio esterno.

 

L’astronave è composta da due parti:  il booster Super Heavy, un gigantesco razzo che ospita 33 motori, e l’astronave Starship, che si trova in cima al booster durante il lancio ed è progettata per staccarsi dopo che il booster ha esaurito il suo carburante per completare la missione.

 

In caso di successo, la navicella Starship completerà un giro parziale del pianeta, terminando il suo volo con un ammaraggio al largo delle Hawaii.








             

venerdì 21 aprile 2023

STORIA UNIVERSALE DELL'INFAMIA (Seconda parte)

 










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di caccia


Prosegue con una... 


inaspettata odissea...







IL LUOGO. Il Padre delle Acque, il Mississippi, il fiume più vasto del mondo, fu il degno teatro di quell’impareggiabile canaglia. (lo scoprì Álvarez de Pineda, e il primo a esplorarlo fu il capitano Hernando de Soto, antico conquistatore del Perù, che lenì i mesi di prigionia dell’inca Atahualpa insegnandogli il gioco degli scacchi. Alla sua morte, gli diedero sepoltura in quelle acque).

 

Il Mississippi è fiume dall’ampio petto; è un infinito e scuro fratello del Paraná, dell’Uruguay, del Rio delle Amazzoni e dell’Orinoco. È un fiume dalle acque mulatte; oltre quattrocento milioni di tonnellate di fango insultano annualmente il Golfo del Messico, in cui si riversano. Tanta immondizia venerabile e antica ha formato un delta, dove i giganteschi cipressi dei pantani si nutrono delle spoglie di un continente in perpetua dissoluzione e dove labirinti di fango, di pesci morti e di giunchi dilatano le frontiere e la pace del suo fetido impero.

 

Più a monte, all’altezza dell’Arkansas e dell’Ohio, si estendono altre terre basse.

 

Le abita una stirpe giallastra di uomini sparuti, inclini alle febbri, che guardano con avidità le pietre e il ferro, perché fra di loro non c’è altro che sabbia e legna e acqua torbida.




GLI UOMINI. Agli inizi del diciannovesimo secolo (il periodo che ci interessa), nelle vaste piantagioni di cotone di quelle rive i negri lavoravano dall’alba al tramonto. Dormivano in baracche di legno, sulla nuda terra. A parte il rapporto madre-figlio, le parentele erano convenzionali e torbide. Avevano un nome, ma potevano prescindere dai cognomi. Non sapevano leggere. La loro voce in falsetto cantilenava intenerita un inglese dalle lente vocali.

 

Lavoravano in fila, curvi sotto lo staffile del caposquadra. Fuggivano, e uomini dalla lunga barba saltavano su bei cavalli e forti cani da presa li braccavano.

 

A un sedimento di speranze bestiali e di paure africane avevano sovrapposto le parole della Scrittura: la loro fede era dunque quella di Cristo. Cantavano con tono profondo e in gruppo: Go Down Moses. Il Mississippi offriva loro una magnifica immagine del sordido Giordano. I proprietari di quella terra laboriosa e di quella massa di negri erano oziosi e avidi gentiluomini dalla lunga chioma, che abitavano grandi dimore affacciate sul fiume – tutte con un porticato pseudogreco di pino bianco.

 

Un buono schiavo costava loro mille dollari e non durava molto. Alcuni erano tanto ingrati da ammalarsi e morire. Bisognava ottenere da quegli infidi il maggior rendimento possibile. Per questo li tenevano nei campi dal sorgere al calar del sole; per questo esigevano dai loro possedimenti un raccolto annuale di cotone o tabacco o zucchero.




La terra, fiaccata e malmenata da quella coltura impaziente, diventava in pochi anni sterile: il deserto confuso e melmoso invadeva le piantagioni. Nei poderi abbandonati, nei sobborghi, nei canneti folti e nelle fangaie abiette vivevano i poor whites, la feccia bianca. Erano pescatori, cacciatori vagabondi, banditi. Mendicavano dai negri avanzi di cibo rubato, e nella loro degradazione conservavano un orgoglio: quello del sangue senza fuliggine, senza mescolanza.

 

Lazarus Morell fu uno di questi.

 

L’UOMO. I dagherrotipi di Morell che compaiono sulle riviste americane non sono autentici. Questa carenza di genuine effigi di un uomo tanto memorabile e famoso non può essere casuale. È lecito supporre che Morell si sia negato alla lastra fotografica; essenzialmente per non lasciare inutili tracce, ma anche per alimentare il suo mistero...

 

Sappiamo tuttavia che in gioventù non fu attraente e che gli occhi troppo vicini e le labbra sottili non predisponevano in suo favore. In seguito gli anni gli conferirono la peculiare maestà delle canaglie incanutite, dei criminali fortunati e impuniti.

 

Malgrado l’infanzia miserabile e la vita ignominiosa, era un vecchio gentiluomo del Sud. Non ignorava le Scritture e predicava con singolare convinzione.




Lazarus Morell io l’ho visto sul pulpito,

 

…annota il proprietario di una casa da gioco di Baton Rouge, Louisiana…

 

e ho ascoltato le sue parole edificanti e ho visto i suoi occhi riempirsi di lacrime. Sapevo che era un adultero, un ladro di negri e un assassino al cospetto del Signore, ma anche i miei occhi hanno pianto.

 

Un’altra preziosa testimonianza di quelle sante effusioni è fornita dallo stesso Morell.

 

Aprii a caso la Bibbia, mi imbattei in un versetto di san Paolo che veniva a proposito e predicai per un’ora e venti minuti. Anche Crenshaw e i compagni non persero tempo, perché rubarono tutti i cavalli dell’uditorio. Li vendemmo nello Stato dell’Arkansas, tranne un baio molto vivace che riservai al mio uso personale. Piaceva pure a Crenshaw, ma io gli dimostrai che non gli serviva.

 

IL METODO. I cavalli rubati in uno Stato e venduti in un altro furono solo una digressione nella carriera criminale di Morell, ma prefigurarono il metodo che ora gli assicura un degno posto in una Storia Universale dell’Infamia.




Metodo unico non solo per le circostanze sui generis che lo determinarono, ma anche per l’abiezione che richiede, per il funesto sfruttamento della speranza e per l’evolversi graduale, simile all’atroce dipanarsi di un incubo.

 

Al Capone e Bugs Moran agiscono con illustri capitali e con mitra servili in una grande città, ma il loro operato è volgare.

 

Si contendono un monopolio, tutto qui...

 

Quanto a uomini (i fedeli SEGUGI), Morell arrivò a comandarne un migliaio, tutti vincolati da giuramento. Duecento di loro componevano il Gran Consiglio, e gli altri ottocento eseguivano gli ordini che questo promulgava. Il rischio toccava ai subalterni. In caso di ribellione venivano consegnati alla giustizia o gettati nel fiume impetuoso di grevi acque, con una pietra assicurata ai piedi.

 

Spesso erano mulatti.




 La loro scellerata missione era la seguente:

 

Percorrevano – con qualche effimero lusso di anelli, per incutere rispetto – le vaste piantagioni del Sud. Individuavano un negro disperato e gli offrivano la libertà e una illusoria parvenza di civile addomesticamento. Gli dicevano di fuggire dal suo padrone, così che loro potessero venderlo una seconda volta in qualche tenuta lontana. Allora gli avrebbero dato una percentuale sul prezzo della vendita e l’avrebbero aiutato a evadere di nuovo.

 

Poi lo avrebbero portato in uno Stato libero (ovvero, lo avrebbe allevato e/o addomesticato ancora…).

 

Denaro e libertà, sonanti dollari d’argento e insieme la libertà: quale più forte tentazione?

 

Il bestiale schiavo azzardava la prima fuga.

 

La via naturale era il fiume. Una canoa, la stiva di un battello a vapore, una scialuppa, una zattera vasta come un cielo con un capanno a un’estremità o alte tende di iuta; non aveva importanza il luogo, ma il sapersi in movimento, al sicuro sull’infaticabile fiume...

 

Lo vendevano in un’altra piantagione.




Di nuovo fuggiva nei canneti e nelle forre. Allora i terribili benefattori (di cui cominciava ormai a diffidare) adducevano vaghe spese e sostenevano di doverlo vendere un’ultima volta. A quel punto gli avrebbero dato la percentuale sulle due vendite e la libertà. L’uomo si lasciava vendere, lavorava per qualche tempo e nell’ultima fuga sfidava il pericolo dei cani da presa e delle frustate.

 

Ritornava pieno di sangue, sudore, disperazione e sonno.

 

LA LIBERTÀ FINALE. Resta da considerare l’aspetto giuridico di questi fatti. Il negro (la bestia) non veniva messo in vendita dai sicari di Morell sino a quando il padrone originario non aveva denunciato la fuga e offerto una ricompensa a chi l’avesse trovato.

 

Allora chiunque poteva tenerselo, e la sua ulteriore vendita era un abuso di fiducia, non un furto. Ricorrere alla giustizia civile era una spesa inutile, perché i danni non venivano mai pagati. Tutto ciò era quanto mai rassicurante, ma non all’infinito.




Il negro imbestalito poteva parlare; il negro, semplicemente per riconoscenza o sventatezza, era capace di parlare. Qualche pinta di whisky di segala nel postribolo di El Cairo, Illinois, dove quel figlio di cagna nato schiavo sarebbe andato a scialacquare quei soldi che non avevano alcuna ragione di dargli, e avrebbe rivelato il segreto.

 

In quegli anni, un Partito abolizionista agitava il Nord, una schiera di pazzi pericolosi che negavano la proprietà e predicavano la libertà dei negri incitandoli a fuggire. Morell non si sarebbe lasciato confondere con quegli anarchici. Non era uno yankee, era un uomo bianco del Sud figlio e nipote di bianchi che amavano la caccia e i suoi segreti appresi fin da giovani, e sperava di potersi ritirare dagli affari e vivere come un gentiluomo e avere i suoi acri di campi di cotone e le sue curve file di schiavi, ed andare anche lui alla caccia alla volpe!

 

Con tutta la sua esperienza, non era disposto a correre rischi inutili. Il fuggiasco aspettava la libertà. Allora i foschi segugi mulatti di Lazarus Morell si trasmettevano un ordine che talvolta era solo un cenno e lo liberavano della vista, dell’udito, del tatto, del giorno, dell’infamia, del tempo, dei benefattori, della misericordia, dell’aria, dei cani, dell’universo, della speranza, del sudore e di se stesso.




Una pallottola, una pugnalata a tradimento o un colpo di bastone, e le tartarughe e i barbi del Mississippi sarebbero stati gli unici a sapere.

 

LA CATASTROFE. In mano a uomini di fiducia, l’affare era destinato a prosperare. Agli inizi del 1834 una settantina di negri erano già stati emancipati da Morell, e altri si accingevano a seguire quei fortunati precursori. La zona delle operazioni si era ampliata ed era necessario accettare nuovi adepti.

 

Fra quanti prestarono giuramento c’era un ragazzo dell’Arkansas, Virgil Stewart, che ben presto si distinse per la sua crudeltà.

 

Questo ragazzo era nipote di un gentiluomo che aveva perso molti schiavi. Nell’agosto del 1834 violò il giuramento e denunciò Morell e gli altri. La casa di Morell a New Orleans fu circondata dalla polizia.

 

Grazie a un’imprevidenza o a una mazzetta, Morell riuscì a scappare.




Passarono tre giorni. Morell rimase nascosto per tutto il tempo in una vecchia casa, dai cortili pieni di statue e rampicanti, in Toulouse Street. Pare che non mangiasse quasi nulla e che vagasse scalzo per le grandi stanze buie, fumando pensosi sigari. Tramite uno schiavo della casa fece recapitare due lettere alla città di Natchez e un’altra a Red River. Il quarto giorno tre uomini entrarono in casa e si fermarono a discutere con lui fino all’alba. Il quinto, Morell si alzò all’imbrunire, chiese un rasoio e si fece accuratamente la barba.

 

Si vestì e uscì.

 

Attraversò con lenta serenità i sobborghi a nord, quando fu in aperta campagna, lungo le terre basse del Mississippi, accelerò il passo. Il suo piano era di un’audacia da ubriachi. Morell contava di utilizzare gli ultimi uomini che ancora gli dovevano obbedienza: i servizievoli negri del Sud. Costoro avevano visto fuggire i loro compagni e non li avevano visti tornare. E dunque li credevano liberi. Il piano prevedeva la sollevazione generale dei negri, la presa e il saccheggio di New Orleans e l’occupazione del suo territorio.




 Umiliato e quasi sopraffatto dal tradimento, Morell meditava una risposta continentale: una risposta in cui il crimine si trasfigurasse fino a diventare redenzione e storia. A tal fine si diresse a Natchez, dove più radicata era la sua forza. Trascrivo il suo resoconto di quel viaggio:

 

Marciai per quattro giorni prima di riuscire a trovare un cavallo. Il quinto feci una sosta presso un ruscello per rifornirmi d’acqua e riposare. Ero seduto su un tronco, intento a osservare il percorso compiuto in quelle ore, quando vidi avvicinarsi un uomo su un cavallo scuro di buona razza. Non appena lo avvistai, decisi di prendergli il cavallo. Mi alzai, gli puntai contro una bella pistola a tamburo e gli dissi di scendere. Lui obbedì e io presi le redini con la sinistra, gli indicai il ruscello e gli ordinai di camminare dritto davanti a sé. Fece circa duecento passi e si fermò. Gli ordinai di spogliarsi.




Mi disse:

 

“Visto che ha già deciso di ammazzarmi, mi lasci almeno pregare prima di morire”.

 

Gli risposi che non avevo tempo di ascoltare le sue preghiere. Cadde in ginocchio e gli piantai una pallottola nella nuca. Gli squarciai il ventre, gli strappai le viscere e lo gettai nel ruscello. Poi frugai nelle tasche e trovai quattrocento dollari e trentasette centesimi e un mucchio di carte che non persi tempo a guardare. I suoi stivali erano nuovi di zecca e mi andavano bene. I miei, che erano molto logori, li gettai nel ruscello. Così mi procurai il cavallo che mi occorreva per entrare a Natchez’. 

 

L’INTERRUZIONE. Morell alla guida di folle di negri bestiali o imbestialiti che sognavano di impiccarlo, Morell impiccato da eserciti di imbestialiti negri che sognava di guidare – mi duole confessare che la storia del Mississippi non colse tali magnifiche opportunità. A dispetto di ogni giustizia poetica (o simmetria poetica), neppure il fiume dei suoi crimini fu la sua tomba. Il 2 gennaio del 1835, Lazarus Morell morì di congestione polmonare all’ospedale di Natchez, dove si era fatto ricoverare sotto il nome di Silas Buckley. Un compagno di corsia lo riconobbe. Il 2 e il 4 gennaio gli schiavi di certe piantagioni tentarono una sollevazione, che fu stroncata senza troppo spargimento di sangue. 

(J.L. Borges)