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Tutti (noi perfetti) morimmo a stento con solo la voce del silenzio (25/1)
...Con il dono della
parola fu destinata ad una lenta tortura.
Mi narra di quando
cadde nel corpo della morta materia, lei che solo linfa era, poi ebbe ogni
sorta di tortura, quando solo la vita celebrava…
Quando solo bellezza
concedeva ad ogni nostra muta preghiera…
Quando solo la vita
prometteva ad ogni respiro della nostra immutata èra… Ebbe ad espiare colpe mai
commesse, ebbe a soddisfare passioni e desideri sfrenati e nascosti, lei che
vegliava la vita all’ombra di un desiderio appena scorto vicino alla radice
dove un uomo azzanna la bellezza come fosse un desiderio represso e mai
concesso al falso progresso…
Lei che vegliava
quelle misere ore all’ombra di non visti strani accadimenti.
Ricorda un uomo
godere dei suoi frutti e divorarli come pensieri strani e arguti di una guerra
infinito principio di vita.
Ricorda quell’uomo
godere del sapore freschezza e linfa di stagione, del suo principio come fosse
un frutto proibito di uno strano giardino.
Ricorda di averlo
visto azzannare e masticare con i denti non riuscendo a distinguere il profumo,
perché è solo un istinto astuto caduto in un moderno mito incompiuto. Ricorda
il suo istinto evoluto non percepire odore né sapore, non scorgere colore…, pur
parlando della vita del nostro ugual Creatore…
Ricorda di averlo
udito mentre mastica ugual Genesi e Principio dal palato così mal concepito, il
suo è solo istinto immaturo mentre ruba il mio frutto maturo…
Ricorda spogliare i
rami di ogni frutto senza rendere di quanto ricevuto, forse perché si pensa
astuto, forse perché non ode la voce del vento mentre risentito per l’accaduto
abbatte il suo ordine incompiuto: ha scomposto la regola della vita e gode del
frutto mai seminato nel giardino dell’eterno peccato all’ombra della foglia…
sogno per sempre perduto…
Forse perché un
albero muto può anche essere abbattuto… dopo averne impropriamente goduto ogni
suo frutto maturo.
Forse perché alla
sua ombra ogni dottrina può essere consumata a chi pensa la vita riflessa nella
Natura cieca muta e senza il dono della parola.
Forse perché quello
è solo un albero del suo Dio e lui può disporre di ogni suo frutto pensando il
Creato opera del suo palato…
... Ma ora la neve
avvolge e torno al freddo del Primo Dio quando ero solo spirito e pensiero di
un incompreso ed infinito evento fuori dal loro Tempo. Ora il freddo porta il
sommo colore della passione dopo un’intera stagione dedicata alla vita, la
linfa lenta scorre dalle vene e un urlo soffocato di dolore misto a piacere
regala bellezza a chi non vede la segreta via racchiusa nell’incompiuta materia
governata da un Secondo muto alla vista, nello spirito Ora di nuovo nel suo
Universo taciuto…
Torno a remare nella
fredda simmetria di un Primo Pensiero compiuto e racchiuso nell’inverno di una
morte apparente donde la vita per il vero proviene….
Quando nella nuova
simmetria della neve qualcuno riconoscerà il mio profilo taciuto, vita di un
disegno compiuto, qualcuno proverà diletto incompreso al caldo di un pensiero
goduto al fuoco del mio Frammento donato e bruciato nel Tempo di questo misero
Creato.
Proverà piacere e
diletto nel freddo e morto vento, proverà piacere a scivolare ed accarezzare la
neve, se pur fredda da lei nascerà la Primavera, se pur apparente nemica della
vita, da lei sgorgherà la linfa… della vita…, ed in quella misera e solitaria
bufera troverà un Primo Pensiero taciuto e bruciato al rogo di un Dio incompiuto…:
scorgerà il mio profilo, il volto della vita ornare ed accompagnare il passo
chi di nuovo fuggito dal calore di una apparente materia che orna ogni falsa
ricchezza….
Ora che la neve mi
avvolge guardo allo specchio lontano nella sala
illuminata dai colori di ogni mio principio, scorgo la parola celebrata
al tepore di un fuoco che scalda l’illusione di un falso ricordo, perché nel
Tempo la verità hanno ingannato e poi sacrificato al rogo del loro… Creato… specchio
di ogni elemento incarnato…
Nel silenzio del
desiderio compiuto di un Dio per sempre taciuto…